San Maurello poi San Morello. Un piccolo paese, una lunga storia

S. Morello frazione del comune di Scala Coeli (CS), (da ilponte-online.it).

“San Morello casale Reg. sopra un Monte scosceso, d’aria buona, Dioc. di Cariati, 3 miglia distante da detta Città. Produce grani, frutti, vini, olj, manna, ed erbaggi. Fa di pop. 320.”[i]

 

L’abbazia del Patire

Nel mese di maggio 1130 il re Ruggero confermava all’abate Luca del monastero del Patire tutti i privilegi e le terre, le chiese ed i casali, tra questi vi erano alcuni possedimenti in “agro” di San Mauro, donati dal protonotario Christodulo.[ii] Allora così l’Edrisi collocava l’abitato di San Mauro: “Tra Cirò a rusyanu (Rossano) la marittima quindici miglia. Da Rossano a sant mawru (San Mauro) cinque miglia. Tra San Mauro ed il mare sei miglia.”[iii]

Nelle decime per la Santa Sede del 1325 compaiono in diocesi di Rossano, sia l’abitato di S.to Mauro che quello di S.to Maurello.[iv] In seguito il casale di San Mauro fu abbandonato, mentre rimase quello vicino di San Maurello.

Il legame tra San Mauro e San Maurello sarà evidenziato molti secoli dopo dalla platea dei beni del Patire del 1661, dove non compare più l’antico casale di San Mauro ma quello di San Morello. Alla metà del Seicento l’abbazia vi conservava ancora i numerosi beni concessi nel Medioevo, anche se su alcuni aveva perso il controllo diretto, perché erano detenuti in enfiteusi da abitanti del luogo.

Dalla platea risulta che l’abbazia possedeva in territorio di San Morello: “Una vigna nella contrada Le Macchie: Due predi di 2 tomolate nel luogo detto Verdi; un altro di 6 tomolate nella contrada Pantano; una vigna nella contrada Li Cucchiari; una vigna presso il Vallone del Verde; un altro possesso vicino Le Macchie; alcuni alberi di olivo nel luogo detto Le Manche, dove possedeva pure altre terre e vigne, una vigna nella contrada Verdò; terre nelle contrade Cerza Mossa, Manche, Verdò, nonché 35 carlini e mezzo di piccoli censi in danaro”.[v]

S. Morello. Particolare del Foglio N. 553 “Cariati” 1:50.000 dell’IGM.

 

Un avvenimento tragico

Nel marzo del 1446, al tempo del re Alfonso d’Aragona, la Regia Curia esaminò in Cosenza alcuni testimoni di San Maurello. L’università di San Maurello infatti, si rifiutava di pagare le nuove collette, cioè i tributi imposti dai nuovi dominatori, ritenendole troppo esose, adducendo che in passato essa aveva goduto di un trattamento migliore, come dimostravano le testimonianze e le prove dei pagamenti.

Le dichiarazioni dei vari testimoni gettano luce sia sul passato feudale che su un fatto tragico situabile tra la fine del Trecento ed i primi anni del Quattrocento. In quel periodo la Calabria fu funestata dalle lotte per la successione al trono di Napoli tra le soldatesche di ventura di Carlo III di Durazzo, e poi del figlio Ladislao, e quelle di Luigi I d’Angiò, e poi del figlio Luigi II. Durante queste guerre la motta di San Maurello fu messa a ferro e fuoco e data alle fiamme. I testimoni chiamati a Cosenza a testimoniare sotto giuramento dichiararono che, proprio a causa di questo evento che aveva colpito duramente la popolazione, l’università aveva ottenuto la diminuzione dei tributi per facilitare il ripopolamento dell’abitato. Dalle testimonianze risulterebbe che la distruzione di San Morello sia avvenuta nell’estate 1404, quando il re Ladislao scese con l’esercito in Calabria per assalire Nicolò Ruffo e i suoi seguaci, passati dalla parte angioina.

Il 7 marzo 1446 in Cosenza presso la Regia Curia iniziarono le testimonianze sotto giuramento di alcuni abitanti a favore della università di San Maurello. Il primo testimonio fu Antonio de Felis, dell’età di circa sessanta anni, della “Terra” di San Maurello, il quale affermò che l’università di San Maurello al tempo di re Ladislao, “czo e nante che fosse arsa la dicta Mocta”, pagava tre once ed un tarì, “ma da poy che fo arsa”, non pagò mai più che tarì dieci per colta. Il De Felis affermò inoltre che egli al tempo di re Ladislao aveva il compito di collettore delle imposte e fu anche sindaco per un anno e quando svolse questi incarichi non fece raccogliere mai più di dieci tarì per colta, che poi consegnava agli erari regi.

Secondo questa testimonianza la distruzione di San Maurello avvenne al tempo di re Ladislao e la concessione della diminuzione nel pagamento dei tributi fu accordata agli abitanti a causa della distruzione subita. L’università continuò a versare la nuova colta anche dopo, quando San Maurello fu in potere della contessa Polissena Ruffo, di re Luigi III d’ Angiò, della regina Giovanna II e della duchessa Covella Ruffo. Durante tutti questi anni l’università versò agli erari sia feudali che regi solo dieci tarì per colta.

