La famiglia dei Nola Molise di Crotone

S. Dionigi l’Areopagita, patrono della città di Crotone (Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 203).

La cappella in cattedrale

L’antica famiglia aristocratica crotonese dei Nola de Molise faceva parte del seggio di S. Dionigi. “La cappella della famiglia di Nola Molisi, sita nella nova ala del Vescovado della Città di Crotone, eretta nel muro dalla parte sinistra in mezzo le due Cappelle l’una della Famiglia Piloso, et l’altra Sillano, quale Cappella è tutta di pietra marmorea bianca lavorata con colonne sopra Leoni, con suo cornicione, Altare, e quatro della Madre di Dio del Carmine con l’arme di questa Famiglia …”, era adornata di molte iscrizioni.

Nel cornicione sopra l’altare: “Deiparae Mariae Virg. De Monte Carmelo à Nola Molisiorum Familia ius patronatum erexit, et ut quotidie celebraretur, altari dotem constituit” e ancora: “Deiparae Mariae Virgini D. Bernardino ac B. Franc. Paulensi a Nola Molisiorum Familia dicavit Ann. D.ni MDLXXX”. In un’altra si leggeva: “Sacellum cum sepulcro Magnificorum nobilium virorum ex antiqua familia de Nola Molisi nuncupata ab utriusque Iuris Doctoribus Ioanne Vincentio, Ioanne Dominico, Hieronymo, Ioanne Andrea et Ottavio de Nola Molisi fratribus patriciis Crotoniatis unanimiter è veteri in novum Episcopium translatum. anno MDLXX”.

Sopra la cappella vi era la seguente iscrizione: “A Jo. Andrea Molisius à Nola … Jo.es Vincentius, Jo.es Dominicus et L. Octavius LL Doct. Fr.es Unanimes post Berardini P.ris opt: Aureliae Martinae Matris honestis ac Io illius Hieronymi M : Ar : In Neap : Gymn : P Prof eximii obitu, humanae vitae infall: termini conscii Sacellum hoc, atque Sarcophagum sibi suisque omnibus comunique erigendum curaverunt”.

Nel frontespizio: “D.O.M./ Ossa Matris/ Dianae de Bacio Terracinae ex patre Iacobo Neapolitano praeclara familia, qui Iustintierii olim magnum officium pro se ipso honorificè gessit, et è matre Ioanna Brancaccia Sedilis Nidi Nobilissima Muliere ortae, in tumulo huius Sacelli eorum maiorum Hieronymus, et Ioannes Baptista de Nola Molisi, quondam Ioannis Dominici patris Crotoniatae Patricii filii unanimes moestissimi posuere. Mense Novembris, Anno M.DCXIII.”

Il documento che descrive la cappella dei Nola Molise nella cattedrale di Crotone.

Nel Cinquecento

Già al tempo dell’inizio della costruzione delle fortificazioni di Crotone al tempo di Carlo V troviamo il notaio Bernardino de Nola (1541). Bernardino de Nola sposò Aurelia de Martino; tra i figli troviamo Gio. Vincenzo, Gio. Andrea, Hieronimo, Gio. Domenico, Octavio, tutti dottori nei due diritti, e Cornelia, che andò sposa a Gio. Francesco Rotella. A ricordo di Bernardino, notaio e proprietario terriero,[i] rimarrà la cappella in cattedrale sotto il titolo di Santa Maria de Monte Carmelo e Santo Bernardino da Siena, ed il beneficio omonimo di iuspatronato della famiglia de Nola.[ii]

Tra i discendenti di Bernardino ricordiamo Gio. Vincenzo de Nola U.J.D. In un atto notarile del 1578 lo troviamo come “consolo del isola del crapi donna, crapi et positano”, assieme a Jo. bb.a Soriano “consule de ragosei”, a Jo. Ottavio Mangione “console del sciglio et bagnara”, e a Marcantonio Ormazza “consolo dela citta dela mantea”.[iii]

Un posto importante occupa Gio. Andrea de Nola, che fu mastrogiurato della città nell’annata 1590/1591. Egli ebbe dei contrasti con il castellano del castello di Crotone, il quale lo accusava di utilizzare la carica pubblica per estorcere denaro ai cittadini. Dopo averlo accusato di non aver fatto una sicura guardia allo stendardo reale durante la fiera di Gesù Maria, che iniziava il 4 maggio, il 15 maggio 1591 il castellano del castello di Crotone D. Diego Pigneiro, si presentava dal notaio Gio. Francesco Rigitano, dove faceva presente al regio capitano della città Juan Martinez de Montalvan, “che per ser(viti)o di sua Maestà, conservatione et ben(efiti)o deli poveri di questa Città voglia far pigliare dilidente informatione dell’extorioni angarie et compositioni che Jo. Andrea de Nola m(astr)o jurato in questo presente anno fa con molti citt(adi)ni à pretesto et con promissione de farli franchi d’allogiam(en)ti del che ni resulta far portar questo peso a povere vidue et miserabeli persone, le quali per non posser sopportar detto peso sfrattano continuamente da detta città. In grande disserv(iti)o di Sua Maestà et similmente far pigliare infor(mation)e deli giurati ch’ha fatto questo anno et della qualità di ciascuno di loro et si erano habeli a detto off(iti)o o veramente per extoquerli et compostarli come si è detto et di ciascuna dele pre(sen)ti in particolare farne pigliare diligente infor(matio)ne accioche possa esser castigato et li superiori infor(ma)ti dele cose che si fanno, accio li possa rimediare …”.[iv]

Gio. Andrea è ricordato nella “Cronica” dove è descritto “gentil’huomo d’essa Città di Crotone mio Zio”. Fu nelle grazie di Ferrante Carrafa Duca di Nocera, feudatario di Cutro, il quale nel 1593 gli donò uno storione “di più di dodeci rotola”, catturato alla foce del Neto, che egli aveva a sua volta avuto in dono dal castellano D. Diego Pignero.

L’arme della famiglia Nola Molise era “un campo d’argento con una sbarra torchina, dentro la quale sono tre scudi d’arme di color d’oro”.

Parenti e amici

Tra i parenti, spesso in lite tra di loro, sono nominati i Catizone, i Berlingieri, i Mangione, i Giuliano, i Fera, i Rotella ed i Labrutis. Caterina Rotella, figlia ed erede di Cornelia de Nola e cessionaria della sorella Maria, clarissa in Santa Chiara, e di Aurelia Rotella similmente sua sorella, sposò Gio. Tommaso Catizone. Creditrice di ducati 500 per legato fatto da suo zio, il fu Gio. Andrea de Nola, in virtù dei capitoli matrimoniali, intentò lite a Gio. Francesco Juliano, erede di Gio. Andrea de Nola, suo zio materno.

Isabella Mangione sposò Scipione Berlingeri. Fu erede di Gio. Vincenzo de Nola mediante la persona di Dianora de Nola sua madre, che era figlia ed erede di Gio. Vincenzo de Nola ed aveva sposato Gio. Francesco Mangione. Dianora morì nell’agosto 1612.[v] Vittoria de Nola Molise, figlia di Gio. Andrea, andò sposa ad un Giuliano. Hippolita de Nola andò sposa a Petro Quignones, ma nel 1626 era già vedova. Lucretia de Nola entrò nel monastero di Santa Chiara. La sua presenza è documentata dal 1619 al 1641.

Gio. Battista di Nola Molise

Le pestilenze, che decimarono la popolazione tra la fine del Cinquecento ed i primi decenni del Seicento, determinarono la scomparsa di quasi tutti gli appartenenti alla famiglia dei Nola Molise.[vi] Tra i maschi sopravvissero solamente i figli di Gio. Domenico, che si era accasato a Napoli con la nobildonna napoletana Diana di Bacio Terracina, figlia di Giacomo e di Giovanna Brancaccio, del seggio di Nido. Dalla loro unione erano nati in Napoli Geronimo e Gio. Battista. Gio. Battista negli atti notarili stilati in Crotone ribadirà più volte la sua origine napoletana: “de civitate Neapoli ad pr.te. incola Croton.”, “de Neapoli”, “qui est originarius Crotonis licet neapolitanus”. Il fratello Geronimo risiederà quasi sempre a Napoli.

Da Napoli a Crotone

Nato a Napoli, come anche il fratello Geronimo, alla morte del padre ritornò a Crotone. All’inizio del Seicento egli è già con la madre in città.[vii] Nel 1610 lo troviamo sposato con Gerolima de Labrutis, figlia del nobile crotonese Hortentio.[viii] La Labruti dapprima, era rimasta vedova in giovane età per morte del marito Gio. Lorenzo Fera,[ix] e poi di nuovo vedova con figli, per morte del secondo marito Gio. Francesco Rotella.[x] Da quest’ultimo matrimonio erano nati Gio. Battista, Auria e Vittoria.[xi]

Egli ci appare per la prima volta in una vertenza tra Geronima de Labrutis, come madre e tutrice di Gio. Battista, Aurelia e Vittoria Rotella, contro Mutio Rotella. Il 14 ottobre 1610, come marito di Geronima de Labrutis, il Nola Molise presentava una supplica della moglie che era stata chiamata nella Regia Corte di Crotone da parte di Mutio Rotella, erede di Gio. Battista, e da Cornelia de Nola, come tutrice dei coeredi Gio. Battista, Aurelia e Vittoria Rotella.

