Il casale ed il feudo di Santo Stefano in territorio di Santa Severina

In evidenza alcuni toponimi vicino la località S. Stefano in territorio di Santa Severina (particolare del Foglio N. 570 1:50.000 “Petilia Policastro” dell’IGM).

Ancora oggi a ricordo del casale scomparso troviamo in territorio di Santa Severina i toponimi “S. Stefano” e “Serra di S.to Stefano” tra le località “Destro di Ferrato”, “Bosco di Ferrato”, “Serra di Faraone”, “Diastro”, “Canneto” e “Valle Giardino”. Il piccolo abitato rurale era situato su una collina dominante l’incrocio delle vie che collegavano Santa Severina con Scandale e Torrotio.

Viabilità principale che attraversa la località S. Stefano (Santa Severina). Particolare della carta austriaca del Regno di Napoli Sez-12-Col-IX (1822-1825).

 

Origine del casale

Durante il periodo normanno è particolarmente sentita da parte di abbati e vescovi l’esigenza di possedere villani, per allargare le terre a semina. Nel febbraio 1099 Ruggero, duca d’Italia, Calabria e Sicilia, donava al monastero certosino di Santa Maria de Turre numerosi villani con le loro casate in agro di Santa Severina. I villani erano: Iohannes Placidus, filii Gadile, Ursus de Crisanto, Iohannes Epominisco, Leo de Sancto Flore, Ursus de Criso, Leo Soveritanus, Eustati frater Leonis Macri, filii Mule.

Un successivo documento convalida un legame tra Santa Severina e la certosa. Nel 1184 in Santa Severina una tale Regalia, figlia del fu dominus Nicolaus Maleinus e moglie in seconde nozze del dominus Iohannes Stephanitzius, vendeva al monastero di Santo Stefano del Bosco alcuni suoi possedimenti ereditari, situati nella campagna di Stilo.[i] Dell’anno precedente sono i privilegi confermati da Lucio III all’arcivescovo di S. Severina Meleto. Vi si legge che il metropolita possedeva “homines et villanos” e molte “terras, vineas et arbores”.[ii] Risale probabilmente a tale periodo la formazione del casale di Santo Stefano. Il toponimo Santo Stefano ed il successivo canonicato di “Sanctus Stefanus de Bosco”, detto anche “Santo Stefano dello Bosco di Ferrato”, richiamano infatti il celebre monastero certosino.

La Certosa di S. Stefano a Serra S. Bruno (da Dario Puntieri, in Alessandra Anselmi, La Chiesa Cinquecentesca della Certosa di Serra San Bruno, Roma 2009).

 

Il territorio nel Medioevo

La presenza dei possedimenti di alcuni monasteri (Santa Maria di Corazzo, Calabro Maria), di chiese (Santa Vennera, Santo Blasio, Santa Maria de Arbore), della Curia imperiale, ecc. in un ambiente silvestre e pastorale è testimoniata dal documento che segue.

Il 14 settembre 1225 l’imperatore Federico II confermava all’abate Milo ed ai monaci dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo il tenimento di Sancto Pantaleone nel tenimento di Santa Severina. Il tenimento situato ai confini con il territorio di Crotone, confinava “ab oriente est Vallis, q. dicitur de Filatto, et inde tendit et ferit ad rivum, quod dicitur de Mutrò, et vadit per t.ras, quae dicuntur de Curvolino, et per t.ras n.rae Curiae, et inde ascendit et ferit ad serram, quae dicitur Caramallo, inde vero ferit ad t.ram monasterii Calabro Mariae, et inde transit ad t.ram Comitis, et inde ascendit per serram serram, et ferit ad collem quae dicitur de Capheri, et inde descendit et ferit ad vallonem, qui dicitur de Fota, et inde ascendit dictum vallonem, et ferit a parte meridiana ad vallonem, qui dicitur de Accuscio(?), et inde ascendit et ferit ad serras, que dicuntur de Gaberini, ab occidente, et inde descendendo ferit ad rivum Ferrati, et inde descendendo per torrentem Ferrati et transit per subtus ecclesiam S.tae Vennere inde descendendo per torrentem S.tae Vennere ab aquilone ferit subtus ecclesiam S.ti Blasii, et inde ad viam publicam, et inde ascendendo per viam publicam ferit ad timpas, quae dicitur de Rau, et inde ferit ad terram S.tae Mariae de Arbore, et inde ascendit ad serram quae dicitur de Macri, et inde ferit ad vallem de Filatto, unde incepimus”.[iii]

Anche se molti toponimi, ai quali fa riferimento il privilegio, sono oggi scomparsi, alcuni saranno richiamati nei documenti cinquecenteschi. I toponimi agiografici Santo Pantaleone, Santa Vennere, Santo Blasio e Santa Maria de Arbore, che indicano i luoghi dove erano situate le chiese, sono richiamati nella descrizione del feudo di Santo Stefano e del corso di Paganò.

Paesaggio della Valle del Neto visto da Santa Severina (KR).

 

Da casale a feudo rustico

Santo Stefano è presente tra gli abitati appartenenti al Giustizierato di Val di Crati e Terra Giordana. Nella “Cedula subventionis in Iustitiariatu Vallis Grati et Terre Iordane” del 1276, troviamo il casale elencato tra “Scandali” e “Nimfus cum Sancto Petro”, dove risulta tassato assieme al casale di Gipsus (“Gipsus cum S. Stephano”), per once 12 e tari 3, pari ad una popolazione di circa 600 abitanti.[iv] A quel tempo (1273) il casale di “sancti Stephani” del valore di 12 once, assieme ad altri beni appartenenti al regio demanio, era stato occupato da Alexander Stephanicius, così il sovrano ordinava che fosse accertata tale circostanza,[v] mentre, all’inizio del Trecento, tra i censi pagati alla Santa Sede nell’arcidiocesi di Santa Severina troviamo più volte quello pagato da “Domnus Achinus de Sancto Stephano” che versa due tari.[vi]

Per quanto riguarda il feudo di Santo Stefano sappiamo che il 10 dicembre 1423 da Aversa, il duca di Calabria Luigi III d’Angiò concedeva l’assenso alla vendita del feudo di Santo Stefano, sito nelle pertinenze di Santa Severina, che era stato assegnato ad Enrichetto de Cerseto dalla regina Giovanna II.[vii]

Ritroviamo il feudo di “Sanctus Stephanus” tra le terre e casali in potere di Nicola Ruffo, marchese di Crotone (1426),[viii] che poi giunsero ad Antonio Centelles attraverso il suo matrimonio con Enrichetta Ruffo. Il 17 marzo 1441, da Gaeta, re Alfonso d’Aragona confermava al nobile “Andreas moranus” di Catanzaro il “feudum unum vocatum Sanctum Stephanum” sito nelle pertinenze di Santa Severina, concessogli da Enrichetta Ruffo di Calabria, marchesa di Crotone e contessa di Catanzaro.”[ix] Per la loro ribellione, Enrichetta e suo marito dovettero subire le ritorsioni del sovrano che, dopo aver sconfitto il Centelles, incamerò le terre del Marchesato e concesse le loro entrate ai suoi fedeli.

All’atto della resa di Santa Severina, il 20 novembre 1444, il re Alfonso d’Aragona accoglieva le richieste dell’università. In una copia del privilegio si legge che, tra i capitoli, si concedeva alla città di rimanere in demanio regio assieme ai suoi casali tra i quali “Sancto Stephano”, che era “depopulato” e “disfacto” e che “lo feudo de S(anc)to Stephano sia concesso graciose per la ma.te predicta ala eccl(es)ia de Sancta Anastasia perché per questo feudo ey stato sempre causa de omne errore che est intrevenuto in la dicta Cittate § placet Regie ma.ti.”[x] Pur avendo accolto questa richiesta, il 19 dicembre 1444, il sovrano concedeva il feudo di Santo Stefano ad uno dei suoi fedeli militi, attraverso un atto che ci consente di conoscere anche le concessioni intervenute precedentemente al tempo del marchese di Crotone, quando il casale era ancora abitato.

Quel giorno, nell’accampamento regio all’assedio del castello di Crotone, re Alfonso d’Aragona confermava a Iohanna Macri, figlia del milite Petro Macri di Crotone, e al milite Bartolo Dominisari di Sorrento, suo marito, la conferma e nuova concessione fatta da Enrichetta Ruffo di Calabria, olim marchesa di Crotone e contessa di Catanzaro, al detto quondam Petro Macri con privilegio dato nel castello di Crotone il 9 novembre 1437, del feudo detto di “s(an)cto steph(an)o situm et positum in Civi.tem s(an)cte seve.ne, mocta s(an)cti mauri de caraba, casali s(an)cti joh(ann)is monacho et eorum tenimentis ac territoriis”, già concesso a detto Petro da suo padre Nicola Ruffo allora marchese di Crotone, con “ipsum casale s(an)cti stephani cum vassallis et vassallorum juribus que de corpore dicti feudi sunt domibus possessionibus terris cultis et incultis pascuis nemoribus glandibus palumbariis redditibus redditibus molendinis bactinderiis aquis aquarumque decursibus et aliis juribus omnibus dicti feudi ad ipsum feudum spectantibus et pertinentibus”, che erano appartenuti precedentemente al quondam Tadeo Velluto de Florentia ed erano stati devoluti per morte del detto Tadeo “sine liberis”.[xi]

Poco tempo dopo però, il feudo di Santo Stefano, nel tenimento di Santa Severina, che dà un’entrata di ducati 144[xii] fu concesso all’arcivescovo di Santa Severina Antonio Stricagnolis.[xiii]

Il 5 aprile 1445, in Santa Severina, innanzi a “Nardus Mag(ist)ri martini de dicta Civitate Regius Annalis Iudex dicte Civitatis et Andriucchius lampusa de dicta Civitate Regius Baiulus dicte Civitatis”, e a “Iohannes de parisius de fillino Auctoritate Regia per totum Regnum Sicilie puplicus Notarius Actorum magister, in dicta curie et testes Subscripti inferius annotati”, compariva il “Vir Venerabilis p(resbit)er Andreas de guardata” cantore della cattedrale, nonchè vicario generale dell’arcivescovo “Antonii de Stricagnolis”, per autenticare un “puplicum instrumentum” redatto dal notaro “Franciscus Realis” di Santa Severina relativo alla “possessione cuiusdam pheudi dicti de Santo Stephano” da parte dell’arcivescovo.

In tale “instrumentum”, redatto in Santa Severina il 10 febbraio 1445, il regio capitano della città “Andriolus de Gocznis” di Salerno, esibiva a Nardus de Piris di Crotone “civis Sante Severine” e “regius iudex ad contractus per totum regnum Sicilie”, al notaro Francesco Reale e all’arcivescovo, riuniti davanti a numerosi testimoni “ad locum dicto in Campo de Santa Severina, prope ecclesiam Sancti Angeli, ante domos pheudi Sancti Stephani”, il “regium mandatum” del 24 gennaio 1445, dato “in nostris castris felicibus, prope civitatem nostram Cotroni”, con il quale re Alfonso aveva immesso l’arcivescovo nel possesso del suddetto feudo, così descritto: “quoddam pheudum dicte Sue metropulitane Eccl(esi)e, nuncupatum seu quod dicitur pheudo de S(anc)to Stephano, Scitum et positum in dicta Civitate eiusque Casalibus et pertinenciis de Rocca bernardi et aliis partibus provincie Calabrie cum domibus In campo S(an)tes(everi)ne, satis, iardinis, molendinis, palunbaria, forestis, Vineis, Aquis, Aquarumque decursibus, Montibus, planis, Olivetis, pratis, Pascuis, terragiis, herbagiis, Redditibus, Censibus, iuribus rationibus, iuredicionibus et ponentis eius omnibus addictum pheudum spectantibus et pertinentibus quovismodo.”

Il mandato riferisce inoltre che, in passato, il feudo di Santo Stefano era stato detenuto da “Iohannem de Colla notorium rebellem nostrum”, e che al tempo della “redducionis huius civitatis nostre Cotroni ad hobedienciam et fidem nostram”, era stato donato al predetto arcivescovo, destituendone il detentore “Bartholus d(omi)ni Sari de Surrento”. Al fine di prenderne possesso, alla presenza dei numerosi testi, tra i quali “Cobello de Nicolucca p(ro)cur(atore)m dicti Bartholi”, l’arcivescovo compì i soliti atti del caso “claudendo et aperiendo ianuas domorum dicti pheudi tamquam membrum ipsius pheudi”, mentre il notaio Reale redasse l’atto pubblico nel quale fu inserito il mandato regio di re Alfonso.[xiv]

Dopo la breve parentesi del ritorno del Centelles, il feudo ormai disabitato detto Santo Stefano de Ferrato nel 1482 è in possesso di Giovanni de Colle, mentre il vicino feudo detto Paganò è posseduto da Antonello Zurlo di Napoli.[xv] Su istanza dell’arcivescovo di Santa Severina, Alessandro della Marra, esso ritornò alla chiesa,[xvi] ma poi il feudatario Francesco Ferrari de Colle di Taverna[xvii] lo comprò nel 1495 da re Ferdinando per 1000 ducati.[xviii] Dopo poco il feudatario ne restò privato da Consalvo il Gran capitano, per aver parteggiato per i Francesi, e nel 1504 fu concesso ad Andrea Carrafa, conte di Santa Severina.[xix]

Particolare della pergamena datata 4 aprile 1445 conservata all’Archivio Arcivescovile di Santa Severina (KR).

