Il Quartiere degli Spagnoli a Crotone

Crotone, localizzazione del Quartiere degli Spagnoli.

La presenza spagnola a Crotone è massiccia per tutto il viceregno. Oltre alla guarnigione stabile del castello, composta dal castellano, dal sergente, dal capitano e dai militi spagnoli, essa era alimentata dalle compagnie di fanteria di passaggio, dai funzionari e dai rappresentanti del potere regio (giudice, governatore, capitani della città, capitani a guerra, ecc.). A questi erano da aggiungere spesso i vescovi, che erano di presentazione regia.

Pur essendo fortificata e vigilata dal castello, poiché era strategicamente importante ma esposta alla minaccia turca, specie nei mesi estivi, Crotone era difesa da compagnie di fanteria e di cavalleria spagnole. Nel 1558 vi si destinavano 700 fanti spagnoli, nel 1560 veniva mandato per tale compito Salvatore Spinelli con la sua compagnia di 800 uomini, l’anno dopo è la volta di una compagnia spagnola composta da 200 uomini del capitano Diego de Veza, che protegge la città dai turchi e dai banditi; nel 1563 arriva il marchese di Cerchiara, Fabrizio Pignatelli, con “mille fanti spagnoli, e duecento uomini d’armi et altrettanti cavalli leggieri”, che deve perseguire i fuorusciti di re Marcone, e nell’estate successiva sono a guardia della città i fanti e gli ufficiali della fanteria sotto il comando di Mario Pignatello.[i]

Dal novembre 1569 al settembre 1572 è segnalata la morte di almeno una decina di spagnoli sui 250 morti a Crotone in quel periodo.[ii] La mortalità è soprattutto concentrata nei mesi estivi quando la fanteria spagnola è di guardia al litorale, dove la malaria imperversa. “L’allogiamenti dela regia gente d’armi” ed il “dare il soccorso alla compagnia spagnola che in essa resede”, erano alcuni degli obblighi ai quali, “in virtù della regia pragmatica et ordini della regia scrivania de ratione”,[iii] doveva far fronte l’università e che erano fonte di forti contrasti tra i cittadini, che si vedevano di continuo aumentare le tasse. Soprattutto in primavera quando il mastro giurato consegnava le chiavi della città al capitano della compagnia spagnola, che veniva a presidiare ed ad mantenere l’ordine nella città per preservarla dal pericolo turco.

Di tale situazione ne è prova un atto di protesta fatta il 15 maggio 1591. Essendo arrivata in città la compagnia spagnola comandata dal capitano Juan Urretta per presidiarla, il castellano di Crotone Don Diego Pigneiro comanda al regio capitano della città, il S. Juan Martinez de Montalva, di prendere informazioni sull’operato del mastro giurato Jo. Andrea de Nola, al quale spettava il compito di provvedere ad alloggiare i soldati. Il De Nola, secondo il castellano, aveva commesso numerose estorsioni e angherie nei confronti di molti cittadini, promettendo loro di esentarli dall’alloggiamento, e nel contempo aveva gravato di questo obbligo povere vedove e miserabili persone, le quali per non poter far fronte a queste spese avevano lasciato la città.[iv]4

La presenza continua della fanteria spagnola è segnalata anche per tutto il Seicento. Nell’estate 1610 una mortale epidemia miete numerose vittime tra i soldati spagnoli della compagnia acquartierata a Crotone.[v] Nel 1623 la città era presidiata dal capitano D. Juan de Seraseda con la sua fanteria spagnola.[vi] Dal giugno 1644 per tutto il 1645, la città è presidiata dalla compagnia di fanteria spagnola del capitano Lucas Alfonso y Zunica,[vii] ecc.

Crotone, localizzazione del Quartiere degli Spagnoli.

Gli spagnoli di Crotone

Molti spagnoli, specialmente tra quelli che fecero parte del presidio fisso del castello, si accasarono a Crotone e le loro progenie andarono a far parte della popolazione della città. La lunga permanenza di una guarnigione formata da militi spagnoli, fu occasione per il formarsi di vincoli di parentela tra la nobiltà locale, ma non solo, ed i rappresentanti del nuovo potere. Soprattutto i castellani, i capitani ed i tenenti, furono oggetto di particolare attenzione da una parte dell’aristocrazia cittadina, specie i Suriano i Lucifero i Barricellis, ed i loro alleati, che vide in essi un mezzo per allargare, utilizzando i legami di sangue, gli spazi economici e di potere della loro casata.

