La famiglia Villaroja (Villaroya, Villaroga) a Crotone

Il castello di Crotone.

Il milite Bartolomeo Villaroya

L’arrivo a Crotone dei Villaroja, detti anche Villaroga e Villaroya, è legata alla presenza del regio castello che, per tutto il Seicento, fu presidiato da militi spagnoli al comando di un regio castellano. Infatti, nella guarnigione spagnola del regio castello di Crotone, essendo castellano il capitano D. Francesco de Vargas, troviamo l’hispano milite Bartolomeo Villarois. Quest’ultimo, che fa parte del “rollo del’offitiali et soldati che si pagano nel castello”, ci appare per la prima volta come padrino il 7 novembre 1638, al battesimo di Angela Turco, figlia di Cesare e di Vittoria Siciliano. Bartolomeo si unì con Joanna Satta. Una loro figlia Giuseppa, sposerà lo spagnolo Pietro Canal (1647).

Bartolomeo Villaroya continuò a fare parte della guarnigione del castello anche negli anni seguenti. Nell’ottobre 1668 lo troviamo elencato tra i soldati di guarnigione al regio castello di Crotone, in una lite con il vescovo ed il capitolo di Crotone. Sono nominati: Francesco Velasques, Antonio Tanda, Gio. Batt.a Car.ra, Giulian de Tesse, Giovan. Antonio Garzia, Simone Martino marrochino, Gioseppe Sala, Micheli Fernandes, Sebastian Salvatore, Micheli o Martines, Francesco de Arena, Gioseppe Scrivano, Antioco Sina, Pietro del Toca, Antonio de Molina, Giovan Scimenes, Dome.co Rodrigues, Bartolomeo Villaroja, Luca de Laccive.[i]

Risalgono alla fine del Seicento alcune testimonianze di soprusi a cui sono soggetti i soldati del castello. Un memoriale, inviato al viceré nell’autunno 1684, denuncia i maltrattamenti del tenente D. Diego Antonio de Alarcon, essendo castellano Giuseppe de Leone, accusandolo del “mal procedere et il vivere scandaloso”. ll 21 dicembre 1684 i soldati del castello sono costretti a ritrattare. Facevano parte della guarnigione: il Rev. D. Paulo Riggitano regio cappellano di detto castello, Pelio Petrolillo sacristano, D. Antonio Magliari medico, Franc.o Antonio Letteri barbero, Giacinto Asturi Artiglero, Giuseppe Capicchiano artiglero, Giacinto Messina monitionero, Giuseppe Messina portero, Giuseppe Manica Tamburro, Dionisio Marturano carpentero, Domenico Squillace ferraro della prima prana, l’alfiero D. Gio. Duarte scrivano de ratione, Andrea Mutio de Silva veditore, Bartolomeo Villaroya, Fran.co Belasco, Bernardo Ximenes, Michel Giov., Gio. de Quenqua, Lorenso Cavalero, Bernardo Navarro, Domingo de Quenqua, Giov. De Ribera, Gio Antonio Garcia, Antonio di Quenqua, Geronimo Rodrigues, Gio. Batt.a d’Aponte, Andres Garcia, Antonio Salvatore, Antonio Frisenda, Felippe Marches, Leonardo Terrones, Antonio Lopes, Lorenso Romano, Pasquale Partale, Alonso Lopes, Giuseppe Sanper de Luna, Carlo la Calva, Alonso Fran.co Pauvagna, Paulo Salas, Bernardo Ernandes, Fran.co Sances, Andrea Tanda, Felippe de Silva, Ludovico de Quenqua, Gio. Rocca, Antonio Polvara, Gregorio Peres, Bartolomeo Marin, Fran.co Ortega, Alonso de Quenqua, Domingo Rodrigues et Sebastian Garcia.”[ii]

Bartolomeo morì a Crotone il 13 settembre 1692 e fu sepolto gratis, essendo fratello di sacerdote.[iii]

Il castello di Crotone.