 

I confini del feudo

Così sono descritti i confini del feudo di Santo Stefano in un documento di reintegra al tempo del conte Andrea Carrafa: “Incipiendo ab oriente à loco dicto Fisa de Volo prope flumen Nethi et ab inde ascendendo per cristas cristas t.rarum illorum de Ferrariis mediante termino … aqua fundenti versus Scrivum et ascendendo ferit (viam) publicam alla Colla de lo Petraro et transeundo per dictam (viam) publicam ascendendo per cristas cristas ferit in capite Vallis Cupae ad aliam viam publicam quae vadit ad Ferratum et per dictam viam descendit et ferit ad Aeras gabellae de la Latina quae gabella est ecclesiae S.ti Petri de Nimphis et per direttum ferit ad vallonem q. descendit à Faraone confinando cum terris Ecc.ae p.tae S.ti Petri et ex inde ferit ad aquam dictam L’Acqua de la Nocilla per vallem de Brise et per dictam vallem ascendendo ferit ad locum dictum Lo Cantone terras Coracii usque ad viam publicam quae ascendit ad ecclesiam S.ti Petri de Septem Portis et ab inde ferit ad terras nominatas La Colle de la Culipreda et ab inde per cristas cristas sive serras serras aqua fundenti versus Ferratum vadit et ferit ad collem dictam La Colle de la Petrosa et à dicto Colle de la Petrosa descendit et ferit versus boream ad aquam dictam de la Mortilla et ab inde per Traciam Veterem descendendo ferit ad fontem seu sequiglium de Scifo et per aquam p.tam dicti fontis seu sequiglii descendit et ferit ad aczoppaturi de li gorni ubi iungitur vallonus de li Gorni et de la Grillusa et ascendendo versus occidentem ferit ad serram dictam de la Guardia et per cristas cristas aqua fundenti versus boream ferit ad serram dictam La Guardia de la Grillosa aqua fundenti versus boream et exit ad viam S.ti Mauri ad locum dictum lo Irto de Cofi et continuando per serras serras aqua fundenti ferit alli Tumberi et per cristas cristas vadit alla Valle de li Bucti usque ad aquam … et deinde descendendo per cursum dictae aquae nominatae Vallone de Iofari descendentem alla Gani et per vallonem p.tum de Gani descendendo ferit ad flumen Nethi et per flumen flumen descendit et ferit ad dictum locum dictum Fisa de Volo primum confinem.”

Paesaggio della Valle del Neto visto da Santa Severina (KR).

 

Le gabelle del feudo

“In primis Gabella una nominata Lo Corvo salmatarum duodecim par plus vel minus cultarum et incultarum cum certis costeris nemorosis quae limitatur modo sub.to: Incipiendo ab oriente ubi iunguntur vallonus de Columbro et vallonus qui descendit à valle de Iardino iux.a viam publicam quae descendit à colle de S.to Andrea et ascendendo per dictum vallonum de la valle de lo Iardino per quantum sunt duo ictus balistae et ibi confinatur cum terris illorum de Guardata et ab inde volvendo versus occidentem per quendam terminum confinat cum terris dictorum de Guardata et ascendit per dirictum ad cristas eiusdem gabellae per terminum p.tum et a dictis cristis volvendo versus meridiem vadit per cristas cristas quantum est unus ictus balistae par plus vel minus et per dictum terminum vadit per dictas cristas volvendo versus orientem ferit ad dictum vallonem vallis de lo Iardino et per dictum vallonem ascendendo usque ad quandam vallottam subtus serram magnam dictam La serra de l’Ogliastro et ascendendo per dictam vallottam ferit ad dittam serram magnam de l’Ogliastro et a ditta serra vadit per serras serras versus meridiem ferit ad viam publicam quae est alla Colla de lo Corvo et à dicta via descendendo verus boream per quendam gravattonum descendentem infra dictam gabellam de lo Corvo et gabellam Ioannis Novellisii nominatam La Valle Grande ferit ad terras quae fuerunt Damiani Pugliani quae ad presens sunt dicti Ioannis Novellisii et ab inde ascendit per quendam terminum magnum per par. spatii versus occidentem et volvendo per p.tum terminum versus boream confinando cum terris Laurentii Infosini … S.ti Andreae revertitur et descendit per terminum p.tum ad dictum vallonem nominatum de Columbro includendo quamdam vineam D.nici … reddititiam dicto feudo et descendendo per dictum vallonem Columbro ferit volvendo versus boream transeundo viam publicam de la Colle de S.to Andrea ad secundam cristam post collem p.tum S.ti Andreae versus orientem et per dictam cristam confinando cum terris illorum de Biscardo et illorum de Foresta ferit ad timpam magnam quae est super collem illorum de Foresta et a dicta colle illorum de Foresta revertendo versus orientem descendit per quendam terminum existentem intra dictam gabellam et terras Donni Antonii de Greco et f.ris et per dictum terminum descendit per quendam cavonem siccaneum iux.a dictas terras dicti Donni Antonii et f.ris transeundo per viam p.tam quae venit a dicta colle de S.to Andrea ferit ad dictum primum confinem ubi iunguntur vallonus de Columbro et vallonus de La Valle de lo Iardino et concludit includendo prope dictam viam p.cam tria vinealia reddititia dicto feudo quae possiduntur per Octavianum Laurellum”.

Item cabella alia nominata La Solleria salmatarum quindecim vel circa includendo vineas quae sunt ad Lagani et ad Le Trichee. Incipiendo ab oriente à quodam termino in frontespitio cuiusdam arboris alvani quae est in terris Ioannis Novellisii prope cavonum dictum de L’Alvano de la Valle Grande principiante ditto termino à ditto cavone et ascendendo per dictum terminum ad cristas iux.a terras dicti Ioannis Novellisii et à dittis cristis volvendo cristas cristas versus orientem ferit ad quendam timponem et à dicto timpone descendendo per dictum terminum versus meridiem ferit ad vallonem de li Trichee siccaneum contra vineam qui est Antonii Boni et per dictum vallonem siccaneum volvendo et ascendendo ferit ad alium terminum magnum exeundo ditto vallone et per dictum terminum ascendendo ferit ad viam publicam quae vadit ad scifum et transeundo dictam viam et continuando per dictum terminum versus meridiem ferit ad cristas existentes intus gabellam p.tam et terras S.tae Anastasiae et per cristas cristas versus meridiem descendit per dictum terminum et cristas cristas confinando cum terris Angeli de Luca descendendo ferit ad vallonum de Papasiphi qui ponit et intrat ad vallonum Lagani et ab inde ferit versus occidentem ad terminum magnum qui est supra viam publicam cum quadam vallocta dividentem terminum p.tum terras heredum Scipielli Infosini et terras Maioris ecclesiae dictae civitatis remanentes versus meridiem et per dictum terminum et valloctam ascendendo ferit ad olidas et viam publicam quae est in colle de la Sulleria et per dittam viam continuando se extendit et ferit in capite umbri subtus viam p.tam et ab inde volvendo versus boream per quemdam terminum magnum qui est in costeria dictae gabellae de la Sulleria dividendo terras heredum Scipielli Infosini vadit et ferit ad vineas S.tae Mariae Mag. quae sunt in pede dittae costeriae et ferit ad vallonum Lagani et ad passum dictum Lagani et a ditto passo de La gani versus orientem per viam publicam et per dittam viam continuando versus olidas ubi est via traversa in pede valloni de li Trichee et ab inde a dittis olidis volvendo versus boream vadit ad crista in qua est terminus magnus et per cristam cristam et … confinando cum terris S.ti Laurentii descendit versus … ad cavonum de la valle grande ubi est pes Alvani primum confinem et concludit”.

Item continentia una terrarum nominata Diastra salmatarum sex vel circa cultarum et incultarum. Incipiendo ab oriente iuxta cavonum siccaneum descendentem da Pictari et à ditto cavono ascendit et ferit ad aquam Tufoli versus boream et ab inde per cavonum cavonum procedendo versus orientem confinat cum terris Ioannis Novellisii mediante termino Filicetti per mediam costam et exit ad cavonum iuxta terras ecc.ae S.tae Anastasiae et ab inde descendit per terminum qui est intra terras dittae continentiae et terras ecc.ae p.tae et ferit ad cavonum siccaneum descendentem ab ecc.a S.tae Mariae de mon Calabria versus meridiem et per dictum cavonum descendit et ferit ad dictum cavonum de Pictari dictum Cerasia et concludit.

Item cultura una terrarum nominata La Valle de Maleni salmatarum duarum vel circa quae sic limitatur: Ab oriente et borea iux.a vallonum siccaneum dictum de Maleni et ascendendo per dictum vallonum usque ad terras S.ti Petri ubi ponit quidam cavonus descendens à dictis terris S.ti Petri. In quo loco est quidam terminus et per dictum terminum volvendo versus occidentem per directum ferit ad timponum in quo est quedam aera et ab inde per dictum terminum volvendo versus boream descendit ad alium timponum parvum et ab inde per dittum terminum volvendo versus occidentem ferit ad vallonum currentem dictum Iofari et transeundo per dictum vallonum et viam publicam per dictum vallonum ascendit iux.a terras Andreae de Andriolis usque ad cristam prope terras illorum de Martino et à dicta crista continuando terminum p.tum ferit ad cavonum siccaneum descendentem de Cunnello et per dictum cavonum cavonum ferit ad dictum vallonum currentem de Iofari et per dictum vallonum de Iofari descendit et ferit ad dictum cavonum siccaneum de Maleni primum confinem et concludit.

Item aliud petium terrae thumulatarum sex in capite dictae vallis de Maleni quod sic confinat: Ab oriente iux.a cavonum siccaneum à borea iux.a terras cappellae S.ti Stefani mediante termino et per directum ascendendo ad cristam versus occidentem et per dittam cristam ascendit per dictum terminum et confinat cum terris Sanctae Anastasiae descendendo ad dictum vallonum primum confinem et concludit.

Item vineale unum thumulatae unius in loco dicto Iofari ab oriente iux.a terras S.tae Mariae Magnae à borea iux.a terras Sanctae Anastasiae ab occidente et meridie iux.a terras Ioannis Cosentini in quo sunt duo pedes piraginorum.

Item petium unum terrae in capo Le coste di Iofari ubi d.r sotto li Tumbari salmatarum duarum vel circa pro maiori parte cultarum et pro certa parte incultarum q.d sic confinat: à borea incipit à vallone Iofari descendente a valle de la butte ascendendo per cristam usque ad primum timponum confinando cum terris Ioannis Cosentini ex parte orientis et à dicto primo timpono descendit per terminum et vadit per dictum terminum ad aliam cristam continuando dictum terminum ascendit usque ad timponum magnum de li Tumbari per directum versus meridiem et à dicto timpono versus occidentem descendit iux.a terras S.tae Caterinae per dictum terminum magnum et per dictum terminum iux.a terras Garecti Novellisii ferit ad vallonum de Iofari et ab inde per quendam terminum sup.a dictum vallonum per parvum spatium descurrendo devertitur et descendit iter. ad vallonum p.tum. Remanet sup.a dictum vallonum et dictum terminum quodam petiolo terrae Stefani de Martino capacitatis trium quartucciatarum et per dictum vallonum descendit ad primum confinem.

Item aliud petium terrae ad Iofari thumulatarum trium cultarum inf.is finibus limitatum ab oriente iux.a vallonum Iofari et per quendam terminum versus occidentem dividentem terras S.tae Anastasiae remanentes ex parte boreae et dictum petium terrae et volvendo per dictum terminum versus boream per cristas confinando cum dictis terris dictae ecc.ae S.tae Anastasiae ascendit ad collem in q. est aera et ab inde per dictum terminum volventem versus meridiem descendit et per dictum terminum iux.a terras S.tae Caterinae volvit per quendam umbricellum et per dictum terminum ferit ad quendam cavonem ubi sunt certi brulli et ab inde per dictum terminum volvendo versus orientem iux.a terras S.tae Anastasiae ascendit ad quendam timponum versus meridiem ubi est quedam olida et ab inde descendit et ferit ad quendam cavonum iux.a terras Stefani de Martino et fr.um ferit ad quendam terminum et per dictum terminum vadit et ferit ad dictum vallonum primum confinem et concludit.

Item petium unum terrae in loco dicto Alebri thumulatarum decem vel circa quod sic confinat: ab oriente iux.a viam publicam ubi d.r Lo Passo de Alebri à borea iux.a terras heredis Nicolai Strati mediante vallono ab occidente iux.a terras dictorum heredum mediante termino magno prope quendam cavonum ex parte occidentis et per dictum terminum ascendit ad quendam timponum iux.a terras Ioannis Novellisii et descendit ad collem iux.a ecclesiae S.ti Andreae terras et de ditta colle per terminum per medias costas dividentes terras dictae ecclesiae S.ti Andreae ferit ad alium terminum terrarum S.tae Anastasiae et descendit ad viam publicam primum confinem. Intra quod est petium terrae locatum ad censum heredibus Vincelai Marulli capacitatis thumulatae unius vel circa.

Item aliud petium terrae thumulatarum decem vel circa in loco dicto La Valle de la Bruca quod tenet mag.cus Scipio Moranus et limitatur sic ab oriente iux.a terras heredum Nicolai Fà mediante quodam termino et per dictum terminum ascendit per cristam cristam iux.a terras p.torum heredum ex parte meridiei et ascendit per directum versus occidentem usque ad terras ecc.ae Sanctae Anastasiae et ab inde revertendo versus boream ferit ad quandam tracciam quae descendit à S.to Nicolao de Gruttari et discendendo per dictam tracciam ferit ad terras heredum Vincelai Marullae versus orientem et concludit.

Item petium unum terrae aratoriae thumulatarum duodecim vel circa partim arenosum prope vallonem de Lagani cum arboribus ficuum et granatorum in loco dicto La Fontana de Rogeri seu la Ghamara ab oriente iux.a vineas Georgii Palatii vineas Bap.tae Granarii et vineas Pyrrhi Infosini à borea et occidente iux.a vallonem de la ghani incipiendo à flumine Nethi mediante via publica a meridie iux.a fontem de Rogerio et faldas timpae dictae de la Roccella quod solet locari pro grani thumulis sex q.n plus et q.n minus.

