Un convento agostiniano a Cotronei

Cotronei

Cotronei in una acquaforte di Antonio Sfortuniano.

Assente nel “foculario” del Regno di Napoli del 1521 (1), Cotronei mostra una numerosa presenza di “greci e schiauni” alla metà del Cinquecento. Il casale viene tassato nel 1541 per 51 fuochi “scaunj”, circa 200 abitanti (2), e nella primavera dell’anno dopo, tra i manipoli che lavorano alla fortificazione di Crotone, troviamo Antoni e Marco Gangali, Andrea Osnay, Joanni Stasi e Noli Yeriyanni, tutti di “Cotroney” (3). Nella revisione dei fuochi del 1565 Cotronei che era tassata per 25 fuochi venne portata a 31, ma sempre sul finire di quell’anno è segnalata anche la presenza dapprima di 52 e poi di 77 fuochi “albanesi” (4). La comunità “albanese” diverrà col tempo dominante, tanto che il vescovo di Santa Severina Alfonso Pisani (1587 –1623) in una sua relazione (5) poco dopo il suo insediamento così lo descrive: “Cotronei è casale habitato da Albanesi al numero di quattrocento anime, quali vivono al rito greco nel modo che si è detto di Scandale e perché il loro Barone è latino vi stanno due preti un greco col suo diacono, et un latino, ciascaduno con la sua chiesa” (6). Allora esso era tassato per 65 fuochi.

La fondazione
All’inizio del Seicento, anche per contrastare la presenza del rito greco, così come nel caso di Papanice e di Belvedere, sorse a Cotronei, casale in diocesi di Santa Severina, un monastero agostiniano. Esso fu edificato sulla strada pubblica ad “un tiro di scopetta” dall’abitato.
Intitolato a San Marco Evangelista, fu fondato nel 1612. Contribuì all’erezione la baronessa del luogo Auria Morano, che diede il terreno, dove costruire il convento, ai frati della congregazione dell’ordine di San Agostino, e poi lo dotò di una rendita annua, con il patto che vi abitassero tre sacerdoti religiosi. Vi fu anche il consenso dell’allora arcivescovo di Santa Severina Alfonso Pisani (7).
Ricorda l’aiuto concreto, concesso dal feudatario per l’erezione del convento, un atto notarile stipulato il 16 giugno 1622 nel palazzo baronale di Cotronei. Nell’occasione la feudataria, recependo la richiesta del priore del monastero di San Marco, il reverendo Marco Puglise, commutava la donazione che aveva fatto circa dieci anni prima in favore del monastero della rendita annua di ducati 100 su un capitale di ducati 1000 nella concessione della gabella di “Sberno”; un suo bene burgensatico pervenuto per successione ereditaria del padre Francesco e del fratello Fabrizio Morano (8).

A metà Seicento
Il 14 marzo 1650 in occasione della pubblicazione in Roma, il 22 dicembre 1649, della Costituzione di Innocenzo X il priore Francesco Giacco ed i deputati Frate Nicola da Nicastro e Giuseppe di Cosenza stesero la relazione sullo stato del convento.
L’edificio a metà del Seicento si presentava “chiuso di fabrica” con la chiesa intitolata a San Marco, con tre camere per l’abitazione dei frati e la dispensa, il refettorio, la cucina ed un cellaro. Vi era inoltre una stanza per conservare iol grano, mancava la sacrestia, ma suppliva allo scopo una “lamiotta” dietro il Sancta Sanctorum. Vi abitavano allora tre sacerdoti ed un serviente converso professo, cioè il frate Francesco Giacco di Cruculli priore, il frate Leonardo Sarnate di Cruculli, il frate Pietro di Luca di Cosenza ed il professo Tomaso Severino di Cosenza.
Le proprietà erano costituite da alcune terre e da una vigna accanto al convento, che era data in fitto. Altre entrate provenivano da alcuni censi, dalla cerca del grano, dall’elemosina del sale e dall’allevamento di una ventina di capre (9).
Per quanto riguardava le spese, esse erano costituite dagli oneri derivanti per la riparazione della chiesa e del monastero, dall’acquisto di cera e olio per fornire la chiesa e la sacristia, dal vitto, cioè grano, vino, olio ed altro di commestibile, e dal vestiario per i frati. A tutto questo bisognava aggiungere le collette per i superiori, per le visite, per il capitolo e la congregazione, ed il mantenimento della cavalcatura del socio del padre vicario. Completavano le uscite le spese per barbieri, lavandaie, medico e medicine.

La soppressione
Non avendo le condizioni poste dalla Costituzione di Innocenzo X sulla estinzione e soppressione dei piccoli conventi emanata il 15 ottobre 1652, cioè che fosse abitato da almeno sei frati e con rendite sufficienti, il convento in quello stesso anno fu soppresso (10). Rimase la chiesa.
Così è descritta Cotronei sul finire del Seicento: “Cotronei è terra piccola di anime cinquecento e nove, ha una chiesa parrocchiale sotto il titolo di S. Nicolò Pontefice, è servita dal suo arciprete con due preti, uno diacono, e sei clerici; vi sono tre chiese de iurepatronato, una sotto il titolo del Carmine, l’altra sotto il titolo di San Rocco, e la terza sotto il titolo della SS.ma Annunciata. Oltre questo vi è una chiesa distante dalla terra mezzo miglio sotto il titolo di Santo Marco, convento soppresso dell’ordine di Santo Augustino” (11). Alla metà del Settecento fuori le mura di Cotronei vi è la chiesa di San Marco Evangelista, una volta convento degli eremitani di San Agostino, poi soppresso, è retta da un procuratore eletto dal clero che la provvede del necessario (12).