Sempre in quel giorno un altro testimone di San Maurello, Foldericus Risulco di circa sessanta anni, dopo aver prestato giuramento, interrogato ribadiva quanto detto dal primo testimone, dichiarando che anticamente la motta di San Maurello “nante che fosse stata arsa” gli abitanti pagavano tre once per colta “ma poy che fo arsa” il re Ladislao fece la grazia riducendo la colta a dieci tarì.

Furono poi esaminate a favore dell’università di San Maurello alcune apodisse, che provavano che i cittadini nel passato avevano pagato agli erari solo dieci tarì per colta. Da queste risulta che anche negli anni successivi alla distruzione della motta permaneva il ricordo della antica distruzione, infatti più volte la terra è chiamata San Maurello de Arso.

In una apodissa in data 24 aprile 1440 il notaio Angelus de Crusia, erario della duchessa Covella Ruffo, dichiarava di aver riscosso dagli uomini e dalla università della motta di San Maurello per mano del sindaco Federico Consuleto in quell’anno terza indizione sei colte di tarì dieci per un valore totale di due oncie: “uncias duas de carlenis argenti boni et iusti ponderis sexanginta per unciam computatis ad rationem de tarenis decem pro qualibet collecta et pro apodixis dictarum collectarum tarenos duos et medium pecunia usualis”.

In un’altra Robertus de Oliverio de Cariati, erario della duchessa, il 12 agosto 1441 dichiarava di aver riscosso per le sei collette imposte e tassate di detta motta in quell’anno, quarta indizione, due oncie di moneta usuale a ragione di tarì dieci per ogni colta. Sempre il 22 agosto di quell’anno Petrillus Cicinus di Aversa, regio erario della provincia di Valle di Crati e Terra Giordana, aveva riscosso dall’università di San Maurello per mano del sindaco Roberto Bisigniano tre colte imposte dalla Regia Curia per un valore di dieci tarì per colta per un totale di una oncia.

Il 26 dicembre 1443 il regio commissario e erario di Calabria Gaspar Tallamauccha de Valencia riscuoteva una colta per il matrimonio della figlia de re Maria de Aragona dal sindaco di “Sancti Maurelli de Arso” a nome della università di dieci tarì cioè il valore di una colta. Lo stesso era avvenuto in precedenza quando per il matrimonio della figlia del re, Dianora de Rahona, Franciscus de Demmanico, regio commissario, aveva riscosso la stessa colta dal sindaco di San Maurello de Arso Antonio de Longobucco (Fonti Aragonesi, I, pp. 59-60).

 

La chiesa di San Nicola

La chiesa è già presente all’inizio del Trecento, infatti nel 1325, “dompnus Adam S.ti Maurelli” versa grana. Decem per le decime della Santa Sede.[vi]

Nel 1437, su preghiera di Covella Ruffo, contessa di Montalto, la chiesa di S. Pietro di Cariati fu eretta in cattedrale ed unita a quella di Cerenzia dal papa Eugenio IV. Con la creazione della nuova cattedrale oltre alla città di Cariati anche le due terre di Scala e di Terra Vecchia ed il casale di Santo Maurello, che erano parte della diocesi di Rossano, passarono a far parte della nuova diocesi di Cariati.

Per avere ulteriori notizie della chiesa arcipretale intitolata a Santo Nicola dobbiamo aspettare i primi anni del Cinquecento. I primi atti di nomina degli arcipreti documentano il fatto che le rendite arcipretali della chiesa di Santo Nicola della terra di Santo Maurello sono di pertinenza dei “familiari” del papa. Questo fatto determinerà spesso lo stato di abbandono della cura delle anime del casale, in quanto coloro che avranno l’arcipretura della matrice spesso non risiederanno nel casale ma delegheranno dei rettori o degli economi per gestire le rendite.

Il 17 luglio 1509 il papa Giulio II interveniva a favore del prete di Rossano Giovanni Palaminuta, scrittore della Curia Romana e suo familiare, concedendogli la chiesa arcipretale di San Nicola della terra di Santo Maurello in diocesi di Cariati. Il papa ordinava di toglierla a Giovanni Canterisano, che la deteneva illegalmente.[vii]

Segue un intervento del papa Paolo III. Essendo morto Bartolomeo Lombardi, il 24 novembre 1544 il papa concede al suo familiare Tommaso Cardamusto il perpetuo beneficio dell’arcipretato della chiesa di Santo Nicola.[viii]

Passano pochi mesi e lo stesso papa nomina nuovo arciprete il suo familiare Raimundo de Natali.[ix]

Alla morte di Raimondo o Lorenzo de Natali segue la nomina, il 15 maggio 1560, del chierico cosentino Leonardo Leto.[x] Pochi giorni dopo il papa Pio IV incaricava l’arciprete della terra di Scala Bernardo Medici, l’arciprete della terra di Apriliano Leonardo de Bono ed il canonico di Belcastro Vincenzo Gargano di prendere in consegna la chiesa arcipretale di San Nicola di Santo Maurello, che egli ha concesso a Leonardo Leto.[xi]

