Gli Ayerbis d’Aragona ed il loro palazzo di Crotone

Crotone, palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

La famiglia degli Ayerbis d’Aragona vantava la discendenza dal Marchese della Grotteria, conte di Simari e Principe di Cassano di Puglia. Cesare, fratello di Alfonso degli Ayerbis d’Aragona, conte di Simari, si trasferì nella città di Catanzaro. All’inizio del Seicento il suo figlio, Giovanni degli Ayerbis d’Aragona, venne a Crotone.[i] Da Giovanni nacquero Gio. Battista, Cesare Juniore,[ii] Michele e Victoria. A Crotone gli Aragona strinsero rapporti economici soprattutto con i Lucifero, entrando a far parte delle fazioni, che si contendevano il predominio sulla città.

Un atto notarile del 1631, getta luce sulla loro partecipazione ai sanguinosi scontri tra le casate. “Essendo successo l’homicidio in persona di Gio. Fran.co Mangione si fornì informatione et inquisitione contro don Michele d’Ayerbe de Aragonia tanto in questa Regia Corte di Cotrone come anco nella Regia Audientia di Calabria Ultra et gia corte della Vicaria, dalle quali fu citato, reputato contumace forbandito et finalmente pregiudicato de homicidio detto don Michele”.

Perseguitato dalla famiglia rivale, per non essere ucciso, Michele d’Ayerbe si offrì di farsi cappuccino e di ritirarsi in monastero. Ma i familiari del Mangione non sono soddisfatti e “sempre hanno cercato di perseguitarlo et per tanto tempo hanno durato nell’istesso odio, romore et intensa volontà di vendetta”. Alla fine “essendo stati moniti et riprovi da diverse persone religiosi”, si accontentano del fatto che l’Aragona si sia fatto cappuccino.[iii]

Victoria sposò Lelio Montalcino e rimase vedova con le figlie Joanna e Lucretia.[iv]

Nel 1657 Gio. Battista de Ayerbis d’Aragona si unì con Laura Presterà, vedova di Cesare Suriano, la quale gli portò una dote del valore di oltre 2000 ducati.[v] Rimasto vedovo si risposò con Dianora Suriano, figlia di Detio, che, rimasta vedova, nel 1668 sposerà Gio. Paulo Pipino.[vi]

Verso la metà del Seicento, Gio. Battista de Ayerbe de Aragona possedeva ed abitava una continenza di case in parrocchia di San Pietro, che confinavano con le mura della città. Di queste case, parte erano state di proprietà di Giulia Piterà,[vii] e parte di Gio. Agostino Sperandio.[viii] Esse erano composte da più e diversi membri inferiori e superiori, ed avevano un “cortiglio coperto et casaleno con la loggietta”.[ix]

Crotone, localizzazione del palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

Tra i figli di Gio. Battista o Titta d’Aragona, ricordiamo gli eredi Pietro e Giacinto.[x] Giacinto si unì con la giovane Agnese Berlingieri, sorella di Carlo, arcivescovo di Santa Severina, che gli portò una ricca dote. Giacinto continuò ad abitare nelle case paterne. Case che all’inizio del Settecento, furono trasformate in palazzo. Situato in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, esso confinava con le case di Domenico Capicchiano e vie pubbliche mediante, con le case o palazzo dotale di Antonio Suriano, poi di Giuseppe Riccio, e le mura della città.[xi]

Giacinto possedette le “vigne, giardino e territorii detti Li Ponticelli” e le gabelle di Olivella e di Scurò.[xii] Costruì il casino di Ponticelli e per maggiore commodità del casino ed utilità per la taverna, che in esso si trovava, fece attraversare le sue proprietà da una nuova strada, che iniziando dalla strada pubblica di Crepacore, si congiungeva con quella di Margherita.[xiii]

Arme della famiglia Ayerbis d’Aragona: “Quattro pali d’oro in campo rosso”.

