Il casale scomparso di Misistrello in tenimento di Crotone

Crotone, località “Colombra”.
Agli inizi della dominazione angioina “Misistrellum”, o “Misitrellum”, compare tra gli abitati del giustizierato di Valle Crati e Terra Giordana,[i] risultando tassato per 18 once (1276).[ii] In questo periodo sembrerebbe documentato anche il nome del suo signore feudale, tale Alamanno de Misitrello.[iii] Al tempo in cui fu istituito il marchesato di Crotone (1390), il casale di “misicelli” risulta tra i possedimenti del nuovo marchese, come documenta l’atto di conferma fatto l’undici luglio 1426 da papa Martino V al “nobilis vir Nicolaus Ruffus Marchio Cotronis”.[iv]
Si tratta dell’ultima notizia in nostro possesso che attesta ancora l’esistenza di questo casale di Crotone. Già dopo la morte del marchese, infatti, al tempo in cui suoi beni erano passati ad appartenere a sua figlia Enrichetta e al marito Antonio Centelles, abbiamo notizia circa il suo spopolamento ed abbandono. Il 2 novembre 1451, da “Turri ottavi”, re Alfonso d’Aragona confermava al milite Melchione Milea di Crotone, fedele e familiare regio,[v] il “territorium sive furestam dictum la foresta de misitello”, o “misitrello”, sito “in tenimento Cotroni pertinenciarum misitrelli”, come era stato già precedentemente concesso “in burgensaticum”, da Enrichetta Ruffo e Antonio Centelles, ad Antonio Milea, suo figlio ed erede, morto nei giorni passati.[vi]

002 La località “Valle Cortina” in un particolare del foglio N.° 571 Crotone della carta 1:50.000 dell’IGM.
Abbandonate dai loro abitanti, le case e gli edifici del casale servirono, in seguito, come cava di materiale da costruzione, in occasione dei lavori di rifortificazione della città e del castello di Crotone, al tempo di re Ferdinando d’Aragona. Abbiamo notizia che, il 31 marzo 1485, furono pagati i lavoratori “che haveno macziata pet.a in lo vallone delo prastio”,[vii] mentre il 18 aprile seguente, furono pagati quelli che avevano “fatigato ad rompere la pet.a allo prastio con maczi et pali per necessario de dicta frabica … dali xviii et per tutti li xxiii del p(rese)nte v(idelicet) jornati sei per uno”.[viii]
Anche in occasione dei lavori di ricostruzione delle fortificazioni cittadine e del castello, realizzati alcuni decenni dopo, alla metà del Cinquecento, la pietra delle abitazioni del casale di Misistrello fu utilizzata dal cantiere della grande “fabrica” cittadina. Sul luogo, infatti, durante i primi anni dei lavori, fu costruita una calcare per produrre la calce, potendosi sfruttare, oltre alla pietra esistente, anche la strada carrara necessaria ai pesanti carri da trasporto, che giungeva alla città passando per il casale.[ix] Il 14 agosto 1541 l’università di Santa Severina e, per essa, Joanmatteo Sacca, riceveva ducati 7, tari 2 e grana 10, per aver fatto portare 1873 tomoli di calce provenienti dalle calcare di Cola Fammareda situata in località “femmina morta”, e di Cosmo la Portella in “loco detto lo prastio”.[x] Il 9 aprile 1542 si pagavano i “Carreri de Cotroni per la portatura de tt.a 575 de Calce dela Carcara de Cola Famareda loco ditto lo prastio ad ragione de Carlini quatt.o lo Centinaro quale Calce è tenuta portarela la Uni.tà de Sancta Severina”.[xi]