Il Reverendo Leonardo Villaroya

La condizione di milite spagnolo “stipendiario” di Bartolomeo, uno status sociale particolarmente prestigioso in una società, dove la maggior parte della popolazione viveva una condizione precaria, legata all’andamento delle annate, spesso scarse, e dove raro era il denaro contante, facilitò la carriera ecclesiastica del fratello Leonardo, il quale ci appare per la prima volta tra i testimoni di un atto di donazione del 18 settembre 1647, stilato dal notaio Protentino, che Beatrice Rosa, moglie di Nicola Cuma “Art. Med. Doct.” della città di Catanzaro, fa a favore del figlio, il chierico Francesco Maria.[iv]

In numerosi atti successivi del notaio Hieronimo Felice Protentino è presente il clerico “Nardo seu Leonardo Villaroya” (1651-1655). In seguito, egli ascese all’ordine sacerdotale. In tale condizione compare per la prima volta, in un atto del marzo 1661 del notaio Felice Protentino, dove tra i presenti spicca il Rev.do D. Leonardo Villaroya.[v] È questo il periodo in cui siede sulla cattedra vescovile di Crotone lo spagnolo Ioannes Pastor (10.7.1638 – 4.7.1662). Presente nella stesura di molti atti notarili, nell’ottobre 1668 il R.do D. Leonardo Villaroya interviene in uno di essi come procuratore del nuovo vescovo di Crotone Hieronimo Carafa (3.3.1664 – 8.10.1683).[vi]

Sul finire del Seicento, il Reverendo D. Leonardo Villaroja svolse vari uffici. Dalla visita del vescovo Marco Rama, compiuta il 5 dicembre 1699, alla regia cappella di Santa Maria de Prothospatariis, sappiamo che egli non vi trovò il cappellano o parroco, Joannes Mellucci, che se ne era andato a Napoli, ma l’economo, il sacerdote crotonese Leonardo Villaroja, il quale aveva anche la cura delle anime.

Oltre a rivestire la carica di economo della chiesa di Santa Maria di Prothospatariis, che era di regio patronato, fu rettore del beneficio sotto il titolo di Santa Catarina Vergine e Martire, fuori le mura, di collazione della mensa vescovile, con altare e chiesa propria, con l’onere di una messa settimanale,[vii] e fu anche cappellano della chiesa di S. Giovanni Battista di Apriglianello.[viii] Quest’ultimo ufficio ci fa intravedere il legame che legava, e legherà, i Villaroya alla famiglia aristocratica dei Suriano.

La chiesa di Santa Caterina fuori le mura della città di Crotone. Particolare della carta intitolata “SCENOGRAFIA della Scogliera del Porto di Cotrone, fatta per tutta la Campagna del 1756” (foto di Bruno Mussari).

Altri Villaroya

Nel Seicento troviamo altri appartenenti alla famiglia: “Adi 15 di Giugno 1664 morse Antonino Villaroia q.le si sepelli in S.to fran.co di Assisi gratis”; “A 2 7bre 1692 Inn.a Villaroya sorella di sacerdote”.[ix]

Il parroco Giuliano Villaroya

Il regio castello di Crotone è anche al centro della vicenda umana di Giuliano Villaroya, uno dei figli del milite Bartolomeo. Come lo zio paterno egli intraprese la carriera ecclesiastica; così nella veste di diacono, ci appare per la prima volta nell’agosto 1674.[x] L’anno dopo, il reverendo Juliano è tra i presenti in un atto del notaio Pelio Tiriolo, riguardante la cessione di una casa palaziata di proprietà della congregazione del Pio Monte dei Morti. Due anni dopo, nel 1677, è cappellano del regio castello e fa parte dei canonici della cattedrale di Crotone.[xi] Il cappellano del regio castello di Crotone con chiesa dedicata a Santo Dionisio, era di presentazione regia e deputato dal cappellano maggiore del regno; egli aveva la cura spirituale degli Spagnoli stanziati dentro il castello. In seguito, lascia l’incarico di cappellano del castello, svolto sostituendo per breve periodo il regio cappellano D. Paulo Riggitano (1664-1689), per divenire parroco della chiesa di Santa Veneranda; della quale ne prese il pacifico possesso con bolle apostoliche in data 17 marzo 1687.

La chiesa parrocchiale era rimasta dapprima vacante per morte del parroco Dionysio Thesorieri e poi, per libera rinunzia nelle mani del pontefice, del D.r D. Giorgio Mandile. Lasciò poi la chiesa parrocchiale, favorendo il parente Andrea Cavaretta, e ritornò ad essere cappellano del castello.[xii] In questo periodo ebbe anche un beneficio nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Papanice (Luglio 1704). Continuò ad essere il regio cappellano del castello di Crotone, ufficio che mantenne fino alla morte.

