Santa Severina: il quartiere di Santa Maria la Magna

Santa Severina (KR), Santa Maria Magna.

La città di Santa Severina nel Seicento era divisa in sei quartieri: Santa Maria la Magna, La Piazza, Piccileo, Grecìa, Miserìa, e Porta Nova. Quello di Santa Maria la Magna sovrastava, da una parte il quartiere Grecìa, dall’altra quello di Porta Nova.

Santa Severina (KR), in evidenza la chiesa di Santa Maria Magna.

Il loco detto Monte Fumero e la porta della Grecìa

L’antica porta della Grecìa, ancora citata nel documento di “Reintegra” del 1521, era situata vicino al “Monte Fumero” ed alla chiesa di Sant’Anna. La sua posizione è ben identificata nell’elenco dei beni, situati dentro la città di Santa Severina e nuovamente reintegrati alla curia comitale: “Terrenum vacuum supra Portam dictam dela Grecia jux.a eccl(esi)am S(an)tae Annae et viam publicam … Monte fumerio”.[i] Dai documenti successivi risulta che una nuova porta della Grecia fu costruita molto più a valle. Per quanto riguarda il “Monte Fumero”, il toponimo nel Seicento muterà in “Monte Pomerio”. In vicinanza del luogo, oltre alla porta della Grecìa ed alla chiesa di Sant’Anna, vi erano alcune grotte, delle case e dei casaleni.

“Franc.s Bacharius … gructam unam positam intus dittam Civ.tem in loco ditto Monte Fumero iux.a gruttam Lancilli Bacharii iux.a gruttam magn. Ferdinandi Condopoli”.[ii] “Mag.r Ferraudus Condopolus … gruttam unam in loco d. Monte Fomero subtus portam de Grecia iux.a viam publicam et timpam de Monte Fumeri. Item alia grutta in eodem loco posita sup.a Portam Grecia iux.a gruttam Franc.i Bachari et vias pub.cas de super et de subter”.[iii] “Domus et casalenum unum in timpa Montem Fumeri … tenebat uxor Agatii Marinarii iux.a dittam timpam et casalenum quod tenebat filia Matthei Marinari”.[iv]

“…poco più avanti si giunge in un largo detto Monte Pomerio, nel quale vi è la strada che si cala al borgo detto la Grecia” (1687).[v]

Santa Severina (KR), il “Monte fumerio”, o “Fomero”, poi detto “Monte Pomerio” (1), la chiesa di Santa Maria Magna (2), quella di Sant’Anna (3), e la porta della Grecìa (4).

La chiesa parrocchiale di Santa Maria la Magna

È una delle più antiche chiese di Santa Severina. Sappiamo che, il 21 ottobre 1447, il papa Nicolò V ordinava ai vescovi di Crotone e di Corone, nonché all’abate del monastero di Sant’Angelo de Fringillo, di immettere nel possesso della chiesa parrocchiale vacante di Santa Maria Magna di Santa Severina, il presbitero Antonio de Sindico, che era rettore della chiesa parrocchiale di San Nicola del Casale di Mesoraca.[vi]

Dalla visita effettuata dal vicario Cerasia nel maggio 1559, ricaviamo che la chiesa parrocchiale di “S. Maria dela Magna” era “mensale”. Ne era rettore Morgante Salvato che però era assente, essendo al servizio del Reverendo Giulio Sertorio, già arcivescovo di Santa Severina (1535-1554). Il Salvato mancava da circa tredici anni e non si sapeva se fosse ancora vivo. La chiesa era servita da Gio. Battista Tramonte, consanguineo del Salvato, e dal titolare incaricato ad amministrare la chiesa. L’altare maggiore era in abbandono. Esso aveva una icona molto indecente e dietro vi erano alcune tavole con una copertura molto vecchia.

La chiesa era dotata di molte tovaglie, cuscini, casule, corporali e vestimenti. C’era un calice di argento con patena, un calice di peltro, una croce di rame, due anelli, un campanello, cinque candelabri di creta ed uno di ferro, un turibolo, due orcioli di piombo, tre mandili, un graduale, due messali, una bolla di indulgenze con i sigilli di cardinali, ecc. Vi era anche una immagine del Salvatore lacerata e pendente, mentre in una parete lignea nella parte destra e presso le mura, ce n’era un’altra piccola e vetusta. Un’arca vecchissima era nel pavimento malridotto. L’edificio aveva alcune arcate. L’ala destra era scoperchiata e mancava quasi tutto il tetto, tanto che vi cresceva l’erba. Anche il tetto della navata, per la sua terza parte, era scoperchiato e senza tegole.