Mentre la lite con i Rotella va avanti, il 16 giugno 1612 per atto del notaio Gio. Francesco Rigitano di Crotone la vedova Diana Terracina di Napoli, con il consenso del suo procuratore Gio. Francesco Giuliano di Crotone, dichiara di possedere una rendita annua di ducati 85 tari 4 e grana 15, sulle entrate della città di Napoli. Essa la cede ai suoi due figli: il dottore nei due diritti Geronimo e Gio. Battista de Nola, i quali pur assenti è come se fossero presenti.[xii]

Il 13 settembre 1613 “Jo. Batt.a de Nola de Molisio”, come persona interessata alle vicende della moglie, è tra i testimoni in un atto di donazione, che Gio. Paulo Labruto fa ai figli Gio. Francesco e Gio. Domenico.[xiii] Due mesi dopo muore la madre Diana de Bacio Terracina.[xiv] Nel novembre di quello stesso anno, come si legge in un epitaffio scolpito nel frontespizio dell’altare della cappella dei Nola Molise dentro la cattedrale, i due figli rimasti orfani, Gio. Battista e Geronimo, posero nel sepolcro della cappella le ossa della madre.

Sigillo di “Ieronimus de Nola alias de Molise”.

L’eredità della moglie

Sono di questi anni alcuni atti che vedono impegnato il Nola Molise come marito e come amministratore della moglie. Per atto del notaio Paolo Gatto, in data Crotone 23 luglio 1615, “Gio. Batt.a de Nola marito di Ger.ma Labruti”, dichiara di aver ricevuto da “Isabella Orefice olim moglie del q.m Horatio Vitale et herede del q.m Jacono Orefice d(uca)ti novi a complimento di quello mi deve per le terze delli d.ti trecento trentacinque di capitale sopra le terre di Mutrò d’essa Isabella debiti alla d.a mia moglie per dote promessomi et ad essa donati in dote da Hortentio Labruti suo padre l’anni passati …”.

Una sentenza dell’aprile 1618 è contro Isabella Orefice, figlia ed erede di Jacono Orefice, il quale deve pagare ai coniugi Nola Molise ducati 30 per una annata di censo per un capitale avuto in prestito di ducati 335. In tale caso sono obbligati i pastori che hanno in fitto la gabella Brasimatello, appartenente alla Orefice.

Il 21 settembre 1619 Gio. Battista de Nola della città di Napoli e abitante al presente in Crotone partecipa ad un’asta pubblica. Su istanza di Claudio Caparra, che è creditore di ducati 80, è messo all’asta su ordine della Regia Udienza di Calabria Ultra, il censo di ducati 11 e mezzo per capitale di ducati 135, che detengono gli eredi di Gio. Jacovo Pignanello, sopra la gabella di Sanda di Gio. Lucifero. In tale occasione il Nola Molise, come prestanome del Caparra, se lo aggiudica per ducati 100. Il giorno dopo il Nola Molise, “non avendo denaro per le mani”, cede al Caparra il censo. Il Caparra aumenta il capitale del suo credito da 80 a 135, mentre al Nola Molise vanno i 20 ducati di differenza.[xv]

Il giorno 8 aprile 1620 Gio. Battista compare tra i testimoni in un atto del notaio Gio. Francesco Rigitano, col quale la novizia Gesimunda Susanna fa atto di rinuncia prima di prendere il velo nel monastero di Santa Chiara. Sempre in quell’anno era vicaria Lucrezia de Nola.[xvi]

Un’altra sentenza è del 20 aprile 1622, ed è sempre contro Maria Vitale, figlia e posseditrice dei beni della fu Isabella Orefice. Essendo già passato un anno e non essendo stato pagato il censo, Silvio de Franco, Vincenzo de Napoli e altri affittuari della gabella Brasimatello sono obbligati dalla sentenza a pagare i ducati 30 al Nola Molise. Cosa che avviene il 20 maggio successivo.

Le case dei fratelli Nola Molise

Il 5 marzo 1622 Gio. Battista di Nola de Molise stipula un atto presso il notaio Gio. Antonio Protentino. Egli, anche a nome del fratello il dottore Geronimo, che però è assente e dovrà ratificare, dichiara di possedere una casa palaziata in parrocchia del SS.mo Salvatore, consistente in due camere con appartamenti inferiori e superiori e medi, confinante da una parte, con le case di Isabella Mangione, figlia ed erede di Dianora de Nola e, dall’altra parte, le case terranee dello stesso Gio. Battista, il cortile detto di Nola e vie pubbliche, ed un’altra casa palaziata in parrocchia di Santa Margarita, vicino la piazza, nel luogo detto “la ruga del Caro”, confinante con le case di Gio. Francesco Juliano, vie pubbliche e cortile comune vicinale, con scala lapidea esterna, consistente “in uno membro seu camara et appartamenti superiori, inferiori, medi”. Le vende entrambi al chierico Gio. Battista Rotella di Crotone per ducati 400.[xvii]

La vendita delle case, tuttavia, non avverrà in quanto il fratello sarà contrario. Gio. Battista di Nola abiterà in una “continenza di case nella parocchia del SS. Salvatore avanti il regio castello via mediante la chiesa del SS.mo Salvatore”. Le case dette “di Nola” passeranno in proprietà al monastero di Santa Chiara. Alla fine del Seicento sono così descritte: “Una continenza di case nella parocchia del SS.mo Salvatore avanti il R.o Castello via mediante la chiesa del SS.mo Salvatore furno del q.m Gio. Batt.a di Nola”.[xviii]

In seguito nell’ottobre 1738, Domenico Aniello Farina le comprerà per 1100 ducati dalle clarisse: “una pertinenza di case sita e posta entro questa sudetta Città nella parrocchia del SS.mo Salvatore, nel luogo detto il largo del castello, consistente detto comprensorio in più e diverse case e casette tutte unite, che formano un casamento grande, isolato, senza confinanza di mura d’altre case, ma tutte connesse e concatenate l’una coll’altra, confine dalla parte di tramontana la strada e chiesa d’essa venerabile Parrocchia, via mediante, dall’altra parte di levante confine colla muraglia della Città e prospettiva del castello, ampla strada mediante. Dalla parte di mezzogiorno con il largo e veduta del detto castello e dalla parte di ponente con le case furono del q.m Reverendo D. carlo Bonelli, oggi del Pio Monte de’ Morti di questa già detta Città, via mediante, volgarmente detto il comprensorio sudetto: Le case di Nola”.[xix]

Crotone, l’area cittadina in cui è esistito il comprensorio di case detto “Le case di Nola”.

Il fratello Geronimo

Geronimo rimase quasi sempre a Napoli, dove esercitò la sua professione. Il 21 maggio 1624 Geronimo da Napoli, dove seguiva i processi, così scriveva al fratello Gio. Battista sull’esito felice della causa dei Rotella contro i Ravaschieri, e gli chiedeva di farsi dare dei denari per renderla esecutiva, in quanto egli si trovava in difficili condizioni finanziarie.

“S.r f.llo Cariss.o

Ho ric(evu)to le sue lettere de 9 et 13 del corr(en)te col’allegate scritt(ur)e et il tutto và bene viva V.S. alleg(ramen)te che non per l’esamine fatta dal S.r Cap(ita) no Men(dici) no perderemo la causa.

Il Sca.ra nella sua revelat(io)ne è falso et vario et quanto più si tenerà costà l’esam(ina)re tanto più spenderà l’adversario senza suo utile et per darli gusto appresso scriverò a lungo a V.S. s(opr)a tutte due dette lettere.

Solo me dispiace che queste copie di revelat(io)ni sono tutte cassate corrette lineate et malfatte scritte da persone poco prattiche et che non intendono quello che scr(iv)ono et è gran vergogna certo. Le scritt(ur)e deveno essere chiare scritte et senza errori et cassature perché paiono vitiate et non fanno fede.

Hieri guadagnai la lite della S. Cat(eri)na Rotella et la sententia fu come qui allegata ne mando a V.S. la copia, che un’altra ne ho dato al S.r Mutio Catizone che la manda al S.r Gio. Th.se suo f(rate)llo et nostro cognato, l’interesse che ci pretendeva dal di della par(ti)ta di banco e stato dal sacro cons(igli)o ridotto solo à die petitionis hice litis contestata che fu à luglio 1619. Siche sin adesso sono decorsi solo cinque anni che à rag(io)ne di 7 per cento per essere il cap(ita)le di 700 et non di 900 atteso l’altri D(oca)ti 200 incirca l’hebbero Gio. Fran(ces)co et Mutio de Pietro Fran(ces)co importa l’anno 49 D(oca)ti in tutto D(oca)ti 245. Per questa causa di speso belli docati saria bene che la S.ra Cat(eri)na us(upr)a Titta Rotella si contentassero darne ancora la metà di detto interesse acciò io potesse con magior voluntà attendere alla esecut(io)ne di detta sententia atteso adesso per le scritt(u)re necess(a)rie vi è per detta sententia mandato de parendo plegeria et esecu(tio)ni in forma con.ne non me bastano D(oca)ti 30 et cossi come ho speso si adesso sempre de mio sino alla sententia  saria bene che adesso la spesa da farsi fusse meza per una et tutto questo dichi V.S. à detti SS.ri et che non se meraviglino perche se ci havesse come per il passato non saria tanto sertile ma in effetto non ho che vivo con scarsezza come a boreali diu il S.r D. Mutio Catizone presto giache partirà per d’otto giorni et à tutti b.s.n. me venderò le stentine et servirò al S.r Milello et S.r Octavio Pizzuto et S.r Telese alli quali saluto di core. Et credetimi da cristiano che non ho denari per me.