Item aliud petium terrae thumulatarum quatuor aratoriarum in loco dicto La Ghamocella ab oriente et borea iux.a flumen Nethi ab occidente et meridie iux.a viam publicam.

Item aliud Petium terrae ibidem supra dictam viam thumulatarum duodecim vel circa pro maiori parte nemorosum et incultum ab oriente iux.a terras Iacobi Basoini incipiendo a spicono et ultimo dictae timpae versus orientem descendendo per directum ad lapides qui sunt in via firmae usque ad viam et vertendo per dittam viam versus boream vadit per sup.a vineas monasterii S.ti D.nici Cur. reddititias quae fuerunt sororis Andrianae Capoczae et p. supra vineas Pyrrhi Infosini Cur. reddititias versus occidentem a meridie iux.a timpam p.tam de la Roccella.

Aliud petium terrae cultivabile salmatarum trium in semine in loco dicto La Roccella ubi erat molendinum Curiae dictum de la Roccella quod nunc est dirutum propter aquarum innundationem fluminis Nethi ab oriente iux.a terras Donni Fabritii Infantini et fr.um a borea iux.a flumen Nethi ab occidente iux.a terras nobilis Io. Antonii Susannae de Cotrono a meridie iux.a viam publicam in quo petio terrae sunt nonnullae arbores ficuum et piraginorum et solet locari pro grani salmis duabus et media q.n plus q.n minus.

Item gabella una dicta de la piczuta posita in loco ditto Pacciarello capacitatis salmatarum decem vel circa aratoriarum et partim incultarum salmatarum duarum quae sic confinatur. incipiendo ab oriente iux.a gabellam Curiae dictam de la Fico et per cristam cristam aqua fundente versus boream et dictam gabellam iux.a gabellam quam tenet D.na Antonella Carrapha uxor Nobilis Pyrrhi Loysii Novellisii a p.to Ill. D. Comite a parte borae et ferit ad umbrum ubi recolligitur hiemalis et pluvialis aqua et per dictum umbrum versus boream ascendit et ferit ad cristam de lo Cugnolo de mezzo et a dicta crista per directum ascendit et ferit ad collem dictam de Cacari et per cristam cristam versus meridiem ferit ad aquam fluentem versus dictum umbrum et concludit ad gabellam p.tam D. Antonellae. In qua gabella est quedam ecc.a diruta sub vocabulo S.ti Pantaleonis et solet locari anno quolibet pro grani salmis septem q.n plus et q.n minus.

Item alia gabella nominata La Gabella de lo Cannito posita in loco dicto Lo Cannito salmatarum duodecim vel circa aratoriarum pro maiori parte et pro certa parte nemorosarum et incultarum .. sic limitatur. Incipiendo ab oriente iux.a frontes dictae gabellae aqua fundenti versus dictam gabellam et per frontes p.dict. … gabellae et de Ferrato usque ad cristam dictam de Collura prope collem ubi est timpa Russa et ab inde descendendo per directum ferit ad vallonem Siccaneum et transit vallonem et ferit ad viam et per dictam viam exit ad collem dictam de S.to Panthaleo versus boream et vertendo versus occidentem ascendit ad cristam preziata et per cristas ascendit et vadit ad collem de Cacari aqua fundenti versus meridiem seu gabellam p.tam et a ditta colle descendit usque ad viam qua itur ad terras illorum de Infantino et vadit ad olidas sive sciollas et ab inde descendit aqua fundenti versus orientem et ferit ad locum ubi iuguntur duo cavoni in pede terram Belli Tramonti et ab inde ascendit per cristam sive terminum iux.a terras dicti Belli aqua fundenti versus boream et terras dictae Curiae aqua fundenti versus meridiem et ascendit ad cristas terrarum Curiae feudi de S.to Stefano et à pede vallis de Cel… ferit ad cristas Ferrati versus meridiem et vadit et concludit ad easdem cristas de Ferrato primum confinem quae solet locari annuatim pro grani salmis quatuor et ordei salma una quando plus et quando minus.

Item alia gabella nominata La Gabella de la Fico salmatarum quinque vel circa aratoriarum partim et nemorosarum et incultarum positam in loco dicto La Valle de la Fico quae sic confinat. Ab oriente iux.a terras gabellae dictae de Sancto Helia, quam tenet Domina Antonella Carrapha uxor Nobilis Pyrrhi Loysii Novellisii … p.to Ill. D. Comite aqua fundenti versus boream et per cristas aqua fundenti versus dictam gabellam de la Fico et lo Raietto et descendit ad vallonem siccaneum versus boream et per dictum vallonem ascendendo versus occidentem ferit ad terminum seu limitem dividentem gabellam Curiae nominatam La Piczuta et gabellam p.tam de la Fico versus meridiem et ab inde per cristas volvit et ferit ad dictam gabellam de S.to Helia et concludit quae solet locari anno quolibet pro grani salmis tribus q.n plus et q.n minus.

Item gabella alia dicta de Faraone salmatarum otto vel circa cultarum et incultarum quae est tenimenti Ferrati ab oriente iux.a vallonem currentem de Ferrato et à dicto vallono ubi est quidam gravuttonus in terras in vallonem p.tum volvendo versus boream ferit ad vallem per directum quae est subtus cristam per directum versus aquam dictam de Prando et ex inde per dictam cristam versus occidentem aqua fundenti versus meridiem ab occidente iux.a terras gabellae Curiae dictae de Ferrato à meridie iux.a vallonum p.tum.

Haec sunt bona dicto feudo S.ti Stefani reintegrata

In p.s clausura una vinearum posita intus feudum p.tum in loco dicto lo Corvo consistens in petiis tribus vinearum in numero mille… pedum vitum vel circa cum terris dictis vineis contiguis aratoriis capacitatis salmatae unius vel circa iux.a vallonem currentem terras dicti feudi et iux.a terras Nob. Caesaris Zurli dicto feudo reddititias et alios fines.

Item petia una alia vinearum intus feudum p.tum in loco dicto in pede la Sullaria prope vallonem de Laghani et iux.a terras gabellae de la Sullaria quae vinea est arboribus arborata pirorum.

Item duo vinealia contigua in eodem loco dicto La Sullaria iux.a vallonum de La Ghane iux.a vinealia quae tenet ecc.a S.tae Mariae Magnae et iux.a terras dicti feudi dictas de la Sullaria et alios fines.

Item continentia una terrarum capacitatis salmatarum quinque vel circa cultarum et incultarum posita in territorio dictae Civitatis prope molendina Nob. Gug.lmi Infosini constructa iux.a cavas sive vallonem siccaneum descendentem de S.to Helia hactenus per dictum Gugl.mum occupata in qua sunt vineae et domus fabricata cum multis arboribus domitis et fructiferis subscripto modo limitata: ex parte orientis iux.a dicta molendina et cursum aquae descendentem et discurrentem à molendinis p.tis ex parte borae iux.a flumen Nethi, ex parte occidentis iux.a vallonem siccaneum de Pachiarello, ex parte meridiei iux.a aquae ductum des…ntem molendinis p.tis et supra dictum Aquae ductum omnes vineae plantatae prope dictum vallonem de Pachiarello et aliae terrae quae de p.ti cultivantur per istum Gugl.mum quae vineae et terrae capiunt summam salmatarum duarum vel circa.

Censualia dicti feudi S.ti Stefani

Nob.s Mattheus Cirigeorgius pro duobus vinealibus positis in loco dicto Iofari iux.a vallonem Iofari ab oriente et viam pu.cam ab occidente reddit annuatim tarenum unum. 0 – 1 – 0

Et pro casaleno uno posito intus dictam Civitatem in parochia S.ti Branchati iux.a domum Donni Fran.ci Carnopolis casalenum Ioannis Novellisii et viam publicam reddit annuatim gr. duo et medium 0 – 0 – 2 ½

Mangus Cirigeorgius pro duabus petiis vinearum cum terreno vacuo sup.a dictas vineas in loco dicto Iofari iux.a vallonem Iofari à parte boreae et terras Curiae à parte meridiei reddit anno quolibet tarenum unum et gr. septem    0 – 1 – 7

Nicolaus Mendola pro vinea una et uno vineali in dicto loco Iofari iux.a vallonem siccaneum de Cunnello ab oriente et a meridie iux.a viam pu.cam reddit annuatim tarenum unum et gr. Decem 0 – 1 – 10

Petruccia vidua Nicolai Bisanti pro vinea una in dicto loco de Iofari ab oriente iux.a terras dicti feudi et ab occidente iux.a vallonem currentem de Iofari reddit annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Heredes Ciancii de Sole pro duabus vineis desertinis in dicto loco iux.a dictum vallonem et terras Curiae reddit annuatim tarenum unum et gr. decem. 0 – 1 – 10

Sanctorus Traina pro petia una vineae in dicto loco iux.a vallonem siccaneum descendentem à valle Maleni et iux.a terras dicti feudi reddit annuatim gr. quinque 0 – 0 – 5

Heredes Vincelai Marulli pro petio uno terrae thumulatae unius vel circa in loco dicto Alebri iux.a terras Curiae ab oriente et iux.a terras Nicolai Fà med.e cavono siccaneo ab occidente et meridie iux.a terras dicti feudi reddit annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Baptista et Antonellus Archomannus pro vineale q.d fuit Antonii Greci arborato quatuor pedibus ficuum ab occidente iux.a viam publicam ab oriente iux.a bona Antonii Cocinae posito in loco dicto Bella reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Antonius Cocina pro tribus gructis cum terreno contiguo capacitatis thumulatae mediae in loco dicto Bella iux.a viam publicam ab oriente a borea iux.a olivetum S.ti D.nici ab occidente iux.a terras Ioannis Novellisii a meridie iux.a terras Petri de Piris reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Nicolaus Salvatus pro duabus vinealibus in loco dicto Papasiphe alias Lo Passo de l’Alvano ab oriente borea et occidente iux.a vallonem de Papasiphe a meridie iux.a vinealia heredis Facii Telesii reddit annuatim tarenum unum et gr. quinque 0 – 1 – 5

Heres Facii Telesii pro duobus vinealibus arboratis arboribus domitis in loco dicto Papasiphe iuxta vinealia dicti Nicolai Salvati ex parte boreae viam pu.cam ex parte occidentis et iux.a bona Bartholi Sanasi de Cutro ex parte orientis et meridiei reddit annuatim gr. decem et otto 0 – 0 – 18

Petrella et Ioannes de Sole pro vinea una in loco dicto Lagani de suso iux.a vineam Bellucii Salvati iux.a viam Publicam et alios fines reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Donna Ioanna Ioaquinta pro petia una vineae de aratro et pro media petia vinea ad zappam ab oriente iux.a vineam dictorum Ioannis et Petrelle ab occidente iux.a vallonum de l’Alvano qua est posita in dicto loco de Lagani reddit annuatim grana quindecim 0 – 0 – 15

Donna Sophia de Chiantta pro petia una vineae aratri et pro media vinea ad zappam ab oriente iux.a vineam dictae Ioannae Ioaquintae ab occidente iux.a vallonem currentem positis in sup.to loco de Lagani reddit anno quolibet gr. quindecim 0 – 0 – 15

Heres Bellucii Salvati pro duabus petiis vinearum et uno vineali ab oriente et borea iux.a viam publicam ab occidente iux.a vineam dictae Sophiae reddit anno quolibet tarenum unum et gr. decem 0 – 1 – 10

Laura de Giliberto pro duabus petiis vinearum in loco dicto Lagani ab oriente iux.a viam pu.cam ab occidente iux.a vineas m.ci Scipionis Morani reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

M.cus Scipio Moranus de Catanzario pro quatuor petiis vinearum cum terreno vacuo in loco dicto Lagani ab oriente iux.a vineas Agacii Cordarii a meridie viam pub.cam ab occidente vallonem de Lagani reddit annuatim tarenum unum et grana quindecim 0 – 1 – 15

Heredes Iacobutii Schipani pro duabus petiis vinearum in dicto loco de Lagani ab oriente iux.a vineas Cipriani risi ab occidente iux.a vallonem de Lagani reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Heredes Christaldi de Orlando pro petia una vineae ibidem in vallone de Lagani ab oriente iux.a viam publicam ab occidente iux.a vineas heredis Iacobucii Schipani reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Ciprianus Risus pro petia una vineae arboratae ficubus ab oriente iux.a vineam Gug.lmi Caputi mediante termino magno ab occidente iux.a vineas heredum Iacobucii Schipani reddit annuatim grana quindecim 0 – 0 – 15

Heres Iacobi Russi pro vinea una et pars plus posita in loco ditto Lagani ab oriente iux.a viam pub.cam et vineam Paridis Salvati ab occidente iux.a Vallonem de Lagani reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Heredes Nardi Salvati pro vinea una ibidem ab oriente iux.a viam publicam ab occidente iux.a vallonem de Lagani reddunt annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Et pro duabus aliis petiis vinearum ibidem par plus ab oriente iuxta viam publicam a meridie iux.a vineas Minici Archomanni reddunt annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Berardus Salvatus pro vinea una cum terreno contiguo ibidem ab oriente iux.a viam pu.cam ab occidente iux.a vallonem de Lagani reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Nicolaus Ant.s de Herrichetta pro vinea una ibidem ab oriente iux.a viam publicam ab occidente iux.a vineam D.nici Archomanni reddit annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Domenicus Archomannus pro vinea una cum terreno contiguo ab oriente iux.a vineam Nicolai Ant.i de Herrichetta ab occidente iux.a vallonem de Lagani reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Heres Pauli Bodini pro vinea una ibidem allagani ab oriente iux.a viam publicam ab occidente iux.a vallonem de Lagani et de Cerasia reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Et pro petio uno terrae thumulatarum duarum loco dicto S.to Mauro iux.a terras Curiae viam publicam et terras ip.us heredis reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Antonius Bonus pro vinea posita alli Trichei ab oriente et borea iux.a vallonem siccaneum ab occidente viam publicam reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Dominicus de Gerardo pro petia una vineae in loco ditto Li Trichei ab oriente iux.a cavonum siccaneum qui venit da Li Trichei ab occidente et meridie iux.a viam pu.cam reddit anno quolibet gr. septem et medium 0 – 0 – 7 ½

