Il palazzo dei Capocchiani, una famiglia di mercanti, ecclesiastici ed architetti di Crotone

Crotone, palazzo Capocchiani.

Nella seconda metà del Seicento la casata dei Capocchiano è molto radicata a Crotone: tra coloro che operano sul mercato granario, troviamo Hieronimo, Natale, Gioseppe e Thomaso. Thomaso Capocchiano, o Capicchiano, procuratore del mercante Gio. Pietro Gerace,[i] istituì un beneficio in cattedrale senza altare e cappella, intitolato a San Tommaso Apostolo, di iuspatronato della famiglia Capocchiano, e nominò rettore il sacerdote Gaetano Capicchiano.[ii] Sempre in questi anni, Giuseppe Capocchiano possiede delle vigne in località Gazaniti, una bottega e delle case in parrocchia del SS. Salvatore.[iii]

All’inizio del Settecento Domenico Capicchiano,[iv] nipote ed erede di Thomaso, abitava nelle case, poste in parrocchia del SS. Salvatore, che confinavano con la casa di Giacinto Aragona,[v] e vie pubbliche mediante, con le case di Valerio Antonio Montalcino,[vi] e con le case di Maria Sacco, vedova di Mutio Mancuso, le quali erano nelle vicinanze del palazzo del marchese Fabritio Lucifero.

Nel 1705 il marchese aveva ripreso ad allargare la sua proprietà immobiliare, comprando due vicine casette. Esse, attaccate l’una all’altra, erano composte da due membri superiori e due inferiori, e confinavano con le case che erano appartenute ai Labrutis, e ora erano del reverendo Marcantonio Benincasa; uno stretto le separavano dalle vicine case di Francesco Torromino, già dei Castelliti, e la via pubblica dalle case di Domenico Capocchiano. La proprietaria Maria Sacco, essendo indebitata per i molti censi arretrati, le vende al marchese per ducati 140.[vii]

Crotone, localizzazione del palazzo Capocchiani.

La costruzione del palazzo

È di questi primi anni del Settecento la costruzione del palazzo dei Capocchiani. Domenico Capocchiano con lo sviluppo dei traffici fece fortuna, esercitando dapprima l’ufficio di sostituto guardiano del porto, e poi di regio guardiano o custode del regio fondaco e dogana della città di Crotone.[viii] In virtù di tale ufficio, che prevedeva il servizio e l’assistenza personale nella marina del porto della città, esigeva lo ius di quattro cavalli a tomolo sul grano che si imbarcava.[ix] Assieme al fratello, il reverendo Gaetano, incetta grano che vende ai mercanti napoletani,[x] con i quali spesso si indebita e poi quasi sempre “va dilatando il pagamento e non per realmente pagare come più volte ha fatto dicendo voler pagare e poi non ha pagato”.[xi]

Procede alla costruzione di una camera nuova, sopra un suo magazzino contiguo al palazzo del marchese ed a quello dei Montalcini, ed ha perciò una lunga lite con i potenti vicini. Il marchese Fabrizio Lucifero, anche a nome di Valerio Montalcini, portò la protesta in regia corte, in quanto la nuova costruzione gli “levava l’aria e il prospetto de’ monti e del mare”. Egli costrinse i muratori ad interrompere la loro opera, ma ciò non gli fu sufficiente, e volle costringere i Capocchiani a riportare l’edificio nel modo in cui si trovava in precedenza o, comunque, a ristrutturare la loro costruzione, in maniera tale da non creare fastidi al suo palazzo ed a quello dei Montalcini: “In detto istrumento vi fu che nel coprire di detta camera, non si dovesse levare al palazzo di d.o Sig. Barone il prospetto del mare che dovea restare da vedersi per sopra detta camera nova di d.i Capocchiano, e di più si pattui che il balcone di cantoni già fatto in detta camera si dovesse levare da detto luogo dove al presente si trova, e trasportarsi nell’angolo, seu pontone di detta camera dove al presente si trova fatto una finestra; di più si convenne ch’essi di Capocchiano non possano alzare l’altra camera contigua a detta camera nova”.[xii]