Al S.r Scipione Ber(linge)ro c.l.me et servirò domani atteso le lettere l’ha ha(vu)to hoggi istesso non altro per adesso n(ostro) s(ignore) lo g(uar)di da nap. Adi 21 di magio 1624.

Ger.mo suo f.llo

La procura per vendersi le case V.S. non me la mandi perche non le voglio vendere mai.

Ho agusto che siano secreti et non publichino questa sententia accio non vada à notitia di malevoli et se ne desse aviso à creditori di Scipioni Rotelli …”.

Sempre in questi anni è aperta un’altra lite tra Geronima Labruti, moglie di Gio. Battista e figlia ed erede di Hortensio Labruti, contro l’università di Crotone. Durante il sindacato dell’anno 1591/1592, i sindaci e gli eletti di Crotone presero a censo dai coniugi Gio. Lorenso Fera e Geronima de Labruti, genero e figlia di Hortensio Labruti, uno dei nobili eletti, ducati 300 al 9 per cento.

Passati alcuni anni e morto il detto Hortentio, coloro che avevano avuto il denaro affermarono che, finito il sindacato 1591/1592, poiché Geronima de Labruti era rimasta vedova, essi avevano consegnato il denaro a suo padre, il quale si era impegnato a darlo poi alla figlia. Hortentio se ne era andato poi dalla città ed essendo morto, la figlia Geronima, che non aveva avuto il denaro, intentò causa contro i sindaci e gli eletti del tempo per riavere il prestito fatto con gli interessi decorsi.[xx]

Arme della famiglia Pipino di Crotone.

Alleato dei Pipino contro i Montalcino

Gio. Battista partecipò attivamente alle lotte per il potere cittadino, che insanguinarono la città nei primi decenni del Seicento. Egli assieme ai suoi parenti, fu fautore dei Pipino contro i Montalcino. In questo contesto si inserisce la presenza del Nola Molise assieme a Fabritio Pipino in un atto del 3 settembre 1623 del notaio Gio. Antonio Protentino. Con tale atto la vedova Dianora Petrolillo ritrattava l’accusa contro Horatio Catizzone, di aver “arrobata la R.a Monitione di d.a Citta et quella venduta a genti franzesi et venetiani”. Il memoriale era stato inviato dalla Petrolillo al vicerè, il quale aveva incaricato di indagare il capitano della fanteria spagnola D. Juan de Sereseda, che risiedeva in Crotone con l’ufficio di capitano a guerra della paranza.[xxi] Uno dei suoi parenti, Gio. Francesco Fera, fu accusato di omicidio ed incarcerato. In una lettera del 12 dicembre 1622 dal carcere della Regia Udienza, diretta a Giovan Battista de Nola Molise, così si esprime:

“Sig.r mio

Il maggior con.to e consulat.e, che Io habbia poss.to ricever in questa vita m’è stata la car.ma di V.S. per refrig.rio di tanti miei travagli e tribulat.ni, nelli quali mi retrovo e sopra tutto può haver inteso il felice stato di V.S. unita con quello del Sig.r Ger.mo suo fratello, e mio padrone alli quali similm.te io non ho voluto mancare donar loro nova ancora di q.to desiderano da me sapere, lor dico, che per gra. di dio n.s.re le cose mie passano bene e van tutta via a megliorandosi e spero un giorno haver la mia libertà se non sarà col aiuto di Dio altro q.rio di fortuna; Il Sig.r Cicco Passalacqua non dimostra contrariarme ma più tosto farmi buono offitio, anzi per  tal causa à rebuttati tutti suoi parenti, li quali erano venuti d’esso mascoli e femine ciercando giust(iti)a dove d.i puo li caccio di casa sua, fando loro molti incontri e mancamenti anzi spero adesso che sia quietato il d.o q.ste festi uscir fuore. In pleggieria senza altro, e si bene tengo certi altri inimici e quelli istessi ancora li quali in nessun modo c(ontr)a me s’habbiano voluto e voglianosi quiet.re ma insistino più hoggi che mai, fandomi venire p.ni della Vic.ria ad S. della qual… per alcuni capi datomi e parte di quelli fattomi costare, et adesso pure han dato mem(oria)le in Consig.o che V.S. Avvocato fiscale si conferisse in partibus, à pigliar inform.e q.a di me per lo che fu previsto, che li testimoni venissero equa ad examinandosi e non sapemo quel che si farà Iddio sarà quello, il quale provederà il tutto. Fra Francesco mio zio per li travagli a tenuto e tiene per mia causa, s’è amalato in letto con febre, oltre che li inimici supplicorno al fratre del Marchese Spinello loro principale, che il P.re fra… da capp(ella) no s’era spogliato e fattosi Dottore di Palazzo, per lo che li fu ordinato… principale espressamente che attendessi all’offitio suo e che in Palazzo non venisse più, e mille altre malignità e falsità oppostomi però io senza altro sarò libero perche le parti principali che hanno veramente q.sto di me att.re di farmi an(da)re in rovina si sono tutti quietati tanto la parte del morto, q.to altre . Insomma che questi non mi ponno far niente che io bisogne uscire si bene che il S.r secret.rio vol che mi quietasse q.to li detti e facessi pace e questo e il pentimento nella mia uscita, si anco ni sto pure fando le defent.ni sopra la mia causa che in tutti modi arrivero il mio intento senza altro e questo e quanto mi occorre finezzi di dirli; mi rallegro grandem.te haver sentito la bona nova di mio fratello quale credeva a questa hora fosse passato di questa vita secondo ni scrisse V.S. mutio pipino da Cotrone. Lodato sia Dio N.S. del quale sto io pregando sempre la salute delli SS.ri loro … conservi e mantenga sempre sani e contenti come desiano dalle car.ri della Regia Audienza hoggi XII di Xbre 1617 (?).

D. V. S. ser.re di cuore Gio. Fran.co Fera.

A mia madre V. S. le dia bono aviso e che se stiano tutti allegramente che s’e nell’inferno intrasse dall’inferno istesso confideria uscire, non contravenendo la potente mano di Dio, dal quale possono salute e con.to ci conceda continuamente a tutti noi”.

Nonostante gli sforzi del governatore Cenami di riformare il sistema elettorale, la lotta per il controllo delle governo cittadino proseguì per molti anni. Anzi il governatore era accusato di favorire i Montalcini a scapito dei Pipino. In previsione delle nuove elezioni nell’agosto del 1624 una supplica diretta al vicerè da parte della fazione dei Pipino, firmata da Giovan Battista Mangione, Prospero Lopez, Camillo Pipino, Scipione Mendicino, Giovan Battista Nola Molise, Ottavio Picchetto, Fabrizio Bernali, Francesco Antonio Barrietti, Roberto Marciano, chiedeva che al posto del Cenami fosse inviato l’uditore Don Giuseppe Echebelz Guzman.[xxii]

Crotone, il luogo in cui si trovava la regia monizione della città.

Un napoletano abitante a Crotone tra liti ed affari

Il 22 settembre 1626 Gio. Battista interviene assieme a Hippolita de Nola, vedova di Petro Quignones, in un atto del notaio Protentino. Hippolita de Nola nell’ottobre dell’anno precedente aveva venduto ai Petrolillo una vigna per ducati 120, ora a saldo del pagamento, il chierico Prospero Petrolillo consegna tomoli 84 e mezzo, che alla ragione di carlini 13 il tomolo fanno la somma di ducati 110.[xxiii]

“Jo. Batt.a de Nola de Molise de Neapoli” è ancora presente a Crotone il 17 settembre 1628, quando così si firma tra i presenti ad un atto di vendita di una casa palaziata.[xxiv] L’ultimo giorno di febbraio 1629, Gio. Battista de Nola Molise di Napoli, al presente abitante a Crotone, anche a nome dell’assente fratello Geronimo, che si trova a Napoli, vende per ducati 160 a Jacobo Perretta, la casa palaziata che possiede in parrocchia di Santa Margarita. Gio. Battista si impegna a confermare entro due mesi la vendita con l’approvazione da parte del fratello Geronimo. Sono presenti all’atto Scipione Berligieri, Fabritio Pipino, UJD Augustino Syllano, Michele Marzano, Petro Sillano e Gio. Batt.a Rotella.[xxv]

L’otto marzo successivo Gio. Battista Rotella, figlio ed erede di Gio. Francesco, dichiarava di dovere avere dal fu Gio. Battista Venuti, Cesare Venuti, Scipione Tricarico e Ottavio Barbaro, ducati 777 di capitale più i censi annui non pagati e, non volendo personalmente recarsi a Napoli per riscuotere, nomina suo procuratore il U.J.D. Geronimo di Nola Molise di Napoli.[xxvi] Il 22 febbraio 1630 in Crotone, Gio. Battista de Nola Molise, come procuratore di Gio. Sana di Napoli, prende in consegna un prestito di ducati 54, che il Sana aveva concesso in Napoli al canonico crotonese Anibale Syllano, ed allo spagnolo e signifero Francesco Hendia.[xxvii] Il 30 maggio 1630 Gio. Battista di Nola Molise, assieme ai parenti Scipione Berlingieri, il chierico Aniballe Labruto e Jo. Thoma Catizone, è presente alla stesura dei capitoli matrimoniali tra Victoria Greco di Crotone e Gio. Francesco Juliano di Cutro.[xxviii]

Giacinto Gigante (1806-1876), la Marina di Posillipo a Napoli (da wikipedia).