Ioannes Guarinus pro vinea quae fuit Bartucii de Bartuccio et pro vineali ibidem ab oriente iux.a cavonum p.tum ab occidente et meridie iux.a viam publicam reddit annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Heres Scipielli Infosini pro tribus vinealibus arboratis piris granatis et uno pede ficus positis in loco dicto La Colla de S.to Andrea ab oriente iuxta viam pu.cam ab occidente iux.a terras ecc.ae S.ti Andreae reddit annuatim tarenum unum et gr. decem 0 – 1 – 10

Et pro vineali quod fuit Ioannis Corcuae in eodem loco reddit annuatim gr. quinque 0 – 0 – 5

Dominicus Corcua pro duabus petiis vinearum arboratis piris ficubus et granatis in loco dicto lo Corvo ab oriente iux.a cavonum descendentem a Corbo ab occidente et meridie iux.a viam pub.cam reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Franciscus Bacharius pro petio uno terrae thumulatarum duarum vel circa posito in loco ditto l’Umbro de Faraone ab oriente iux.a aquam currentem de La Nocella a borea et occidente iux.a vallonem currentem de Ferrato a meridie iux.a terras Curie in q.o petio terrae facit hortum et pro eo q. r. capit dittam aquam de la Nocilla solvit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Et pro tribus gructis constructis in timpa vallis de Faragono seu de Brise terris Curiae undique circumdatis reddit annuatim gr. quindecim 0 – 0 – 15

Cosmus Battaglia et fr.es pro uno sequiglio cum terreno thumulatarum unius vel circa ab oriente iux.a timpas versus ecc.am S.ti Nicolai a meridie iux.a vallonum currentem descendentem ad Li Gorni reddit annuatim gr. duodecim 0 – 0 – 12

Nicolaus Carnopolis et fr.es pro domo palaciata intus dictam civitatem in Parrochia S.ti Branchati iux.a domum ipsorum fr.um et viam publicam reddunt annuatim gr. duo et medium 0 – 0 – 2 ½

Domenicus Arcomannus pro vineali uno allagani ab oriente iux.a vallonem de Lagani a borea et occidente et meridie iux.a bona dicti feudi dicta La Sollaria reddit annuatim gr. undecim 0 – 0 – 11

Not.s Matthias Basoinus pro vineali uno in loco dicto Caruso quartuchiatarum trium ab oriente iux.a vallonem currentem de Caruso à borea et occidente iux.a terras heredum Civi Basoyni a meridie iux.a terras Gesualdi Basoini mediante via vicinali reddit annuatim grana decem 0 – 0 – 10

Stefanus Mutus et heres Lucae Muti pro vineali posito ad promonturo ab oriente iux.a viam veterem quae descendebat a S.to Mauro et similiter a borea ab occidente iux.a terras Minici et Nicolai Telesii à meridie iux.a vallonem de Promoturo reddunt annuatim gr. undecim 0 – 0 – 11

et pro vineali uno posito in S.to Mauro in timpono dicto de Fazalaro iux.a terras Io. Muti iux.a timponum p.tum de Fazalaro et iux.a terras Curiae reddit Curiae annuatim gr. quinque 0 – 0 – 5

Ioannes Loysius Marchisius pro vineali uno quod fuit Donni Marci Cepalis posito in S.to Mauro capacitatis thumulatae unius ab oriente iux.a bona ipsius Io. Loysii a borea iux.a bona illorum de Scoro ab occidente iux.a viam publicam a meridie iux.a bona Cur. reddit annuatim gr. septem 0 – 0 – 7

Minicus Telesius pro petio uno terrae thumulatarum duarum vel circa in loco dicto S.to Marco quod fuit Mangi Cirigeorgii ab oriente iux.a vineas heredis Gasparis Telesii a meridie iux.a viam pu.cam reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Minicus Maurus et fr.es pro petio uno terrae thumulatarum trium et mediae quod fuit dicti Mangi posito in loco dicto La colle de la Rittosa ab oriente et borea iux.a viam pu.cam qua itur Cutrum ab occidente terras Goffredi Telesii reddit annuatim gr. duodecim 0 – 0 – 12

Idem pro alio petio terrae trium quartuchiatarum in loco dicto Arcodia ab oriente et borea iux.a vineas ip.orum fr.um mediante termino magno ab occidente et meridie iux.a viam publicam reddunt annuatim gr. sex quod petium terrae fuit Donni Marci … polis 0 – 0 – 6

Andreas de Henrichetta pro duobus vinealibus quae fuerunt quondam cantoris dictae civitatis in loco dicto La Rittosa ab oriente iux.a bona S.tae Anastasiae a borea iux.a bona Orlandi Gerarldi ab occidente iux.a bona Marci Mauri et fr.um a meridie iux.a bona d.ti feudi reddit annuatim gr. tresdecim 0 – 0 – 13

Nicolaus de Gerardo pro domuncula una posita intus dictam Civitatem in Parrochia S.ti Stefani iux.a domum heredum Fran.ci de Grutteria et subtus timpam subtus domum illorum de Petralia de Policastro reddit annuatim tarenum unum et gr. quinque 0 – 1 – 5

Mattheus Guardata pro petio uno terrae thumulatae unius par. plus in loco dicto La Valle de lo Iardino iux.a terras ipsius Matthei et fr.um et terras Curiae reddit annuatim tarenum unum et grana quinque 0 – 1 – 5

N. Gugl.mus Infosinus ex concessione et Privilegio Ill. D. Andreae Carraphae Comitis S.tae Severinae tenet duo molendina in tenimento et terr.o Civitatis eiusdem in loco dicto sotto la Valle de S.to Helia et lo Raietto in flumine Nethi q.orum alterum tenet in feudum et sub feudali servitio altererum sub annuo censu car.orum quinque cum prato dictis molendinis contiguo pro usu dictorum molendinorum t.ram in d.to loco nominato Lo Rayetto salmatarum sex vel circa nemorosarum et costeriarum ad usum pascuorum t.ram dispositatarum et depositarum seu deputatarum et non ad agriculturam vel massariam 0 – 2 – 10

Item intra tenimentum feudi p.ti S.ti Stefani est quaedam gabella nominata Scrivo quae erat de burgensatico noviter concessa in feudum per P.tum Ill. D. Andream Carrapham Comitem S.tae Severinae quondam Ioanni de Civita mediantibus privilegiis pro parte heredis dicti Ioannis pritatis quae gabella est modo subscripto limitata: Incipiendo ab oriente a flumine Nethi ubi d.r La Fisa de Volo et ab inde ascendendo per cristas cristas aqua fundenti versus dictam gabellam ferit ad viam publicam de la Colla de lo Petraro ubi dividitur dicta gabella cum tenimento Turlutii iux.a terras illor. de Ferrariis et terras Prioratus S.ti Petri de Nimphis super viam p.tam et de inde revertendo versus meridiem per cristas cristas aqua fundenti versus gabellam p.tam et ferit in capite Vallis Cupae et ab inde volvendo versus occidentem ferit per directum ad vallonem descendentem de S.to Helia et per dictum vallonem descendentem de S.to Helia et per dictum vallonem descendit et ferit ad flumen Nethi et flumen flumen ferit ad dictum locum de Fisa de Volo primum confinem et concludit.”

Paesaggio della Valle del Neto visto da Santa Severina (KR).

 

Il corso di Paganò

La corte baronale aveva il jus nel corso di Paganò, il quale era situato verso la parte di levante e confinava con il fiume Neto e con la difesa di Budetto.

“Item intra tenimentum feudi p.ti S.ti Stefani est cursus de Paganò quem tenet Nob. Caesar Zurlus ab Ill. D. Andrea Carrapha Comite Civitatis p.tae S.tae Severinae sub annuo censu tareni uniq… limitatur modo sub.to : Incipiendo ab oriente a flumine Nethi et prop.e ubi d.r La Colle de Fisa de Volo et a ditta colle vadit serras serras aqua fundenti versus dictum cursum de Paganò et continuando per dictas serras ferit et vadit usque ad terras Prioratus S.ti Petri de Nimphis et a dicta Colle de Fisa de Volo usque ad dittas terras Prioratus p.ti confinat dictus cursus cum terris feudi Turlutii et a dicto loco serrarum dictarum terrarum Prioratus p.ti similiter vadit serras serras aqua fundenti versus dictum cursum ferit ad vallonem dictum de li Gorna ubi iunguntur valloni currentis et a dictis terris Prioratus p.ti usque ad dictum locum de li Gorni dictus cursus confinat cum tenimento seu membro dicti feudi S.ti Stefani nominati Ferrato et a dicto loco de li Gorna vadit serras serras aqua fundenti versus dictum cursum et ferit ad serras sive timponum nominatum La Guardia de la Grillosa et ab inde ferit ad Irtum S.ti Mauri al.s Cophi et a dicto loco de li Gorna usque ad dictum locum de lo Irto de S.to Mauro seu Cophi confinat dictus cursus cum tenimento seu cursu de Pantano versus meridiem et a dicto loco de l’Irto de S.to Mauro seu Cophi sequendo per serras serras aqua fundenti versus dictum cursum de Paganò ferit et vadit usque ad vallem dictam de la Butte ubi nascitur vallonus de Iofari et a dicto loco de Cophi usque ad dictum locum ubi nascitur dictus vallonus confinat cum cursu de Verde et a dicto loco de la Valle de la Butte ubi nascitur dictus vallonus de Iofari volvendo versus occidentem descendit per dictum vallonem de Iofari ad vallonem de Lagani et a dicto vallono de Laghani vallone vallone vadit et ferit usque ad flumen Nethi et a dicto loco de la Valle de la Butte usque ad flumen Nethi confinat dictus cursus cum cursu de casalinovo mediantibus dictis vallonis currentibus de Iofari et de Lagani et descendendo per dictum flumen Nethi vadit et ferit ad dictam collem de Fisa de Volo primum confinem et concludit.

Infrascripti census sunt dicti cursus de Paganò

Heredes Ioannis Bacharii pro terris positis intus dictum cursum de Paganò in loco dicto La Cruci ab oriente iux.a terras ecc.ae s.tae Anastasiae dictas Li Casalini de Scifo a borea iux.a terras heredis Fran.ci de Luca ab occidente iux.a terras ecc.ae S.tae Andreae à meridie iux.a vallonem de li Gorna reddunt annuatim gr. decem quae terrae sunt capacitatis salmatae unius in circa 0 – 0 – 10

Heredes Fran.ci de Luca pro terris positis intus dictum cursum in loco p.to ab oriente iux.a terras S.tae Anastasiae nominatas La Gabella de li Gorna à borea iux.a viam pu.cam de Scifo ab occidente iux.a terras ecc.ae S.ti Andreae a meridie iux.a terras her.s Ioannis Bacharii reddunt annuatim gr. decem et sunt capacitatis salmatae unius vel circa 0 – 0 – 10

Stefanus de Martino pro vineali uno in loco dicto Iofari ab oriente iux.a terras heredis Caroli de Martino a borea terras S.tae Anastasiae ab occidente iux.a viam pu.cam a meridie iux.a vallonum de Iofari reddit annuatim gr. decem et est capacitatis salmatae duarum vel circa 0 – 0 – 10

Heres Caroli de Martino pro terris positis in loco dicto Iofari ab oriente iux.a viam pu.cam iux.a vallonem siccaneum ab occidente et meridie iux.a terras Iois Novellisii reddit annuatim gr. decem quae terrae sunt capacitatis salmatarum trium vel circa 0 – 0 – 10

Heres Nicolai Archomanni pro terris positis intus dictum cursum in loco dicto Lagani ab oriente iuxta terras heredis Ioannis Forestae a borea iux.a terras heredum Pyrrhi Stefaniczi ab occidente iux.a vallonem de Lagani reddit annuatim gr.a septem cum dimidio quae terrae sunt capacitatis salmatarum duarum vel circa 0 – 0 – 7

Heres Ioannis Forestae pro salmatis quatuor terrarum vel circa positis in dicto cursu in loco d.to Scorpo all’Occhio ab oriente iux.a terras Com.tis feudi S.ti Stefani a borea iux.a terras heredis Pyrrhi Stefaniczi ab occidente iux.a terras heredum Nicolai Archomanni à meridie iux.a vallonem de la Gane reddit annuatim grana septem et medium 0 – 0 – 7 ½

N. Io. Franciscus Susanna pro salmatis quinque terrarum positis intus dictum cursum quae fuerunt Fran.ci Mastadi ab oriente iux.a terras Ioannis Loysii Marchisii et Thomasii Bucchinfusi a borea vallonem de Paganò et sim.l.r ab occidente et a meridie iux.a terras Hieronymi Infantini reddit annuatim tarenum unum 0 – 1 – 0

Thomas Bucchinfusus pro duabus salmatis terrarum vel circa positis intus dictum cursum in loco ditto Perrone ab oriente iux.a terras Donni Io. Petri Infusini a meridie iux.a terras Hieronymi Infantini ab occidente iux.a terras Io. Fran.ci Susannae reddit annuatim gr. decem 0 – 0 – 10

Heredes Priami Infantini pro duabus salmatis terrarum positis intus dictum cursum in loco dicto Perrone ab oriente iux.a terras illor. de Carusio a borea iux.a terras Io. Loysii Marchisii ab occidente iux.a terras Thomasii Bucchinfusi a meridie iux.a terras Hier.mi Infantini reddunt annuatim grana decem 0 – 0 – 10

Iacobus Basoinus pro salmatis tribus terrarum vel circa positis in dicto cursu in loco dicto La Colla de la Roccella ab oriente iux.a terras N. Io. Antonii Susannae de Cotrono a borea iux.a flumen Nethi ab occidente iux.a serram de la Roccella a meridie iux.a terras illorum de Stefaniczo reddit annuatim tarenos tres 0 – 3 – 0

N. Io. Antonius Susanna de Civitate Cotroni pro salmatis quatuor terrarum vel circa intus dictum cursum in loco dicto la Roccella ab occidente iux.a terras heredis Fran.ci Infosini a borea iux.a flumen Nethi ab occidente iux.a terras Iacobi Basoini a meridie iux.a terras filiorum Pyrrhi Stefaniczi reddit anno quolibet tarenos tres 0 – 3 – 0”.