Sappiamo che nel Sinodo Diocesano indetto dal vescovo Properzio Resta in Cariati l’8 gennaio 1594 partecipò D. Filippo Missina, arciprete di S. Morello.[xii]

All’inizio del Seicento il vescovo di Cariati e Cerenzia Filippo Gesualdo mette in risalto la precarietà e lo stato di povertà della chiesa di San Maurello, tanto che vi manca l’arciprete per le scarse rendite. “Il casale di S.to Maurillo ha la sua chiesa curata co’ titolo di Arcipretato, il q(ua)le ha le decime incerti di Morti, e servitio di Capille, vi è la compagnia del Santis.o Sacramento”[xiii] … “in S.to Maurello vi manca l’Arciprete che ha cura dell’anime per esser affetto alla Sede Apostolica stante la tenuità dell’entrate, non è chi voglia ricorrere per la speditione”.[xiv]

Per tutto il Seicento e Settecento, a causa dei pochi e spesso precari abitanti, il numero dei quali a seconda delle annate oscillerà, come riportano i vescovi, da 200 a 500[xv] e per la scarsità delle entrate, spesso l’arcipretura rimarrà vacante e la chiesa sarà amministrata da un economo.

Il 7 aprile 1649 essendo morto l’arciprete Giovanni Perella, Innocenzo X nomina arciprete Antonio de Ascensio.[xvi] Segue un lungo periodo nel quale la cura delle anime è esercitata la un rettore.[xvii]

Durante questi anni segnati dalla miseria e dalla povertà, causata dal fallimento dei raccolti e dalle epidemie, la chiesa matrice è quasi ridotta in rovina. Il vescovo Geronimo Barzellino, preso atto della grave situazione, nel 1680 inizia a ricostruirla; passano due anni ed i lavori molto lentamente proseguono.[xviii] Dopo cinque anni la chiesa non è ancora terminata.[xix] Altri due anni e la costruzione non è ancora perfezionata.[xx]

Morto nel mese di aprile del 1689 l’arciprete Onofrio de Accursio, la chiesa rimane vacante in quanto non c’è nessuno “qui provideri vellet de beneficiis praedictis pro non faciendis in Dataria Apostolica expensis Bullarum quia redditus et proventus cuiuslibet Beneficii, non ascendunt ad ducatos decem monetae Regni Neapolis”, ed il vescovo Sebastiano delli Franci chiede al papa di favorire la nomina di un nuovo arciprete, altrimenti nel casale verrà meno la cura delle anime.[xxi]

Nonostante la supplica la chiesa continuerà ad essere amministrata da un economo non stabile. Nel frattempo poiché l’edificio aveva subito gravi danni dal terremoto del 1688 ed i sacramenti e le funzioni religiose erano conservati e amministrati nella piccola chiesa della SS.ma Annunciazione, il vescovo Delli Franci con suo denaro la fa restaurare e riformare e la riapre al culto.[xxii]

Dopo un lungo tempo che era rimasta senza arciprete, la carica fu assunta da Parisio de Parisio, ma alla sua morte avvenuta nel maggio 1703, ritornava alla cura di un economo.[xxiii] Solamente nel novembre 1714 avveniva la nomina del nuovo arciprete, il prete di Cariati Vincenzo Leonardo.[xxiv] All’arciprete Vincenzo Leonardo seguì Donato Diacono, che partecipò al sinodo convocato dal vescovo Giovanni Andrea Tria, in Cariati dal 16 al 18 marzo 1726.[xxv] Allora la chiesa di S. Nicola poteva contare oltre che su un arciprete anche su un altro sacerdote ed un chierico.[xxvi] Morto Donato Diacono, il 17 marzo 1747 seguì il prete di Rossano Filippo Talarico[xxvii] ed alla sua morte, avvenuta nel mese di ottobre del 1787, assunse la carica nel settembre 1790 Gaetano Talarico.[xxviii]

L’abitato di “S. Morello” ed i luoghi vicini. Particolare della tavola N.° 27 (1788) della carta di G. A. Rizzi Zannoni.

Popolazione

Dalla tassazione per fuochi risulta che il numero degli abitanti, tranne una breve fase di crescita nella prima metà del Seicento, oscillerà tra i 20 ed il 30 fuochi, che possiamo stimare tra i 100 ed i 200 abitanti.

Anno 1521: fuochi 27;[xxix] anno 1533: fuochi 31; anno 1545: fuochi 18; anno1561: fuochi 21; anno 1595: fuochi 38; anno 1648: fuochi 59; anno 1669: fuochi 27; anno 1737: fuochi 24.[xxx]

 

Economia e società

La proprietà ed i diritti sul territorio erano detenuti quasi completamente dall’abbazia del Patire, dal feudatario e dal vescovo di Cariati. Agli abitanti del luogo, quasi tutti braccianti, rimaneva la casa terranea e qualche vigna gravata di censi. Essi prendevano in affitto con contratto a terraggeria dal feudatario ogni anno piccoli terreni adatti alla semina, obbligandosi al raccolto a pagare un canone fisso in grano.