Ma in seguito si raggiunse un accordo, ed il marchese concesse ai Capocchiani la possibilità di poter alzare e coprire la nuova camera, portandola all’altezza delle altre loro case, “purchè non si occupasse la vista del mare e dei monti” del quarto superiore del palazzo dei Montalcini, ed a riguardo della privazione della vista del mare, che veniva levata al suo palazzo, il marchese convinse i Capocchiani a concorrere fino alla somma di 50 ducati, per permettergli di acquistare altra vista del mare oltre a quella, che dal suo palazzo già godeva. Il marchese, inoltre, permise che il balcone dei Capocchiani potesse rimanere nel luogo dove era stato costruito, di fare la loggia scoperta nella camera contigua alla nuova camera, ed alzare le mura tanto quanto bastava per fare i parapetti.[xiii]

Se la costruzione del loro palazzo aveva scatenato le ira dei potenti vicini, poco dopo la ristrutturazione del palazzo sottostante degli Ayerbis d’Aragona, troverà la loro opposizione. La costruzione di nuove camere e l’innalzamento della costruzione del palazzo confinante di Gregorio Aragona, dette origine a nuove liti, evidenziate da un accordo, stipulato il 6 settenbre 1719, presso il notaio Stefano Lipari. Con tale atto Gregorio d’Ayerbis d’Aragona, che stava costruendo una camera nuova dalla parte della muraglia della città, dove il suo palazzo confinava con le case di Gaetano e Domenico Capocchiano, poiché i vicini intendevano impedire la costruzione, in quanto precludeva la visione del mare e dei monti al loro palazzo, per evitare, possibili “rancori, dispendii e liti e per vivere quietamente e con quella corrispondenza d’amicitia, che hanno vissuto per il passato et al presente vivono”, si impegnava a rispettare alcune convenzioni.[xiv]

Crotone, palazzo Capocchiani.

Giuseppe Capocchiano vescovo di Crotone

Domenico Capocchiani si unì con Antonia Arrighi ed ebbe numerosissima prole. Tra i figli ricordiamo Giuseppe, Gabriele, Giovanni, Tomaso. Giuseppe Capocchiani, nato a Crotone il 9 dicembre 1713,[xv] fu avviato alla carriera ecclesiastica. Fatti i primi studi a Crotone, andò poi a Napoli a perfezionarli e quindi a Roma. Qui dimorò per circa trenta anni e si addottorò in entrambi i diritti nel Collegium Protonotariorum SS. D. N. Papae et S. Sedis Apostolicae de numero Partecipantium Romanae Curiae. Esercitò le funzioni di avvocato nella curia romana e fu uno dei canonisti scelti da papa Clemente XIII, per la nuova riforma dello statuto del clero romano. Versato nella prassi giuridica, aspirò alla carica di avvocato fiscale della Nunziatura di Napoli.[xvi]

Il 12 marzo 1774 fu eletto per vescovo di Crotone dal re di Napoli Ferdinando IV.[xvii] Nominato nel concistoro del 18 aprile 1774 da papa Clemente XIV, fu consacrato il 25 agosto di quell’anno nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella. Venuto in residenza, visitò la diocesi. Si adoperò al miglioramento del seminario ed arricchì la chiesa di molti paramenti.

All’inizio del suo presulato (1774-1788) risanò il palazzo vescovile, che risultava più malridotto della cattedrale ed aveva bisogno di essere riparato nel tetto, nelle pareti ed in ogni altra parte.[xviii] Rifece il tetto, facendolo sorreggere da travature in ferro, e costruì l’archivio, affinché fossero conservati diligentemente e disposti in ordine i contratti e le scritture riguardanti la chiesa ed i beni ecclesiastici. I pochissimi documenti erano infatti sparsi in disordine e sistemati in un luogo angusto.[xix] Riparò il tetto, il pavimento e le finestre della cattedrale. Attorno alle porte fu elevato un muro, in modo da formare quasi una stanza esterna, per la quale liberamente si accedeva e tuttavia, serviva ad attenuare il soffio violentissimo e freddo del vento boreale che, altrimenti, sarebbe penetrato nella chiesa, disturbando le funzioni religiose e spegnendo le candele sugli altari.[xx] Edificò la cantoria e fu istallato l’organo. Il tabernacolo in legno indorato dell’altare del SS.mo Sacramento fu rifatto in marmo e consacrato.[xxi]

Il 24 marzo del 1775 per ordine del re, presiedette alla elezione del priore della Certosa di S. Stefano del Bosco, dove fu scelto priore il celebre P. Giuseppe Maroia Caputo da Cosenza. Il 31 ottobre 1774 consacrò la chiesa delle monache di Santa Chiara,[xxii] ed il 22 giugno 1777, quella della congregazione dell’Immacolata Concezione.[xxiii] Lasciò un sinodo messo a stampa; sinodo che celebrò a Crotone il 18 dicembre 1785. A ricordo del suo vescovato rimane in cattedrale un magnifico organo ornato con le sue insegne. Giuseppe Capocchiani fu eloquente oratore e curò l’educazione dei giovani. Morì a Crotone il 15 ottobre 1788 e fu sepolto in cattedrale nella tomba dei vescovi.[xxiv]

Arme della famiglia Capocchiani di Crotone.