Paesaggio della Valle del Neto visto da Santa Severina (KR).

 

Un diritto del barone lo “Jus Camerae”

Nel territorio di Santa Severina vi erano sei corsi: Paganò, Gullo, San Leone, Pantano, Casale Novo e Turrotio; quest’ultimo era unito al corso di Ferrato. (“In quo quidem tenimento feudi p.ti de Turlutio est cursus unus mandrar. et vendi solet annuatim pro duc.tis centum trig.ta q.n plus q.n minus un.i cum cursu de Ferrato quod est membrum feudi S.ti Stefani.”)

“Come è stato, ed è uso pratticato ab antiquo da diece, vinte, trenta, quaranta, cinquanta, cento , e più anni, e che il Barone in riguardo della sua Superiorità, e per facilitare, ed augumentare le rendite de territori feudali, e burgensatici, affitta tutto quello corso, dove vi possiede una, o più gabelle, quantunque in detto corso vi fossero gabelle de’ cittadini, di persone Ecclesiastiche, ed a detti Padroni delle altre gabelle li corrisponde una certa, e determinata quantità, la quale è invariabile, ed immutabile, e questa facultà viene chiamata jus Camerae; e questo uso è anche introdotto per causa che li territori baronali, e delli Padroni non sono divisi ne con parete, ne con siepe, ne con altro termine, o reparo, ma sono territori aperti.

*Come nel triennio destinato per lo Pascolo non possono li Padroni particolari delle gabelle affittare le loro gabelle per pascolo, e seminarle, ma il Barone ave facoltà di affittarle insieme con le sue, ed è obbligato pagarli una certa annualità, e se il Barone non l’affittasse, non è obligato pagare la d.a annualità alli d.i Padroni, e se li Padroni in quello anno, che il Barone non affitta, volesse o pascere le proprie con animali proprii, o affittarli, sono obligati concordarsi col Barone, per havere questa licenza, e permissione, con pagarne qualche somma, e questo pagamento viene chiamato jus Camerae, e quest’uso è antiquo, e si osserva. Come nel triennio destinato per la coltura cessa questo jus camerae spettante al barone, e li Padroni delle gabelle possono coltivarle senza essere obligati a dare, o pagare cosa alcuna al Barone.”

Paesaggio della Valle del Neto visto da Santa Severina (KR).

 

Il territorio

Il tenimento del feudo di Santo Stefano era costituito in gran parte da colli (“de lo Petraro”, “de lo Corvo”, “de S.to Andrea”, “de Fisa di Volo”, “de la Roccella”, “de la Culipreda”, “de la Petrosa”, “de la Sulleria”, “de Cacari”, “de S.to Panthaleo”, “de la Rittosa”), da timpe (“magna”, “de la Roccella”, “Russa”), timponi (“magno”, “de li Tumbari”, “de la guardia”, “de la Grillosa”), con creste (“de lo Cugnolo”, “de Mezzo”, “de Collura”, “de Ferrato”), Irti (“de S Mauro als Cophi”, “de Scifo”), valli (“Cupa”, “de Faragono seu de Brise”, “de la Butte”, “de Iardino”, “Grande”, “de Maleni”, “de la Bruca”, “de la Fico”, “de S.to Helia”), Valloni (“de li Gorna”, “de la Grillusa”, “de Iofari”, “de Lagani”, “de Columbro”, “de la valle”, “de lo Iardino”, “de le Trichee”, “de Papasiphi”, de l’Alvano, de S.to Helia, de Paganò), valloni currenti ( de Iofari, de Ferrato, de Caruso, de “Lagani”), valloni siccanei (“de le Trichee”, “de Maleni”, “de S.to Helia”, “de Pachiarello”, “de Cunnello”), cavoni (“de l’Alvano”, “de la Valle Grande”, “siccaneo de Pictari detto Cerasia”, “siccaneo de S.ta Maria de mon Calabria”, “siccaneo de Cunnello”, “siccaneo de Maleni”, “siccaneo de li Trichei”), serre (“de la Guardia”, “de la Grillosa”, “magna de l’Ogliastro”, “de la Roccella”), acque (“de la Nocilla”, “de la Mortilla”, “Tufoli”, “de Prado”), umbri (“de Faraone”, “Cernuto”, “de la Gane”, “umbricellum”), fonti (“de Rogerio, seu sequiglium de Scifo”), fontane (“de Brancasso”, “de Rogeri seu la Ghamara”) e “olidae sive sciollae” (“Sulleria”, “Iofari”, “Li Trichee”).

Luoghi particolarmente importanti erano: “La Cruci”, “Iofari”, “La Ghamocella”, “Lagani”, “Scorpo all’Occhio”, “Pacciarello”, “Perrone”, “Lo Cannito”, “Caruso”, “Bella”, “La Sulleria”, “Lo Corvo”, “Papasiphe”, “Fisa de Volo”, “Alebri”, “Li Trichei”, “Arcodia”, “Lo Rayetto”, “La Gorna”, “Lo Cantone”.

Tra le gabelle sono ricordate quelle: “de la Fico”, “de Sancto Helia”, “de la Piczuta”, “de Faraone”, “de Ferrato”, “de la Sulleria”, “de Scrivo”, “de li Gorna”, “de lo Corvo”, “de La Valle Grande”, “delo Cannito”, “de la Latina”.

Masseria Faraone in territorio di Scandale (KR).

 

Formazione della proprietà

L’imporsi di un potere ecclesiastico/feudale e la crescita di un ceto magnatizio cittadino, formato da piccoli proprietari terrieri locali legati da vincoli di parentela e censuari, hanno determinato una organizzazione del territorio ed una divisione delle terre in feudali, ecclesiastiche, burgensatiche, demaniali. Le denominazioni “cabellae”, “continentiae terrarum”, “culturae terrarum”, “petiae terrarum”, “vinealia”, “petiae vinearum”, “vineae”, “clausurae”, “horto”, “iardino”, “cursus”, ecc. indicano la destinazione d’uso delle terre e la loro composizione e produttività. Il pascolo, la semina, il vigneto, l’orto, il giardino, ecc. sono stati esercitati secondo l’uso e le consuetudini spesso regolate da appositi capitoli delle costituzioni cittadine.

 

Pastori e coloni

La presenza dei possedimenti dei monasteri (S. Maria di Corazzo, S. Pietro de Nimphis, Calabro Maria, San Domenico) e di chiese (S.ta Anastasia, S. Pietro delle Sette Porte, S. Maria Magna, S. Stefano, S. Lorenzo, S. Elia, S. Andrea, S. Pantaleone, Santa Caterina, Santo Nicola de Grottari), a volte con le loro fattorie e luoghi di culto, hanno segnato fin dal Medioevo il territorio. Il fatto, che i luoghi di culto si trovino sparsi per la campagna e quasi sempre lungo le trazze percorse dalle mandrie, ci indica il loro legame originario con il circuito dei pastori e con un insediamento rurale composto da piccole fattorie con un luogo di culto e con un’economia autosufficiente.

La nascita dei casali all’interno del tenimento della Città di Santa Severina, lungo o all’incrocio di vecchie trazze, è legata al suo ruolo religioso, militare ed economico. L’importanza di Santa Severina, sia perchè sede del potere ecclesiastico che per la sua posizione strategico/militare, favorì durante il Medioevo la formazione e l’egemonia della nuova classe dei proprietari terrieri locali di estrazione ecclesiastico/nobiliare, i quali, utilizzando il lavoro dei coloni allargarono i terreni a semina, sottraendolo al bosco ed alla selva.

Essi concessero con obblighi ai coloni le terre, i semi ed i buoi per seminare ed alla raccolta incettarono, ammassarono e misero al sicuro il prodotto nei loro magazzini, in attesa di collocarlo nei grandi mercati. L’espandersi della coltivazione e del commercio dei cereali determineranno con il passare del tempo la decadenza di molti di questi primitivi luoghi rurali di culto/ fattorie, in quanto troppo deboli economicamente, isolati e delocalizzati e non funzionali alle nuove esigenze del nuovo ceto mercantile cittadino.

A ricordo di questa prima organizzazione e colonizzazione territoriale rimarranno i toponimi agiografici. “Santo Stefano”, “Santo Pantaleone”, “Santo Juliano”, “Santa Maria de Fosse”, “Santa Maria dell’Arbore”, “Santo Pietro”, “Santo Lia”, “Santo Yorii”, “Santa Maria delle Pozelle”, “Santo Mauro”, “Sant’Andrea”, “Santo Marco”, “Santo Nicola di Grottari”, sono ancora più volte citati nei documenti del Cinquecento.

Nella gabella “de la Piczuta” in località “Pacciarello”, c’era una certa chiesa “diruta” intitolata a San Pantaleone, e “S.to Panthaleo” è anche il nome di un colle ai confini della “gabella de lo Cannito”. Nella descrizione di una trazza si legge che essa “descende per lo vallone appendino di Ferrato, e và l’acqua appendino, ed esce alla colla di S.ta Vennera, e di S.to Iuliano, e fere à Turrotio”. Vi è poi “la trazza quale viene dalla colla di Mutro, ed escie a S.ta Maria dell’Arbore, ed escie à Torrotio, e dà Neto alla Volta di Turrotio”. Santa Maria de Fosse, che richiama il culto di San Mauro, si trova lungo una trazza, che “viene da Mutro per la Colla dello Iudeo descende a S.ta Maria de Fosse, e cala à Neto alla Volta di Turrotio”.

Lungo la trazza che “da Ferrato per Scrivo va al Neto” si trova la località “Santo Sodaro”. Ai confini del feudo di Santo Stefano con quello di Scandale vi è la località “Lo Cantone” dove vi è la via pubblica che sale alla chiesa di San Petro delle Sette Porte vicino al “colle de la Culipreda”. Nella descrizione dei confini della continenza di “Diastra” si giunge ad un “cavone siccaneo che discende dalla chiesa di Santa Maria de mon Calabria” e per detto cavone si scende al “cavone de Pictari detto Cerasia” (a ricordo della chiesa rimarrà il canonicato della metropolitana intitolato a Santa Maria de Buon Calabria).

Nella località “Alebri” vi è un colle detto “La Colla di Sant’Andrea”, dove vi è la chiesa di Sant’Andrea vicino alla via pubblica. Cosmus Battaglia e fratelli possedevano un “sequiglio” con un pezzo di terra di circa una tomolata, che confinava ad oriente con le timpe verso la chiesa di San Nicola ed a mezzogiorno con il vallone corrente discendente da “Li Gorni”. Ancora: “a S. Nicola di grottari à lo stazzo antico, ed ave la trazza, che descende la via di S.to Yorii, quale và a Grottari … e descende allo passo d’Alevri”.

Masseria Faraone in territorio di Scandale (KR).

 

Grotte

Antonius Cocina aveva tre grotte con un piccolo terreno contiguo in località “Bella”; altre tre si trovavano nella timpa della “valle di Faragono seu de Brise” ed erano possedute da Franciscus Bachanus. Da entrambi il feudatario esigeva un censo.

 

Casalini

Gli eredi di Giovanni Bachario possiedono delle terre nel corso di Paganò in località “La Cruci”, che confinano ad oriente con le terre della chiesa di Sant’Anastasia dette “Li Casalini de Scifo”.

 

Le terre del feudo

Complessivamente le terre del feudo avevano un’estensione di circa ottanta salmate, di queste soltanto un quarto erano terre “aratorie”. La maggior parte del territorio era costituita da bosco, selva ed incolto. Nell’“Apprezzo dello Stato di Santa Severina fatto nel 1687” si legge: “… dalla parte di tramontana il Bosco di ferrato, dentro il quale v’è caccia d’ogni sorta d’animali così di quadrupedi, come di volatili, il quale bosco è commune tanto per il casale di Scandale, quanto per li cittadini di S.ta Severina, e S.to Mauro, quali vanno a legnare, e pascere …”.[xx]

I confini, spesso segnati da termini, termini magni e “lapides”, correvano lungo gli aspetti salienti e meno mutabili del paesaggio quali colline, torrenti, valli, vie pubbliche, ecc. I luoghi sono identificati non solo con i toponimi agiografici e con quelli dei vecchi e nuovi proprietari ma sono numerosi anche quelli del mondo vegetale (“Nocilla”, “Alvano”, “Mortilla”, “Ogliastro”, “Bruca”, “Fico”, “Cannito”, ecc.) ed animale (“Corvo”, “Lupo”, “Columbro”).