 

Beni feudali

Il “Relevio delo Ill.o S.r q.o donno Ant.o de Aragonia Duca de Montealto” del 1544,[xxxi] ci informa sulle rendite, che il duca percepiva annualmente all’inizio del Cinquecento dal feudo di S. Maurello. Esse erano composte da quattro voci principali, che in ordine decrescente per importanza di gettito erano: I pagamenti fiscali pagati al feudatario dall’università di San Maurello (41%),[xxxii] l’affitto a pascolo concesso quasi sempre a custodi d’armenti dei casali di Cosenza (41%),[xxxiii] la bagliva, che era data in fitto a benestanti del luogo (11%)[xxxiv] ed i censi e gli affitti provenienti dalla concessione a semina dei terreni (7%).[xxxv] Il tutto rendeva poco più di cento ducati.

Dal “Quinterno del grano de la Corte exatto per me S.to Forno de lo territorio de p(etra) p(au)la et s.to maurello” riportiamo l’elenco degli abitanti di Pietrapaola e di San Morello, che alla metà del Cinquecento avevano in fitto con contratto a terraggeria i terreni del duca di Montalto. Accanto al nome del terraggere è segnata la quantità di grano, che egli doveva all’erario della corte ducale. Si trattava della conduzione a semina di piccoli vignali quasi tutti della stessa estensione.

(Pietrapaola): Thi galtirello t.a 30 – 90; Franco mingore t.a 14 – 90; Vinzalao fuxco t.a 03 – 90; Cola cicita t.a 02 – 90; B.b. fistilli t.a 02 – 90; Joi patera t.a 02 – 90; Morrizano de manfuda t.a 01 – 90; Adante calabrese t.a 01 – 90; Mantio blacona t.a 00 – 92; Cesaro picachio t.a 02 – 90; Ber.no viola t.a 04 – 90; Joan frida t.a t.a 01 – 92; Ber.no sciglano t.a 01 – 92; (totale t.a 64 – 92).

(San Morello): Cesaro Giradino Inalia t.a 02 . 90; Aug.no visanti t.a 00 . 92; Ber.no Viola t.a 01 . 90; Cola vulcano t.a 00 . 92; Ant.no curto t.a 00 . 92; Hier.mo vulcano t.a 00 . 92; Ant.no riczuto t.a 01 . 91; B.b. Viola t.a 2 . 90; Janbaro la mantia t.a 01 . 90; Valerio fuxco t.a 02 . 90; Palerano marino t.a 01 . 90; Cruchie vulcano t.a 02 . 90; Et in alia lo sup.to t.a 01 . 91; Andria cuvello t.a 01 .- 91; Linardo rumpano t.a 00 . 93; (totale) t.a 17 . 92.

Panorama da S. Morello (da mapio.net).

Pascolo e semina

Il 15 marzo 1585 Camillo de Alemagna, procuratore di Maria de Aragona, duchessa di Montalto, presentava in Regia Camera della Sommaria il “Relevio”. Allora la terra di San Maurello era parte della Baronia di Pietrapaola, che comprendeva Pietra Paula, S.to Maurello, Caloviti, Cropalati e Crosia. Il relevio per quanto riguarda la terra di San Morello, evidenzia un aumento più del doppio delle entrate feudali, soprattutto per il forte aumento del gettito del fitto dei terreni a pascolo, o erbaggio,[xxxvi] mentre diminuisce la rendita di quelli concessi a semina, condizionati dai raccolti incerti e dalla scarsità della manodopera.[xxxvii]

 

Il feudo

Per tutto il Medioevo e nell’età moderna gli abitanti del casale di San Maurello dovettero sopportare oltre al potere economico esercitato dagli abati del Patire e dai loro procuratori anche quello dei feudatari e dei loro erari. Durante questo lungo periodo il feudo di San Morello dapprima fece parte della contea di Cariati, poi della baronia di Pietrapaola e quindi passò da barone in barone. Essendo un piccolo feudo, parte della baronia di Pietra Paola, spesso gli intestatori della baronia, sempre alla ricerca di denaro, lo vendettero con patto di ricompra. Questo continuo passaggio da barone a barone e la precarietà del possesso, in quanto soggetto al patto di ricompra, spingeva il barone del momento a sfruttare quanto più gli era possibile il territorio e gli abitanti del casale. Il succedersi di annate scarse e delle epidemie e gli aggravi fiscali e baronali determinarono il fenomeno dello spopolamento del feudo, che in certi anni portò San Maurello quasi all’estinzione. La mancanza di braccia, per aprire le terre, determinò l’estensione dell’incolto e l’aumento del pascolo a scapito della semina.

Panorama da S. Morello (da Panoramio).

I baroni

Nel 1305 Gentile di San Giorgio “hebbe in Capitanata S. Nicandro col feudo di Brancia, e in Calabria anche Cariati, Casabuono, Motta, Scala, S. Maurello, Lensaco Vecchio, Francavilla, Vertini (Verzino), Scarpizzati, con i feudi di Terentia (Cerenzia), di Cacuzzio (Caccuri), e di Rossano.