Da Crotone a Napoli

La morte colse il fratello Geronimo in Napoli nel 1631. Molto probabilmente per questa causa Gio. Battista si trasferirà in quello stesso anno nella città partenopea, dove si tratterrà a lungo e dove ritornerà più volte. Il 21 ottobre 1631 Gio. Battista di Nola Molise è a Napoli. In quel giorno egli nomina suoi procuratori in Crotone, il dottor Gio. Berardino Milello e Scipione Berlingeri, stipulando un mandato procuratorio “in burgo delli Virgini”, per mano del notaio Mutio Montanaro nella curia del notaio Gio. Francesco de Rinaldis di Napoli.

Il 31 luglio 1632 per atto del notaio Tiberio Bono, i coniugi Nola Molise concedono un prestito al canonico Pelio Petrolillo, il quale ha comprato dagli Iannuccio della terra di Ayello, la continenza di terra detta “la Mortilla” in territorio di Crotone, che gli Iannuccio avevano ereditato dalla madre Maria Vitale.[xxix]

Il 3 luglio 1633, presso il notaio Dionisio Spetiale di Crotone, dopo molti anni di liti, si raggiunge un accordo tra Jo. Berardino Milello e Scipione Berlingerio, procuratori di Gio Battista di Nola Molise, e Gio. Francesco Giuliano. La vertenza aveva per oggetto la ripartizione dei beni lasciati in eredità del dottor Gio. Andrea de Nola, zio di Gio. Battista, che erano stati amministrati dal Giuliano.

La lite riguardava soprattutto “Gio Fra.co Giuliano padre di Gio. Battista Giuliano suo figlio naturale e come erede del q.m Dottor Gio. Andrea di Nola Molise et ancora come cessionario della q.m Vittoria de Nola Molise figlia naturale et coherede dello d.o q.m Gio. Andrea et della detta q.m Vittoria et cessionario del sopra detto Gio. Battista donatario del d.o q.m Gio Andrea et coherede …”.

Dopo molti processi e spese “Ambe esse parti nelli nomi di sopra et ciascheduno d’essi asserirno parimente in nostra presentia come tra esse parti nelli nomi di sopra p.nti, havere vertuto et vertere alcune liti et differenze nella Gran Corte della Vicaria nella banca di Costantino et dopo nel S. R. C. nella banca olim de Felice et al presente di Simeone pro Felice et per le raggioni et cause nelli d.i processi dela Gran Corte della Vicaria et S.R.C. più largamente si convene alli quali in omnibus se habia relatione. Essendo che è indubio il fine delle liti et ambigui sono li meriti della causa ad evitandum le liti et li pesi delle liti li rancori et odii li quali da queste sorte di litiggi tra litiganti sogliono nascere per trattato di communi amici et parenti consanguinei …”, sono venuti ad una transazione, conventione, patto e concordia, “cedendosi in p.s et ante omnia a tutti d.e liti et cause ut. s.a vertono nella d.a G. Corte della Vicaria et S. Consiglio nelli banchi sud.i et loro istantie …”.

“Item d.o Gio. Fran.co dechiara esser sodisfatto del capitale di d.i cinquanta, con l’interesse di quello che apparesse per instrum.to doverli dare il sop.d.o q.m Gio. Dom.co di Nola Molise patre di d.o Gio. Batt.a, mentre fu sodisfatto moltio anni sono per mano del d.o q.m Gio. Andrea di Nola Molise a tempo che come prima di d.o Gio. Dom.co exigeva le sue entrate.

Item dechiara esso Gio. Fran.co esser stato integralm.te pagato et sodisfatto molti et molti anni sono dal q.m Octavio di Nola Molise zio di d.o Gio. Batt.a delli d.ti cento trenta di capitale con l’interesse di quelli che per … li doveva mentre l’ultima partita per saldo fu intanto grano recevuto per esso Gio. Fran.co dal q.m Quinto Caparra ad complimento ut s.a di tutto d.o credito ut s.a come procuratore esso Quinto del d.o q.m Ottavio.

Item dichiara esso Gio. Fran.co come li consta per la verità che il d.o q.m Gio. Andrea di Nola Molise restò sodisfatto et pienamente pag.to dal detto q.m Gio Dom.co di Nola Molise delli d.ti cento cinquanta et interesse di quelli per… tanti che d.o q.m Gio. Dom.co havessi promesso per scrittura publica et privata alla q.m Cornelia di Nola Molise loro comune sorella per augumento di dote quali d.ti cinquanta pretendeva d.o q.m Gio. Andrea … loco haverli pagati di soi proprii dinari nel maritaggio di d.a q.m Cornelia.

Item esso Gio. Fran.co cede et renuntia a benef.o di d.o Gio. Batt.a tutto quello li potria spettare nelli nomi di sopra le robbe del d.o q.m Ottavio di Nola Molise per li d.ti cento cinquanta di capitale et interesse che per instrumento appare essere oblig.to il d.o nq.m Ottavio … di d.o q.m Gio. Andrea per lo augumento di d.a dote di loro sorella e per qualsivoglia altra causa et quello per patto spetiale rogato d’instrumento per mano del q.m not.o Gio. Tomaso Bombino di questa città di Cotrone.

Item esso Gio. Fran.co renuncia et cede a benef.o di d.o Gio. Batt.a ogni raggione et actione che possa spettare et competere al d.o Gio. Fran.co nelli nomi di … sopra beni et robbe di d.o q.m Ottavio di Nola Molise si ve ne sono quando d.o q.m Ottavio se retrovava esser stato tutore.. d.o q.m Gio. Andrea di d.o Gio. Batt.a et q.m Gerolimo suo fratello.

Item esso Gio. Fran.co cede et renuntia al d.o Gio. Batt.a tutte et qualsivogliano raggioni et actioni che alli … Li potessero competere per la futura sopra le robbe et beni del fidecommisso della portione che possedeva d.o q.m Gio. Andrea lo quale possedelo già d.o Gio. Batt.a et per quelle che fosse d.o Gio. Batt.a havesse il … non riserbandosi raggione et actione alcuna tanto perche d.o q.m Gio. Andrea have alienato la d.a sua legitima come appare li sopra detti processi.

Item esso Gio. Fran.co renuntia et cede a d.o Gio. Batt.a ogni raggione et actione che li potesse spettare et competere per li migliorationi fatte nelle case portione paterne di d.o q.m Gio. Andrea q.li erano del fidecommisso fatte d.e migliorationi da d.o Gio. Andrea non riserbandono cosa alcuna ex patto spetiali inter eos habito.

Item esso Gio. Fran.co renuntia et cede al d.o Gio. Batt.a ogni raggione et actione che li potesse spettare et competere nelli nomi pre.tti sopra la parte delli d.ti quaranta quattro annui che possedea il q.m Geronimo di Nola Molise seniore sopra li censuali della SS.ma Annuntiata di Napoli datili dal q.m Bernardino patre non riserbandosi cosa alcuna dechiarando che d.i annui d.ti quaranta quattro di censuali sonno quelli istessi che d.o Gio. Fran.co per le sue comparse in d.o Sacro Consiglio andava dicendo che d.o q.m Gio. Dom.co di Nola Molise haveva d.ti seicento di capitale di d.i annue intrate della q.m Aurelia G…da vidua relitta del d.o q.m Gerolimo non riserbandosi sopra … cosa alcuna.

Item esso Gio. Fran.co cede renuntia et dona nelli nomi sopra d.i al d.o Gio. Batt.a tutti li libri che si ritrovano in potere di d.o Gio. Batt.a q.li furno nel studio di d.o q.m Gio. Andrea tanto più, che d.i libri erano antichi e di poco valore.

