Il giorno dell’Assunta a Crotone e Isola

Crotone, navata centrale e altare maggiore della cattedrale

Le cattedrali di Crotone e di Isola sono intitolate entrambe all’Assunzione della Beata Vergine Maria. Già al tempo dei Normanni esisteva nella città di Crotone una cattedrale intitolata alla “Sanctissimae Deiparae”,[i] mentre pochi anni dopo la conquista normanna, la chiesa di Isola, intitolata alla Vergine Maria, che era “diruta, lacerata et deserta”, fu ripristinata e ridotata per privilegi concessi nel maggio 1092 dal duca Ruggero.[ii]

Isola Capo Rizzuto (KR), cappella dell’Assunta nella ex cattedrale.

Il 15 agosto nella città di Crotone

Il 15 agosto, festa solenne, ricorre l’Assunzione in corpo e anima nel cielo di Maria Vergine, Madre di Dio.[iii] Questo giorno segna la fine del vecchio ed il principio del nuovo. In una società basata essenzialmente sulla coltivazione e sul commercio del grano, con la fine del raccolto il cereale era conservato nei magazzini e nelle fosse e iniziavano i preparativi per il nuovo raccolto. Questo giorno segnava lo stacco e la frattura tra il vecchio ed il nuovo, tra la fine e l’inizio.

In questo giorno diventavano esecutivi i contratti e gli obblighi, stipulati dai notai, tra coloro che possedevano le terre e coloro, che le prendevano in fitto. Iniziava il nuovo anno agrario. L’affitto delle terre “rase e nobili”, “aratorie”, “atte per un triennio a semina di grano bianco e per l’altro triennio per uso di pascolo”, partiva infatti dal 15 agosto ed il pagamento era fissato ogni 8 settembre (fiera di Molerà). Se però le terre erano affittate ad uso di pascolo a pecorai, il contratto di fitto iniziava ugualmente il 15 agosto, ma il pagamento era fissato nella terza domenica di maggio (fiera di Santo Janni).[iv]

Tiziano Vecellio (1490-1576), Assunzione di Maria.

La festa dell’Assunta

Ogni anno nel giorno dell’Assunzione, titolare della chiesa crotonese, dopo la messa solenne[v] il capitolo, intitolato all’Assunta, era convocato nella sacrestia della cattedrale al suono della campana media. Dopo che il procuratore del capitolo presentava i conti della platea dell’anno precedente, che iniziava dal 15 agosto e finiva al 14 agosto dell’anno successivo, per schede segrete i capitolari eleggevano, o confermavano, il procuratore, o rettore, a maggioranza di voti per l’annata successiva.

L’eletto prendeva in consegna il sigillo grande d’argento con piede di legno con l’immagine dell’Assunzione della Beata Vergine ed amministrava le rendite del capitolo per un anno intero fino all’agosto dell’anno successivo. Alla fine dell’anno di amministrazione, infatti, il procuratore per antico statuto doveva presentare pubblicamente ai canonici i conti, che dapprima erano affissi per note pubbliche in sacrestia e poi erano analizzati da due capitolari scelti dalla curia vescovile, che dopo la verifica sottoscrivevano il decreto di libertà.[vi]

Sempre alla metà di agosto la mensa vescovile di Crotone nel Cinquecento esigeva i censi perpetui, enfiteutici ed i canoni sui terreni, sui magazzini, sulle case e sulle vigne. “Item detta mensa vescovale tiene in la città de cotrone et suo tenimento l’infratti censi perpetui particulari minuzze sopra case et pezzi de terreni ascendentino alla somma de d.ti in tutto vintiquattro, tari tre e gr. sette se esigono alla mità di agosto de ciascun anno”, “Un altro censo sopra una vigna … censo perpetuo de doc.8 lo anno se paghano alla metà d’agosto”, “Tiene detta mensa episcopale nel tenimento della città delisola censi perpetui de minuzze sopra vigne ascendentino alla somma de d.ti dudici tari uno gr. sette. S’esigono alla mità d’agosto de ciascun anno”.[vii]