Don Antonio dela Motta Villegas, spagnolo e castellano di Crotone nei primi anni del Seicento, sposò la nobile crotonese Donna Eleonora Leone, ed i suoi figli si accasarono con aristocratici crotonesi: Beatrice andò sposa a Detio Suriano, Anna a Fabio Pipino, Magdalena ad Orazio Lucifero, Geronimo si unì con Beatrice Suriano.[viii] Juanne Duarte di Madrid, tenente del castello, sposò dapprima nel 1651 Laura de Vite, figlia di Nicola Maria de Vite, luogotenente del Regio Secreto e mastro Portolano e di Helena Manfredi.[ix] Rimasto vedovo si risposò con Ippolita Lucifero ed abitò con la sua famiglia in alcune case palaziate situate proprio di fronte alla porta del castello.[x]

Vittoria Lucifero, figlia del capitano Mutio e di Hippolita Suriano, si unì con il castellano Didaco del Castillo. Dall’unione nacquero numerosi figli. Tra questi Antonio, che sposò Anna Barricellis, figlia del feudatario Gio. Battista, ed abitò in un palazzo in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, e Maria che si unì con Pietro Suriano ed abitò nel palazzo presso le mura delle Fontanelle in parrocchia di San Pietro.[xi] La nobile Giulia Mangione sposò il capitano Julian Rizon de la Cerda.[xii] Teodora Suriano convolò a nozze con il castellano, l’almirante Domenico Rodriguez, e abitò in parrocchia di San Pietro.[xiii]

Molti soldati spagnoli si stabilirono definitivamente a Crotone. Jo.e Fernandes, milite spagnolo del Castello, si unì con Minichella Mazzulla, figlia di piccoli proprietari del luogo; la figlia Ippolita a sua volta, contrasse matrimonio con Jo.e de Rivera, altro milite spagnolo del castello.[xiv] I militi spagnoli Antonio Granello, sposato con Minichella d’Aponte, ed Alonso Sances, sposato con Basta Granata, possedevano una casa “in comune ed indivisa”, situata in parrocchia del SS.mo Salvatore, che poi cedettero nel 1673 a Gioseppe Lucifero, al tempo in cui stava costruendo il palazzo di famiglia.[xv]

Pietro Ussorio, “povero soldato spagnolo del castello con soldo di trenta carlini il mese”, si unì con Beatrice Thesorero, la quale gli portò in dote una metà di casa, situata in Piscaria.[xvi] Bernardo Fernandes, milite del castello, abitava con la famiglia nella sua casa palaziata in parrocchia di Santa Veneranda,[xvii] che aveva acquistata dalla confraternita della Pietà.[xviii] Giovanni de Cuenca, milite del castello, abitante a Crotone, possedeva una casa palaziata portatagli in dote dalla moglie.[xix] Beatrice Lantana, figlia del milite Scipio, era sposata con Domenico Pasquale Cavera.[xx] Antonia Barbara di Marzia si unì con Francesco de Cuenca, soldato del castello. Dopo molti anni di matrimonio la Marzia rimase vedova e visse ancora per molti anni a Crotone assieme ai nove figli.[xxi] Altre unioni si ebbero tra i militi Gio. Battista Careras e Faustina Montalcino, tra Francesco Liscano e Carminia Berlingieri, tra Andrea Espes e Angela Ferraina, tra Francesco Alvarez e Porzia Biamonte, tra Michele Iuan e Francesca Capicchiano, ecc.[xxii]

Alcuni spagnoli venuti in città in occasione dei lavori di costruzione delle fortificazioni, si inseriranno poi nell’economia locale, partecipando agli appalti ed inserendosi nel commercio del grano. Tra questi Alonso Corrales, spagnolo abitante a Crotone, dapprima sovrastante alla fortificazione della città e partitario della torre del Marrello a Capo Nao, poi partecipa alle aste per la gabella della macina e prende in fitto terreni, che subaffitta ai coloni.[xxiii] Dopo più di duecento anni di occupazione, quando gli Spagnoli lasciarono la città, molte famiglie conservavano il cognome di un milite del castello ed in quasi tutte scorreva un po’ di sangue spagnolo.