Note

1. Pedio T., Un foculario del Regno di Napoli del 1521, Studi Meridionali n.3/1991, p. 264-265.
2. Maone P., Gli Albanesi a Cotronei, Historica n.4/1972.
3. Manuale seu giornale tenuto per me Jo. Micheli Piczuto. Libro Quarto intitulato D, Dip. Som. 196/4, ff. 11, 20, ASN.
4. Tesorieri e Percettori, Tesoriere Turino Ravaschieri ( a. 1564 –1565), Vol. 4087, f. 9, ASN.
5. Relatione dello stato della chiesa metropolitana di Santa Severina, S.ta Severina 22 martii 1589.
6. Alla fine del Cinquecento Rocco Spina, prete greco, amministrava la chiesa di S. Nicola de li Greci e Domenico Mauro, sacerdote latino, quella latina, Maone P., Gli Albanesi cit., p. 193.
7. AGA, Ji, f. 145 –145v.
8. Maone P., Notizie storiche su Cotronei, Historica n.2/1972, p. 105.
9. AGA, Ji, f. 145 –145v.
10. Fiore G., cit., II, 385.
11. Rel. Lim. S. Severina, 1678.
12. Rel. Lim. S. Severina, 1765.

Il N.ro Mon.ro della Terra delle Cotronei dell’istesso ord. di S. Ag.no.
(Trascr. a cura di A. Pesavento da Arch.Gen. Agost., Ii, f. 145 –145v)
Nella diocese di S. Severina situato fuori la Terra distante un tiro di scoppetta in strada pub.ca fu fondato l’anno 1612 cioè dato il luogo et elemosina per la fabrica a frati di S. Ag.no della n.ra Cong.ne dalla m.ca D. Auria Morano baronessa di d.a terra et poi dotato d’entrata annua con patto che vi stessero tre sacerdoti religiosi, vi fu il consenso di mons. Vesc.o di S. Severina di quel tempo, ha la chiesa sotto il titolo di S. Marco è di struttura di fabrica, cioè chiuso di fabrica con tre camere per habitatione de frati una dispensa refettorio cucina et un cellaro, ha una camera che serve per granaro, sacristia non ve n’è ma vi e una lamiotta dietro il Sancta Sanctorum che serve per sacristia. Vi sono stati sempre di famiglia et al presente vi stanno 3 sacerdoti et un serviente converso professo cioè il P. F. Fran.co Giacco di Crucolli priore il P. F. Leonardo Garnate (Sarnate) di Cruculli il P. F. Pietro di Luca di Cosenza e F. Tomaso Severino di Cosenza laico professo.
Possiede alcune terre, dalle quali si ha d’entrata fando il computo di 6 anni l’uno con l’altro di cinque quarti di germano, che vale scudi uno per ogn’anno. Possiede una vigna di censo il mon.ro dalla quale si può havere d’entrata per ogn’anno per il vino che fa s.di dieci e g.i 2 ½ per anno.
Ha d’entrata di censi annui affrancandi s.di 121:6 per ogn’anno esigibili.
Possiede 23 capre dalle quali ne può havere d’entrata mentre vivono.
Di spirituale ha niente. Ha d’entrata da cerche di grani incerte fatto il computo come di sopra s.di 3 g.i 7:6
Ha d’elemosina di sale tt.a sei, che può valer s.di 6. Questo lo dona la Regia Corte. All’incontro ha obligo di messe cioè per ogni giorno due continue, et due per settimana.
Le quali tutte si sono sempre celebrate et si celebrano. Ha di spesa per reparatione della chiesa, et monasterio scudi due per ogni anno secondo il computo. Ha di spesa per la chiesa e sacristia per cera, oglio per ogn’anno scudi otto. Ha di spesa di vitto, cioè grano, vino, oglio et altre cose comestibili s.di 78 : 4 per ogn’anno. Ha di spesa di vestiarii s.di 36 alla ragione del mon.ro di Cosenza, che già s’è detto di s.a. Ha di spesa di collette di superiori fando il computo fra 6 anni l’uno per l’altri s.di 9 : 4 : 6. Ha di spesa di visita, capitolo e congregatione s.di 4. Ha di spesa per la cavalcatura del socio del P. Vic.o g.i 9 ½. Ha di spesa di barbieri e lavandara s.di 3 :1 :4. Ha di spesa di medico e medicine computando l’un anno con l’altro s.di 3 per ogni anno. Noi infratti col mezo del nostro giuramento atestiamo d’haver fatto diligente inquisitione et recognitione dello stato del mon.ro sud.o et che tutte le cose di sopra espresse sono vere et reali et che non habbiamo tralasciato d’esprimere alcuna entrata, uscita o peso del monastero med.mo che sii pervenuto a n.ra notitia. Et in fede vi havemo sotto.to la p.nte di n.ra propria mano et seg.ta col solito sigillo questo di 14 di marzo 1650.
Io F. Fran.co Giacco Priore del sud.to mon.ro
F. Nicola da Nicastro dep.go
F. Giuseppe di Cosenza dep.go.


Creato il 20 Febbraio 2015. Ultima modifica: 14 Maggio 2015.

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