Ancora alla fine del Settecento l’università di Crotone pagava ogni 15 di agosto un canone di ducati undici, che gravava sulle case contigue al sedile, concesse a suo tempo dal vescovo di Crotone Marcello Maiorana (1578-1580), come appariva da un atto del notaio Giovanni Galasso degli 11 maggio1579.[viii]

Anticamente il pagamento del fitto dei terreni a semina, o ad ogni uso, era fatto in grano alla metà di agosto come risulta chiaramente da questa dichiarazione della seconda metà del Cinquecento, dove il pagamento di una gabella affittata a pascolo di pecore è pagata il 20 maggio in denaro, mentre la stessa gabella affittata a semina è pagata in grano alla metà di agosto.

“Die 10 augusti 1570. In la Cita de cotrone p.nti li sotto scritti. Io donno laurenso calabrese per la presente declaro essere debitore del R.o Abate Lucifaro di docati otto et sonno per lo afitto del p.nte anno del territorio del vescopato di cotrone loco dicto Sancto Antonio et quelli prometto pagarcele nel venti di di magio p.o futuro per lu erbagio di detto terreno et depio declaro esserle debitore di salmi nove de grano per lu afitto di detto terreno per anni dui aragione de salmi quactro et meza lo anno ad tt.a sei per salma et quelli prometto pagarle in la mita di augusto di ciascheduno anno zoe XV et p.a Inds grani boni et asciutti et per essere acussi la verita ad cautela di chi spetta li ho facto la p.nti di mia ppia mano et da li sotto scritti t.i. Data ut supra. Io donno cola crapisto fui t.e. Io gioanne greco fo t.e. Io liveri de oliverio fo t.e. Io donno laurenso Calabrese acepto ut supra manu pp.a”.[ix]

Trebbiatura nelle campagne di Cutro (KR).

Nel Settecento

I fitti dei fondi iniziavano il 15 agosto o il primo settembre. La durata era in genere di tre anni specie per i fondi in subaffitto a intenso sfruttamento (un anno a maggese e due a grano) oppure a rotazione tre anni a pascolo a “uso di erba” e tre anni a semina, a grano, o ad ogni uso. Il pagamento avveniva in denaro oppure, specie nei sec. XVI – XVII, in salme e tomoli di grano, mentre, nel caso di fitto a pascolo, in denaro più forme di “cacio in piccolo”.[x]

Nel Settecento i territori della mensa vescovile di Crotone erano affittati a pascolo di pecore con pagamento alla fiera di S. Ianni, ed a ogni uso con pagamento alla fiera di Molerà. Mentre per gli orti il fitto iniziava dal 15 agosto e finiva al 14 agosto dell’anno successivo, ed era pagato terziariamente cominciando di solito dal 15 di agosto, poi a Natale e Pasqua.[xi]

La mensa vescovile esigeva, inoltre, annui canoni al 15 di agosto sopra i magazzini costruiti sopra il suo vignale di Gesù e Maria alias di San Francesco di Paola,[xii] e sopra i territori, le case e le vigne.[xiii] Anche l’ospedale di Crotone esigeva i censi alla metà di agosto.[xiv]

Campi trebbiati presso Cutro (KR).

Il governo cittadino

Il 15 agosto di ogni anno, al suono della campana, si congregavano in pubblico regimento nella casa universale, dove è solito reggersi la corte, in presenza del regio governatore e del regio giudice, sindaci, mastro giurato, eletti e cittadini, uno per ogni famiglia di piazza, per eleggere il nuovo governo cittadino.

Poste le cartelle con i nomi dei rappresentanti dei nobili in un cappello e messe in una cassetta altrettante palle, fra le quali tre dorate e numerate, si procedeva all’estrazione, accoppiando ad ogni cartella una palla. Il rappresentante nobile che era accoppiato alla palla numero uno nominava il mastro giurato, quella al numero due il sindaco dei nobili e quello al numero tre il primo eletto dei nobili. I nominati, scelti tra i rappresentanti del seggio nobiliare, erano poi posti in votazione dall’insieme dei rappresentanti, sia nobili che popolari, ed eletti a maggioranza, prima il mastro giurato e poi il sindaco dei nobili ed il primo dei nobili.