Le rendite erano costituite da una gabelluccia, che fruttava 20 tomoli di grano all’anno, dall’affitto di alcuni pezzi di terra e da censi. All’interno della chiesa c’erano alcuni altari. Nella parte sinistra vi era la cappella di Santo Donato di jus patronato della famiglia De Martino, di cui era rettore don Jo: Jacopo Guardata. Poi c’era l’altare di San Lorenzo, che era situato sotto il lectorium; aveva un dipinto di alcuni santi. Esso era di jus patronato di Jo: Loysio e Jo: Martino Infosino. Ne era cappellano don Jacopo de Cerentia, che era stato presentato dai patroni durante la visita di mons. Cruense. Seguiva l’altare della SS.ma Trinità, di cui era rettore donno Matteo Macrì; non essendoci il rettore il vicario l’assegnò alla mensa arcivescovile. Dopo di questo fu visitato l’altare del SS.mo Salvatore della mensa arcivescovile e quindi, si pervenne all’oratorio intitolato alla Santa Croce, di jus patronato della famiglia Pizzichino di cui era cappellano donno Jo: Pietro Ferraro.[vii]

Santa Severina (KR). Arme dell’arcivescovo Errico delo Moyo (1483-1488) murata all’esterno della chiesa di Santa Maria Magna.

La chiesa conservò il titolo anche con la diminuzione delle parrocchie. Alla metà del Seicento: “Nell’quartiero detto Santa Maria della Grande vi è la Chiesa parrocchiale sotto titolo di Santa M(ari)a mag(gio)re per Comodo del Vicinato li S(acrame)nti si pigliano dalla Chiesa mag(gio)re e si celebra messa la festa et altri giorni à devotione” (1653).[viii]

L’ambito territoriale della parrocchiale si era ampliato, includendo quelli delle due parrocchiali soppresse e sottostanti, di Santo Apostolo e di San Giovanni Evangelista. In questi anni la chiesa fu restaurata, come risulta da una platea del 1678: “Coverto la cappella di S. Lucia, e postovi li travi. Riparato la soffitta di tutta la chiesa in molte parti guasta. Fatto conciare la figura della B. Vergine sopra l’altare maggiore da Gio. di Simone Pittore. Coverto la cappella vicina S. Rocco. Intonicato et imbianchito il muro, dov.è l’altare mag.re”.

La chiesa oltre che su proprietà e rendite poteva contare sulle decime che ogni parrocchiano doveva versare: “Il Gentil homo paga di decima carlini cinque l’anno. La Gentil Donna vedova anco carlini cinque l’anno. Quelli del Populo di decima carlini due l’anno. La vedova del Populo paga di decima l’anno un carlino. Per ogni paro di Bovi di decima pagano li Parochiani tumolo uno di grano et un altro d’orgio. Quelli che seminano con Bovi condotti pagano di decima habita ratione ad quantitatem seminis di grano e d’orgio secondo il Decreto della felice mem. d’Alfonso Pisani Arciv. Li parrocchiani sono obligati dare l’offerta tre volte l’anno cioè Pasqua, Natale et il giorno del titolo della chiesa. Et ogni Domenica l’ognata, cioè un pane per ciascheduno per dentro tutta la Parochia. Per il jus funeris due carlini quando c’è il funerale doppio”.[ix]