003 Crotone, resti della strada carrara in località “Colombra”.
I Perretta
Un atto del 5 novembre 1583 attesta che, già a quel tempo, le terre dette “de misitrello” poste nel tenimento della città di Crotone, appartenevano ai Perretta di Crotone. Quel giorno, infatti, davanti al notaro, in Crotone, comparivano i nobili Vincenzo e Joannes Perretta,[xii] da una parte, e Joannes Mecza dall’altra. Al fine di estinguere un loro debito di ducati 180, nei confronti dell’egregio notaro Luca Montefusco, precedentemente contratto con istrumento stipulato dal notaro Petro Brancati, i due fratelli vendevano al detto Joannes Mecza, l’annuo censo di ducati 10 sulle entrate delle loro “terras dittas de misitrello juxta terras delo prastio juxta terras q.o no: luise oliverii vias pp.cas et alios fines in tenim.to crotonis”.[xiii]
Almeno fin dalla metà del secolo, accanto alle terre di Misitrello, i Perretta possedevano anche la confinante gabella detta “l’Acqua di Cristo”. Nel 1566, Nicola Francesco Perrecta lasciò un legato testamentario, obbligando i suoi eredi a costruire un altare, o cappella, sotto il titolo di Santa Maria de Loreto e S. Nicola, nella nuova cattedrale di Crotone che, allora, era ancora in costruzione, con l’onere di far celebrare tre messe alla settimana. Per dote della costruenda cappella, che doveva rimanere di iuspatronato della famiglia Perretta, egli lasciò certe terre dette “l’Acqua di Cristo”. Il tutto si legge nella supplica (8 settembre 1566) al vescovo Sebastiano Minturno (1565-1570), da parte degli eredi del detto Nicola Francesco, Sylvester Biamonte e Paulus Perrecta, cui fu concesso il permesso dal detto vescovo di dedicare nella parte nuova della cattedrale, il nuovo altare, o cappella, con sepolcro.[xiv]
Il beneficio di Santa Maria di Loreto e S. Nicola, della famiglia Perretta, durante il Seicento ed il Settecento, continuò a possedere la gabella “l’Acqua di Cristo” che, oltre a confinare con le terre di Misistrello, confinava con quelle di San Biase. Dell’estensione di circa 100 tomolate essa continuò ad essere affittata con la rotazione triennale. Quando era data a semina dava un’entrata annua di cento tomoli di grano, quando era a pascolo quaranta ducati circa.[xv]

Crotone, tombe rinvenute in località “Valle Cortina” di Papanice nel 1958 (foto Antonio Vaccaro).
Gli Sculco
Secondo la tradizione, gli Sculco appartenevano al nucleo originario che, stabilendosi in territorio di Crotone, “su di un erto colle, nomato Cortina”,[xvi] ripopolò Papanice alla fine del Quattrocento. Tommaso Domenico Sculco nato a Papanice il 5 marzo 1664,[xvii] pochi mesi prima della morte del padre Giuseppe,[xviii] avvenuta nell’agosto 1664, fu la figura dominante del territorio. Cresciuto sotto la tutela dello zio Bernardo, ereditò alcuni beni dal nonno Jo. Francesco, tra cui Cortina di Papanice.[xix] Da lui dipendeva al tempo la vita degli abitanti di Papanice. Senza il suo consenso non si potevano affittare e coltivare i suoi vasti terreni, né quelli vicini dei terrieri crotonesi. Nei suoi magazzini si ammassano al raccolto, la gran parte del grano prodotto dai coloni e dai massari del territorio, per gli obblighi assunti prima ancora di seminare.