Dall’unione con Agnese Berlingieri nacquero Gregorio, Vittoria, … . Vittoria entrò nel monastero di Santa Chiara, dopo un anno di noviziato diede la professione nel 1724,[xiv] divenendo clarissa col nome di Marianna. Fu anche badessa dal 1754 al 1756.[xv] Gregorio nel maggio 1716 sposò Maddalena Lucifero, figlia del marchese Fabrizio. La Lucifero gli portò l’usuale dote di 2000 ducati.[xvi] Gregorio ed il padre Giacinto, verranno integrati nel 1720 nel Sedile di S. Dionigi Areopagita, soprattutto per interessamento di Fabrizio Lucifero, che ne attesterà la nobiltà, e potranno così partecipare al governo cittadino.[xvii] Gregorio Aragona, esercitò l’ufficio di regio secreto e mastro portolano.[xviii] Nel gennaio 1723 eresse la cappella di famiglia nella chiesa di San Giuseppe, “nuovamente eretta con aprire il muro di d.a chiesa vicino l’arco mag.re di d.a chiesa in cornu evangelii”, con un suo altare e con “l’effiggie e natura di S. Gregorio Taumaturgo”, dotandola di una statua lignea del protettore, e di una rendita di duc. 15 annui.[xix]

Crotone, statua di S. Gregorio nella chiesa di S. Giuseppe.

Gregorio nel 1728 fu governatore di Barletta[xx] e, sempre in quell’anno, ottenne dal papa Benedetto XIII di poter far celebrare la messa nella cappella privata della sua abitazione, e che potessero parteciparvi anche i suoi genitori, Giacinto e Agnese Berlingieri, i suoi figli, i consanguinei e gli affini che coabitavano nel palazzo, nonché i familiari e gli ospiti nobili.[xxi] Nel 1731 acquistò da Francesco Cesare Berlingieri un casino vicino al molo o porto, che poi rivendette nel 1748 allo stesso Berlingieri.[xxii]

Gregorio Aragona de Ayerbe, “privilegiato come famiglia spagnuola de sanguine regio”, ingrandì il suo palazzo, situato in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, affacciante alle mura e confinante dal lato superiore, con il palazzo dei Capocchiani[xxiii] e, dal lato inferiore, con il palazzo di Geronimo Cariati.[xxiv]

Crotone, palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

La costruzione di nuove camere e l’innalzamento della costruzione, dette origine a liti con i proprietari dei palazzi vicini, evidenziate da un accordo, stipulato il 6 settenbre 1719 presso il notaio Stefano Lipari. Con tale atto Gregorio, che stava costruendo una camera nuova dalla parte della muraglia della città, dove il suo palazzo confinava con le case di Gaetano e Domenico Capocchiano, poichè i vicini intendevano impedire la costruzione, in quanto precludeva la visione del mare e dei monti al loro palazzo, per evitare, possibili “rancori, dispendii e liti e per vivere quietamente e con quella corrispondenza d’amicitia, che hanno vissuto per il passato et al presente vivono”, si impegnava a rispettare alcune convenzioni.[xxv]

Egli possedeva oltre al palazzo, il casino di Ponticelli, con viti, giardino e alberi. Alcuni bassi del casino erano stati concessi ad uso di “osteria seu taverna” a “Giuseppe Roccafuoco, che teneva in affitto la posata seu allogiamento”.[xxvi] Nel 1740 cominciò a indebitarsi con Filippo e Bernardino Suriano. In quell’anno dapprima prese in prestito ducati 1000 e, poco dopo, altri ducati 400 al 5%.[xxvii]

Per far fronte ai debiti e sempre più in difficoltà per le annate particolarmente scarse e sterili, sarà costretto a cedere, dapprima nel 1756 e poi nel 1759 a Raffaele Suriano, alcuni terreni di Ponticelli.[xxviii] Gregorio D’Aragona morì nel 1760, lasciando all’erede, il figlio Alfonso, oltre alle terre e casino di “Li Ponticelli”, al palazzo, ben arredato e fornito di una colta e ricca biblioteca, anche numerosi “debiti cartularii oltre l’istrumentarii”, che assommavano a più di 1000 ducati.[xxix]

Alfonso, figlio di Gregorio d’Aragona D’Ayerbe (“Discendente di Sangue Reggio e come tale gode tutte le prerogative e privilegi, e ciò come Secondi Geniti della Casa de Prencipi di Cassano”) e Maddalena Lucifero, sposò Cassandra Milelli, figlia di Nicola e Margherita Modio. Alfonso, degli “antichi conti di Simari, marchesi della Grutteria”, ereditò oltre al palazzo anche il podere “Li Ponticelli”, “chiuso di fosso e consistente in terre rase e aratorie, con giardino con vigne, torre, alberi fruttiferi, copelliera, di presente esistente in caselle seu case di ape numero duecento, ed un casino con diversi membri ed edificii con chiesa rurale” di San Giovanni Battista.[xxx] Continuamente indebitato,[xxxi] Alfonso vendette buona parte di Ponticelli a Bernardino Suriano.[xxxii]