Si procedeva poi nello stesso modo con i rappresentanti del popolo: nominando tra i rappresentanti popolari, l’accoppiato alla palla numero uno il sindaco del popolo, quello al numero due il primo eletto del popolo e quello al numero tre il secondo. Ed eletto a maggioranza il sindaco del popolo, si procedeva nella stessa maniera alla nomina del secondo e terzo eletto dei nobili ed alla elezione del terzo eletto del popolo.

Il mastro giurato vigilava sull’ordine pubblico, esercitava la polizia notturna. Durante la fiera di Gesù Maria prendeva in consegna dal castellano nel corpo di guardia del castello lo stendardo reale e con le guardie lo custodiva di giorno e di notte e amministrava la giustizia. Faceva alloggiare i soldati, aveva in consegna le chiavi della città, comandava i “cavallari” ed i terrazzani. Mentre durante il giorno i “cavallari” battevano le marine, alla sera, alzato il ponte levatoio e chiuse le porte, i terrazzani, in gruppi da quattro e armati dall’armeria della città, vigilavano nel corpo di guardia della porta principale, nelle garitte dei bastioni ed in ronda per la città.

Se in città arrivava un capitano con la sua compagnia per presidiarla, il mastrogiurato doveva consegnargli le chiavi, che il capitano, prima di lasciare la città, doveva riconsegnargli, in quanto al mastrogiurato “spetta la guardia della città, quando non vi è presidio”.[xv] Il sindaco dei nobili, dopo aver giurato sul Vangelo di amministrare bene e fedelmente, riceveva in consegna il sigillo della città. Era la carica politica più prestigiosa e suppliva il governatore qualora questi mancasse o fosse assente. La carica non poteva essere ricoperta dalla stessa persona se non dopo cinque anni, salvo assenso regio. Sostituiva anche il mastro giurato nel caso di assenza o di mancanza.[xvi] L’ordine di elezione rispettava l’ordine gerarchico del potere cittadino. Dopo il governatore e il regio giudice, che erano di nomina regia, venivano il mastrogiurato, il sindaco dei nobili, il sindaco del popolo, gli eletti dei nobili e gli eletti del popolo.[xvii] Sempre il 15 agosto l’erario dell’università presentava i conti della sua annuale amministrazione.[xviii]

Campi trebbiati presso Cutro (KR).

Il 15 agosto nella città di Isola

Per legare a sé i nuovi coloni il vescovo – signore di Isola concesse loro parte del suolo vicino alla chiesa dedicata all’“Assunmptione divae Mariae”, in modo tale che potessero costruire le case; diede loro anche piccoli appezzamenti di terreno da disboscare, dissodare e coltivare in proprio, per realizzarvi le vigne. Egli così con il lavoro dei suoi servi e le giornate di lavoro prestate dai coloni, riuscì a mettere a coltura parte delle sue vaste tenute che, assieme ai censi pagati dagli accasati, incrementarono le entrate.

Dalla visita diocesana del 1589 del vescovo di Isola Annibale Caracciolo (1562-1605) sappiamo, che le abitazione nel “Borgo”, essendo state costruite sul corso di Santa Barbara, terreno proprio della chiesa, erano gravate da un censo annuale, che obbligava ogni colono, o famiglia casata, a pagare al vescovo, il 15 agosto di ogni anno, una gallina per ius soli (il censo fu poi trasformato in denaro e ancora all’inizio dell’Ottocento il vescovo di Isola esigeva ben 120 censi enfiteutici sopra le case) ed il terraggio in grano per il terreno.