Agli inizi del Settecento, tra i suoi possedimenti troviamo il “Territorio chiamato misitrello grande situato nel Tenimento di Cotrone, confinante colli Territorii detti Cortina, Lavaturo, e l’acqua di Cristo”, ed altri stabili, tra cui il territorio di “Cortina nel distretto di Cotrone”, e un altro stabile esistente “nell’Istesso Terr.o di Cotrone nominato Columbra, confinante colli stabili nominati misitrello piccolo, li Salici, Sparte e la Cannamascusa”.[xx]
Alla morte di Tomaso Domenico Sculco, i suoi beni passarono al figlio Francesco Antonio che, prima amministrò, e poi ereditò i beni paterni, riscuotendo dagli abitanti lo ius pagliaratico, e gli affitti di vignali, di case, di chiuse, orti, i censi di vigne e di capitali in grano ed in denaro.[xxi] Dal catasto onciario di Crotone del 1743, risulta che D. Francesco Sculco, nobile patrizio di questa città d’anni 42, tra gli altri beni, possedeva il “Ter.rio detto Misitrello grande, conf.e Misitrello di D. Gio. Greg.rio di Maijda di Cutro di capacità tt.a 210, situato d’an. rendita effettiva d. 60, che sono oncie 200.”[xxii] Misistrello confinava al tempo anche con il vignale detto “Scinello” del capitolo cattedrale,[xxiii] e il territorio detto “li Salici” del monastero di S. Chiara di Catanzaro.[xxiv]
I documenti catastali successivi confermano che, durante la seconda metà del secolo, il possesso del territorio di “Misitrello” restò nelle mani del cavaliere gerosolimitano Tommaso Sculco, figlio di Francesco Antonio,[xxv] mentre, D. Aurelio Franco di Cutro, possedeva la gabella detta “Misitrello” (1793).[xxvi]
Note
[i] Reg. Ang. XIII (1275-1277), p. 267. Reg. Ang. XVII (1275-1277), p. 57-58.
[ii] Minieri Riccio C., Notizie storiche tratte da 62 registri angioni dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1877, pp. 215-216.
[iii] “Mandatum quod inquirant de matrimonio contrahendo inter Iordanum Ficilia de Sancto Severino et Pernam f. Alamanni de Misitrello” (1278-1279). Reg. Ang. XX (1277-1279) p. 245.“Robertus filius quondam domini Alamanni”, sottoscrive un atto stipulato il 14 maggio 1252 a Crotone. De Leo P. (a cura di), Documenti Florensi 2001, pp. 143-145.
[iv] ASV, Reg. Vat. Vol. 355, ff. 287-288.
[v] ACA, Cancillería, Reg. 2904, f. 206v.
[vi] ACA, Cancillería, Reg. 2915, ff. 134-134v. “Antonius milea de cutrono”, anch’egli come il padre, familiare regio (ACA, Cancillería, Reg. 2909, f. 145v), sottoscrive un atto del 19 marzo 1448 stipulato a Crotone. ASCS, Fondo Pergamene, n. 462 in ASMM, www.archividelmediterraneo.org. Russo G., Documenti Inediti di Archivi e Biblioteche Calabresi (sec. XII-XVII), Castrovillari, 2006.
[vii] ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 1, f. 16.
[viii] ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 2, inc. 2, f. 18v-19.
[ix] In una classificazione delle strade di Crotone del 1868, tra le “Strade Vicinali soggette a servitù pubbliche”, troviamo la “Strada che dalla Provincia conduce a Catanzaro e propriamente dal vallone Cudi traversa per S. Giorgio sale per S. Biase lambeggiando Lavaturo conduce verso Policastro.”
[x] ASN, Dip. Somm., Fs. 196 fslo 6, f. 46.
[xi] ASN, Dip. Somm. Fs. 196, fslo 6, f. 237.
[xii] 29 gennaio 1594. Il m.co Joanne Perretta scambia la sua casa con quella di Donna Isabella Jannice, vedova di Antonino Tirioli. Il Perretta possiede “quandam domum palatiatam sitam et positam intus dictam Civitatem in parrocchia Sancti Nicolai de Cropis, jux.a domum m.ci Jacobi Ursi, jux.a domum m.ci D.ni Hortentii Labruti, jux.a domum nob. Joais Baptistae Pisanelli et alios fines … cum scala lapidea foris”. La Jannice possiede “quandam domum palatiatam cum appartamento superiori, et inferiori intus p.tam Civ.tem in p.ta parrocchia S.ti Nicolai de Cropis jux.a domum magnam p.ti m.ci Joannis Perrettae, jux.a domum no. Joannis Baptistae Pisanelli et alios fines”. ASCZ, Busta 49, anno 1594, f. 23.
[xiii] ASCZ, notaio ignoto Crotone, Busta 15, anno 1583, f. 140.