Le gabelle più estese erano: “La Solleria” di 15 salmate, “Lo Corvo” e “Lo Cannito” entrambe di 12 salmate, “La Piczuta” di salmate 10, “Faraone” di 8 salmate, “Diastra” di 6 salmate e “La Fico” di cinque salmate. Tra le terre non aratorie sono nominate la gabella “Lo Corvo” di salmate 12 costituita da terre “cultarum et incultarum cum certis costeris nemorosis”; la gabella “La Solleria” di salmate 15, che includeva certi vigneti in località “Lagani” e a “Le Trichee”; la continenza di terre di “Diastra” di salmate 6 composta di terre in parte “cultarum et incultarum”; la cultura di terre “La Valle de Maleni” di salmate 2; un pezzo di terra di tomolate 6, un vignale di una tomolata; un pezzo di terra “in capo le coste di Iofari” di salmate 2, “pro maiori parte cultarum et pro certa parte incultarum”; un pezzo di terra a “Iofari” di tomolate 3 di terre “cultarum”, un pezzo di terra ad “Alebri” di tomolate 10; un pezzo di terra a “La Valle de la Bruca” di tomolate 10, un pezzo di terra sopra la trazza che scende da “Santo Nicola de Grottari” di tomolate 12 “pro maiori parte nemorosum et incultum”; la gabella di “Faraone” di salmate 8 di terre “cultarum et incultarum”.

Le terre aratorie erano costituite da un pezzo di terra di tomolate 12 “partim arenosum prope vallonem de Lagani cum arboribus ficuum et granatorum in loco dicto La Fontana de Rogeri seu la Ghamara”, che di solito dava annualmente 6 tomoli di grano all’anno; la gabella “de la Piczuta” in località “Pacciarello” di salmate 10, di cui 2 incolte, che affittata dava salme 7 di anno; un altro pezzo di terra di tomolate 4 in località “La Ghamocella”; un pezzo di terra coltivabile di salmate 3 detta “La Roccella” dove c’era stato un mulino rovinato dal Neto e nel quale c’erano “nonnullae arbores ficuum et piraginorum”, e che era solito affittarsi per due salme e mezzo di grano; “La Gabella de lo Cannito” di salmate 12 costituita da terre “pro maiori parte cultarum et pro certa parte nemorosarum et incultarum” che dava salme 4 di grano ed una di orzo; la gabella “de la Fico” di salmate 5.

Masseria Faraone in territorio di Scandale (KR).

 

Il Giardino

I confini della gabella “Lo Corvo” passano dove si congiungono il vallone di “Columbro” e quello che discende dalla “valle de Iardino”, vicino alla via pubblica che discende dal “colle di Sant’Andrea”. Salendo poi il vallone de la “valle de lo Iardino”, per quanto sono due tiri di balestra, si arriva alle terre dei Guardata. Mattheus Guardata possiede una tomolata di terra in località detta La Valle de lo Iardino gravata da un annuo censo dovuto al feudatario.

 

L’orto

Franciscus Bachanus possiede un piccolo terreno di circa due tomolate in località “l’Umbro de Faraone” tra i torrenti de “La Nocella” e di “Ferrato” nel quale fa l’orto, utilizzando l’acqua “de la Nocilla”. Nella vicina “timpa della valle de Faragono” ha costruito anche tre grotte.

Pianta di alcuni fondi appartenenti al Capitolo di Santa Severina fatta dall’architetto Raimondo Singlitico de’ conti de’ Rocas (1843). AASS, 017C.

 

Il vigneto

Il vigneto si estendeva nelle località “Lagani”, “La Sullaria”, “Li Trichei” e “Iofari”. Nelle vallate e nelle colline tra la via pubblica ed i torrenti discendenti dai valloni di “Lagani” e di “Cerasia” c’erano molte vigne ed alberi da frutto (fichi, melograni, peri).

I numerosi piccoli proprietari (Giorgio Palatio, Battista Granario, Pirro Infosino, Donna Ioanna Ioaquinta “pro petia una vinea de aratro et pro media petia vinea ad zappam”, Donna Sophia Chiantta “pro petia una vinea aratri et pro media vinea ad zappam”, Ioanna Ioaquinta, Petrella e Giovanni de Sole, Bellucio Salvato, Laura de Giliberto, Scipione Morano de Catanzaro, Agazio Cordario, gli eredi di Iacobucio Schipano, Cipriano Riso, gli eredi di Christaldo de Orlando, Guglielmo Caputo, Iacobo Russo, Paride Salvato, gli eredi di Nardo Salvato, Berardo Salvato, Nicola Antonio de Herrichetta, Domenico Archomanno, l’erede di Paulo Bodino) che, in passato, hanno ottenuto dal feudatario la piccola striscia di terra, pagavano un censo annuo alla corte comitale. Altri vigneti con alberi da frutto, anche questi gravati da censi, erano vicino alla via pubblica nella località confinante con il vallone di Lagani detta “La Sullaria” ed a “Li Trichei” (vigne di Antonio Bono, di Dominico de Gerardo, di Giovanni Guarino).

Nella località “Iofari”, situata tra “l’Irto de S.to Mauro seu Cophi” e attraversata dalla via pubblica che conduceva a Santa Severina e dal torrente omonimo, c’erano le proprietà del feudatario, delle chiese di Santa Maria Magna e di Santa Anastasia e di Giovanni Cosentino e Giovanni Novellisi, e le vigne dei censuari del conte (il nobile Matteo Cirigeorgio, Mango Cirigeorgio, Nicola Mendola, Petruccia vedova di Nicola Bisanti, gli eredi di Ciancio de Sole, Sanctoro Traina, Stefano Martino, l’erede di Carolo Martino). Oltre ad esigere un censo annuo in denaro dai numerosi censuari, il feudatario possedeva e faceva coltivare una “clausura vinearum” dentro il feudo di Santo Stefano nella località “lo Corvo,” consistente in tre pezze di vigne di oltre milleottocento piedi di viti.

Località La Roccella di Santa Severina (KR).

 

Stazzi e Aerae

“Aerae gabellae de la Latina quae gabella est ecclesiae S.ti Petri de Nimphis”; “Gli stazzi vecchi di Ferrato”, “gli stazzi della Valle della Botte in capo delli Ficari”, “lo stazzo antico di Santo Nicola di Grottari gli stazzi di Grottari”.

 

Mulini

Il nobile Guglielmus Infosinus per concessione e privilegio del conte Andrea Carrafa aveva due mulini uno in località “sotto la Valle de S.to Helia” e l’altro a “lo Raietto” nel fiume Neto. Uno lo deteneva in feudo e sotto feudale servizio, l’altro per annuo censo di carlini cinque.

Il nobile possedeva accanto ai mulini un prato per uso dei mulini e un pezzo di terra in località “Lo Rayetto” di circa sei salmate “nemorosarum et costeriarum” adatte “ad usum pascuorum” e non “ad agriculturam vel massariam”. Sempre l’Infosino aveva occupato una continenza di terre appartenente al feudo di circa cinque salmate presso i mulini, il vallone discendente da Santo Helia ed il fiume Neto. Nel terreno egli aveva costruito una casa ed impiantato molte vigne e diversi alberi “domiti et fructiferi”. Un altro mulino di proprietà del feudatario era in località “La Roccella”. Esso però era “dirutum propter aquarum innundationem fluminis Nethi”.

 

Il canonicato

Il canonicato di San Stefano del Bosco de Ferrato è più volte richiamato durante il Cinquecento nei sinodi di Santa Anastasia.[xxi] Nell’agosto 1601 il papa Clemente VIII concedeva all’arcivescovo di Santa Severina Alfonso Pisani, la facoltà di concedere alcuni canonicati esistenti nella sua chiesa, che da molti anni erano vacanti. Tra questi vi era anche quello di “S. Stephani de Bosco”, vacante da 21 anni per morte di Io. Baptista Caruso.[xxii]

La chiesa del casale era ancora esistente alla metà del Seicento come risulta da una platea della metà del Seicento del Capitolo di Santa Severina. Infatti troviamo tra i “Titoli delli Sig.ri Dignità e Can.ci del R.do Capitolo di Santa Severina” quello di Santo Stefano di Ferrato. Allora ne era in possesso il reverendo Marco Antonio Benincasa di Mesoraca. Sempre nella stessa platea troviamo che il canonicato possedeva solamente un pezzo di terra di circa quattro tomolate chiamato Santo Stefano, “confine a d(ett)a chiesa a ferrato”. Il terreno era dato in fitto e se ne ricavava circa tre tomoli di grano o di germano. Alla fine del Settecento tra i canonicati della chiesa metropolitana di S. Severina esisteva ancora quello sotto il titolo di S. Stefano Protomartire de Ferrato, ricordo della chiesa campestre omonima che sorgeva in località Ferrato, posta tra Crotone e Santa Severina dalla parte del Neto.

Pianta della gabella della “Roccella” fatta dall’architetto Raimondo Singlitico de’ conti de’ Rocas (1843). AASS, 017C.

 

Proprietari

Tra i proprietari, oltre al feudatario e all’arcivescovo, troviamo: l’abbazia di Santa Maria di Corazzo (“Lo Cantone”), la Domina Antonella Carrapha (gabella di “Sancto Helia”), il mag.co Scipione Morano (“La Valle dela Bruca”), il nobile Giovanni Novellisi (la gabella “La Valle Grande”), il nobile Antonio Susanna de Cotrono (“La Roccella”), il nobile Cesare Zurlo (corso di “Paganò”), Ferrari, Guardata, Biscardo, Foresta, Laurentio Infosino, Donno Antonio Greco, Donno Fabritio Infantino, Angelo de Luca, Andrea de Andriolo, Stefano de Martino, Ioanne Cosentino, Garecto Novellisi, Iacobo Basoino, eredi di Vincelao Marullo, ecc.

Un posto importante occupa il Priorato di San Pietro de Nimphis. Tra i numerosi beni sono da ricordare la gabella “Latina”, “il Prioratello di S. Pietro” e il Vignale in “Maleni”. I terreni sono così descritti in una platea dell’inizio del Seicento (“Platea delli Beni di S. Pietro di Niffi fatta nell’anno 1624”):

“La cabella detta della Latina sita e posta nel territorio di S. Severina nel curso di Torrotio se limita in questo modo. Principiando dal vallone corrente, che descende dalle Manche di Ferrato sotto Lo Piano dello Cugno di Brisi della Corte di d.a Città di S.ta Severina per lo termine fra la cabella di Faraone di d.a corte continuando il termine vi è uno pantano d’acqua con due piedi di frassini, cioè uno dalla parte di sopra di d.o piano, e l’altro dalla parte di basso continuando d.o termine ascende la crista crista fra la d.a cabella di Faraone e la d.a della Latina va a ferire alla colla scannata, et esce allo timpone alto del Scupoletto confine la cabella di S. Elia di Giulio Cesare Modio di S. Severina, e lo Prioratello d’esso priorato. Dalla parte di tramontana va la serra serra acqua fundente all’oriente, e continuando d.o termine esce e fere allo timpone alto sopra la Valle di S. Martino, et alla colla scannata della cabella di Scrivo della corte d’essa città, et il termine passando d.a colla segue la serra serra e fere alla serra alta di d.a cabella di Scrivo seguendo la serra serra acqua fundente all’oriente va a ferire e si unisce col term.ne della cabella detta la Petrarella della sud.a corte confine la d.a cabella di Scrivo, e d.o termine seguendo e continuando descende alla vallata a basso, tra la d.a cabella della Petrarella, et essa Latina, dove vi è uno scoglio grande della parte di dentro d.a Latina, e d.o termine segue la vallata vallata, seu galice a basso e va a finire al termine della d.a cabella della Latina, e la cabella detta Le Chiuse di D. Gio.e Cosentino, e d.o termine continuando va e fere alla via publica, che si va verso Torrotio, e va a ferire allo timparello detto di S. Venera et d.o termine continuando va a ferire per dirittura al casaleno di S. Vennera proprio innnazi la porta e descendendo a basso va a ferire allo termine di d.a chiusa seguendo la via publica appunta allo termine del vignale detto della Fraca di d.a corte e continuando d.o termine ascende alla serrata serrata per sopra la valle di d.o vignale della Fraca e dividendo la serrata va a ferire allo termine grande fra la detta Valle della Fraca e la Latina e le terre dette delli Carusi ascendendo fere allo timparello alto fra lo vignale delli carusi e detta Latina segue d.o termine, e continuando descende per dirittura Lo Cristone a basso, e fere allo vignale grande delli Carusi, e d.a Latina continuando va alla via publica, e passa d.a via a basso continua detto termine, e descende al vallone confine le chiuse di D. Gioe, e lo Cugno di Zoyarà, e per lo vallone acqua corrente ad alto va a ferire al vignale detto di Mandato, e continuando l’acqua l’acqua lo vallone in sù va e fere al termine primo detto tra Faraone, e la Latina sotto il piano del Cugno di Brisi, da dove si cominciò, e finisce, quale terre sono di capacità di tum. e cento inc.a cultive et incultive.

Item uno vignale di capacità di tre tumulate inc.a cultive, che va con detta Latina confine dalla parte di basso la cabella della Pietrarella, e dalla parte di sopra vicino la via confina con le chiuse dette di D. Gioe Cosentino.

Lo Prioratello di S. Pietro nel corso di Paganò di tomolate 75 incirca, cioè 25 cultive, e 50 boscose: “dalla parte di levante confina con S.to Elia, e la valle di S. Martino ad alto esce alla Colla Scannata di Scrivo, e confina colla Latina, e le serre serre ad alto va à ferire, e limita col timpone dello Scopuletto e le fosse di Collura similm.te di S. Elia, che fu delli Novellisi, hoggi posseduta per Giulio Cesare Modio della Città di S. Severina e la valle a basso lo corrituro, corrituro esce all’Umbro a basso di d.a cabella di S. Elia, dove sono certi piedi di Vruche grandi, e l’umbro à basso lo vallone vallone, va in sino in piedi La Valle dello Lupo, e dopo lo d.o terr.e viene lo Piano in sù, e confina nell’istessa valle detta di S. Martino, quale valle confina colla cabella di Scrivo dalla parte orientale.