La chiesa conservò il titolo parrocchiale anche nei primi anni del Settecento. Durante il periodo in cui fu arcivescovo Nicola Pisanelli (10 febbraio 1726) ebbe unita la chiesa di Santa Maria de Puccio, o de Puteo, volgarmente detta di Pizzoleo, che era stata una delle parrocchiali della città, come evidenzia il catasto onciario del 1743: “La venerabile parrocchia di S.a Maria la Magna e Santa Maria di Puccio di S. Severina, che viene retta dal Rev. D. Carmine Benincasa Parroco”.[x] In seguito fu anche chiamata chiesa parrocchiale di Santa Maria in cielo Assunta, volgarmente detta La Magna, e da ultimo l’Addolorata. Oltre all’altare maggiore, aveva un altare marmoreo sotto l’invocazione della Beata Vergine dei Sette Dolori, che era retto da un procuratore scelto dall’arcivescovo. In questo altare vi aveva sede una congregazione ed un monte pio detto “della buona morte”. C’era inoltre un altro altare dedicato a San Giuseppe.[xi]

Santa Severina (KR), Santa Maria Magna.

I parrocchiani

Dalla “Reintegra” del 1521 ricaviamo che, in parrocchia di Santa Maria Magna, possedevano una “domum terraneam”: Thadeus Ferrarius, Joannes Varanus, Minicella Gerarda, Christofarus Girardus, Calvanus Cosentinus, Canthelma Carusia e Joannes Guaranus, mentre una “domum palaciatam”: Donatus Carusius (“cum uno Palazetto contiguo”), Franciscus Palermus (“quae fuit Guglielmi Viscardi”), l’erede di Jacobus Carusius, Lucas Carusius, e Angelus de Venosa.[xii]

Nell’elenco dei censi della mensa arcivescovile dell’anno 1548, troviamo i nomi di alcuni parrocchiani di Santa Maria la Magna. Essi sono: Ligori Trusscia, lereda de Luca Caruso, Cola Ferraro, lereda de Andria Vaccaro, lareda de Lancello Vacharo, Joanloisi Vacharo, lareda de Andria Ficuso, Nardo Ficuso, Minico de Adamo, Joanni Cavallo, Calvano Cosentino, Mastro Nardo Muto, M.s Joanbactista de Lipira, M.s Joanbactista Scuro, M.s Joanello Susanna, lareda de Mastro Marcantoni Strati, lareda de M.s Marcho Antoni de dato, M.s Girolimo de Lipira, M.s Jo. Zurlo, M.s Girolimo Zurlo, lereda de mastro Ferrante Condopoli. Donno Joanpetri Franze, Donno Vincenzio de Lipira, e Madamma Polita de Bono Aiuto.[xiii]

Questo elenco evidenzia che nella parrocchia abitavano numerosi mastri ed alcuni nobili; segno evidente che il luogo era particolarmente ricercato dallo strato più facoltoso, in quanto situato nella parte più elevata ed antica della città, che era anche la più salubre e più sicura. Lo stesso conte di Santa Severina Andrea Carrafa, figlio ed erede di Galeotto e padre di Vespasiano, “posset et valeat habitare” alcune sue case dentro la città di Santa Severina in parrocchia di Santa Maria Magna, incaricando il suo funzionario Gio. Petro Bonaiuto di interessarsi al restauro.

Le case del conte confinavano con quelle di Gio. Vincenzo Scorò, le case dello stesso Gio. Petro Bonaiuto e la via pubblica. Volendole migliorare per uso ed abitazione del conte, il Bonaiuto spese la somma di trecentoventiquattro ducati e grana quindici così ripartiti: “In p.s per compra delle legname et chiodi docati sessanta doi. Per giornate delli mastri docati septanta quattro et carlini quattro e mezo. Per giornate de manipoli docati octanta tari uno et grana dece. Pagato alli victorali per portatura de acqua calce rena docati cinquanta doi et uno tari. Per calce comperata docati trenta et uno tari. Per acqua docati octo et uno tari. Per rena docati nove. Per petra docati sette et tari tre”.[xiv]