Crotone, localizzazione del Quartiere degli Spagnoli.

Il quartiere degli Spagnoli

La costruzione ed il permanere di un quartiere abitato da soldati spagnoli devono essere collocati a Crotone tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. Tra le entrate del convento dei domenicani di Crotone, così come risulta da una relazione del loro vicario Michele Bonello del 22 febbraio 1650, troviamo che il convento non riusciva più ad esigere alcuni censi bollari dall’università di Crotone, la quale doveva versarli ai frati per alcune case, che aveva acquisito ed aveva abbattuto, per fare spazio per la costruzione del “quartiero di Spagnoli”.[xxiv]

Da documenti successivi, quando ormai il quartiere non era più abitato dai soldati spagnoli, veniamo a sapere che esso era stato edificato, oltre che sullo spazio ricavato dall’abbattimento delle case appartenenti ai domenicani, anche utilizzando il suolo di altri edifici vicini. Di ciò si trova traccia in alcuni documenti del vescovo di Crotone Marco Rama. Scorrendo gli atti della visita pastorale, che il vescovo compì ai luoghi pii sotto la sua giurisdizione verso la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, tra le entrate della cappella della cattedrale dedicata alla Resurrezione, è annotato un censo annuo, che doveva pagare l’università di Crotone, per aver acquistato una casa dal procuratore della cappella: casa che “servì per quartiero di soldati”. Il censo, tuttavia, come nel caso dei domenicani, non era più esigibile.[xxv]

Altri documenti ed un contratto notarile, stipulato a Crotone pochi anni dopo, ci forniscono ulteriori elementi per stabilire il luogo, dove il quartiere degli spagnoli sorgeva, e ci danno altre informazioni sulle caratteristiche e sulle vicende della struttura usata dai militari. Da essi si apprende che la costruzione, o parte di essa, che sorgeva in parrocchia di Santa Margarita, nel luogo anticamente detto “Il Quartiere”, appartenne a Antonio Carpentiero poi a Leonardo Basoino e quindi a Maria d’Evia e Leon.[xxvi]

Quest’ultima per testamento rogato per mano del notaio Giuseppe Basile di Catanzaro, la lasciò in eredità alla nipote Veronica Longobucco, moglie del signor Gio. Tommaso Perrone di Catanzaro, la quale il 2 novembre 1702, con atto del notaio Giuseppe Parise di Catanzaro, la vendette a Giuseppe Caruso di Catanzaro. L’immobile comprato dal Caruso era formato da un palazzo e da una casetta palaziata. Il palazzo consisteva “in una sala grande e quattro camere ed altritanti membri inferiori, cortiglio, scala di pietra, gisterna e due casaleni”; esso confinava con il palazzo del chierico Giovan Battista Caivano, con la casa di Giuseppe di Falco, con le case di Ciriaco Tesoriero, via pubblica ed altri confini. La casetta palaziata aveva un magazzino attaccato ed si trovava nello stesso luogo, “frontespitio detto palazzo, via mediante, confine la casa d’Antonio Manco, via pubblica et altri fini”. L’immobile comprato dal Caruso era gravato da annui ducati quattro dovuti a canoni enfiteutici, di questi la metà dovevano essere versati alla Cappella della Beata Vergine del Capo delle Colonne, e metà al soppresso convento domenicano di Santa Maria della Grazia e per esso al seminario.

Il 30 settembre 1703 a Crotone Giuseppe Caruso, tramite il suo procuratore Tommaso Capuano, vendeva al chierico Giovan Battista Caivano, proprietario del vicino palazzo, parte delle sue proprietà, e precisamente il palazzo. In virtù di tale atto il compratore si impegnava a versare ducati 400 come prezzo dell’acquisto, trattenendosi tuttavia da detta somma ducati 120, con i quali si impegnava a pagare i censi con le rate arretrate al seminario ed alla cappella della Vergine del Capo.[xxvii]

Circa vent’anni dopo dalla “Visita” del vescovo Anselmo dela Pena, apprendiamo che parte delle proprietà acquistate da Giovan Battista Caivano, alla sua morte erano state vendute, con la metà del censo che le gravava, dai suoi eredi a Paolino Manfreda, il quale perciò doveva ogni 15 agosto pagare 20 carlini al seminario.[xxviii] Paolino Manfredi nel 1743 abita ancora nella sua casa in parrocchia di Santa Margherita. Negoziante di grani ed altro egli paga ancora al seminario un censo di due ducati annui che gravano la sua casa.[xxix]

Crotone, l’area urbana prossima alla chiesa del Purgatorio dove è esistito il Quartiere degli Spagnoli.