Item uno pezzo di terra nel curzo di Paganò nel luogo detto La Valle di maleni di capacità di tumulate tre e meza inc.a confina dalla parte de basso col vignale della corte di S. Severina e dalla parte di sopra le terre”.[xxiii]

Pianta delle gabelle di Sant’Elia e Scrivo fatta dall’architetto Raimondo Singlitico de’ conti de’ Rocas (1843). AASS, 017C.

 

Vie e trazze

Il territorio era attraversato da numerose vie e trazze. Le prime univano gli abitati, le seconde i pascoli. A volte i due percorsi si intersecavano o per piccoli tratti procedevano assieme, segno che la via pubblica recente aveva utilizzato una parte della vecchia trazza, a volte confluivano come nel caso delle fiere.

Il circuito economico della “massaria”, o dei cereali, utilizzava soprattutto le vie pubbliche e vicinali e le “carrere”, che attraverso i passi (“de l’Alvano”, “de S.ta Vennera”, “de Cunnello”, “d’Alebri”, “de Lagani”) collegavano i magazzini, le fosse, i mulini, ecc. con le gabelle, i vignali, le terre coltivabili, ecc. Esse erano percorse da mercanti, massari, coloni, braccianti, ecc. Il circuito delle mandrie, o dei latticini, si serviva delle trazze, che collegavano tra di loro i pascoli, e delle calate d’acqua, luoghi dove quotidianamente si abbeveravano gli animali. Esse erano percorse da capimandra, pastori, bovari, ecc. Tra le varie trazze il documento ricorda particolarmente quella che discendeva da “S. Nicolao de Gruttari” e andava alle terre degli eredi di Vincelao Marulla, e la trazza antica, che dalla località “Aqua de la Mortilla” andava alla fonte “seu sequiglium de Scifo”. Il luogo era particolarmente adatto, sia per la sua posizione geografica che per la presenza di molte fonti d’acqua, per lo svernamento delle mandrie che scendevano dalla Sila.

Quanto erano numerosi, ramificati e ben stabiliti gli itinerari che le mandrie stagionalmente e quotidianamente dovevano percorrere, ce lo indica un documento dei primi anni del Cinquecento relativo al corso di Paganò.

Da “Stazzi, trazze, e calate d’acqua, e carrere del tenimento della Città di S.a Severina Die 7 aprilis X ind.e 1507”:

“Paganò

29) Item la trazza, la quale descende dalla Petrazomata cala la serra serra tra i terreni di Perri Stefanizzi, e Gio. Antonio Susanna, e và per la colla della Roccella, e la via appendino per li terreni di Iacovo Vasuino, e cala a Neto alla Volta di d.o Iacovo, quale è calata, ed aziaturo d’estate, e d’inverno d’ogni bestiame.

30) Item l’altra calata della Petrazomata, e trazza di d.a cala, e descende tra li terreni di Fran.co Infosino e del d.o Gio. Antonio Susanna, e descende alla strada publica di Iannoccari, e la strata appendino va all’acqua à Neto alla Volta d’Andrea Sacco quale è calata, ed azipaturo antico d’estate, e d’inverno d’ogni bestiame.

31) Item la strata, che scende da Russo descende per li terreni di Ettore Infantino, e descende allo Vallone di Paganò alle quercie di Dom.co Salimbene, da là descende dalla via appendino, e traversa per la via di Iannoccari, seu Budetto tra le vigne di Gio. Fran.co Susanna, e Fran.co Ruggiero de Feraris Can.. e Perso Burijse, e da là descende alla via, che và a Iannoccari, e descende a Neto alla p.ta Volta, ch’è di Andrea Sacco ut supra.

32) Item l’altra trazza, quale descende da Russo descende per la Colla de Carg. e descende per la valle de Cersisina tra li terreni delli Canisi, e Priamo Infantino, e cala per dritto à Neto tra li terreni dell’Infantini, ed Andrea Sacco quali sono calate, ed azijaturo antico d’estate, e d’inverno, d’ogni bestiame.

33) Item le vigne, seu pastine quali sono state fatte da Gio. Loise Marchionna, e Fran.co Pizzolo, e Giovanni Baccaro quali sono in canto alla trazza, e calate d’acqua in pede la valle de Cersisina, abbiano arrestare, e non allevarsi per l’impedimento della d.a trazza, e calata d’acqua, e similmente fà detrimento alla strada publica, che descende dalla Città.

34) Item la trazza, che viene da Ferrato, la quale viene per Scrivo, e cala per Santo Sodaro la serra serra, e cala allo Pantanello dello Laco, e cala alla via publica, quale descende dalla Città, e da là cala all’acqua à Neto calaturo, ed azijaturo d’estate, e d’inverno, ed anco d’ogni bestiame.

35) Item la trazza, quale descende da Ferrato cala alla colla dello Petraro, e descende per la serra chiana, e cala à Neto sopra Fisa de Volo all’acqua, ed azijaturo.

36) Item la trazza, che viene da Ferrato dalli stazzi vecchi saglie per Filajanni, e per la Scala di Coltura, e và per dentro la Valle di S. Lia, e cala all’acqua à Neto, dove si chiama la Volta de Barbarito, qual’è calata d’acqua, ed azijaturo anco di ogni tempo, e d’ogni bestiame.

37) Item la trazza, quale cala dalla Pizzuta, e descende la serra serra per la Colla della Fico, e le serre serre, e fere alla serra dello Rajetto, e descende per la serra di Salvamento, e da là descende a Neto alla d.a Volta di Barbaruto.

38) Item l’altra trazza, quale cala dalla Pizzuta cala ancora, e descende in piede la Valle della Fico, e va le sciolle appendino, e cala in piede la Valle dello Rajetto, e fere a Neto, dov’erano le buche de’ Pacciarello per diritto a Neto.

39)Item la trazza, quale viene da Diastra, e cala à Tufulo, e saglie alla serra dell’Ogliastro, e descende all’Umbro Cernuto, e fere alla strata publica, quale descende dalla Città, e da la saglie per la d.a via publica, e saglie per la Manca della Corte, e saglie a Scorpo all’Occhio, e la serra serra và alla Serra Chiana, e fere alla Petrazomata soprad.a, e da là segue ut supra dictum est.

40) Item la trazza, quale descende da Scorpo all’Occhio, cala, e descende tra li terreni di Perri Stefanizzi, Andrea Foresta, e descende alla Gane per li terreni di Cola Sarcumanno, e da la và allo Passo all’acqua, e se ne cala a Neto descendendo per la via publica quale si dice della Nuce.

41) Item l’Umbro della Gane, seu Bruchetto per commodità della bestiame, quale và e viene dalla terra, e quando si carrija lo grano non si debba impedire in cosa alcuna, perche sempre è stato usato, e conservato anticamente.

Die X m. septembris XI Ind.e

Sono state provedute, e declarate le trazze, li stazzi, e calate d’acqua soliti per l’infratti uomini deputati per l’Università: Diamante Ferraro sindico, Stefano Milea, Matteo Marinaro, Tiberio Greco, angelo Condopoli, Mutio Millesimo, Giovanni Cosentino, Giovanni Corona, Matteo Guardato, Gaspare Telese, la quale determinazione li predetti uomini anno fatta, detta e determinata nella Città per non possere andare fuori secondo sono stati annotati.

42) In p.s li stazzi pred.i di Ferrato sono li stazzi vecchi, ed ancora le Manche della Favata, ed anno le sottoscritte calate d’acqua, e trazze: descende per lo vallone appendino di Ferrato, e và l’acqua appendino, ed esce alla colla di S.ta Vennera, e di S.to Iuliano, e fere à Turrotio, e và a Neto alla Volta di Turrotio.

43) Item le d.e trazze aveno le trazze per andare a Turrotio, e cala alla via publica appendino, e cala per lo passo di S.ta Vennera, e và per la colla di torno, e può abiverare, e da là cala per la colla dell’auzanetto, e da là va à Mutro.

44) Item la trazza, quale saglie da Neto, ave la trazza sagliendo, e scendendo per la via publica, quale và alla valle della Vecchia, e saglie alla cutura, e va la serra ad in.. e và allo Cantone saglendo, e scendendo, e và all’acqua a Neto.

45) Item la trazza quale viene dalla colla di Mutro, ed escie a S.ta Maria dell’Arbore, ed escie à Torrotio, e dà Neto alla Volta di Turrotio.

46) Item la trazza, quale viene da Mutro per la Colla dello Iudeo descende a S.ta Maria de Fosse, e cala à Neto alla Volta di Turrotio, e da là cala à Filastra, descende all’acqua di Neto ut supra per la Valle della Mendola.

47) Item d.e stazzi di ferrato aveno le trazze, quali sagliono per li terreni dello Priolato, e fere alla colla della Valle Cupa, e fere a S.to Sodaro.

48) Item d.i stazzi di Ferrato cala alla trazza la via appendino per lo Piro Pirajno, e saglie per la Valle Finostula de Unze, e saglie in fronte dello cantone, e fere alla Lustra sopra Santo Pietro.

49) Item d.i stazzi di Ferrato anno la trazza sagliendo per la Manca della Favata e saglie per le Petre Stizzane, e saglie alla Lustra sopra S.to Pietro, e l’altra trazza saglie per la scala della Gallipusa calando, e descendendo all’acqua alla Lustra.

50) Item d.i stazzi anno le trazze Ferrato ad irto per l’acqua delli Travi, e saglie à Condoleo, e saglie alle serre, e così descende.

51) Item d.i stazzi anno le trazze, quali sagliono à Filajanna, e da la segue com’è scritto di sopra.

52) Item d.i stazzi anno la trazza, quale saglie Ferrato ad irto, e cala a S.to Lia, ed alla Pizzuta ut supra.

53) Item similmente cala, e saglie dalla Pizzuta, com’è scritto ut supra.

54) Item ave la trazza da Ferrato ad irto, e può saglere, e cala perfino alla Palumbara di Scifo passando per Diastra la via via per sopra Tufolo, e l’altra cala per Tufolo, e per lo Corvo fra li terreni di Giovanni Novellise, e la via via , ed esce all’acqua all’Arvano.

55) Item à Gaudiosi in terra di Filippo Le Pira non sono le trazze antiche, ed aveno le trazze che calano all’acqua per la Colla della Percosa, e cala all’acqua alli Gorna per lo squiglio apendino, e l’altra trazza cala Gaudiosi appendino, ed esce alle serre a Cosello.

56) Item le trazze, che sono alla colla dell’Acummero, che calano all’acqua alli Gorna, e l’altra cala, e descende alle caselle, e cala alle Pira di Gaudiosi l’una, e l’altra per lo Timpone Bianco, e fere à Drago salendo, e descendendo la serra appendino de Breglia.

57) Item d.e trazze aveno le trazze ancora le serre appendino de puglia, e cala alla via abuttando verso le Canne di M.ro Fabrizio, e cala allo vallone, seu Pantano de Canuso.

58) Item l’azijaturi, seu mirijturi dell’arbano ponno saglere a Ferrato, ed a Scifo, saglendo per la via dell’irto di Scifo ad irto, e può saglere ancora alle Gorna ascende ut supra.

59) Item calato lo bestiame alle Gorna, può calare ancora all’acqua all’Alvano, e descende per la via delle Cruci, e può andare à Jofari per la via publica per lo passo di Cunnello, e può saglere Jofari ad irto, ed andare alla Valle della Botte, e similmente si può calare com’è detto di sopra, e saglere per le tre Ajire, e fere allo vallone le coste coste, ed esce sopra la Fontana di Brancasso, e va la via via ad irto alla d.a valle della Botte ….

60) Item essendo lo bestiame à Monte Viscardo può descendere alla pred.a Valle della Botte per la manca, e per la valle della Vaoula appendino, e cala all’acqua ut supra ed alli stazzi antichi saglie, e descende.

61) Item li stazzi della Valle della Botte in capo delli Ficari ponno calare à Jofari com’è detto sopra, e ponno saglere a S. Nicola delli Millei per lo Cafaro, e per la Carfiula e saglie a Scurajanni, e ponno saglere, e descendere alle serre di Monte Viscardo.

62) Item a S. Nicola di grottari à lo stazzo antico, ed ave la trazza, che descende la via di S.to Yorii, quale và a Grottari tra le vigne de M.ro Fiore, e Fran.co Iaquinta, e Paulino Basuino, e da là descende le serre serre fra le terre della chiesa, e Calafà, e descende allo passo d’Alevri.

63) Item essendo lo bestiame a Monte Viscardo à pascere, e pernottare ponno calare ad acqua à Ballante, e da Gurgurà, e ponno calare per le Colletelle, ed essere alla g…ta del Drago, e fare com’è scritto di sopra, e di alevri, e fere alla serra di Rapano ed esce alla colla di Gullitano.

64) Item li stazzi della Valle della Botte ponno saglere per l’aliva, e da ka saglie alla p..a di Scurojanni, e và per li Tumbari, e può calare a Tumbari.

65) Item li d.i stazzi di Grottari ave la trazza per sopra S.to Yorji, e cala per S.ta Maria delle Pozelle, e cala a Bella, e da là puo calare à Merto, e puo passare la via via di Bella soprad.a, e puo andare la via ad irto, e l’altra via andare alla valle della Botte ut supra.”[xxiv]

 

Note

[i] Trinchera F., Syllabus Graecarum Membranarum, 1865, ff. 85-86, 285.

[ii] “Homines Sanctae Severinae et Cotronei … Duos villanos Joannem Simeritanum et Leonem Geragitanum … Donum Leonis Patricii … Ex dono Vblis Horini, homines et villanos quos ecclesia emit a Vble Murno”. AASS, pergamena 001.

[iii] “S.ta M.a de Corazo. 1588. Nota seu Inventario delle robbe tiene in questo t(er)ritorio l’abatia di S.ta Maria di Corazo fatta per D. D.nico Paparuggero procuratore à 25 di 7bre 1588”, AASS, 002A ff. 83a -83f.