A questi oneri si aggiungevano poi delle corvée.[xix] Sempre il vescovo Annibale Caracciolo eresse il seminario e lo dotò con i censi, che dovevano versargli ogni 15 di agosto le abbazie, che possedevano grange sul territorio della sua diocesi. “In eadem eccla fuit à moderno epo (Annibale Caracciolo ndr) erectum seminarium clericorum quod est in praesetiarum sub cura, et disciplina praeceptorum grammaticae et musicae in quo sunt sex clerici (…) tempore erectionis ipsius contribuebant Ep.s et septem Granciae septem abbatiarum: S. Maria dello Patire, L’abbatia di Corazzo, L’abbatia di Carrà, L’abbatia di furgiano, l’abbatia di S. Nicola delli Maglioli, L’abbatia di S. Leonardo, L’abbatia di S. Stefano, quae iacent in dioecesi ipsius episcopatus et tenentur compare in die assumptionis divae Mariae ut antiquitus observatum fuit”.[xx]

Ancora nell’Ottocento gli abati delle sei abbazie erano obbligati a prestare ubbidienza. “In tale diocesi vi sono sei abbazie delle quali gli abati nel giorno dell’Assunzione di Maria SS.ma Titolare della Cattedrale, pontificando il Vescovo, sono obbligati a prestare l’ubbidienza. Le dette Abazie sono di Santa Maria del Patire, di S.a Maria del Carrà, di Forgiano, di S. Nicola delle Magliole e finalmente l’Abazia di S. Leonardo”.[xxi]

Sigillo del capitolo cattedrale di Isola.

Il 15 agosto a Crotone in alcuni atti notarili

L’affitto iniziava quasi sempre il 15 agosto, raramente il primo di settembre. Se questo era l’uso e, nel caso di alcuni fondi ecclesiastici, la norma, alla quale gli economi dovevano attenersi, non mancavano le eccezioni, le speculazioni e le frodi. Spesso questa prassi era seguita solo in parte o era aggirata.

Crotone, 29 novembre 1739. I Crotonesi Antonio Massa, Gregorio Papasodaro, Isidoro Monteleone, Antonio Furci, Leonardo Falbo, Luca Fallacca e Pietro Antonio Talarico, “massari e pratici delle cose di campagna della semina de grani e custodia e governo di animali”, attestano pubblicamente che “l’affitti de territori, o gabelle del comprensorio di questa sudetta Città e Paesi convicini, che si pigliano ad ogni uso, si sentono, come si pigliassero in semina, perché tanto è affittarsi ad ogn’uso che affittarsi in semina, potendo l’affittatore farli pascere d’animali e seminarli a suo piacere, quando dell’affitti in erbaggio non puole l’affittatore valersine in altro , che farli pascere d’animali; in oltre, che per l’affitti ad ogn’uso, o in semina si pagano li sudetti territorii molto di più e circa il terzo di più di quanto l’istessi territorii s’affittano, ò possono affittarsi in erbaggio per pascolo d’animali tanto che quando s’apprezzano li territorii secondo la loro rendita, si considera per quanti anni possono affittarsi in erbaggio e per quanti anni in semina, e per quanto così in erbaggio che in semina possono affittarsi; e coarcervendosi insieme si ratizzano, e dividono per tutti l’anni in erbaggio, et in semina per rendita uguale la rendita annuale, essendo indifficultabile che molto di più fosse la rendita di ciascheduno anno, che s’affittano in semina e sino al terzo circa di più di quello, che s’affittano in erbaggio per li territorii predetti, e parimente sotto sotto il sudetto giuramento attestano come sopra che nella corrente annata principiata à quindici del caduto mese d’Agosto per alcuni territorii e per altri à primo del caduto mese di Settembre”.[xxii]

Di solito il nobile, o il capomandra, più raramente un colono, da solo, o associato, prendeva in fitto la gabella “ad ogni uso”, o “ad uso di erba di pascolo d’ogni sorta di animali vaccini, e con specialità esclusi li porci, a riserba di quelli servissero per uso di mandra o di vaccarizzo”, per la durata di uno, o due anni, oppure tre anni a semina e tre anni a pascolo,[xxiii] ad iniziare dal 15 agosto, o dal primo settembre, e con la possibilità di associare e subaffittare. I coloni D. Spagnolo e A. Leto prendono in fitto per tre anni ad uso semina ad iniziare dal 15 agosto 1759, la gabella “La Garruba di Nao” da Gregorio Montalcini. Il primo anno è franco a maggese e per gli altri due a semina il pagamento è di tomoli 200 di grano all’anno. Qualora intendano proseguire per un altro anno e seminare, devono avvisare il padrone sei mesi prima dell’inizio del terzo anno e obbligarsi a pagare altri tomoli 200 al raccolto del terzo anno di semina.[xxiv]