Item esso Gio. Fran.co nelli nomi sud.ti renuntia et cede al d.o Gio. Batt.a il jus p.ntandi rettorem seu benefitiatum del juspatronato dell’istessa famiglia di Nola Molise existente dentro la cathedrale chiesa di d.a Città di Cotrone sotto titulo di S.to Berardino seu di S.ta Maria del Carmine etiam per lo leg.to fatto per d.o q.m Gio. Andrea delli d.ti dudici annui per capitale di d.i cento cinquanta sopra le case del q.m Horatio Negro per la celebratione di due messe la settimana incessanter et inp.petuum come per lo testam.to di d.o q.m Gio. Andrea, et cossi ancora lo legato delli d.i cento di capitale che s’hanno de investire et fare compra che lasciò la d.a q.m Vittoria di Nola Molise et per li carlini dudici et mezo annui per tante messe legate per d.o q.m Gio. Andrea sop.a la casa sita dentro q.sta Città vicino la parrocchia del SS.mo Salvatore di d.a Città, nelli q.li case, al p.nte habita Laura Russa, q.li carlini annui dudici et mezzo ordinò d.o q.m Gio. Andrea pagarnosi per la celebratione di tante messe lo anno per lo leg.to fatto dalla q.m Aurelia di Marti(no) sua matre. Quale legato tutti shabiano d’incorporare con il d.o jus(patro)nato sincome ex nunc in antea se intendono incorporati i… (Jus)patronato et benefitio conforme alla volontà di d.o Gio… quale possa conferirlo per sempre et soi heredi et succ.ri

Toties quoties opus erit non reservandosi d.o Gio. Fran.co nominibus p.tti voce ne actione alcuna etiam pro causa di d.i legati tanto per d.o juspatronato quanto allo altare et sepoltura … quali d.ti cento da investirsi et farne compra per lo legato della d.a q.m Vittoria lo d.o Gio. Fran.co del prezzo del territorio d.o Alferi che per d.o Gio. Fran.co s’haverà da vendere come se dirà appresso n’habia da fare compra sicura d’annuo censu cum potestate affrancandi, à quella raggione che meglio si potrà convenire et in caso d’affrancatione s’habia da notificare il Rettore del d.o Juspatronato et il d.o Gio. Batt.a soi heredi et succ.ri dui mesi  prima per ritrovar altra sicura compra d’annuo censu o corpo stabile et questo si debbia osservare toties quoties opus erit.

Et dello d.to censo che si perciperà da d.i d.ti cento di capitale per d.e due messe la settimana conforme allo legato di d.a q.m Vittoria si contenta d.o Gio. Batt.a, che durante la vita et voluntà del R.do D. Fran.co Guarasco si celebrino d.e due messe la settimana per d.o D. Fran.co, et esso D. Fran.co exiga lo d.o annuo censu però a morte di d.o D. Fran.co Guarasco o forsi non volendo q.lle celebrare in tali casu il Rettore pro tempore del d.o juspatronato se l’exiga per la celebratione di d.e messe.

Item esso Gio. Fran.co Giuliano nominibus quibus  supra, oltre le sopradette cessioni, renuntie et dec hiarationi del modo di sop.a fatte annullatione d’atti et scritture, del modo sud.o dona donationis titulo inrevocabil.r inter vivos al d.o Gio. Batt.a di Nola Molise absente et per esso alli d.i Dottor Gio. Berardino et Scipione soi procuratori et per esso stipulanti p.nti/ me not.ro/ docati mille et duicento di moneta usuale di questo p.nte Regno oltre lo usufruttu perceputo da d.o Gio. Batt.a et q.m Geronimo suo fratello del territorio d.o Alferi sito nel territorio et pertinentie di questa p.tta Città di Cotrone giusta li soi notorii confini dall’anno 1628 et per tutto il mese d’agosto p.o futuro del p,nte anno 1633 conforme l’era stato assignato per decreto del d.o Sacro Consiglio al q.le in omnibus et per omnia s.habia relatione.

Et viceversa li p.tti dottor Gio. Berardino et Scipione procuratorio nom.e p. et per nome et parte del d.o Gio. Batt.a di Nola Molise nominibus p. loco vice et inscambio di tutte le case sud.e et di ciascheduna di esse cedeno et renuntiano alla lite della tutela administrata per il d.o q.m Gio. Andrea di Nola Molise, tutore tanto del d.o Gio. Batt.a quanto di d.o q.m Geronimo suo fratello et recedeno di quelle in omnibus et per omnia conforme alli mentionati processi cassandono procuratorio nomine p.tto irritandono et annullandolo tutti atti processi scripture sententie et altri atti che fossero fatti et apparessero in d.i processi ut supra attetati et fatti in favore d’esso Gio. Batt.a di Nola loro principale con che esso Gio. Batt.a di quelli non possa servirse in nissuno futuro tempo in jud.o, nec ex,a ; et hoc procuratorio no.e p.to.

Et de più procuratorio no.e ut s.a a nome di d.o Gio. Batt.a cedeno et renuntiano a benefitio d’esso Gio. Fran.co tutto quello che potesse havere di raggione et attione et dipendenti dal q.m Berardino di Nola Avo di d.o Gio. Batt.a et q.m Geronimo suo fratello, et fidei commissario di tutti li figli et heredi d’esso Berardino et ad esso Gio. Batt.a figlio et herede del d.o q.m Gio. Dom.co quomod. cung. et qual.r cung. tam de preterito come de futuro potessero nascere ex persona propria d’esso Gio. Batt.a et no.e quo s.a et la pretentione che s’inconvenivano nella gran corte della vicaria contro d’esso Gio. Fran.co harede del d.o q.m Gio. Andrea nom.e quo s.a per la restitutione della vigna et altro.

In p.s la vigna sita nel territorio di Cotrone di valore di d.i trecento come robba dipendente de fidecommisso di d.o q.m Berardino et altre pretentioni che seguono appresso della partita de … del bestiame d’ogni pelo, uno molino con la mula et a.

Et quomodocunq. Et qual.rcumque ut s.a et signanter sopra la sud.a terra di Alferi site nel d.o territorio di Cotrone sequestrate per d.e cause debite ad esso Gio. Fran.co ma quello resti libero et in pleno dominio et possessione d’esso Gio. Fran.co d’oggi innansi in virtù della p.nte transattione et accordio cossì come ex nunc protunc havutasi per esso Gio. Batt.a la totale sodisfatione delli p.tti d.ti mille et duicento et fructu ut s.a lo d.o territorio d’Alferi cedono et renuntiano a d.o Gio. Fran.co procurat.o no.e. una con tutte sue raggioni actioni et pretentioni cciò possa q.llo vendere, et alienare et disponere come cosa propria.

Item lo medesimo Gio. Fran.co Giuliano nominibus quibus s.a accio la p.nte transattione et accordio habia il suo debito effetto volendo procedere da vero parente, et paci.mte cede ancora a benef.o del d.o Gio. Batt.a di Nola ogni raggione et actione che li potesse competere s.a la casa che d.o q.m Gio. Andrea donò a Laura Russa con il peso delli sopra detti carlini dudici et mezo annui per la celebratione delle messe come s’è detto di s.a non riserbandosi raggione et actione alcuna quia sic.

Quale casa essi Dottor Gio. Berardino et Scipione procuratori n.e p.tto et a nome di d.o Gio. Batt.a lloro principale si contentano relasciarla a benef.o di detta Laura Russa et Vincenso Guarasco suo marito et di D. Fran.co Guarasco loro figlio in usufruttu loro vita durante tantum, et morendono tutti tre quandocumque resti detta casa per incorporata prout  ex nunc pro tuns al detto juspatronato et benf.o di d.a famiglia et casa di Nola Molise altrimenti non contentandosi di fare instrum.to pp.co di detta contenta li d.i di Giuarasco patre et figlio et Laura p.tta restino sopra di d. casa salve le raggioni di d.o Gio. Batt.a loro principale e quanto nelli processi nominati et atti fatti si contiene tanto nome pprio quanto come herede et creditore di d.o q.m Geronimo suo fratello quanto ancora come cessionario di d.o Gio. Fran.co cossi nella proprietà come nell’usufruttu dal di che a distantia di d.o Gio. Batt.a et q.m Geronimo suo fratello fu sequestrata d.a casa per ordine della gran Corte della Vicaria et R. C.  quia sic.

Item il d.o Gio. Fran.co Giuliano declarò con juramento absq. metu ma di sua libera voluntà per la verità del fatto come l’anni passati per soi proprii bisogni l’occorse pigliare a censo dal q.m Gio. Paulo Varano d.ti duicento, dove s’obligo in solidum con d.o Gio. Fran.co il d.o q.m Geronimo de Nola Molise il quale non hebbe altro che il nudo nome essendo stato tutto d.o debito proprio d’esso Gio. Fran.co per lo che esso Gio. Fran.co promette non dare ne far dare fastidio ne molestia alcuna al d.o Gio. Batt.a in ogni futuro tempo da qualsiasivoglia persona ansi promette et s’obliga extinselo indenne et illeso.. quale debito al presente è affrancato per quanto detto Gio. Fran.co ha asserito …”.

Nel lungo documento, che sanciva la pace tra i due parenti, era prevista la vendita della metà del territorio di Alferi che, come scriverà Gio. Battista, “fu della mia famiglia detta de Nola Molise”, da Gio. Francesco Giuliano al Dottor Fran.co Spina per ducati 1400.

Crotone, località Alfieri.