La casa poi passerà in potere di Prospero Carrafa, fratello del conte Andrea, il quale la amplierà acquistando alcune case vicine. Il 26 dicembre 1569, Theodosio Oliverio possiede “quasdam domos palatiatas sitas et positas intus dictam Civitatem S.te Severinae in parrochia S.te Mariae de la Magna in loco ubi dicitur monte Fumeri iux.a domum m.ci Petri de li Pira, domum m.ci Jois Bart.lo Oliveri vias publicas”, la vende a Prospero Carrafa.[xv] Il 2 ottobre 1570, i coniugi Renso e Grandonia de Pitrello, possiedono una casa terranea in parrocchia di S. Maria Mag.e “jux.a domum Laure Susane iux.a domum Jac.i Zurli viam vicinalem”, la vendono la napoletano Prospero Carrafa per ducati 27.[xvi] Il 20 aprile 1571, l’“Ill.mus D.nus Prosper Carrafa” possiede alcune “domos palatiatas sitas intus dictam Civ.tem in parrochia S.te M.e Mag.e iuxta domos m.ci Caroli Susannae eccl.am S.te Marie M.e vias pub.cas in pluribus lateribus”.[xvii] Il 7 ottobre 1577, Prospero Carrafa possiede “quasdam domos sitas intus dictam Civitatem in parrochia S.te M.e Mag.e iux.a viam pu.cam de monte fumeri”.[xviii]

Santa Severina (KR), Santa Maria Magna (foto di Pino Barone da wesud.it).

Nuovi proprietari

Alla metà del Cinquecento, l’ambito parrocchiale della chiesa di Santa Maria Magna era caratterizzato da numerosi palazzetti, case palaziate e case grandi. Nella seconda metà del secolo ritroviamo molte delle famiglie già elencate; a queste se ne aggiungeranno altre, che amplieranno le loro proprietà acquistando le case vicine. Tra queste ricordiamo: Delle Pira, Baccaro, Palermo, Susanna, Oliverio, Ficuso, Cidattolo, Zurlo, Longo, Sacco, Caruso, Cosentino, Vechio, Rizza, Ferraro, ecc.

12 giugno 1571. J.nes Nicolaus Ciminus della città di Taverna ma abitante a Caccuri, afferma che, nel passato, permutò alcune case poste nella città di Santa Severina, “loco dicto monte fomero limitatas ex uno latere jux.a domos q. m.ci Jois Petri de Dato et viam publicam”, con Theodosio Oliverio.[xix] 3 settembre 1573. Jo. Carnelivare possiede una casa terranea in parrocchia di S.ta Maria Magna, “jux.a domum Ill. D. Prosperi Carrafe domum m.ce Laure Susanne et Crucecte de Franse. La vende per ducati sei a Massentia de Archimanno.[xx] 31 gennaio 1574. Donna Julia de Bisante, vedova di Scipione Palermo, promette alla figlia Iasabella Palermo che sposa Scipione Amoruso di Rocca Bernarda, la casa dove al presente abita, “jux.a la casa di Jo. Paulo Riolo la vinella convicinale et la via pu.ca. includendoci la camarella de avante lo vignano del airo di sopra.[xxi]

27 marzo 1574. Sylvio Scurò possiede delle case poste “intus dictam Civ.tem in par. S. M.e Magne jux.a domos illorum de Bonaiuto casalenum ipsius m.ci Sylvii q.d emit a m.ca q. Elisabetta Miniscalco et viam publicam seu timpam supra greciam”.[xxii] 30 aprile 1575. Tarsia de Martino possiede “domos magnas” in parrocchia di Santa Maria Magna, “jux.a domos mag.corum Diomedis et Caroli Susane jux.a domum d.ni Salvatoris Ficusi jux.a ripas ipsorum de Martino et viam pu.cam”. Le case facevano parte dei beni lasciati dal fratello, il fu m.co Jo.nes de Martino.[xxiii] 23 agosto 1575. Andrea Ficuso possiede una casa palaziata in parrocchia di Santa Maria Magna, “jux.a domum Floris de Manasio domum ven. Cap.li S.te S.ne et viam pu.cam”. La vende per ducati 20 a Francesco Lansalone alias Siciliano.[xxiv]

10 ottobre 1577. Donna Julia de Bisante, vedova di Scipione Palermo, dota la figlia Laura che sposa Nardo Caruso. Tra i beni dotali c’è “Uno palazo con gisterna et casalino contiguo”.[xxv] 14 marzo 1579. Donna Julia de Bisante, vedova di Scipione Palermo, e gli eredi di Scipione Palermo, vendono una casa palaziata che era appartenuta a Scipione Palermo, al chierico Dionisio Palermo. La casa palaziata “cum gisterna et scala in par. S.te Marie Mag.e jux.a domum her. Minici Truscia et domum quae fuit q. Calvani Cosentini vinella mediante domum Franc.i Carosi domum Gesimirae Vitalii”.[xxvi]

Santa Severina (KR), Santa Maria Magna.