Cotrone, 11 ottobre 1763. I massari crotonesi Michele Manfreda, Dionisio Asturi, Lorenzo Stricagnolo, Dionisio Russo, Salvatore Rinaldi, Giuseppe Russo, Antonio Garasto e Vittorio Veraldi, testificano in presenza del notaio Antonio Asturi: “Come la raccolta in questa sudetta Città per l’affitti delle Gabelle affittate in semina, tanto in grano, che in danaro, è stata, ed è sino alla metà del Mese di Agosto di cadaun Anno e doppo detta mettà di Agosto si può liquidare l’obliganza di detto affitto e non prima della medesima mettà d’Agosto”.[xxv]

Orti e giardini appartenevano ai nobili e ai religiosi. Essi svolgevano la funzione di rifornire di ortaggi freschi e di frutta le comunità claustrali e conventuali e le casate degli aristocratici. Erano chiusi e recintati in maniera ortogonale da muri e siepi e, non essendoci corsi d’acqua perenni, attingevano l’acqua dalle falde acquifere tramite dei pozzi. Di solito i religiosi li davano in fitto a ortolani, mentre i nobili li facevano coltivare da personale al loro servizio. L’affitto durava tre anni continui a partire dalla metà di agosto. Il canone annuo era stabilito “secondo l’uso nell’affitti dell’orti e giardini” in tre rate: il primo pagamento del primo terzo a Natale, il secondo a Pasqua ed il terzo al 15 di agosto. Qualche volta però il proprietario dell’orto, per cautelarsi, anticipava il primo pagamento del primo terzo all’inizio dell’anno di fitto, cioè al 15 agosto. Raramente troviamo il canone in due rate: metà a Natale e metà nel luglio successivo. Al momento della concessione si faceva l’apprezzo dell’orto, cioè si valutavano “la foglia piantata e frutta”, alle quali si aggiungeva anche la vendita di animali (muli, asini, ecc.), utili per l’uso della sena. L’importo era di solito pagato a parte in due rate: la prima al 15 febbraio e la seconda al 15 agosto.

Crotone, 25 ottobre 1772. Il massaro crotonese Francesco Crocco si obbliga a pagare all’Arcidiaconato di Crotone e per esso al Rev. Dionisio Azeri nel giorno di S. Giovanni dell’Agli, terza domenica di maggio 1773, ducati 32 e sono “per affitto ad uso di pascolo d’ogni sorte d’animali forchè porci, ma solamente per quelli servissero per uso di mandra, o vaccarizzo, della Gabella detta Irticello redditizia a detto Archidiaconato”. La gabella è stata affittata all’uso predetto dall’Azeri al massaro Crocco “per un anno continuo, principiato già dalla mettà del p(assat)o mese d’Agosto 1772, et continuo finiendo alli 15 Agosto 1773”.[xxvi]

Crotone, 6 novembre 1772. I Crotonesi Domenico Fryo e Pasquale Surace prendono in affitto il Giardino detto La Potighella, fondo proprio della casa Zurlo. Gli affittuari si obbligano a pagare al Primicerio D. Diego Zurlo ducati 114 per lo spazio di tre anni continui in ducati 38 l’anno, “e questi pagarli terziatamente secondo l’uso nell’affitti dell’Orti e Giardini di questa Città, con fare il primo pagamento del Primo Terzo delli primi annui docati trentotto del primo anno nel giorno del Santo Natale del Sig.re Venti Cinque del Mese di Decembre di questo spirante Anno Mille Settecento Settanta Due; il Secondo Terzo nel giorno della Santa Pasca di Resurrezione dell’entrante Anno Mille Settecento Settanta Tre, e l’ultimo Terzo poi nel giorno Quindeci del mese d’Agosto pure di detto entrante anno 1773; e così dapoi continuare à pagare terziatamente per gl’altri due anni susseguenti”. Il frutto degli alberi andava al proprietario ed i fittavoli ogni anno dovevano prestare gratuitamente due giornate di lavoro “di alberi o in elevare il fosso del giardino” ed osservare varie condizioni.[xxvii]