Da Napoli a Crotone e viceversa

Nel marzo 1634 il Nola Molise è ancora a Napoli. Il 10 marzo il suo procuratore Scipione Berlingieri, vende per 150 ducati, una continenza di vigne “cum domo puteo et cun pila intus”, a Petro Francesco Vezza. Non avendo il Vezza il denaro in contanti si impegna a pagare un censo annuo di ducati 12[xxx] Il 5 maggio 1636 il principe di Strongoli Francesco Campitelli, avendo venduto per ducati 5100 il territorio di Bitetta a Gio. Ferdinando Milello, nomina come suoi procuratori per ottenere in Napoli l’assenso alla vendita, Tomaso Antonio de Martino e Gio. Battista di Nola Molise di Napoli, che è assente.[xxxi]

Ritroviamo di nuovo Gio. Battista e la moglie a Crotone nell’ottobre 1636. Con atto del notaio Gio. Antonio Protentino del 7 ottobre 1636, il canonico Pelio Petrolillo salda il debito concesso nel luglio 1632 da Gio. Battista Nola Molise e dalla moglie Hieronyma Labruta.[xxxii]

Il 13 marzo 1637 è tra i testimoni, assieme ai parenti Scipione Berlingieri e Gio. Battista Juliano, in un atto notarile riguardante l’eredità di Pompeo Mangione. Nell’atto compare Berardino Mangione, agente per sé e come cessionario del monastero di S. Maria della Stella di Catanzaro, a nome e per parte della sorella e monaca Clara Mangione, al secolo Orania, erede dello zio paterno, il R.do referendario apostolico Pompeo Mangione. Berardino è inoltre cessionario di Isabella Mangione, moglie di Scipione Berlingieri, similmente erede dello zio paterno Pompeo Mangione.

Nel documento si richiama inoltre, un atto rogato il 13 ottobre 1636, dove figura il R.do Gio. Giacomo Mangione per proprio e principale nome, quanto come tutore e per parte di Aloisio, Gio. Battista e Giulia Mangione, figli minori del fu Gio. Battista seniore, ed anche a nome di Clarice e Vittoria Mangione, figlie maggiori dello stesso, e di Beatrice e Aurelia Mangione, figlie del fu Gio. Francesco, sposate con Antonino Longo e Gio. Bearardino Milello, e per Gio. Dionisio Suriano padre e cessionario di Lucretia, Hippolita e Anastasia Suriano, figlie della fu Vittoria Mangione e di Anibale Suriano, similmente figlio dello stesso Gio. Dionisio e Vittoria, eredi di detto Pompeo.[xxxiii] Sempre in quel giorno (13 marzo 1637), interviene come procuratore di Hieronima d’Aprigliano, vedova di Vito Facellaro, la quale col consenso e la presenza del Nola Molise, permuta la sua casa con quella di Jo. Petro Puglise.[xxxiv]

Ritroviamo Hieronyma Labruti, moglie di Gio. Battista de Nola Molise “de Neapoli”, in un altro atto del notaio Protentino, rogato in Crotone il 15 novembre 1643. Essa si obbliga a consegnare ducati 120 di dote a Vittoria Rotella, figlia di Gio. Battista Rotella, figlio a sua volta di Hieronyma e del suo secondo marito, che sposa il milite spagnolo del castello Francesco Lopez.[xxxv]

Il 30 dicembre 1643 è stipulato un atto notarile; da una parte ci sono i coniugi Scipione Berlingerio ed Isabella Mangione con il figlio Carlo, dall’altra il dottore nei due diritti Fabritio Manfredi, che rappresenta Gio. Batt.a de Nola de Molise di Napoli, il quale è assente. Dal documento si ricava che Gio. Battista ed il fratello, il fu Geronimo, hanno un debito di ducati 50, per i quali pagano un annuo censo di ducati 5, al semplice beneficio di iuspatronato dei Basoino e Zurlo e, per esso, al rettore il Reverendo Horatio Zurlo. Poiché questo censo grava sui suoi beni, nei mesi passati, Gio. Battista aveva inviato ai detti coniugi ducati 50, affinché provvedessero ad affrancarlo. Ma da parte dei coniugi “si è mancato farsi che per alcune loro necessità male annate et mancamento di entrade tenano grandissimo bisogno di detti docati 50 per loro vitto et vestito particolarmente per lo che hanno pregato et fatto pregare d’amici al detto Gio. Batt.a di Nola di darli li predetti d.ti 50 in conto delli docati 200 che esso Gio. Batt.a li deve per il prezzo di alcune camere sopra il cortile delle case di esso Gio. Batt.a site dentro detta Città nella parocchia del Sant.mo Salvatore per li quali ne paga annui ducati 15 di censo” a detti coniugi.

Gio Battista acconsente a venire incontro alle esigenze dei coniugi, anche perché loro parente. I coniugi potranno trattenere i ducati 50, mentre il debito del Nola Molise nei loro confronti da 200 diminuirà a 150, ed il censo annuo da 15 passerà a 10 ducati.[xxxvi]

Il 14 gennaio 1646 Gio. Battista è di nuovo a Crotone. Assieme alla moglie compare in un atto notarile riguardante la consegna della dote ai coniugi Francesco Lopez e Vittoria Rotella.[xxxvii] Egli è presente a Crotone anche nella primavera dell’anno dopo, quando presenzia ad alcuni atti notarili.[xxxviii]

Avvicinandosi la morte, il 20 febbraio 1648 Hieronyma Labruta, in presenza del marito Gio. Battista Molise, dichiara che nel mese di ottobre dell’anno precedente, ha avuto dei denari che Fabio e Camillo Pipino dovevano al padre Ortensio, e che dal padre le furono assegnati in dote. Tali denari, che nell’atto di restituzione risultano dati ai due coniugi, in verità sono stati consegnati alla sola Geronima, ed il marito non ne ha potuto avere nemmeno in parte. Per tale motivo la Labruta intende cautelare il marito da possibili future pretese di dote e “sgravarlo dal obligo della restitutione forse da farse per d.o suo marito di d.o denaro a Gio. Batt.a Rotella figlio unico di d.a Geronima”.[xxxix] Il 3 giugno 1648 Gio. Battista de Nola Molise, come da atto del notaio Gio. Battista Sacco di Crotone, vende per ducati 1220 le terre di Mezaricotta a Gio. Antonio Giuliano del castello di Santo Mauro.

Crotone, localizzazione della località “Mezzaricotta”. Particolare del Foglio N° 571 “Crotone” della carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM.

Inviato del governo cittadino

Durante i moti rivoluzionari del 1647 Gio. Battista, assieme ai suoi parenti, era al governo della città di Crotone. A nome della città furono inviati a Napoli “quattro vascelli di grano, e vittovaglie à vilissimo prezzo”, e armati a spese dell’università un gruppo di controrivoluzionari. Inoltre, l’università pagò “molti denari alle due compagnie del battaglione de’ cavalli del Capitan Luca Giovanni Oliverio, e del Capitan Mutio Lucifero d’appiè, acciò venissero in Napoli per serviggio del Vicerè”. In quell’occasione tutto il potere cittadino era in mano agli aristocratici.

“Dal principio di questi romori L’ecc.za del S.r Duca d’Arcos, vicerè del Regno haveva chiamati à se tutti li Governatori, et officiali delle Città di Demanio, et ne meno si ritrovava Giodice, restò il carico di governare per la giustitia in virtù dell’antichi privileggi, così sempre osservati al Sindico, così come governorno per la piazza de’ Signori Nobili del seggio li Signori Nobili li Signori Lelio Montalcino Sindico, Scipione Catizzone Mastro giurato mio nipote, l’eletti Gio. Paolo Antenoro, Carlo Berlingieri anco mio nipote, et io Gio. Battista di Nola Molisi.”

Aristocratico e controrivoluzionario, eletto dei nobili, nel giugno 1648, in quanto di origine napoletana, “nam mater eius Diana de Bacio Terracina fuit neapolitana”, descritto di grande autorità, integrità morale e fedeltà, fu inviato dall’università di Crotone a Napoli, per ottenere dal vicerè, alcune concessioni e grazie in favore della città, che si era dimostrata fedele durante i “tumulti della plebe”.