Nel 1580, pagano il censo al capitolo: Donno Salvatore Ficuso, per una casa nella parrocchia di Santa Maria la Magna, confine la casa di Nardo Ficuso e Gio. Petro Ferraro, e Cornelia Losenise, per “una casa in la parrocchia p.ta confine la casa di gio Giacomo Madotto e la via pu.ca”.[xxvii] 20 febbraio 1582. Jo. Petro Ferraro possiede “quasdam domos palaciatas sitas intus dictam Civitatem in parrochia S.te M.e Mag.e jux.a domum R. Th(omas)i (dellabate) domos Bart.li Sachi via pu.ca me.te”.[xxviii] 6 ottobre 1584. Jo. Bart.lo Sacco possiede una casa palaziata “cum nonnullis mebris inferioribus et superioribus”, in parrocchia di Santa Maria Magna, “jux.a domos m.ci Caroli Susannae et domum q. Salvatoris Ficusi”.[xxix]

12 settembre 1588. Beatrice Moschetta, vedova di Gio. Pietro Truscia, vende per ducati 14 una casa terranea a Dionisio Palermo. La casa confina con la casa dello stesso Dionisio Palermo, la casa del Reverendo Caruso e la casa del fu Scipione Palermo.[xxx] 24 settembre 1588. Beatrice Moschetta vende ad Isabella Palermo, vedova di Scipione Palermo, un “catodium” sotto la scala del palazzetto della stessa Isabella Palermo, confinante con la casa terranea di Dionisio Palermo.[xxxi] 16 ottobre 1588. I figli ed eredi di Francesco Ferrari possiedono “la casa grande con sala et camara jux.a cortiglio deli Zurli avanti la casa del m.co Jo. Bartolo Sacco jux.a la casa delo R.do Caruso jux.a la casa di Nardo Ficuso stritto mediante la via pu.ca di sopra et di sotto”. Nella spartizione dei beni ereditari, la casa tocca a Gio. Petro Ferraro.[xxxii]

10 gennaio 1589. I coniugi Nardo Ficuso e Delia de Cafarello, possiedono una casa palaziata in parrocchia di S. Maria Magna “jux.a domum Jo. Petri ferrari stritto mediante jux.a aliam domum ipsius Nardi muro comune et viam”. La vendono al Rev.do Jo. Antonio Tilesio.[xxxiii] 31 gennaio 1589. Marcello Guarino possiede una casa palaziata in parrocchia di Santa Maria Magna, confinante con la casa dell’erede di Cesare Fellapane. La vende per ducati 20 al reverendo Gio. Antonio Tilesio.[xxxiv]

Santa Severina (KR), Santa Maria Magna.

La strada ed il largo davanti alla chiesa

Come si ricava dalla visita effettuata il 18 maggio 1559 dal vicario Giovanni Tommaso Cerasia, cantore della chiesa cattedrale di Mileto al tempo dell’arcivescovo Ursini, il prelato, dopo aver visitato al mattino le chiese vicine alla cattedrale, nel pomeriggio, lasciato il palazzo arcivescovile, dapprima si recò nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, e poi proseguì per la Grecìa, dove visitò la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.[xxxv]

La strada che egli percorse, è chiamata la strada di S. Maria La Magna in un apprezzo del 1687: “Segue detta strada più avanti che si dice la strada di S. Maria La Magna con diverse altre strade piane che la riscontrano e tira parte pendente verso Tramontana, si giunge alla Chiesa Parrocchiale detta di S. Maria Maggiore, chiesa antichissima e poco più avanti si giunge in un largo detto Monte Pomerio, nel quale vi è la strada che si cala al borgo detto la Grecia”.[xxxvi] È questa l’antica strada che, provenendo dalla vecchia porta della città, attraversava tutto l’abitato medievale, passando per il Campo, la cattedrale di Santa Anastasia, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, la chiesa parrocchiale di Santa Maria La Magna e, giunta al largo Monte Fumero, usciva dalla porta della Grecìa.