Crotone, 8 novembre 1772. Il massaro Pasquale Carcea della regia terra di Papanice si obbliga a pagare al Rev.do Canonico Michele Messina, procuratore del capitolo, duc. 150 nello spazio di 3 anni, “con fare il primo pagamento di docati 50 per il primo anno nel giorno di Molerà otto del mese di Settembre dell’anno Mille Settecento Settanta quattro; altri docati cinquanta per il d.o anno nel dì otto 7bre del anno mille settecento settanta cinque e docati cinquanta per l’ultimo anno pure nel giorno otto settembre mille settecento settanta sei e questo per l’affitto ad ogn’uso, forchè à pascolo di Porci, ma solamente quelli servissero per uso di mandra, o vaccarizzo, della gabella detta li Brullogni, affittata ad ogn’uso dal Procuratore Messina al massaro per tre anni continui, “principiando dalla mettà del mese d’Agosto dell’anno entrante 1773 e continuando fino alla mettà d’agosto 1776”.[xxviii]

Crotone, 31 dicembre 1772. Il massaro crotonese Michele Giaquinta del fu Prospero si obbliga a pagare al Rev.o Antonino Morelli, rettore del seminario, nel giorno di Molerà, otto di settembre del 1774, ducati 38 “per affitto ad uso d’Erba di Pascolo d’ogni sorte d’ Animali Vaccini, e con specialità esclusi li Porci, a riserba di quelli servissero per uso di Vaccarizzo, della Gabella di Pernabò, fondo proprio di d.o pio Seminario, confine La Carrara, e S.to Iacopo, (…) per un anno continuo, principiando dal dì quindeci del mese d’Agosto dell’entrante anno Mille Settecento Settanta Tre, et finiendo alla mettà del mese d’Agosto del pred.o anno Mille Settecento Settanta Quattro, e colla potestà al sud.o costituto d’associare e subaffittare d.o anno d’affitto ma colla condizione, e patto espresso però, che se mai d.o costituto volesse subaffittare d.a Gabella à Pecorari per pascolo di Pecore, si sorte maturato l’affitto per d.o pio Seminario in S. Ianni, terza Domenica del mese di Maggio di d.o anno Mille Settecento Settanta Quattro, perché così si paga da Pecorari per pascolo di Pecore, e non altrimenti”.[xxix]

Note


[i] 1192, Crotone. Nella descrizione dei confini della donazione di un terreno al monastero di San Nicola de Cipullo si legge: “ab oriente praedia Sancissimae Deiparae episcopatus Crotonis; ab occidente praedia eiusdem ecclesiae”. Trinchera F., Syllabus graecarum membranarum, Napoli 1865, p. 312.

[ii] Intitolata alla Vergine Maria, madre di Dio, il re Ruggero II nel 1145 confermò ed ampliò a Luca, vescovo di Isola, i privilegi già concessi dal duca Ruggero. Sempre in questa occasione furono enumerate le proprietà della chiesa e descritti i confini “In quoquidem privilegio continebatur fabricae reparationis ecclesiae Santae Dei Genitricis et semper Virginis Mariae de Insula de tenimento Cotroni, quae longo tempore diruta lacerata et deserta”. AVC, Privilegio dello Sacro Episcopato della città dell’Isula, in Processo grosso di fogli cinq.cento settanta due della lite, che Mons. Ill.mo Caracciolo ha col S.r Duca di Nocera per il Vescovato, ff. 417 sgg.

[iii] “Ecclesia Cathedralis Crotonen. fundata fuit sub titulo Assumptionis Beatae Maria, et eius protector et patronus S. Dionisius Areopagita, cuius festum solemniter cum octava celebratur”. SCC. Status ecclesiae Crotonensis 1597, Vesc. Giovanni Lopez. “Cathedralis ecclesia Beatissimae Mariae Assumptae dicata”. SCC. Rel. Vesc. Thoma de Montibus, 1603.

[iv] AVC, D’Aragona Reg. Amministratore Cotrone, Lista di Carico 1790.