Seguì Petruccio de Sus e poi la figlia Thomasella de Sus. Morta senza figli nel 1333, “lo stato suo ricaduto alla Corona fu da re Roberto conceduto alla regina Sancia”.[xxxviii] Seguirono Polissena Ruffo, Contessa di Montalto, figlia primogenita del conte Carlo (1407), Covella Ruffo, contessa di Montalto, Marino Marzano Ruffo, principe di Rossano e Conte di Montalto, (1445-1464).

Quest’ultimo ebbe confiscati i feudi dal re Ferrante e San Morello andò a far parte della Baronia di Pietrapaola.

Nel 1471 era signore della baronia Tomaso Guindazzo. Indi spogliatone l’anno 1473 ricerca d’esserne reintegrato con tutta la sua baronia.[xxxix] Seguono Diego Cavaniglia (1472) e Ferdinando D’Aragona (fine sec. XV). Nel 1507 il contado di Caiazzo fu restituito a Roberto Ambrogio Sanseverino e in cambio, fu data a Ferdinando d’Aragona la terra di Montalto, nonché la baronia di Pietrapaola e i feudi di San Morello, Casalvono, Crosia, Cropalati e la dogana del pesce delle città di Reggio.

Poi San Morello fu concesso con patto di ricompra a Mariano Abenante. Il 2 luglio 1525 il capitano delle armi di Crotone riceveva ordine dal Vicerè di reintegrare il rossanese Mariano Abenante nel possesso delle terre di Casabona e di San Morello, che si erano ribellate alla Regia Corte, per istigazione di Scipione e Diomede Antinoro. Quindi ritorno a Ferdinando D’Aragona, primo duca di Montalto (morto il 23 luglio 1543) poi passò ad Antonio D’Aragona (morto il 6 ottobre 1543) e successivamente a Pietro D’Aragona (morto il 19 aprile 1552 e a Antonio D’Aragona (morto l’8 febbraio 1583).

Sul cadere del secolo xvi e per un breve periodo, Pietrapaola e San Morello appartennero alla famiglia Vollaro. Ed infatti Paolo Vollaro – quale figlio ed erede del fu Lorenzo (deceduto il 24 marzo 1584), che le aveva acquistate col patto di retrovendita dal duca di Montalto, il 27 marzo 1585 ebbe significatoria di relevio per le terre di Pietrapaola e San Morello. Il patto di ricompra fu però esercitato.[xl]

Maria D’Aragona, 5.a duchessa di Montalto, il 6 settembre 1586 ebbe significatoria di rilevio per lo stato di Montalto, con Pietrapaola e San Morello, Cropalati, Crosia e Caloveto come erede del duca di Montalto Antonio d’Aragona suo padre deceduto l’8 febbraio 1583, e vendette Pietrapaola e San Morello a Fabio Alimena con regio assenso del 1609.

Fabio Alimena, barone di Poligroni e Marri comprò le terre di Pietrapaola e San morello per il prezzo di 40.000 ducati. Nel 1620 è feudatario Francesco Maria Caligiuri.[xli] Scipione Migliarese comprò il feudo di San Morello e ne divenne barone, seguì il figlio Diego che, nel 1680, risulta barone di San Maurello.[xlii]

Alla fine del Seicento secondo il Fiore “S. Maurello va unito allo stato di Umbriatico del marchese Rovegno.[xliii] Poi passò dai Coscinelli al monastero di Santa Teresa d’Avila dei Carmelitani Scalzi di Cosenza: “Terra S. Maurelli manet sub dominio temporali Vblis Monasterii Sanctae Theresiae Civitatis Consentiae ex legato facto a q.m Cajetano Cusinelli”.[xliv]

Seguì Antonio Ferrigno (1737) e nel 1760, gli Abenante acquistarono il feudo.[xlv] Successivamente decadde in mano al fisco regio,[xlvi] poi pervenne ad Emanuele Abenante.[xlvii] (47)

Panorama da S. Morello (da Panoramio).

Il vescovo di Cariati

Tra i diritti del vescovo vi era quello di decima su tutti gli animali forestieri, che pascolavano nel territorio della terra di San Morello. Questo antico diritto fu contrastato dai frati Carmelitani Scalzi del convento di Santa Teresa d’Avila di Cosenza che, all’inizio del Settecento, per un legato fatto dal barone Gaetano Coscinelli, cominciarono ad esercitarvi la giurisdizione baronale, amministrando la giustizia ed ogni altro diritto secolare.

Fin da subito divampò la lite tra il vescovo di Cariati ed i frati, sul modo e su quali animali il vescovo poteva riscuotere la decima. Dopo che molte controversie e minacce avevano avvelenato il rapporto tra il vescovo Gio. Andrea Tria (1720-1726) ed i frati, il nuovo vescovo Marcantonio Raimondi (1726-1732) decise, previo assenso apostolico, di porre fine alle liti e di accordarsi, così in cambio di trentatré ducati annui, concesse ai frati in perpetuo il diritto di decima.[xlviii] Ma le liti non erano sopite e ripresero con l’insediamento del successore, il napoletano Carlo Ronchi, il quale mal sopportò l’invadenza dei frati e si adoperò affinché cessasse la loro giurisdizione baronale su Santo Maurello. Fu ottenuto l’assenso dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari ed i frati furono costretti a mettere all’asta il feudo.[xlix]

 

Note

[i] Alfano G. M., Istorica Descrizione del regno di Napoli, Napoli 1823, p. 178.