Crotone, palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

Da Alfonso Aragona e Cassandra Milelli, nacquero Giacomo, Carlo, Maria Giuseppa (nata il 21 marzo 1749),[xxxiii] Francesca o Checchina, e Agnese.[xxxiv] Il primogenito Giacomo ebbe in dono nel 1772 dal padre Alfonso, il terreno con lo stabile o casino di “Li Ponticelli”, “con pesi, obbligazioni, ed altri jussi e raggioni e colla speciale ippotega sopra il prenominato suo palazzo d’abbitazione”.[xxxv] Al tempo della Cassa Sacra nel 1790, ebbe in amministrazione i beni degli enti ecclesiastici soppressi o sospesi.[xxxvi] L’anno dopo vendette a Diego Grimaldi ciò che rimaneva di Ponticelli.[xxxvii]

Al tempo del catasto onciario del 1793, Alfonso d’Aragona d’Ayerbe di anni 76, manteneva ancora i vecchi privilegi: “come famiglia spagnola di sangue regio, gode come cittadino, e paga la bonatenenza, come privilegiato”. Abitava nel suo palazzo, del quale aveva dato in fitto due botteghe, seu bassi.[xxxviii]

Maria Giuseppa d’Aragona d’Ayerbis nel 1771 fu unita in matrimonio col signor Gio. Battista Brescia, nobile di Stilo. Per il suo matrimonio le furono promesse in dote ducati 1200, da conseguirsi però dopo la morte del padre Alfonso e della madre Cassandra Milelli. Per mantenere tale promessa, furono ipotecati soprattutto il palazzo di Crotone e lo stabile posto a Li Ponticelli. Dalla coppia nacque il 4 giugno 1778, Elisabetta Brescia d’Aragona, che sposò nel 1791 Mirtillo Grimaldi (nato il 16 marzo 1770), figlio di Diego e di Lucrezia Berlingieri.

Crotone, palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

Tra le doti promesse dalla madre Maria Giuseppa d’Aragona alla figlia, vi furono 500 ducati da prelevarsi sui suoi 1200 ducati dotali.

Nel 1796 poichè l’avo materno, Alfonso d’Aragona, aveva intenzione di alienare o distrarre il palazzo di Crotone, Elisabetta intervenne presso la Gran Corte della Vicaria per impedire tali atti, in quanto essa vantava sul palazzo diritti che le provengono dalla promessa dotale, fatta dalla madre. Allora il fondo “li Ponticelli” non apparteneva più agli Aragona ed era così deteriorato che non dava più alcun frutto.[xxxix]

Da Elisabetta Brescia d’Aragona e Mirtillo Grimaldi, nacquero Franceschina, Diego, Carlotta (nata il 21 gennaio 1798) e Gio. Battista. Franceschina fu sposata al signor Gaspare Faraldi di Santa Severina, Diego ebbe in moglie la signora Teresa Zurlo, ma dopo pochi mesi di matrimonio, colto da morbo ferale, morì senza prole. Gio. Battista abbracciò lo stato sacerdotale e divenne prete. Carlotta si unì in matrimonio col signor Francesco Piterà di Cutro, da cui nacquero Bettina, Gregorio, Antonio e Raffaele. Alla fine dell’Ottocento il palazzo degli Ayerbis d’Aragona era diventato proprietà dei Grimaldi.

Crotone, palazzo degli Ayerbis d’Aragona.

Note

[i] ASCZ, Busta 118, anno 1627, f. 54v.

[ii] Cesare de Ayerbis de Aragonia presenzia il 16 ottobre 1636 come padrino al battesimo di Giuseppe Lucifero, figlio di Horazio e Maddalena della Motta Vigliecas. AVC, Libro battezzati S. Salvatore.

[iii] ASCZ, Busta 108, anno 1631, ff. 126-127.

[iv] ASCZ, Busta 310, anno 1664, f. 40.

[v] La dote era costituita da parte delle gabelle Spatarello e Il Piano delle Mendole, per il valore di 1400 ducati, da 400 ducati “in beni mobili di lino, lana, bambace, seta, argento, oro e perle, da diversi crediti e da 15 animali vaccini. ASCZ, Busta 229, anno 1657, f. 61.

[vi] ASCZ, Busta 334, anno 1677, f. 23.

[vii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 149v.

[viii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 119v.

[ix] ASCZ, Busta 108, anno 1647, f. 81.

[x] ASCZ, Busta 334, anno 1677, f. 23.