[v] “Ill.e D.ne Ecclesia Crotonen. die nona mensis Octobris solet celebrare festum Divi Dionysii Episcopi et Martiris Patroni Principalis Civitatis sub ritu duplici p. C. cum octava quamquam verò festum Assumptionis B. Mariae Virg.s in pontificali ritu duplici p. C. praescribatur, nihilominus in hac Ecclesia specialius celebratur quandoquidem titularis est Ecclesiae.” AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 18v.

[vi] Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama A.D. 1699 Confecta, f. 85. Platea di qsto R.mo Ca.lo de Cotrone P.re D. Pietro Paulo Venturi Ca.co Confirmato nell’ottavo anno a 15 Ag.o 1704 e 1705.

[vii] ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone, Deputato sopre l’Intrate del Vescovato de Cutrone = 1570 et 1571, ff. 47v-48.

[viii] “Crotone 11 maggio 1579. La chiesa vescovile di Crotone possiede come cosa della mensa “duas apothecas terraneas iuxta cortile Palatii Episcopalis, iuxta sedile, et domum, sive Palatium ipsius universitatis, forum, et ribellinum pubblicum”. Il vescovo Maiorana le dà in censo alla università con patto, che essa possa alzarle alla uguaglianza delle altre case della giustizia o Corte, ed di non farci però nè finestre nè lustrera, nè adesso nè per appresso per entro il sud. cortile del vescovo e di pagare ogni 15 del mese di agosto di ciascun anno alla Rev.da mensa duc. 11. AVC, Platea mensa vescovile 1780 et 1781, f. 26.

[ix] ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone, Deputato sopre l’Intrate del Vescovato de Cutrone = 1570 et 1571, ff. 47v-48.

[x] AVC, Cart. 109, 110, 117.

[xi] Orto il Beviere lo ritiene affitt. Michele Macri per D. 33 terziaramt. cominciando dalli 15 Agosto di questo corrente anno 1780 … cioè a 15 Agosto 11, a Natale 11, a Pasqua 11. AVC, Platea della Mensa Vescovile di Crotone 1780 e 1781, ff. 7-8.

[xii] I P.P. Certosini della Rocca di Neto sopra due magazzeni edificati sopra un pezzo di terra del detto vignale devono per annuo canone come per istr. Di N.r Serafino Labonia de’ 23 Luglio 1741 pagabili ogni dì 15 Agosto D. 2; Gli eredi del qm Giuseppe Grasso sopra tre magazzeni edificati sopra il detto vignale devono per annuo canone ad ogni metà di Agosto alla rag.e di carl. 12 l’uno l’anno, come per istr. di N.r Antonio Asturi de’ 25 Agosto 1742 D. 3.60, ecc. AVC, Platea della Mensa Vescovile di Crotone per l’anno 1780 e parte del 1781, ff,18-22.

[xiii] Il Sig. marchese D. Carlo Berlingieri deve per annuo canone pagabile alla metà di agosto sopra la Rotonda D. – 40; Il Sig. D. Pietro d’Ippolito sopra la Mendolicchia fu della q.m D. Isabella Berlingieri deve per li 15 Agosto 1778 D. 3; Gli eredi del qm Dom.co Federico sopra la loro vigna sita in Lampusa confine a Carmine Montefusco devono per il 15 agosto 1779 D – 35, Paolo Massa sopra le sue case, che furono di Fausto Beltrani in Parr.a di S. Veneranda per tre annate maturate il 15 Agosto, cioè 1779, 1780 e 1781  –  60, ecc. AVC, Platea della Mensa Vescovile di Crotone 1780 e 1781, ff, 23-31.

[xiv] Crotone 19 luglio 1612. Jacobo e Nicolao La Nocita, padre e figlio, possiedono una “Apotecam seu bucceriam tabularum fabricatam cum tegulis supra sitam et positam intus Civitatem Crotonis ante monasterium Santi Francisci de assisa in Parrocchia S.ti Petri iux.a aliam Apotecam seu bucceriam Angeli de Squillace, et Pauli Schipani et muros p.ttae Civitatis”. La Apoteca, o bucceria, è gravata da un onere annuo da versare al Venerabile Ospedale della città in carlini quindici “solvendis in quolibet medietate mensis Augusti”. Essa è venduta con tutti gli attrezzi (“una cammaretta, uno cippo dove si taglia la carne, una mannara, uno squartatore, uno paro di bilancie di rame, uno rotulo, mezo rotulo, libra et meza libra di ferro”) in essa contenuti a Santi Riezo per ducati quindici. ASCZ, Not. Dionisio Speziale, Busta 108, f.lo 1612, ff. 71-72.