I Capocchiano: una famiglia di mercanti, ecclesiastici e “architetti”

Giovanni Capocchiano sposò nel 1729 (?) Prudenzia Cirrelli.[xxv] Fu uno dei maggiori mercanti di grano della città.[xxvi] Egli accumulava il grano nei suoi magazzini presso la chiesa dell’Annunziata, fuori le mura della città, aspettando il momento opportuno per piazzarlo nel mercato napoletano.

Il palazzo da Domenico Capocchiano passò ai figli. Tomaso fu erede del padre e del coerede, il fratello Gabriele. Alla metà del Settecento la dimora dei Capocchiani consisteva “in più e diverse camere, membri, bassamenti ed altre comodità”, ed era sita e posta in parrocchia del SS. Salvatore “vicino alle muraglia della città affacciante alla riviera del mare con vignano e cisterna”, confinante da un lato superiore al palazzo del signor Gregorio Montalcini e, dall’altro lato, a quello di Gregorio Aragona.[xxvii]

Il canonico Tomaso fu procuratore e governatore del monastero di Santa Chiara,[xxviii] economo della mensa vescovile al tempo del vescovo Domenico Zicari (1754-1756), e poi tesoriere della cattedrale. Il vescovo Zicari “considerando le strettezze della casa del Capocchiano per il grave peso della numerosa famiglia”, prima di lasciare la città per la sedia arcivescovile di Reggio, venne incontro al suo economo, condonandogli molti debiti. Morì nel 1758.[xxix]

Alla fine del Settecento, troviamo il decano della cattedrale di Crotone Michele ed il fratello Francesco Antonio Capocchiano. Dal catasto onciario del 1793, Francesco Antonio risulta che “vive civilmente” ed ha 57 anni. Possiede un magazzino al fosso, tre chiuse in località Gazzaniti, con vigne, alberi da frutto e terreno, la gabella detta Rotondella, tre buoi “aratori” e tre “giovenchi di prima doma”. Abita nel suo palazzo, alcuni bassi del quale ha dato in fitto, infatti, “loca una casa sotto il suo palazzo”.[xxx] Al tempo della Repubblica napoletana aderì al movimento rivoluzionario giacobino; infatti, come “architetto”, nel febbraio 1799 demolì, su richiesta dell’università di Crotone, il sedile dei nobili ed innalzò sullo stesso luogo l’Albero della Libertà: una costruzione formata da un grande e alto pilastro sul quale si innalzava una trave, simbolo dell’albero, con alla sommità il berretto frigio. Il monumento era decorato da una larga balaustra, che lo attorniava, ornata con i simboli dell’eguaglianza, della fraternità e della libertà.[xxxi] I Capocchiani continueranno a possedere il palazzo anche nell’Ottocento.

Crotone, palazzo Capocchiani.

Note

[i] ASCZ, Busta 334, anno 1678, f. 163.

[ii] Gaetano Capocchiano sarà rettore ancora nel 1720. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 37. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 85.

[iii] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 49v, 86v.

[iv] ASCZ, Busta 662, anno 1724, f. 160.

[v] ASCZ, Busta 611, anno 1712, f. 1.

[vi] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 49.

[vii] ASCZ, Busta 497, anno 1705, ff. 50-52.

[viii] ASCZ, Busta 497, anno 1707, f. 70; Busta 611, anno 1709, f. 17

[ix] ASCZ, Busta 612, anno 1719, f. 31.

[x] ASCZ, Busta 612, anno 1719, f. 85.

[xi] Domenico De Laurentis a nome di un mercante napoletano, deve riscuotere una cambiale di duc. 150 dal reverendo Gaetano Capocchiano, ma quest’ultimo prende tempo. ASCZ, Busta 611, anno 1714, f. 195.

[xii] ASCZ, Busta 659, anno 1717, ff. 100-101.