[ii] Trinchera F., Syllabus Graecarum Membranarum, p. 139.

[iii] Amari M. – Schiaparelli C., L’Italia descritta nel “Libro del re Ruggero”, Roma 1883, p. 112.

[iv] Russo F., Regesto, 5253, 5293.

[v] Gradilone A., Storia di Rossano, pp. 205-207.

[vi] Russo F., Regesto, 5293.

[vii] 17 luglio 1509. “Giulio II. Terentin. Et Sipontin. Archiep.is et episcopo Anconitan. Iohanni Palaminuta, pbro Rossanen., scriptori Ro. Cu. et familiari suo, providetur de parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, terrae S. Maurelli, Cariaten. dioc., c. m. vac., amoto Iohanne Canterisano, qui se gerit pro clerico et, nullo canonico titulo suffragante, eam tenet occupatam”. Russo F., Regesto, 15273.

[viii] 24.11.1544. “Paolo III, Thomae Cardamusto, familiari suo, providetur de perpetuo beneficio, archipresbyteratu nuncupato, in ecclesia S. Nicolai, loci Sancto Maurello, Cariaten. et Geruntin. Dioc. vac. Per ob. Bartholomaei Lombardi”, Russo F., Regesto, 18886.

[ix] 22.3.1545. “Raimundo de Natalibus, clerico cassanen., familiari suo, provideat de parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, castri S. Maurelli, vac. Per ob. Batholomaei de Narenta”. Russo F., Regesto, 18936.

[x] 15.5.1560. “Leonardo Leto, clerico Cusentin., providetur de parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, loci S. Maurelli, vac. per ob. Laurentii de Natalibus”. Russo F., Regesto, 20801.

[xi] 31.5.1560. “Pio IV. Bernardo Medici de terra Scala, Cariaten dioc., et Leonardo de Bono, Terrae Apriliani, Cusentin. Dioc., archipresbyteris, nec non Vincentio Gargano, canonico ecclesiae Bellicastren., mandatur ut capiant possessionem, nomine Camerae aplicae, parochialis ecclesiae, archipresbyteratus nuncupati, S. Nicolai seu Nicolae, loci S. Maurelli, Cariaten. dioc., collatae, per ob. Rainutii seu Laurentii de Natalibus, Leonardo Leto, clerico Cusentin.”. Russo F., Regesto, 20803.

[xii] Liguori R. – Liguori F., Cariati nella storia, Cirò Marina 1981, p. 192.

[xiii] 13.1.1615. “Pro confraternitate SS. Corporis Christi, in parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, casalis S. Maurelli, Cariaten. dioc., indulgentia in festo Corporis Christi et Natalis Domini et BMV et Annuntiationis et Conceptionis BMV, Russo F., Regesto, 27498.

[xiv]ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin., 1605, 1612.

[xv] “Il luogho detto S.to Maurello che farà da 300 anime governate da un Arciprete senza Monasterii di frati” (ASV, SCC. Rel Lim. Cariaten. et Geruntin. 1621). “Habet haec Cariaten dioecesis Terram Scalar. Animar. fere duor. Millium, et duo oppida Terrae Veteres animar. fere 500, et Santi Maurelli fere 500” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1631).

[xvi] 7 aprile 1649. “Antonio de Ascensio providetur de parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, loci S. Maurelli, Cariaten. dioc., vac. per ob Ioanni Perella, de mense Ianuarii ex Ro. Cu. Def.”. Russo F., Regesto, 35731.

[xvii] “In oppidulo Sancti Maurelli cura animarum per perpetuum Rectorem laudabiliter exercetur” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. Geruntin. 1666). “In Santi Maurelli oppido cura per perpetuum Rectorem, qui Archipresbyter est nuncupatus, exercetur” (ASV, SCC. Cariaten. et Geruntin. 1673).

[xviii] “In oppidis Terrae Veteris, et S. Maurelli, Parochiales seu Matrices Ecclesias vetustate collapsas, et egestate Parochorum, et Populi restaurari nequeuntes, duobus ab hinc annis reedificandas accepi et Divina gra. Adiuvante, spero illas brevi me perfecturum et absoluturum” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1682).

[xix] “In oppidis Terrae Veteri et S. Maurello parochiales, seu Matrices Eccl.ae vetustate pene collapse sunt et egestate Parochorum, et Populi, restaurari nequeunt. Quinque ab hinc annis illas reedificandas coepi et divina adiuvante gratia spero illas proprio aere, me perfecturum” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1685).

[xx] “In oppidis Terreveteris et S. Maurello Parochiales, seu Matrices Eccl.ae vetustate pene collapsae erant, et egestate Parochorum et Populi restaurari nequibant nunc vero divina adiuvante gra. Terreveteris cum perplurimis meis laboribus vigiliis industria, et sumptibus denuo reedificata est, alia S. Maurelli stat in fabrica, et quam primum spero esse completam” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1687).