[xv] ASN, Prov. Caut. Vol. 258, ff. 169-170. ASN, Prov. Caut. Vol. 103, ff. 7-8. ASN, Prov. Caut. Vol. 273, f. 297.

[xvi] ASN, Prov. Caut. Vol. 229, ff. 311-312v. ASN, Prov. Caut. Vol. 251, f. 220. ASN, Prov. Caut. Vol. 294, f. 156v; Vol. 103, f. 8.

[xvii] ASN, Prov. Caut. Vol. 258, ff.138-146. Dopo il 1666 il numero degli eletti era passato da due a tre. ASCZ, Not. Gio. Thomaso Salviati, Busta 312, anno 1666, f. 177.

[xviii] I conti delle entrate e uscite dell’erario Francesco Bruno essendo sindaco Matteo Vitetta (15 agosto 1516 – 14 agosto 1517) di Crotone. ASN, Fondo Dip. Som., Fs. 532, f.lo 10.

[xix] Ragioni addotte, e scritte in forma di lettere da Monsignor Francesco de Marini vescovo d’Isola al Signor Duca di Montesardo sopra le nuove controversie intorno al Borgo della Città predetta, 1696, p. 332.

[xx] SCC, Ecclesiae Insulanae relatio.1600. Il 15 agosto la mensa vescovile di Isola aggregata a quella di Cotrone nel 1819, esigeva 117 censi enfiteutici sulle case di Isola e altri 60 sulle case di S. Leonardo. Inoltre, il Capitolo di Isola per quarta di grano tt.a 6 ¼ alla taglia pagabili al 15 di agosto e per la 4a di Porcello doveva per un triennio in denaro carlini trenta. Platea delle Rendite della Mensa Vescovile d’Isola aggregata a quella di Cotrone, la quale principia a 1 Giugno 1819 e termina a 31 Xbre di detto anno.

[xxi] AVC, Visita del Vescovo Leonardo Todisco Grande, 1846.

[xxii] ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, f.lo 1739, ff. 29-30.

[xxiii] Il “convento de’ PP Conventuali di S. Francesco d’Assisi” possiede “La Briga seu Vriga. Vignale dell’estensione di tt.e (tomolate ndr) 5 di terreno raso, nobile, ed atto a semina per un triennio, e per l’altro ad uso di pascolo, sito in territorio di d(ett)ta Città confina da occidente tramontana e mezzo giorno colli beni di D. Fran(ces)co Antonio Zurlo, e da oriente colli beni di D. Raffaele Tronca. Con obbligo stip(ula)to dal N.r (…) si trova affittato per un triennio ad ogni uso dal dì 15 agosto 1788 a D. Fran(ces)co Domenico Montefusco per l’estaglio di annui carlini venti pagabili nel dì 8 settembre”. AVC, D’Aragona Reg. Amministratore Cotrone, Lista di Carico 1790, f. 36.

[xxiv] ASCS, Reg. Udienza 429-10, Fasc. V, ff. 5-6.

[xxv] ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 915, f.lo 1763, f. 83.

[xxvi] ASCZ, Not. Raffaele Labonia, Busta 1665, f.lo 1772, f. 2.

[xxvii] ASCZ, Not. Raffaele Labonia, Busta 1665, f.lo 1772, ff. 2v-3.

[xxviii] ASCZ, Not. Raffaele Labonia, Busta 1665, f.lo 1772, f. 4.

[xxix] ASCZ, Not. Raffaele Labonia, Busta 1665, f.lo 1772, ff. 9v-10.


Creato il 17 Maggio 2025. Ultima modifica: 17 Maggio 2025.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*