[xiii] ASCZ, Busta 659, anno 1717, ff. 118-120.

[xiv] ASCZ, Busta 612, anno 1719, f. 93.

[xv] “Anno D.ni Milles.mo Septing.mo Decimo Tertio 1713 die 13. M.s Xmbris Crotonis. Ego infra.ttus de licentia baptizavi infantem natum sub die 9. m.s pr.tti ex m.cis Dom.co Capocchiano, et Antonia Arrighi coniugibus, cui imposita fuerunt nomina Ioseph, Nicolaus, Felix, Antonius, Ianuarius; Patrinus fuit D. Iacobus Bausan, Dux Campaniae Provinciae Catizonii, et ad fidem V.I.D.D. Petrus Paulus Venturi Archip.” AVC, Libro dei battezzati, Parrocchia del SS. Salvatore.

[xvi] Nunz. Nap. 239, ff. 439-442.

[xvii] Proc. Dat. 151, ff. 70-85v.

[xviii] ASV, Rel. Lim. Crotonen. 1775.

[xix] ASV, Rel. Lim. Crotonen. 1778.

[xx] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1778.

[xxi] ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1769. Capialbi V., La continuazione dell’Italia Sacra dell’Ughelli per i vescovadi di Calabria. Cotrone ed Isola, Arch. Stor. Cal. 1914, p. 513.

[xxii] Epigrafe nella chiesa di Santa Chiara: DEO OPTIMO MAXIMO/ SUB INVOCATIONE SANCTAE CLARAE VIRGINIS/ AUGUSTAM HANC AEDEM/ A MARIA ANGELICA GALLUCCIA/ PROXIMI PATRICIARUM VIRGINUM COENOBI./ IAM IIII. ANTISTITA/ SIMULACRIS PICTURIS THECIS ARGENTEIS/ OMNIGENAQUE SUPELLECTILI/ AERE CONSILIOQUE ORNATAM/ IOSEPHUS CAPOCCHIANUS CIVIS ET EPISC. CROTONIATES/ DOCTRINA ET PIETATE APPRIME CLARUS/ ARA MAXIMA/ SS. MARTYRUM SIMPLICI FELICIANI ET CONSTANTI/ RELIQUIS DITATA/ SOLEMNI RITU DEDICAVIT/ PRIDIE KAL. NOV. AN. MDCCLXXIIII/ ATOVE FIDELIBUS PIE IN EA ORANTIBUS/ CULPARUM POENAS EXOLVENDAS MORE MAIORUM INDULSIT/ HOC MONUMENTUM BENEFACTA POSTERIS TESTATOR.

[xxiii] Epigrafe nella chiesa dell’Immacolata Concezione: TEMPLUM HOC/ MAGNAE DEI PARENTI/ A LABE PRIMIGENIA IMMUNI/ IAM AB ANNO CI)I)CLXXXII/ DICATUM/ QUOD/ SODALITAS CROTONENSIS DEVOTA/ PROXIMIS ANNIS/ SUB PRAEFECTURA/ HIERONYMI CARIATE/ VIRI IN EAMDEM MUNIFICENTISSIMI/ AFFABRE ET BASILICE/ HANC IN FORMAM AMPLIAVIT/ IOSEPH CAPOCCHIANI/ CROTONENSIUM PONTIFEX/ RITU SOLEMNI CONSECRAVIT/ DIE XXII MENSIS IUNII A. D. MDCCLXXVII/ FRIDERICO LETTERIO SODALIUM PRAEFECTO.

[xxiv] Capialbi V., La continuazione dell’Italia Sacra dell’Ughelli per i vescovadi di Calabria. Cotrone ed Isola, Arch. Stor. Cal. 1914, pp. 512-513. Synodales Constitutiones et Decreta …, Napoli 1846, p. 64.

[xxv] ASCZ, Busta 912, anno 1745, f. 15; Busta 793, anno 1743, ff. 2-3.

[xxvi] ASCZ, Busta 859, anno 1757, ff. 4-9.

[xxvii] ASCZ, Busta 857, anno 1754, ff. 392-396.

[xxviii] ASCZ, Busta 859, anno 1757, ff. 4-9.

[xxix] Russo F., Regesto, XII, 64336.

[xxx] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 60v.

[xxxi] Lucifero A., Il 1799 nel Regno di Napoli, Cotrone 1910, pp. 122-124.


Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 14 Novembre 2022.

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