Come cappellano del castello, il 28 agosto 1707 giurò fedeltà al nuovo sovrano Carlo terzo, assieme agli ufficiali ed ai soldati. Componevano la guarnigione: Il sergente maggiore D. Diego Ramirez Balanca regio castellano, Jayme Murtas tenente, D. Giuliano Villaroya cappellano, D. Domenico Ursano sagristano, D. Fisico Alessandro Avarelli, Francesco Asturello barbiero, Domenico Lipari artigliero, Gio. Domenico Fallacca artigliero, Isidoro Messina artigliero, Thomaso Puglise artigliero, Leon. Francesco Messina monitionero, Domenico Rizzuto portiero, Francesco Strina tamborro, Honofrio de Sanda carpentiero, Gabriele Lucifero ferraro, ed i soldati Felippo Silva, Bartolomeo Marino, Pedro de Aro, Baretta Cossu, Juan Cobo de Quesada, Juan de Nora, Marco Gamez, Bernardo Marques, Gaetano Cavaliero, Manuel Martinez, Jorye Senir, Juan Frances, Juan Fernandez de Almoro, Joseph Vital, Berrito Gonzales, Juan Bonett, Miguel de los Rios, Juan de Armeraga, sargente Manuel Ant. Palacios, Joseph Martinez, Antonio Henero, Lorenzo Rivera, Juan Lucas, Miguel Oliver, alfiero D. Bartolomè Ferez de Aldao e Lucas Negrete.[xiii]

Il 17 marzo 1723, il notaio Pelio Tirioli andò in una delle case del regio castello, e proprio in quella vicino alla nuova cisterna grande, dove abitava il regio cappellano del castello Giuliano Villaroya. In presenza del regio castellano, il sergente maggiore D. Giovan Ramirez y Arellano, il cappellano dettò le sue ultime volontà. Dichiarò di “non tenere beni paterni, e materni, ma qualche commodità di beni mobili”, che decise di lasciare alla sua nipote “ex sorore” Teodora Cavarretta, “non solo per haverlo ben servito dà molti ,e molti anni, ma ancora per avere governato la sua casa rettamente, e ciò non ostante per Dio ,e per l’anima sua, havendo la rimembranza ancora della quiete con la quale da molti, e molti anni, sono vissuti in comune spendendo esso D. Giuliano indefessamente del soldo come cappellano regio di questo regio castello, Biase Vitale marito di detta Teodora spendendo senza interesse veruno”.[xiv]

S. Dionigi patrono della città di Crotone.

Giuseppe Villaroja

Tra la fine del Seicento ed i primi anni del Settecento, Giuseppe Villaroja abitava in parrocchia di Santa Veneranda, in una casa che prima apparteneva a Dionisio Thesoriero. La casa poi passò in proprietà a Biase Griffi ed alla sua morte agli eredi.[xv]

Il mastro d’ascia Gio. Battista Villaroya

Sappiamo che all’inizio del Settecento la casa di Gio. Battista Villaroya era situata in parrocchia di Santa Maria de Prothospataris, e confinava con il palazzo di Antonio Suriano.[xvi] Gio. Battista faceva parte della confraternita dei mastri falegnami, ed in tale veste lo troviamo assieme agli altri mastri della città, in una petizione rivolta all’università l’undici luglio 1719, dalla quale risulta che Gio. Battista Villaroya e gli altri “mastri di ascia seu falegnami”, i quali avevano avuto una cappella dedicata a S. Giuseppe in cattedrale, stavano allora partecipando alla costruzione della nuova chiesa intitolata al loro protettore San Giuseppe.[xvii]

Crotone, chiesa di S. Giuseppe.

Il parroco Michele Villaroya

Risulta regio parroco della chiesa di Santa Maria de Prothospatariis, fin dal settembre 1746, Benedetto Avarelli, a cui seguirà Michele Villaroija.[xviii]

Le famiglie Villaroya

Nel catasto onciario di Crotone del 1743 troviamo due famiglie Villaroya. La prima era composta dal Leonardo Villaroja di anni 32 di professione “scribente”, dalla moglie Anna Lipari (figlia del notaio e mastro d’atti della regia portolania di Crotone Stefano Lipari) di anni 29, e dai figli Teofilo di anni 9, Francesco Antonio di anni 5, Gio. Battista di anni 4, Vincenzo di anni 2 e Mariangela infante.

Abitano in casa propria situata in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, ed esercitano anche l’attività di mugnai, in quanto possiedono un “centimolo macinante”. Nella stessa casa coabitano anche due fratelli di Lorenzo, entrambi mastri falegname: Bartolo di anni 26 e Mario di anni 25.[xix] Vi è poi la famiglia composta dal mastro sartore Francesco Villaroja di anni 29, che è sposato con Carmena Diano di anni 35, e dalla suocera Nicola Ganguzza di anni 70. Francesco Villaroja abita in casa locanda in parrocchia di Santa Veneranda.[xx]

Crotone, la chiesa di S. Veneranda.