[iv] Minieri Riccio C., Notizie storiche tratte da 62 registri angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, 1877, p. 215.

[v] 1273. “(…) Item quod Alexander Stephanicius de sancta Severina in iusticiaratu Vallis Gracie tenet casale sancti Stephani de territorio eiusdem terre occupatum, cum sit de demanio curie, et duos cursos mandrarum, in quibus quondam imperator Fredericus faciebat fieri mandras valentes per annum uncias viii., et predictum casale valet per annum uncias xii.; tenet eciam occupata plura de demanio curie … Inquiratur, si est ita, et revocetur. (…)” Winkelman E., Acta Imperii Inedita I, Innsbruck 1880 pp. 593-594 n. 752.

[vi] Scalise G. B. (a cura di), Siberene, cronaca del passato per la Diocesi di Santa Severina, pp. 294, 307.

[vii] Orefice I., Registro della cancelleria di Luigi III d’Angiò per il Ducato di Calabria 1421 – 1434, ASCL 1977 – 78, p. 295.

[viii] ASV, Reg. Vat. 355, f. 287.

[ix] ACA, Cancillería, Reg. 2905, ff. 75r-75v.

[x] ACA, Cancillería, Reg. 2903, ff. 179r-179v.

[xi] ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 204v-206r.

[xii] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, cit., p. 281.

[xiii] “Privilegium Regis Alfonsi directum Erario et secreto generali Ducatus Calabriae Comittentis stante oculari inspectione privilegiorum maioris Ecclesiae S.tae S.nae quod eidem Archiepisco faveat super iuribus salinam et baiulationis, seu baliae dictae Civitatis, et Casalium nec non quod ipsum non molestent in possess.ne quam … feudi nominati S.ti Stephanj, et cursus Casalis (Novi s)itorum in Territorio, et pertinentiis Civitatis S.tae Sev.nae Expeditum in Castro novo Neapolis sexto Februarij 1445” (AASS, 2A). “Rex Alfonsus; Instrumentum possessionis feudi S. Stephani sub anno 1445” (AASS, 2A). Privilegio di re Alfonso ad istanza dell’arcivescovo Antonio Sanguagalo sulla conferma del feudo di S. Stefano e Corso di casale Nuovo con loro pertinenze, Dato in Castro novo Napoli il 15 febbraio 1446 (AASS, 2A). “Confirmatio Privilegii X.ae salinae et bagliae archie.po et ecc.ae facta nec non quod non molestatur sup. possessione feudi S.ti Stephani in anno 1446” (AASS, 2A). “Privilegium Baiulationis salinae Neheti, feud(orum) S.ti Stefani et Casalis novis, ac decimarum agnorum, et casei in anno 1446” (AASS, 2A).“Arcivescovo di S. Severina. Per li feudi che possiede la Maggiore Chiesa nominata S. Stefano in S. Severina che non siano molestati dalli Precettori di detta terra di Casalenuovo et altro” Falanga M., Il manoscritto da Como, in Rivista Storica Calabrese n. 1-2, 1993, p. 247.

[xiv] AASS, pergamena 004.

[xv] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, pp. 530, 531.

[xvi] “Istrumentum capturae possessionis feudi S. Stephani et decimae Salinarum Nethi et baiulationis S. Sev.nae sub Rege ferdinando Secundo anno 1495” inventario di scritture appartenenti alla Chiesa, e Mensa Arciv.le di S. Sev.na che stanno in Archivio separati da l’altre sotto chiave segnata con questi segni R. R. fatto da me D. Gasparo Caivanj Archidiacono all’ultimo di settembre 1594. AASS, 2A.

[xvii] Lettera di re Federico diretta al cardinale de Aragona, suo nipote, ad istanza di Alessandro della Marra, arcivescovo di santa Severina, sopra lo spoglio del feudo di S. Stefano commesso per il sindaco e altri cittadini di S. Severina nel cui possesso la chiesa fu reintegrata per Iacobo Comite prorege della Provincia di Calabria, il quale feudo pervenne poi in mano a Francesco Ferrari de Colle de Taberna, 20 marzo 1495. Scalise G. B. (a cura di), Siberene, cronaca del passato per la Diocesi di Santa Severina, p. 238.

[xviii] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, p. 327. “Alia lictera Regis Federici directa Jll.mo e R.mo …de Aragona suo nepoti ad instantiam … Marra Archiepiscopi S.tae Sev.nae super spolio feudi S.ti Stephani Comisso per Sindicum, et aliquos Cives S.tae Sev.nae in Cuius possess.ne Ecclesia fui reintegrata per Jacobum Comitem. Proregem Prov.cia Calabriae quod deinde feudum pervenit in manus Franc.ci Ferrarii di Colle di Taberna, et super cognitione summaria … . Datum in Castello Novo Neapoli XX Martij 1497. Cum subscriptione Regia”; “Copia sententiae latae per Regem Federicum super feudo S. Stephani sub anno 1497.” AASS. 2A.

[xix] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, p. 327. “Ma signato finalmente si rende il primiero donator Regnante del Feudo detto di S. Stefano sito in Territorio della Città sudetta la generosità di Alfonso I di Aragona volle vendicarne la conferma. Chiamato il monarca in Calabria dalla sfacciata fellonia di Antonio Centiglia Marchese di Cotrone, e che signoreggiava ancora in S. Severina col colare del retagio della moglie Errichetta Ruffo, vitte la pronta rassegnazione de Cittadini al suo Real comando. Ond’egli fin dai 20 Novembre dell’anno 1444 dall’Accampamento già formato a piè della Città datò in Diploma con la concessione di varie grazie tutte singolari a pro di essa. Confermò allora alla Chiesa Metropolitana tutte le antecedenti Reali munificenze ed ordinò a di lei vantagio la reintegra del possesso del sudetto Feudo e la conferma pel dominio stabile del vasto Corso nomato Casale nuovo. Anzi stazionando nel Campo sotto Cotrone difeso allora dalla Fazione del Centiglia replicò gl’ordini più energici fin dai 24 Gennaro dell’anno 1445 per essere espulso l’intruso detentore del Feudo ansidetto, e restituito il possesso alla Chiesa Metropolitana dal Regio Capitano di S. Severina, Gl’ordini stessi furono rinovati a 3 Giugno dell’anno 1495 in tempo del Re Ferdinando II di Aragona, perché nuovamente occupato il Feudo ridetto ne torbidi sus citati durante il brevissimo Regno di Alfonso II di lui Genitore. Ma reintegrata appena la Chiesa nel possesso dell’enunciato Feudo, il Sindaco con altri prepotenti Cittadini se ne appropriarono le Rendite, senza potersi indovinare le cause palliative almeno nello spoglio fatto; e rimase finalmente in potere di un d’essi  nomato Francesco Ferrari. In mano di costui lo trovò il Conte Andrea Carrafa della Spina allorchè investito già del Contado di S. Severina fin dall’anno 1496, dovè nell’anno 1506 a piè di guerra prender possesso della Città. Riputato dunque per un fellone il nomato Francesco Ferrari ne fu interamente spogliato ed il Feudo ansidetto agiudicato tra i fondi Fiscali del Contado di S. Severina.”

“Riavutasi qualche calma e ritornato Ferdinando II dalla Sicilia dove si era rifugiato alla venuta ostile di Carlo VIII Re di Francia, che per mottivi politici dovè in maggio dell’anno 1495 ritornar frettolosamente in Francia fu mandato Giacomo de Conti qual Commissario Generale in Calabria. Si presentò a costui il Vicario Generale dell’Arcivescovo Alessandro della Marra manifestandoli la nuova usurpazione del Feudo di S. Stefano e l’attrasso delle divisate Decime a vista de privilegii presentati ottenne l’ordine datato in S. Severina li tre Giugno di quell’anno 1495 diretto … Viro Nardo de Piris Regio Capitaneo dictae Civitatis Sanctae Severinae, che subito dovesse rimettere nel possesso la Chiesa Metropolitana delle arretrate rendite. Tanto fu eseguito dopo tre giorni senza il menomo ostacolo : ex sic dictus Nardus Capitaneus et inst… praedictum Vicarium nomine cuius supra in possessionem imposuit dicti Pheudi de S. Stefano (…) et in possessionem per fustim e imposuit de singulis aliis et Decimae Baiulationis et Decimae Salinarum de Naheto; come più diffusamente dall’Istrumento rogato dal Notaro Antonio di Cicco delle Castelle a di 6 Giugno del ridetto anno 1495 che originalmente si conserva in Archivio.”

“Da una lettera del Re Federigo di Aragona segnata sotto il di 20 marzo 1497 si rileva che l’usurpazione del feudo di S. Stefano dopo la reintegra de 6 Giugno 1495 seguì per opra di alcuni Cittadini collegati col Sindaco della Città. A suppliche dell’Arcivescovo Alessandro della Marra scrisse egli al Luogotenente G(enera)le delle Calabrie Don Ferrante di Aragona suo Nipote e gli disse che lo spoglio de ditto feudo fu fatto per lo Sindico et alcuni Cittadini de Santa Severina et dopo dicto feudo è pervenuto in poter di Francisco Ferraro ditto de Colle de Taberna. Li sogiunse perciò d’ordinare al Capitano di S. Severina che Summariamente et senza cavillatione et dilatione debbia ministrare ad esso supplicante et sua Ecclesia justitia expedita secondo li meriti de ditto processo instrumento et altre scritture. Vol XIX dell’Archivio Arcivescov. fol. 34. L’essersi poi trovato il sudetto Feudo in possa di Francesco Ferrari uno di quei che armati resistevano più mesi nell’anno 1506 all’ingresso marziale del Conte Andrea Carrafa della Spina in S. Severina si rileva da una Concessione lui stesso avisse fatta in beneficio di Guglielmo Infosini a 12 Decembre dell’anno 1507 dove si legge Et quoniam ex posuiscis nobis vos item Guglielmus Infusinus quod olim tempore quo Feudum de Sancto Stephano situm in Territorio praedictae Civitatis S. Severinae tenebatur et possidebatur per Franciscum Ferrarium alias de Colle constructis et edificatis vestris propriis sumptibus et expensis duo molendina in tenimento dicti Feudi in loco qui dicitur supto la Valle de S. Elya et lo Raglietto … et quod postmodum dictum Feudum cum juribus et pertinenciis suis omnibus ex justis rationibus et causis et signanter ab notoriam rebellionem praenotati Francisci Ferrari et Ferdinandi eius fili commissam et patratam contra Regiam Catholicam Majestatem et contra Nos statumque nostrum. Nella suddetta Concessione il Conte Carrafa chiamò rebelle a Francesco e Ferdinando Ferrari, quando usci veramente di unità agl’altri Nobili della Città volean conservarla anche colla forza dell’armi sotto il Regio Demanio giusto il Privilegio concessole dal Re Carlo I d’Angiò a non farla cadere sotto del giogo baronale; ma tanto valea di quel tempo la potensa de Baroni.” AASS, 84A.

1566-1567: “Heredi di Guglielmo Infosini della città di Santa Severina per dui molini censuatesi seu sub anno adohe dal conte di Santo Severino, siti nel tenimento del feudo di Santo Stefano in loco dove se dice la Valle di Santo Elia, et lo XX devoluti à detto conte per ribellione di Francesco Ferraro.” “Ioanni Ferdinando Novellis, possessore delli feudi detti Santa Lia e Moyana Piccola, membri del feudo di Santo Stefano in territorio di Santa Severina et adoha al utile signore di detta terra, non sia accatastaXX.” ASN, Regia Camera Sommaria, Segreteria.

[xx] Scalise G. B. (a cura di), Siberene, cronaca del passato per la Diocesi di Santa Severina, p. 92 e sgg. In un apprezzo del 1653 leggiamo: “… che tra Scandale e S.ta Severina vi è il bosco detto Ferrato della Città per legnare pascolare tanto l’utile S.re quanto l’Università di S.ta Severina Santo Mauro et Scandale nelle quali vi sono più acque Sorgente per Comodità di bere et per animali dove vi è Caccia li lepari et altri animali quatrupedi e di penne conf.e li tempi dalli quali ne pervengono Grani Maiorichi grani forti orgio Avena tutti Sorte di legume, Vini bianchi, rossi melloni d’acqua et di pane verdume lini Candavi e bambace.” (…). “Distante dall’abitato verso levante per uno miglio dentro il Bosco di ferrato è una Cappella sotto nome di Santa Maria di Colondeo nella quale se dicono due messe la settimana lo sabbato et l’altra ad arbitrio dove assiste uno romito con due Celle con chiusa … arborata di frutti olive Celse con Comodità d’acqua viva.” (…) “Fuore della detta Città per lo Territorio vi sono molte chiese e cappelle. La Chiesa di Santo Pietro, Santo stefano Protomartire, Santa m.a della Stella, Santa m.a de Condoleo, Santa m.a di buon Calabria, Santo Nicola, S.to Cosimo et Damiano, San Giorgio, Santa m.a de Puellis, Santa m.a della Neve, Santa m.a delli frati, Santo Vito e modesto, Santa Lucia, Santa m.a della Grotte, Santo Nicolò di almeri, S.ta m.a della Gratia di Pagano, Santo Nicola di Cocina. Le quale stanno circum circa la Città nelle quale si Celebra a devotione et nel Giorno della Festività quale vanno con la Città di Santa Severina.” AASS, 31A.

[xxi] Nel Sinodo del 1564: “R. Canonicus S.ti Stefani dello Bosco de Ferrato vocatus in Synodo more solito non comparuit”. Nel Sinodo del 1581: “R. Canonicus S.ti Stefani de Bosco vocatus comparuit”. AASS, 006A.

[xxii] Russo F., Regesto, 25721.

[xxiii] AASS, 41A.

[xxiv] AASS, 109A.


Creato il 3 Marzo 2015. Ultima modifica: 24 Novembre 2021.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*