[xi] ASCZ, Busta 611, anno 1712, f. 1; Busta 612, anno 1715, f. 191.

[xii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 121v, 161.

[xiii] ASCZ, Busta 861, anno 1761, f. 56.

[xiv] ASCZ, Busta 614, anno 1724, ff. 48-51.

[xv] ASCZ, Busta 862, anno 1763, ff. 145-146.

[xvi] ASCZ, Busta 660, anno 1720, ff. 294-303.

[xvii] Carte Piterà.

[xviii] ASCZ, Busta 613, anno 1720, f. 79.

[xix] ASCZ, Busta 614, anno 1723, ff. 6-10.

[xx] ASV, Nunz. Nap. Vol. 175, ff. 211-214.

[xxi] ASV, Secr. Brev. Vol, 2700, f. 73.

[xxii] Il casino presso il molo era situato nel luogo detto Milino e consisteva “in più camere con i loro bassi seu magazeni, scala di pietra, con vignano di fabrica e pozzo avanti detto casino”. ASCZ, Busta 614, anno 1731, ff. 53-55; Busta 854, anno 1748, f. 82.

[xxiii] Il palazzo da Domenico Capocchiano era passato al figlio Tomaso, come erede del padre e del fratello Gabriele. Esso consisteva “in più e diverse camere, membri, bassamenti ed altre comodità”, ed era sito e posto in parrocchia del SS. Salvatore, “vicino alle muraglia della città affacciante alla riviera del mare con vignano e cisterna”, e confinava da un lato superiore, al palazzo del signor Gregorio Montalcini e dall’altro lato, a quello di Gregorio Aragona. ASCZ, Busta 859, anno 1757, ff. 4-9.

[xxiv] Leonardo di Cola comprò nel 1733, il palazzo di Giuseppe Riccio che era contiguo strada mediante, al palazzo di Gregorio Aragona. In seguito il palazzo passò per donazione a Gerolamo Cariati. Il palazzo situato in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo “loco detto il Fosso”, confinava vie mediante con i palazzi di Gregorio Aragona, Francesco Antonio Sculco e Francesco Antonio Suriano. ASCZ, Busta 664, anno 1744, ff. 12-13; Busta 668, anno 1749, ff. 173-175.

[xxv] ASCZ, Busta 612, anno 1719, f. 93.

[xxvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955.

[xxvii] ASCZ, Busta 854, anno 1740, ff. 92-93.

[xxviii] ASCZ, Busta 860, anno 1759, f. 299.

[xxix] ASCZ, Busta 861, anno 1761, ff. 43-46.

[xxx] Li Ponticelli confinavano con Margarita, Bruca Sacrata e Crepacore. ASCZ, Busta 854, anno 1740, ff. 92-93; Busta 860, anno 1760, ff. 240-241.

[xxxi] Tra l’altro Alfonso d’Aragona doveva dei denari alla clarissa Angela Suriano ed al monastero di Santa Chiara. ASCZ, Busta 862, anno 1763, ff. 145-146.

[xxxii] AVC, Catasto Onciario, Cotrone, 1793.

[xxxiii] Istr.o del Notaio Michele Vatrella del 17 luglio 1791, in Stato attuale, o sia lista di carico … conferita da S. M. al sign. D. Giacomo d’Aragona d’Ajerbe, e consegnata al med.mo nel di due giugno 1790, f. 14.

[xxxiv] Agnese Aragona nel 1762 entrò nel monastero di Santa Chiara con l’intenzione di monacarsi. ASCZ, Busta 862, anno 1763, ff. 155-156. Sul finire del Settecento vi erano nel monastero di Santa Chiara le clarisse Maria Anna e Maria Elisabetta Aragona. AVC.

[xxxv] Il terreno con lo stabile di Li Ponticelli venne valutato del valore di 2129 ducati ma era gravato di ducati 550, dei quali 200 al 6%, si dovevano al monastero di Santa Chiara, per dote spirituale di Suor Maria Elisabetta, figlia di Alfonso d’Aragona, e ducati 200 al 5%, erano dovuti al semplice beneficio di S. Maria di Costantinopoli della famiglia. ASCZ, Busta 917, anno 1772, ff. 114-118.

[xxxvi] Carte Piterà.

[xxxvii] Stato attuale, o sia lista di carico … conferita da S. M. al sign. D. Giacomo d’Aragona d’Ajerbe, e consegnata al med.mo nel di due giugno 1790.

[xxxviii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 190.

[xxxix] Carte Piterà.


Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 14 Ottobre 2022.

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