Il 9 giugno 1648 a Crotone, “Congregati in pp.co regimento l’infratti m.ci sindici et eletti nel governo di questa m.ca et fidelis.ma città di Cotrone nelle case univer.li more solito ad sonum campanae in pre.tia del m.co D. Gaspar de Zunica govern.re e capitano a guerra di d.a città per trattare et concludere et determinare alcune cose convenientino al serv.o di Dio di Sua M.ta et benefi.o universale il Capitan Don Gaspar de Zunica li m.ci Lelio Montalcini sind.co Gio. Jacono Petrolillo sin.co Gio. Batt.a de Nola Molise Carlo Berlingerio Gio. Paulo Antinoro eletti Gio. Thomaso Rigitano Gioseppe Galasso eletti. Fu per detti m.ci sindaci proposto e detto La congregatione delle ss. loro non per altro solo che per significarli come ritrovandose questa città in estrema necessità et oppressa per varie cause in tanto che bona parte de cittadini per non potere sopportare li pesi si sonno da quella assentati et abbandonando lamata patria vanno dispersi in diversi parti del mondo conforme e notorio havemo giudicato per beneficio di quella et affinche potesse retornare nel suo pristino stato recorrere alla regale munificantia et gia che se ritrova sua Altezza Sereniss.ma nella città di Nap.li con la plenipotenza del Re n.ro Sig.re che Dio conservi et renda vittorioso per infiniti seculi inviare persona al detto serenissimo Principe a proponere il stato che essa città se retrova per la necessità delle quali viene travagliata et a supplicare quelle gratie che sono necessarie per sollevamento di quelle che perciò sono congregati le ss. loro affinchè concludano quello li pare espediente sopra questo fatto che quanto noi giudicamo doversi con effetto inviare uno delli eletti di nobili di essa città con procura et amplissima potesta di potere supplicare sua Altezza et sua Em.za per dette gratie e fare circa questo qualsivoglia supplica di dare qualsivoglia mem.le et accudire appresso a tutti quelli ministri tanto di giustitia come di guerra che sara necessario nominando per tale effetto la persona del m.co Gio. Batt.a de Nola Molise eletto di nobili di d.a città. Et per li detti m.ci sindaci et eletti unanimiter et pari voto fu determinato concluso che senza perdersi momento di tempo se invii la persona del S. m.co Gio. Batt.a di Nola Molise nella quale concorrono tutte le qualità necessarie affinchè conferendosi di persona nella città di Napoli proponghi in nome di questa città a sua altezza et a sua Em.za il stato di essa città e soi bisogni et supplichi le grazie necessarie per il sollevamento di quella …”.[xl]

Domenico Gargiulo, “La rivolta di Masaniello”, 1647-1660. Napoli, Museo di San Martino (da catalogo.beniculturali.it).

La Cronica

Gio. Battista scrisse la “Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone e della Magna Grecia”, che fu edita nel 1649 in Napoli “per Francesco Savio stampator della Corte”. L’opera si rifà in gran parte, come afferma lo stesso autore, al manoscritto dell’arcidiacono della cattedrale di Crotone Camillo Lucifero, vissuto all’inizio del Cinquecento.

“… l’ho cavato dallo scritto à mano in latino fatto da Camillo Lucifero Archidiacono della Cathedrale d’essa Città nel 1523 dedicato poi à Monsignor Gio. Matteo Lucifero Vescovo dell’istessa Città ambidui gentil’huomini d’essa, quale scritto, con altre cose particolare di detta Città, io prestai l’anni passati al Padre Maestro Girolamo Salviati Carmelitano di detta Città, et più non me l’ha restituito.”[xli]

Secondo quanto afferma il Nola Molise, il manoscritto, che egli utilizzò, traducendolo dal latino, andò perduto. Questa versione però lascia un po’ perplessi e apre al dubbio, che sia stato proprio il Nola Molise a distruggere la sua fonte principale. Infatti, risulta che egli avrebbe composto la maggior parte della sua “Cronica” in età giovanile, cioè prima del 1614, anno della morte del Salviati avvenuta in Crotone,[xlii] e l’avrebbe poi data alle stampe circa trentacinque anni dopo.

Il manoscritto molto probabilmente, pervenne in mano del Nola Molise dall’eredità dello zio Gio. Andrea. Infatti, nell’elenco dei beni confermati da Gio Francesco Giuliano vi sono “tutti li libri che si ritrovano in potere di detto Gio. Batt.a quali furno nel studio di detto q.m Gio. Andrea tanto più, che detti libri erano antichi e di poco valore”.

La “Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone e della Magna Grecia”, scritta da Gi. Battista di Nola Molise e edita nel 1649 in Napoli (da gruppoarcheologicokr.it).

Estinzione dei Nola Molise

Così lo stampatore informava il lettore: “Il Signor Giovan Battista di Nola Molise, essendo l’ultimo della sua Famiglia, et Casata, et non lasciando Figli, per essere in età senile, senza haver mai di se generato, ha voluto in luogo de’ Figli lasciar di se un’eterna memoria al Mondo, ch’è la Cronica …”.

Confrate della confraternita nobiliare del Rosario, che aveva sede nel convento dei domenicani di Santa Maria della Grazia, situato fuori le mura della città di Crotone, il 18 giugno 1651 Gio. Batt.a di Nola Molise, assieme ai suoi parenti Scipione Catizone, e a Stefano e Gio. Paolo Lambruto, partecipa nella cattedrale alla elezione dei nuovi priori.[xliii]

Il 26 dicembre di quell’anno presenzia alla stipula dei capitoli matrimoniali tra Julia de Ricca e Jo. Jacobo Astorello.[xliv] Jo. Batt.a de Nola de Molise è ancora vivo e si trova in città nel giugno del 1652, come risulta da un atto riguardante Scipione Catizone, figlio di Thomaso e di Caterina Rotella, presso il notaio Dionisio Speziale di Crotone.[xlv] Questo è l’ultimo atto in cui compare. Se egli fosse rimasto a Crotone, molto probabilmente la sua morte andrebbe collocata prima del 7 maggio 1653, infatti non risulta nell’elenco del “Libro dei Morti”, che inizia da tale data. Tale affermazione però non è valida, se si prende in considerazione la possibilità che il Nola Molise e sua moglie, possano essere andati a passare i loro ultimi giorni a Napoli. A favore di questa ipotesi è il fatto che non risultava alcuna iscrizione che lo ricordava nella cappella dei Nola Molise nella cattedrale di Crotone.

Infatti, il Nola Molise morì in Napoli. Il 23 giugno 1656 Giovan Battista de Nola Molise della città di Napoli, stipulò due atti presso il notaio Giovanni di Simone di Napoli. Il primo a favore del monastero di Santa Chiara di Crotone mentre, col secondo, dettava le sue ultime volontà facendo testamento. Egli istituì “erede universale e particolare la venerabile chiesa di S. Francesco Saverio di Palazzo della Compagnia di Gesù sopra tutti, e qualsivogliano suoi beni mobili e stabili, preter delli beni stabili, ed annue rendite esistentino nella città di Cotrone, e suoi convicini, che sotto l’istesso di l’avea donato al monistero de Santa Chiara della sudetta città di Cotrone, mediante l’istrumento che confirmò in detto testamento”.[xlvi]

Il 4 aprile 1668 il chierico Gio. Battista Giuliano, figlio ed erede di Gio. Francesco Giuliano, dichiarava che “riconosciuto molte scritture et notamenti fatti da esso et detto q.m suo padre ha ritrovato che d.i docati cinquanta molto tempo fa erano stati sodisfatti dal detto q.m Gio. Berardino (Ormazza) al q.m Gio. Batt.a di Nola per ordine e conto di d.o q.m suo P.re ed esso costituto per l’annuo censo che dovea conseguire esso di Nola da esso costituto e q.m suo P.re di d.ti venti setti …”.[xlvii] Dall’unione con Geronima Labruti non nacquero figli e con lui si estinse la casata.

Arme della famiglia Labrutis di Crotone: “D’azzurro al castello d’argento, turricellato di tre pezzi, cimato da un leone passante d’oro, col sole radioso d’oro nel canton destro del capo e col crescente dello stesso nel canton sinistro.”

Il beneficio di iuspatronato della famiglia Nola Molise

Alla fine del Seicento, i beni della cappella dei Nola Molise consistevano in due vignali, cinque censi e due capitali, che erano in deposito. I due vignali potevano dare annualmente 12 ducati o 5 salme di grano, i censi circa 25 ducati, ed in deposito vi erano cento ducati. Il beneficio era gravato di cinque messe alla settimana.[xlviii]

Con l’estinzione dei Nola Molise lo ius patronato del beneficio passò agli eredi, ai quali spettò di nominare e presentare il rettore. Per metà ne furono patroni Isabella Mangione, moglie di Scipione Berlingeri, e Caterina Rotella, figlia di Gio. Francesco e di Cornelia de Nola, sposata con Gio. Tomaso Catizone.

Scipione Berlingeri morì il 17 dicembre 1664,[xlix] la moglie Isabella Mangione lo seguì il 7 ottobre 1667.[l]

Isabella Mangione era anche erede universale e particolare della sorella Aurelia per testamento rogato il 26 aprile 1644. Morto il 28 febbraio 1655 il marito Gio. Tomaso Catizone, l’otto marzo 1667 la vedova Caterina Rotella lasciò erede Horatio Catizzone, il quale morì nel 1696.

Scipione Berlingeri sposato con Isabella Mangione con testamento rogato il 28 novembre 1664, nominò suoi eredi in parte uguale, i figli Carlo e Felice, mentre la figlia Maria fu erede nella legittima “che de jure le spetta stante che d.a heredita è di poco frutto”.

Carlo Berlingieri, figlio di Scipione e di Isabella Mangione, per testamento rogato in data 11 marzo 1692, lasciò eredi le figlie Laura, Lucretia e Vittoria. A Laura spettò la nomina dello ius presentandi di tre benefici: della SS.ma Annunciata della famiglia Mangione, della Maddalena della famiglia Berlingeri e quello della famiglia Nola Molise.

Felice Berlingeri, sposato con Vittoria Syllano, con testamento del 24 settembre 1682 istituì suoi eredi di figli Gioseppe, Scipione, Francesco, Domenico e Isabella.

Antonio Castillo fu compatrono per donazione fattagli il 6 giugno 1699 da Isabella Berlingieri, figlia ed erede di Felice, educanda in Santa Chiara.