Identificazione dell’area

Dai documenti presi in esame risulta chiaramente che il quartiere degli Spagnoli era situato in parrocchia di Santa Margherita, verso il termine che la separava da quella di Santa Veneranda. Esso era stato costruito in posizione strategica, tra la piazza Lorda e la piazza principale, e non molto lontano dalla porta di terra della città.

Il luogo si può attualmente identificare nell’area compresa tra via Fratelli Bandiera e via Santa Margarita, nei pressi di via Purgatorio e della chiesa omonima. Sappiamo che le case di uno dei confinanti, Ciriaco Tesoriero, erano situate di fronte al palazzo di Nicola Gerace, palazzo quest’ultimo posto in parrocchia di Santa Veneranda ed attaccato da una parte, al palazzo dei Berlingieri e, da un’altra, rivolto alla chiesa di Santa Chiara.[xxx] La casa di un altro vicino, Antonio Manco “alias cardellino era in parrocchia di Santa Margherita, confinava con la casa di Antonio Avarelli alias Furetta,[xxxi] ed era nei pressi della chiesa del Purgatorio.

Jacob de Gheyn, soldato di fanteria sec. XVII (da pinterest.it).

Soldati spagnoli del castello

Almoro (de) Jan Fernandez (milite, 1707), Alongo Bartolomeo (milite, 1678), Alterio Fran.co (milite, 1630), Alvarez Francesco (milite, 1648), Aponte (d’Aponte) Jacinto (milite, 1630), Aporta (d’Aporta) Gio. Batt.a (milite, 1684) Arena (d’Arena) Gio. Vincenzo (milite, 1668), Armeraga (de) Jan (milite, 1707), Aro (de) Pedro (milite, 1707), Avillana (de) Bartolomeo (milite, 1668), Ayar (de) Antonio (capitano, 1640).

Belasco Fran.co (milite, 1684), Bonett Jan (milite, 1707).

Cabrera Francesco (milite, 1618), Canal Pietro (milite,1648), Carrera Gio. Battista (Milite, 1668), Casanova Bernardo (milite, 1635), Cavalero (Cavaliero) Gaetano (milite, 1707), Cavalero Lorenso (milite, 1684), Cavalero Gaetano (milite, 1707), Cobo de Quesada Juan (milite, 1707), Colas Mariano (prefetto, 1646), Cossu Baretta (milite, 1707), Cuenca (Quenqua) (de) Antonio (milite,1677-1684), Cuenca (de) Domingo (milite, 1668-1684), Cuenca (de) Gio. (milite, 1655-1684), Cuenca (de) Ludovico (milite, 1684).

Dia Blasio (milite, 1678), Domec Gio. (milite, 1602), Duarte Giovanni (alfiere, 1635-1684).

Espes Andreas (milite, 1646).

Fere (de) Giuliano (milite, 1668), Ferez de Aldao Bartolomè (alfiere, 1707), Fernandez (Ernandez) Bernardo (milite, 1680-1684), Fernandez Juan (milite, 1630-1640), Fernandez Giovanni (milite, 1678), Fernandez Michele (milite, 1668-1669), Ferrazza Pietro (milite, 1677), Flarius Rocco (milite, 1641), Fonseca Antonio (milite, 1645), Frances Juan (milite, 1707), Frisenda Antonio (milite, 1684).

Gamez Marco (milite, 1707), Garcia Andres (milite, 1684), Garcia Gio. Antonio (milite, 1668-1684), Garcia Sebastian (milite, 1684), Giov. Michel (milite, 1684), Gomez Pietro (milite, 1642), Gomez Raymundo (milite, 1630), Gonzales Berrito (milite, 1707), Granello Antonio (milite, 1667-1670), Guebara (de) Fran.co (milite, 1630).

Hendia Fran.co (tenente, 1630), Henero Antonio (milite, 1707).

Iuan Michele (milite, 1656), Iuliis Giovanni (milite, 1677), Jurez Fran.co (milite, 1630).