[xiv] La cappella come per legato testamentario di Sylvester Perrecta, fu costruita “intus episcopatum novum”, e dotata con le terre dette “L’acqua di Cristo”. AVC, Cotrone 8.9.1566, Cart. 114.
[xv] Beni del beneficio di “S. Mariae de Laureto et S. Nicolai”: “Una Gabella nom.ta L’acqua di Cristo Confine la Gabella di Misitrello. In g(ra)no tt.a Cento. In erbaggio duc.ti quaranta in circa.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 152. Beneficio senza altare e cappella, di iurispatronato della famiglia Perretta q.m Leonardo, sotto il titolo di “S. Mariae de Laureto, et S. Nicolai”, di cui al presente è rettore D. Nicolaus Massa di Scandale, possiede “Una Gabella nominata l’acqua di Christo confine la Gabella di Misitrello in grano tt. Cento, in herbaggio ducati 40.” AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 45. Il Beneficio sotto titolo della Madonna del Reto, e S. Nicolò, famiglia Piretti, al presente del beneficiato e sacerdote D. Nicola Massa, possiede “Un terri.o d.o l’acqua di Cristo, di capacità tt.e cento confine le terre d.e Misistrello, situato d’annua rendita effettiva ducati venti sette, oncie 90.” ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 233v. Il “Beneficio sotto titolo di S. Maria delo Reto, e S. Nicola Fam. Perrotta. Il Benf.o D. Vitaliano Le Rose poss.e: Una gabella detta l’Acqua di Cristo di an. r.a ducati 27 o. 90”. AVC, Catasto onciario 1793, f. 168.
[xvi] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, p. 49.
[xvii] “Ego Don Ioannes Dominicus Aprigliano aeconomus Sancti Nicolai Graecorum de venia Rev. D. Thomae de Hante Archipresbyteri baptizzavi infantem natum sub die 5. Currentis mensis ex Iosepho Sculco, et D. Antonia Maria de Paz Palomeque coniugibus, cui impositum fuit nomen, Thomas Dominicus, patrinus fuit D. Ioannes Franciscus Raymondus dictae terrae”.
[xviii] Giuseppe Sculco, “avendo conosciuto per la mia dimora in questa terra una gran miseria e povertà della medesima”, lascia per testamento ducati mille per fondare un monte di maritaggi nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, per dotare due povere appartenenti a famiglie onorate, con la clausola che, in caso “venisse a depopulare questa terra di Papanice detto Monte di Maritaggi si possa trasferire nella città di Cotrone o in altro luogo”. Malevitana, seu Crotonen., Mainardi 1729, ff. 24-25.
[xix] ASCZ, Busta 337, anno 1693, ff. 34-36.
[xx] Tommaso Domenico Sculco possedeva le terre di Cortina, Jannello, Mutrò, Misistrello Grande, Columbra, la Volta di S. Nicola ed una vigna con torre e casella. ASCZ, Busta 613, anno 1722, ff. 101-102.
[xxi] ASCZ, Busta 1129, anno 1767, ff. 9-32.
[xxii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 100.
[xxiii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 217.
[xxiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 273.
[xxv] D. Tommaso Cav.re Sculco, nobile di anni 46, possiede il territorio “d.o Misitrello d’an. r.a ducati 60 o. 200.” AVC, Catasto onciario di Cotrone, 1787-1788, f. 378. D.n Tomaso Cav.e Sculco, di anni 52, possiede il territorio “detto Misitrello r.a ducati 60 o. 200.” AVC, Catasto onciario di Cotrone, 1793, f. 135v. D. Tommaso Cav.re Sculco, di anni 62, possiede il territorio “detto Misitrello d’ann.a rend. ducati 60 o. 200.” AVC, Catasto onciario di Cotrone, 1805, f. 121.
[xxvi] D. Aurelio Franco di Cutro, possiede una “Gabella detta Misitrello di annua r.a ducati 66 onc. 220 detto D. Aurelio come Padre onusto non paga cosa alcuna in virtù di provisione della Regia Camera de’ 21 Febraro 1786.” AVC, Catasto onciario di Cotrone, 1793, f. 206v.