[xxi] “In castro Sancti Maurelli Cariaten. Diocesis per obitum q.m D. Onophri de Accursio secutum in mense Aprilis Anni 1689 Ecclesia Archipresbyteralis reperitur sine curato … exercetur per Aeconomos, qui cum difficultate inveniuntur, et nemo repertus fuit qui provideri vellet de beneficiis praedictis pro non faciendis in Dataria Apostolica expensis Bullarum quia redditus et proventus cuiuslibet Beneficii, non ascendunt ad ducatos decem monetae Regni Neapolis. Suppliciter propterea petitur pro bona Sacramentorum administrationem et ne dicatur filii petierunt panem et non erat qui franceret eis, ut EE. VV. dignentur provisionem victorum beneficiorum cum expeditione Bullarum Ordinario loci committere et mandare” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten et Geruntin. 1693).

[xxii] “In pago S. Maurelli, ad praesens per Oeconomum ad nutum amovibilem, dum ecclesia pluribus ad hinc annis caret suo Rectore et nemo ob paupertatem Ecclesiae comparuit pro illa obtinenda. In primo anno mei Praesulatus, ecclesia Matrix, sub titulo S. Nicolai Baren. Eiusdem oppidi, erat collapsa, et sacramenta, et sacramentalia conservabantur et administrabantur in parva ecclesia sub titulo SS.mae Annunciationis, a me ecclesia matrix fuit restaurata et redacta ad formam decentem, in qua ad praesens conservantur sacramenta et sacramentalia, et sacramenta administrantur.” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin.1698).

[xxiii] “In castro S. Maurelli à tribus annis vacavit, et vacat Archipresbyteratus, quia nemo comparuit prò illo impetrando prò non faciendis expensis Bullarum et e.po opus est laborare prò inveniendis oeconomis qui curam Animarum habeant” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1707). “In Terra S. Maurelli, à sex annis vacavit, et vacat Archipresbyteratus quia nemo comparuit prò illo impetrando prò non faciendis expensis Bullarum et e.po opus est laborare prò inveniendis oeconomis qui curam Animarum habeant” (ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1710).

[xxiv] 22 novembre 1714. “Vicario Generali archiep.i S. Severinae. Als de parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, Castri S. Maurelli provisum fuit Vincentio Leonardo, pbro Cariaten., per ob. Parisii de Parisio de mense Maii 1703 def., cum mandato Vicario Generali ep.i Cariaten. de executione, sed interea ep.us Cariaten. e vivis sublatus est, propterea mandatus dicto Vicario archiep.i S. Severinae ut dictam provisionem executioni mandat”. Russo F, Regesto 52602.

[xxv] Liguori F. – Liguori F., Cariati cit., p. 215.

[xxvi] “Cura animarum exercetur per Archipresbyterum in ecclesia Parrochiali sub titulo S. Nicolai, animae habitantes sunt biscentum, adest unus sacerdos, et unus clericus ultra Archipresbyterm”. ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. et Geruntin. 1733.

[xxvii] 17 marzo 1747. “Mgro Iosepho Simonetti, US Ref., et Hieronimo Malatacca Campana, canonico ecclesiae Cariaten., ac Vicario in Civ. et dioc. Cariaten. auctoritate aplca deputato, mandat ut Philippo Talarico, pbro Rossanen. Dioc., provideant de parochiali … S. Nicolai Terrae S. Maurelli cuius fructus 13 duc., vac. per ob Donati Diacono, ab anno et ultra def.”. Russo F., Regesto, 61457.

[xxviii] Settembre 1790. “De parochiali, archipresbyteratu nuncupato, terrae S. Maurelli, Cariaten. Dioc., cuius fructus 24 duc., vac. per ob. Philippi Talarico, de mense octobris 1787 def., providetur Caietano Talarico, pbro oriundo, in concursu, unico comparente, approbato.” Russo F., Regesto 68244.

[xxix] Pedio T., Un foculario del Regno di Napoli del 1521, in Studi Storici Meridionali, n. 3/1991, p. 263.

[xxx] Giustiniani L., Dizionario Geografico – Ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1804, T. VIII, p. 324.

[xxxi] S. Maurello (1544): Li pagamenti fiscali 45 – 1 – 10. Le entrate de detta terra 7 – 3 – 0. Lo herbagio et prato de d.ta t.ra 45 – 0 – 0. Li Censi 12 – 0 – 0. (tot.) 109 – 4 – 10. ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567. “Relevio del qm Don Vincenzo Ruffo delo Sciglio denun.to per Nardo Mirante procuratore de Donna Gioanna Ruffa Baronessa de Fiumara de Muro Calanna Città di S.ta Severina Melicuccà et Petra paula.”

[xxxii] In p.is Paga d.ta univ.ta de S.to Marello alla duc.le Corte per li pagamenti fiscali quolibet anno ducati quaranta cinque tari uno et gr. dece. ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567.

[xxxiii] Item ce et uno territorio et prato de l’herbagio che fo venduto lo anno paxato innanti che morì per lo S.r duca a ber.no scigliano de ditta motta ducati quaranta cinque et lo anno proximo paxato fo venduto allo midisimo per lo predetto prezo et in lo presente anno fo venduto ad vittorio napparo di li casali di cosenza per li ditti quaranta cinque ducati. ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567.