La Calva Carlo (milite, 1684), Lantana Scipio (milite, 1664), Lechuga (de) Luca (milite, 1668), Leone (de) Blasio (milite, 1667), Liscano Francesco (milite, 1645), Lopes Alonso (milite, 1684), Lopes Antonio (milite, 1684), Lopez Francesco (milite, 1644), Lopez Gregorio (milite, 1668), Los Rios (de) Miguel (milite,         1707), Lucas Jan (milite, 1707).

Manriquez Gaspare (milite, 1635), Marches Felippe (milite, 1684), Marin (Marino) Bartolomeo (milite,1684-1707), Marques Bernardo (milite, 1707), Martinez Joseph (milite, 1707), Martinez Manuel (milite, 1707), Martinez Michele (milite, 1668-1669), Martino Simon (milite marocchino, 1667-1668), Miranda (de) Stefano (milite, 1668), Molina (de) Antonio (milite, 1668).

Narvais Gaspar (milite, 1602), Navarro Bernardo (milite, 1684), Negrete Lucas (milite, 1707), Nora (de) Juan (milite, 1707).

Oliver Miguel (milite, 1707), Oliverio Giuseppe (milite, 1644), Orizon (Rizon) dela Cerda Julian (capitano, 1643), Ornades Gio. (milite, 1645), Ortega Fran.co (milite, 1684).

Palacios Manuel Antonio (sergente, 1707), Palombino Miguel (capitano, 1626), Partale Pasquale (milite, 1684), Pauvagua Alonso Fran.co (milite, 1684), Perez Giovanni (milite, 1669), Perez Gregorio (milite, 1678-1684), Perez Pietro (sergente, 1610), Polvara Antonio (milite, 1684).

Rejno (de) Gio. (milite, 1668), Rezasco Francesco (milite, 1678), Ribera (Rivera) (de) Jo.e (milite, 1640-1684), Ribera Lorenso (milite, 1707), Robledo (de) Martino (tenente, 1624), Roca (del) Gio. (milite, 1684), Roca (del) Pietro (milite, 1668), Rodriguez Domingo (milite, 1668-1684), Rodriguez Geronimo (milite, 1684), Romano Lorenso (milite, 1684).

Sajavedra Antonio (milite, 1667-1669), Salas Giuseppe (milite, 1668), Salas Paulo (milite, 1684), Salvator Antonio (milite, 1677-1684), Salvator Sebastian (milite, 1668), Sames Fran.co (milite, 1684), Sances Alonso (milite, 1670), Sanda Andrea          (milite, 1644), Sanda Antonio (milite, 1684), Sandoval De Francesco (cappellano, 1638), Sanper de Luna Giuseppe (milite, 1684), Scrivaro Francesco (milite, 1602), Scrivaro Giuseppe (milite, 1668), Senir Jorye (milite, 1707), Silva (de) Andreas Mutio (milite, 1677-1684), Silva (de) Felippe (milite, 1684-1707), Sina Antioco (milite, 1668).

Tanda Antonio (milite, 1668), Terrones Leonardo (milite, 1684), Traver Giuseppe (milite, 1668).

Ussorio (Ossorio) Lelio Francesco (milite, 1655), Ussorio Pietro (milite, 1674).

Vadia Gaspar (tenente, 1670), Valda Michele (milite, 1616), Valesco Agostino (milite, 1633), Vargas (de) Diego (signifero, 1640), Vargas Francesco (capitano, 1629), Villaroya Bartolomeo (milite,           1638-1684), Villaroya Giuliano (cappellano, 1677), Vital Joseph (milite, 1707).

Ximenez (Scimenes) Bernardo (milite, 1655-1684), Ximenez Giovanni (milite, 1668-1669).

Zunica (de) Lucantonio (capitano, 1645).

Note

[i] Pesavento A., La città immaginaria. Crotone nel viceregno, Bassano del Grappa 1985, pp. 10-11.

[ii] Zamorra spagnolo (10.11.1569), Malpica spagnolo (4.4.1570), lo capitano dela terra (22.7.1570), uno spagnolo allo hospitali (19.8.1570), uno spagnolo allo hospitali (3. 7.1571), Roderico spagnolo (12.11.1571), uno spagnolo (7.6.1572), Anton Marta spagnolo (29.7.1572), Dal Monaco spagnolo (16.8.1572). ASN, Conto del m.co Giulio Cesare Leone, Dip. Som. 315/9, ff. 57-62.