Da documenti cinquecenteschi sappiamo che la strada pubblica, prima di giungere a Monte Fumero, sfociava in un un largo davanti alla chiesa parrocchiale, dove vi erano dei casalini e delle case. Dalla platea della mensa arcivescovile del 1576 ricaviamo che Gio. Battista le Pira, possedeva una casa “fo di Ant.o Vaccaro jux.a lo casalino di m. Jo. Carlo li Pira, jux.a lo largo di S.ta M.a Magna et la via pu.ca”.[xxxvii] Carlo le Pira aveva uno casalino “fo di Ciunna jux.a la casa dell’her. Di Ant.no le Pira stricto med.te jux.a lo casalino di Jo. Batt.a le Pira lo largo avanti S.ta M.a Magna”. Uno casalino “fo di Jo. Turco Zurlo jux.a lo sup.to casalino avante la casa di esso m.s Carlo (Li Pira) jux.a la casa deli Tignanelli et lo largo di S.ta M.a Mag.a”.[xxxviii] Sempre per la strada di Santa Maria La Magna, passata la chiesa, e giunti al largo detto Fumero, o Pomerio, si poteva andare alla chiesa di Santa Anna, al monastero di San Domenico, ed alla porta della città detta Portanova: “da sotto la chiesa di Santa Maria Magg(io)re vi è una cappella di Santa Anna” (1653).[xxxix]

Santa Severina (KR), la chiesa di Sant’Anna.

La chiesa di Sant’Anna

Era situata vicino alla porta della Grecìa. Nel 1559, al tempo della visita del vicario Cerasia, ne era cappellano Don Victorius Sfalanga. Beneficio di iuspatronato della famiglia Sfalanga, la sua dote era costituita da cinque case (una sotto Santa Anna, una alla Grecìa, una nella cappella di San Giovanni Battista e due in piazza), e da un vignale in località “Ghane”. Il vicario ordinò al cappellano di presentare i titoli di concessione e di dotazione della chiesa, di far dipingere presso l’altare un’immagine della santa e di rifare il tetto.[xl] Il titolo della chiesa ci rimanda agli Albanesi, in quanto Santa Anna ne era la patrona, e si collega alla vicina porta e al quartiere della Grecìa.

Santa Severina (KR), la chiesa di Sant’Anna.

Note

[i] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 62v.

[ii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 11.

[iii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 12v.

[iv] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 66.

[v] Scalise G. B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, p. 110.

[vi] Russo F., Regesto, II, 11073.

[vii] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 16B.

[viii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 31A, f. 20v.

[ix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 45A, Catasto o vero Platea, 1678.

[x] ASN, Camera della Sommaria, Patrimonio Catasti Onciari, Busta 7009, f. 219.

[xi] ASV, Rel. Lim. S. Severina, 1765.

[xii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, ff.16-18.

[xiii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 3A.

[xiv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IX, ff. 102-103.

[xv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. I, f. 15v.

[xvi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. II, ff. 19v-20.

[xvii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. II, f. 70.

[xviii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. VII, f. 10v.

[xix] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. II, f. 92.

[xx] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IV, ff. 3v-4.

[xxi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IV, f. 54.

[xxii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IV, f. 72.

[xxiii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. V, ff. 104v-105.

[xxiv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. V, ff. 148v-149.

[xxv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. VII, f. 13.

[xxvi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. VIII, f. 41.

[xxvii] AASS, Fondo Capitolare, cartella 1D fasc. 6, Platea Capitolo, 1580.

[xxviii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. IX, f. 83.

[xxix] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. X, f. 33v.

[xxx] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. XI, ff. 5v-6.

[xxxi] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. XI, f. 11.

[xxxii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. XI, ff. 19v-20.

[xxxiii] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. XI, f. 53.

[xxxiv] AASS, Fondo Arcivescovile, protocollo Santoro M., vol. XI, ff. 60v-61.

[xxxv] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 16B.

[xxxvi] Scalise G. B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, p. 110.

[xxxvii] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, f. 30.

[xxxviii] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 13B, f. 30.

[xxxix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 31A, f. 21.

[xl] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 16B.


Creato il 4 Marzo 2015. Ultima modifica: 5 Aprile 2023.

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