Dopo il reverendo Francesco Guarasco, citato in un atto notarile del luglio 1633, troviamo nel settembre 1657 rettore e beneficiato del beneficio della famiglia de Nola il canonico Lelio Manfredi.[li]

Morto 20 settembre 1691 il canonico Lelio Manfredi, rettore del beneficio con altare e cappella in cattedrale, Carlo ed Isabella Berlingieri, come eredi di Isabella Mangione, ed Horatio Catizzone come erede di Caterina Rotella, competendo a loro il diritto di nominare il nuovo rettore, presentarono il 2 dicembre dello stesso anno al vescovo Marco Rama, il chierico Gio. Domenico de Labrutis.

Il beneficio di jurepatronato della famiglia di Nola Molise intitolato a Santa Maria di Monte Carmelo ed ai santi Bernardino e Francesco di Paola, con altare e cappella in cattedrale, è ancora presente alla fine del Seicento al tempo della visita del vescovo di Crotone Marco Rama. Allora ne era ancora rettore il chierico Gio. Domenico de Labrutis.

Dopo la morte del De Labrutis, avvenuta il 21 ottobre 1701, si aprì una lite per la nomina del nuovo rettore.

Nel gennaio del 1702 Lucretia Berlingieri, figlia del fu Carlo, il chierico coniugato Fausto Beltrano, sia come figlio ed erede del fu Carlo che come procuratore di Jacobo Cosentino, padre ed amministratore dei figli della fu Vittoria, figlia del predetto Carlo, ed il canonico Gio. Andrea Cavaretta, come procuratore di Isabella Berlingeri, figlia ed erede di Felice, pretendevano di possedere il diritto di nominare e presentare il nuovo rettore, il primicerio Geronimo Facente.

A questi si opposero Antonio Castillo, Victoria Suriano e Laura Berlingerio, i quali rivendicarono per loro il diritto di nomina.

Laura Berlingeri era figlia ed erede di Carlo, Victoria Suriano era vedova ed erede di Orazio Catizzone e pronipote di Cornelia de Nola, che fu madre di Caterina Rotella e questa ava di detto Orazio. I compatroni nominarono rettore Felice Suriano, il quale dopo lunga lite, riuscì ad ottenere il beneficio. Nel 1720 il vescovo Anselmo La Pena comandò al rettore Felice Suriano, che entro quattro mesi doveva “aut renovare aut demoliri” l’altare, sotto pena di venti libbre di cera lavorata. Seguì alla morte del Suriano il rettore Teofilo Varano. Nel frattempo, come erede di Orazio Catizzone, che aveva lo “ius presentandi rectorem” in quanto erede dei Nola Molise, era divenuta patrona del semplice beneficio la congregazione laicale dell’Immacolata Concezione e L’Anime del Purgatorio, i cui confrati elessero per rettore nel giugno del 1729, il canonico Felice Cavaliere. Morto il 12 febbario 1767 il parroco Cavaliere, i confrati in quello stesso anno nominarono rettore il canonico Domenico Terranova. Seguì nel 1779 il sacerdote Vincenzo Siniscalco. Alla metà del Settecento in cattedrale l’altare con cappella dei Nola Molise non esisteva più, rimaneva soltanto il semplice beneficio.[lii] Nella toponomastica crotonese troviamo ancora “Piani di Nola” e “Vallo di Nola”.

Note

[i] Il vescovato di Crotone possedeva nel 1570 la gabelluzza “la Ronca” “jux.a et circumdata dele t.re di not.o ber.no de nola”. ASN, Dip. Som. 315/9, f. 47.

[ii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 29, 104.

[iii] ASCZ, Busta 15, anno 1578, f. 113.

[iv] ASCZ, Busta 49, anno 1591, ff. 98-101.

[v] “Adi 20 di augusto 1612 morsi dianora di nola et si sepellio all vescovato gratis”. AVC, Libro dei Morti.

[vi] “Adi 25 del mese di giugno 1605 morsi il D. gio. biasio di nola et si sepelli all vescovato.” “Adi 29 di maggio 1607 morsi la sig.ra elisabetta di nola et si sepellio allo vescovato gratis.” “Die 20 Julii 1607 Jo.es Petrus de Nola juvenis annor. 29 unicus matris suae, ad Celestra Regna iuxta Catt.cam fidem volavit, sepultura corporis eius intus cathed.lem prope sacellum de nolis condita est.” “Adi 26 februari 1609 morsi la sig.ra biatrice di nola et si sepellio allo vescovato et pagò.” AVC, Libro dei Morti.

[vii] “Adi 1.o 8bro 1601 Morsi Gio. bb.a napolitano creato della sig.ra diana terracina si sepellio al vescovato.” AVC, Libro dei Morti.

[viii] ASCZ, Carte antiche del monastero di S. Chiara di Cotrone, 1784/96, Cart. 26.

[ix] “Adi 5 martio 1602 morsi gio. laurenzo fera si sepeli alla osservantia pagho.” AVC, Libro dei Morti.

[x] “Adi p.o Aprili 1607 morsi gio. fran.co rotella et si sepelli in s.to fran.co di assisa et pagò.” AVC, Libro dei Morti.

[xi] Atti fatti nella Corte di Cotrone per Ger.ma Labrutis sopra la creatione del tutore dell’herede di Rotella.

[xii] ASCZ, Busta 49, anno 1612, f. 39.

[xiii] ASCZ, Busta 108, anno 1613, f. 103.

[xiv] “Adi 22 di 9bro 1613 morsi la sig.ra diana terracina napolitana matre dell sig.r gio bba di nola et si sepelli nel vescovato et pago.” AVC, Libro dei Morti.

[xv] ASCZ, Busta 117, anno 1619, ff. 57-60.

[xvi] ASCZ, Busta 49, anno 1620, ff. 4-5.

[xvii] ASCZ, Busta 117, anno 1622, f. 31.

[xviii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 127v.

[xix] ASCZ, Busta 911, anno 1738, ff. 23-30.

[xx] Atto del notaio Gio. Dionisio Spetiale, Crotone, 24.4.1625.

[xxi] ASCZ, Busta 117, anno 1623, f. 83.

[xxii] Volpicella L., Epistolario Ufficiale del Governatore della Calabria Ultra Lorenzo Cenami (1623-1624), Napoli 1913, p. 184.

[xxiii] ASCZ, Busta 117, anno 1626, ff. 100-101.

[xxiv] ASCZ, Busta 118, anno 1628, f. 83v.

[xxv] ASCZ, Busta 118, anno 1629, ff. 6v-8.

[xxvi] ASCZ, Busta 118, anno 1629, ff. 8-9.

[xxvii] ASCZ, Busta 118, anno 1630, f. 37v.

[xxviii] ASCZ, Busta 118, anno 1630, f. 72v.

[xxix] ASCZ, Busta 119, anno 1636, ff. 82-83.

[xxx] ASCZ, Busta 119, anno 1636, ff. 82-83.

[xxxi] ASCZ, Busta 119, anno 1636, f. 30

[xxxii] ASCZ, Busta 119, anno 1636, ff. 82-83.

[xxxiii] ASCZ, Busta 119, anno 1637, ff. 21-25.

[xxxiv] ASCZ, Busta 119, anno 1637, ff. 26-27.

[xxxv] ASCZ, Busta 119, anno 1643, ff. 53v-54.

[xxxvi] ASCZ, Busta 119, anno 1643, ff. 69v-71.

[xxxvii] ASCZ, Busta 119, anno 1646, ff. 11v-12.

[xxxviii] ASCZ, Busta 119, anno 1647, ff. 19r, 39r.

[xxxix] ASCZ, Busta 133, anno 1648, f. 22.

[xl] ASCZ, Busta 133, anno 1648, ff. 52-54.

[xli] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone e della Magna Grecia, Napoli 1649, p. 54.

[xlii] “Adi 14 di giugno 1614 passò di questa et a miglior vita il padre fra gerolamo salviati carmelitano et maestro et si sepellio al monasterio del carmino della Città di Cotrone”. AVC, Libro dei Morti.

[xliii] ASCZ, Busta 229, anno 1651, f. 43.

[xliv] ASCZ, Busta 229, anno 1651, ff. 121-122.

[xlv] ASCZ, Busta 108, anno 1652, f. 35.

[xlvi] ASCZ, Cassa Sacra, Atti Vari, Riassunz.ne degl’istrumenti scritti in carta comune, che si appartenevano al monast.ro di Donne Moniche di S. Chiara della Città di Cotrone 1789, b. 383/20.

[xlvii] ASCZ, Busta 253, anno 1668, f. 7.

[xlviii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 104.

[xlix] “Adi 17 Xbre passò da questa a miglior vita il Sig.r Scipione Berlingeri si sepellì in S. Francesco di Paula gratis.” AVC, Libro dei Morti.

[l] “Adi 7 d.o passò da questa vita la S.ra Isabella Mangione et si sepelli nel m.o di Giesu M.a gratis.” AVC, Libro dei Morti.

[li] ASCZ, Busta 229, anno 1657, ff. 144v-145.

[lii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 29. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 8.


Creato il 11 Marzo 2015. Ultima modifica: 28 Novembre 2022.

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