[iii] L’università nel 1590 si lamentava “per li regii pagamenti fiscali alloggiamenti et soccorsi de soldati che giornalmente vengono in essa città … e perché la compagnia spagnola vuole ogni di il soccorso … quale essendoli mancato per un di e stato per succederci rumore”. ASN, Tesorieri e percettori di Calabria Ultra, (1589-1590), fs. 4141/538, f. 138; Provv. Caut. Vol. 17 (1589), ff. 18-20.

[iv] ASCZ, Busta 49, anno 1591, ff. 53-55.

[v] AVC, Liber Mort. ab anno 1601 usque ad ann. 1698.

[vi] ASCZ, Busta 117, anno 1623, f. 76.

[vii] All’inizio del 1646 lascia la città, dopo averla presidiata per 18 mesi, la compagnia del capitano Lucas Alfonso y Zunica. ASCZ, Busta 108, anno 1647, ff. 27-28.

[viii] Antonio dela Motta Villegas morì il 10 maggio 1611 e la vedova Eleonora Leone si risposerà con il capitano spagnolo Juliano Rizon de la Cerda. ASCZ, Busta 117, anno 1626, ff. 80-82.

[ix] Laura de Vite portò in dote 1600 ducati. ASCZ, Busta 229, anno 1651, f. 11.

[x] ASCZ, Busta 253, anno 1671, f. 18.

[xi] ASCZ, Busta 336, anno 1692, f. 138.

[xii] Nel 1651 era vedova. ASCZ, Busta 229, anno 1651, f. 60v.

[xiii] ASCZ, Busta 337, anno 1694, f. 6.

[xiv] ASCZ, Busta 119, anno 1646, f. 21.

[xv] ASCZ, Busta 253, anno 1670, f. 50; Busta 333, anno 1673, f. 4.

[xvi] Nel giugno 1674 i due coniugi, trovandosi in difficoltà finanziarie, ottengono il permesso di poterla vendere a Diego Squillace. ASVZ, Busta 333, anno 1674, f. 34.

[xvii] ASCZ, Busta 335, anno 1681, f. 30.

[xviii] ASCZ, Busta 335, anno 1680, f. 86.

[xix] ASCZ, Busta 253, anno 1665, f. 28.

[xx] Domenico Pasquale Cavera uccise la moglie e tre figlie “per onore”, in quanto la moglie aveva tenuto “per molto tempo commercio carnale con una mala donna chiamata Chiara Albanese”. ASCZ, Busta 312, anno 1664, f. 23.

[xxi] Da Francesco Cuenca ed Antonia Barbara di Marzia nacquero Giovanni, Domenico, Alonso, Antonio, Maria, Antonia, Anna, Vittoria e Dianora. ASCZ, Busta 611, anno 1712, f. 63.

[xxii] ASCZ, Busta 117, anno 1622, ff. 83v-85.

[xxiii] Valente G., Notizie sugli Spagnuoli a Cotrone, Brutium n. 7/8, 1952, p. 9.

[xxiv] “Item per censi bullari inexigibili scudi 15 et pauli sette et mezo che pagava l’università per alcune case presosi et quelli destrutti per fare il quartiero di Spagnoli.” ASV, Congr. St. Reg. Rel. 25, f. 724.

[xxv] “La cappella della Resurrezione esige un censo di ducati cinque annui sopra l’università di questa città per la vendita d’una casa che servì per quartiero di soldati.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 107v.

[xxvi] Il seminario esigeva un annuo censo sopra “la casa del qm. Leonardo Basoino fu del qm. Antonio Carpentiero hoggi di Maria d’Evia e Leon nella parrocchia di S. Margarita confine le case di Gio. Batt.a Caivano. Carlini 20 perpetui” (AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 130v). Idem la cappella della Vergine del Capo (AVC, Acta Sanctae Visitationis, cit., f. 91v).

[xxvii] ASCZ, Busta 497, anno 1703, ff. 59-60.

[xxviii] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 17, 65.

[xxix] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 170, 276.

[xxx] ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 23; Busta 660, anno 1720, ff. 69-71.

[xxxi] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 147. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 43v.


Creato il 16 Marzo 2015. Ultima modifica: 21 Ottobre 2022.

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