I fratelli Leonardo e Francesco al servizio dei Suriano

Il legame con la famiglia aristocratica dei Suriano, già evidenziata al tempo del sacerdote Leonardo Villaroya, è confermato dalla figura dei due fratelli Leonardo e Francesco, i quali svolsero uffici particolarmente importanti al servizio di questa famiglia. Essi, infatti, figurano tra i stipendiati del decano Filippo Suriano; Leonardo come “sovrandente e fattore delli affari di campagna, e del concio della regolizia”, e Francesco come “soprandente dell’affari di campagna, e come tale esso Francesco è dependente di esso sig.r Suriano”.[xxi]

Il notaio Theofilo, lo “scribente” Gio. Battista ed il mastro Mario Villaroja

Tra i figli di Leonardo sono da ricordare il notaio Theophilo Villaroya (1761-1765) e lo “scribente” Gio. Battista, che nei loro atti si firmano aggiungendo il termine “Crotoniate”.[xxii] Il mastro Mario Villaroja, fratello di Lorenzo, alla metà del Settecento andò ad abitare in parrocchia di Santa Veneranda.[xxiii] Il mag.co Mario Villaroja è ancora vivo nell’agosto 1800.

L’annotazione riguardante la morte di Bartolomeo Villaroja contenuta nel Libro dei Morti che si conserva nell’Archivio Vescovile di Crotone.

Bartolomeo Villaroya ed i suoi fratelli

Tra i numerosi figli nati dall’unione tra Leonardo Villaroya ed Anna Lipari, un posto particolare occupa Bartolomeo. Nato in Crotone il 17 novembre 1751, gli fu imposto i nomi Bartholomeus, Brunus, Benedictus e fu battezzato dal Reverendo Giuseppe Giacomo Messina, su licenza del parroco di SS. Pietro e Paolo D. Giuseppe Vajanelli. Fu padrino l’aristocratico Fabrizio Suriano, della parrocchia di Santa Maria de Prothospatariis.

Ritroviamo Bartolomeo, assieme ai suoi fratelli, in un atto del notaio Giuseppe Smerz. L’otto giugno 1784, presso il notaio si presentano i fratelli e sorelle Villaroja, figli del fu Leonardo, per fare un atto di donazione. Bartolo, Antonino, Teresa, Faustina, Caterina e Vincenzo Villaroja, affermano di possedere come eredi del padre Leonardo, “un comprensorio di case palazziate site in parocchia dell’Apostoli Pietro e Paolo, giusta i suoi confini del valore di Doc. cinquanta in proprietà e di annua rendita Doc. venticinque franchi di ogni peso.” Dovendosi il reverendo Fra’ Giuseppe Maria Villaroja, religioso conventuale dal secolo chiamato D. Antonino, “scuolarigiare”, i fratelli e sorelle gli donano a titolo di donazione irrevocabile tra vivi, e del di lui sacro patrimonio, il comprensorio di case con la rendita annua “sua vita durante tantum e fino a tanto che non acquisterà benefici laici o ecclesiastici”. Sono presenti alla stipula dell’atto il mag.co Fidele Partale, regius ad contractus iudice, Antonio Federico, Gregorio Reggio e Josepho M.a Iuzzolino.[xxiv]

Bartolomeo si unì con Teresa Le Rose. Dall’unione nacque un bambino che sarà battezzato dal vescovo Rocco Cojro, al tempo della Repubblica ai piedi dell’Albero della Libertà, ed al quale sarà imposto il nome Libertino. Il matrimonio favorì la condizione economica del Villaroja. I Le Rose, Luigi e Francescantonio, oltre a possedere una farmacia nella piazza principale, erano anche molto attivi nel commercio del grano. Soprattutto Francescantonio che, nel catasto del 1793, è descritto come negoziante di anni 49, che vive civilmente ed abita in casa propria, che aveva comprato dagli eredi di Domenico Rodrigues. Egli possedeva un capitale di ducati 300 dato a negozio, ed un magazzino per conservare il grano in località il Fosso.

Appartenente al secondo ordine, o ceto degli honorati, formato da coloro che esercitavano le professioni liberali, dai mastri, dai bottegai e dai piccoli possidenti, durante il periodo della Repubblica napoletana, con la proclamazione della repubblica anche a Crotone, il 6 febbraio 1799 Bartolomeo fu uno dei sei deputati eletti della municipalità, di cui divenne poi Presidente.

