La Torre di Cutro

Cutro Sigillo

Sigillo dell’università di Cutro

L’esistenza di torri in paesi vicini a Cutro è segnalata fin dal periodo angioino e aragonese. La presenza di una torre nell’abitato di Isola già nel Trecento è evidenziata dalla modifica del nome da “casale de lisola” o “Insula” (Cutronis) (1) in “Turris Insule”, nome conservato per tutto il Quattrocento (2).
Da alcuni documenti, risalenti al periodo successivo alla sconfitta del marchese di Crotone, Antonio Centelles, e alla conseguente confisca dei suoi possedimenti da parte del re Alfonso, veniamo a conoscenza di altre torri nel territorio considerato.
Probabilmente esse sorsero per ordine del re con funzioni fiscali e di controllo territoriale in casali e terre che si erano dimostrate ribelli.
Si trattava infatti di terre e casali ricaduti in demanio regio e quindi amministrati da ufficiali (capitani, castellani o governatori) di nomina regia.
Così sappiamo che la torre del casale di San Mauro de Caraba nel gennaio 1449 fu data dal re in custodia a Pietro de Bocca de Faro, castellano e poi governatore di Santa Severina. Il Bocca de Faro la custodiva con quattro “soci” o aiutanti, stipendiati tramite il tesoriere del ducato di Calabria (3).
La torre aveva funzioni fiscali e di controllo sulla vicina città di Santa Severina, tanto che nel febbraio 1466, i Santaseverinesi che si erano liberati dal Centelles ed erano ritornati in demanio, tramite i loro sindaci chiesero al re Ferdinando tra le altre grazie anche quella di distruggere la torre perchè inutile, costosa ed ostile (..la torre de S. Mauro Vostra M.ta la debbia tenere per vostro mero dominio e la torre pred.ta… la debia destruere attento la utilita nulla, si non spesa, et a la città bastia et disfact.ne) (4).
In un luogo strategico dominante la foce e la bassa valle del Tacina sorgeva un’altra torre sulla collina chiamata San Luca, presso l’attuale Steccato. La sua costruzione cambiò il nome della terra di Tacina (1426) (5) in quello di Turris Tacine (1452) (6), nome che la terra conservera fino alla sua distruzione avvenuta tra la fine del quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Sempre poco dopo la metà del Quattrocento, tra il 1467 ed il 1469, Enrico d’Aragona, luogotenente in Provincia di Calabria, otteneva da re Ferdinando il permesso di poter edificare una torre con “l’officiali et altro” nel casale di Crepacore, in territorio di Crotone (7).
Della torre di Cutro non abbiamo al momento documenti risalenti al periodo aragonese che ne attestino la presenza. La torre della terra di Cutro compare poco dopo la metà del Cinquecento, quando sotto di lei si riunivano gli erari del duca per mettere all’asta gli affitti dei beni feudali (8).
Tracce delle torri di Cutro, di San Mauro e di Isola compaiono ancor oggi sui gonfaloni e nei vecchi sigilli degli atti delle università.

Note
1- Pratesi A., Carte, p.102,111.
2- Nel 1426 Turris Insule è tra le proprietà di Nicolò Ruffo, Reg. Vat. 355, f.287, ASV.
3- Fonti Arag., I, 72-73.
4- Siberene, p.167.
5- Reg. Vat. 355, f.287, ASV.
6- Fonti Arag. II, 134, 207.
7- Falanga M., Il manoscritto da Como fonte sconosciuta per la storia della Calabria dal
1437 al 1710, in Rivista Storica Calabrese, n. 1-2,1993, p.251.
8- L’otto giugno 1578, nella terra di Cutro, gli erari del duca mettono all’asta l’affitto dei
mulini della Canosa “subtus turrim dicte terre”, ANC. 12, 1578, 181.


Creato il 22 Febbraio 2015. Ultima modifica: 9 Maggio 2015.

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