[xxxiv] Item per la bagliva di dicta t.ra seu motta fo venduta lo anno pax.to p.ae Ind.s ad carlo risoleo per ducati otto et in lo p.nti anno simil.ter et stata venduto ducati ottobre. ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567.

[xxxv] Item ci sono certi renditi et censuali quali exigi lo baglivo ordinario per la ducali corte che sono ducati nove lo anno et altre entrati non sape ipozo che nce siano perche li t.ragi de santo maurello si exigino con li t.ragi de petra paula.

[xxxvi] Tra i corpi e entrate feudali e burgensatici di Pietrapaola e San Maurello vi è “l’herbaggio del curso del prato nel territorio di S.to Maurello, confina con lo territorio di Cariati p.p.o detto lo vallone delli torrelli lo lito del mare la fiumarella del arso con lo territorio della Scalea in loco detto l’acqua ramata et S.to Jo.e con la difesa de palumbo della città di Cariati …”. ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567.

[xxxvii] Lo curso de S.to Maurello sta affittato. Duc. 180; Bagliva di S.to Maurello Duc. 42; Mastro d’Attia di S. Maurello duc. 20; Li terraggi di Pietrapaula e S.to Maurello de fertile ed infertile grano tt.a venticinque. (circa tt.a 10 S. Maurello), ASN. R.C.S. Relevi, b. 355, f. 567.

[xxxviii] Ferrante della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forestiere ecc., Napoli 1641, p. 363 e sgg. Maone P. La Contea di Cariati, ASCL (1963), Fasc. III-IV.

[xxxix] Fiore G., Della Calabria Illustrata I, p. 236.

[xl] Pellicano Castagna M., Storia dei feudi cit., Vol. IV, pp. 76 e sgg.

[xli] Mazzoleni J., Fonti cit. p. 22.

[xlii] Valente G., La Sila dalla transazione alla riforma, Rossano 1990, p. 342.

[xliii] Fiore G., Della Calabria Illustrata I, 236.

[xliv] ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. 1725.

[xlv]“T.ra S. Maurelli, in qua 182 sunt animae, et Reggio Fisco subjacet, ut dictum. Adest Eccl.a Archipresb. Cum duobus sacerdotibus, duobus Diaconis, et uno clerico … T.ra Vertinar. Et Sabellor., qua de familia Cortese in manus Regii Fischi pervenerunt, una cum t.ra S. Maurelli alterius meae Dioecesis ob rebellionem in Principem …”. ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten., 1769. Covino L., Governare il feudo, Franco Angeli 2013, pp. 112, 124.

[xlvi] “T.ra S. Maurelli, in qua 182 sunt  animae, et Reggio Fisco subjacet, ut dictum. Adest Eccl.a Archipresb. Cum duobus sacerdotibus, duobus Diaconis, et uno clerico …T.ra Vertinar. Et Sabellor., qua de familia Cort … “, ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten., 1769.

[xlvii] Emanuele Abenante alla fine del Settecento era barone di Monasterace e di San Morello, Gradilone A., Storia di Rossano, Cosenza 2009, p. 596. “Emanuele Abenante nel 1799 aderì alla Repubblica sicchè, come reo di stato, subì la confisca dei suoi beni. Assunse però nuovamente posizione di spicco durante il decennio francese.” De Rosis, cit., p. 312.

[xlviii]  “Iter jura quibus haec Mensa fruitur adest illud decimandi super animalibus pascua sumentibus in territorio Terrae Sancti Maurelli huius Dioecesis Cariaten., ad praesens de dominio, et possessione Fratrum Discalceatorum Sanctae Theresiae (), super quo, et de praeterito, et de praesenti controversiae erant, circa modum decimandi, et super quibus animalibus potuerat decimari, itaut, et Episcopi mei Praedecessores, et egomet in litibus et jurgiis scandalosis involvebantur tandem ad huiusmodi obvianda praevio Assensu Apostolico, Fratribus praedictis pro annua summa ducatorum triginta trium contractu perpetuae locationis, seu transactionis concessi, et sic animi tranquillitatem et quietem pro me, et successoribus meis adeptus sum”. ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten. Kalendis Octobris 1731.

[xlix] “Terra S. Maurelli manet sub dominio temporali Vblis Monasterii Sanctae Theresiae Civitatis Consentiae ex legato facto a q.m Cajetano Cusinelli, solet in Palatio Baronali residere sacerdos religiosus, qui baronalem jurisdictionem exercet, justitiam ministrando, et omnia alia soecularia tractando magno cum dedecore habitus, et instituti. Hinc zelotes religionis Patres ad tollendam talem scandali occasionem supplices porrexerunt praeces Sacrae Congregationi Episcoporum, et Regularium negotiis praepositae prò obtinendo Apostolicoi assensu ad effectum alienandi feudum praedictum, qui quidem impetrarunt, et jam in diversis locis huius Provinciae fuerunt affixa edicta de subhastationibus faciendis.” ASV, SCC. Rel. Lim. Cariaten., 1 aprile 1733.


Creato il 20 Maggio 2018. Ultima modifica: 21 Maggio 2019.

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