Dopo la caduta e presa di Crotone da parte dell’Armata Cristiana del Cardinale Fabrizio Ruffo, l’auditore D. Angelo Fiore condannò a morte il capitano Giuseppe Ducarne, il barone D. Francesco Antonio Lucifero, il cavaliere D. Giuseppe Suriano e D. Bartolo Villaroja. I condannati furono fucilati nella spianata del castello e sepolti il 3 aprile 1799, nella chiesa di San Francesco d’Assisi.[xxv] Era regio cappellano del castello di Crotone D. Francesco Saverio Guerriero e governatore del castello (castellano) D. Carlo Favilliarte.

Note

[i] ASCZ, Busta 313, anno 1668, ff. 264v-265.

[ii] ASCZ, Busta 337, anno 1684, ff. 177-178.

[iii] “A 13 7bre 1692 Bartolo Villaroya fratello di sacerdote.” AVC, Libro dei Morti.

[iv] ASCZ, Busta 119, anno 1647, f. 83.

[v] ASCZ, Busta 229, anno 1661, f. 8v.

[vi] ASCZ, Busta 313, anno 1668, ff. 264v-265r.

[vii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 40.

[viii] “Legatum q.m Joannis Dionysii Suriano cum honore Cappellaniae in feudo Baronaggii dicto de Apriglianello cappellanus ad presens sacerdos Leonardus Villaroya con chiesa di S. Giovanni.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 51v.

[ix] AVC, Libro dei Morti.

[x] ASCZ, Busta 333, anno 1674, f. 62.

[xi] ASCZ, Busta 334, anno 1677, f. 94.

[xii] 2 gennaio 1693, “Ioannes (iuliano) de Villaroga, pbr Cotronen., dimisit parochialem ecclesiam S. Venerandae Cotronen. libere in manibus SS.mi in Cancelleria die 2 ianuarii 1693.” Russo F., Regesto, 46656. Aprile 1693, “De parochiali ecclesia S. Venerandae Cotroni cuius fructus 24 duc. Vac per dimissionem Iuliani Villaroya providetur Andreae Cavaretta, pbr oriundo, dictae ecclesiae oeconomo.” Ibidem, 46742.

[xiii] ASCZ, Busta 497, anno 1707, ff. 49-49.

[xiv] ASCZ, Busta 661, anno 1723, ff. 52v-53.

[xv] La mensa vescovile esigeva un censo di carlini dieci “sopra la casa del q.m D. Dionisio Thesoriero, hoggi di Giuseppe Villaroja, in parrocchia di Santa Veneranda” (AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 70v). Lo stesso troviamo nel 1720: “Sopra la casa di Giuseppe Villaroia carl. 10” (AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 58). “Da Biase Criffo sopra la casa di Ger.mo Villaroia” (AVC, Conto Mensa Vescovile (1711-1712). “Gli eredi di Biase Griffi sopra la loro casa che fu di Gius.e Villaroja in par. S. Veneranda annui 20” (AVC, Platea Mensa Vescovile 1780 et 1781).

[xvi] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 39v.

[xvii] ASCZ, Busta 660, anno 1719, f. 101.

[xviii] AVC, Liber in quo coniugati adnotantur regiae Ecclesiae S.tae Mariae Par.co D. Benedicto Avarelli et eius successore D. Michaele Villaroija, A.D. 1747. Nel 1777 era parroco D. Vincenzo Greco (AVC, Nota delle chiese e luoghi pii, Cotrone 18 febbraro 1777).

[xix] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 150.

[xx] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 86.

[xxi] ASCZ, Busta 1124, anno 1748, f. 31.

[xxii] ASCZ, Busta 1411, anno 1762, ff. 16-17.

[xxiii] 30.6.1756. Contratto tra Nicola Rotella e Felice Messina, riguardante una casa palaziata in parrocchia di Santa Veneranda, confinante da una parte, alle case dotali di m.ro Felice Pistoia e dall’altra parte, alle case del m.ro Mario Villaroja.

[xxiv] ASCZ, Busta 1774, anno 1784, ff. 22-23r.

[xxv] “Aprile 1799. Bartholomeus Villarroja, vir D. Teresae Lerose sacris munitus in Regio Castro huius Civit. Crotonen obiit sub die tertia praefati men.s et sepultus fuit in Eccl.ia D. Francisci de Assisio, et ad fidem”. AVC, Libro dei Morti.


Creato il 12 Marzo 2015. Ultima modifica: 14 Novembre 2022.

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