Visita alle chiese di Caccuri, di Verzino, di Crucoli e alla cattedrale d’Umbriatico (1560)

img caccuri057

Caccuri (KR).

Il 13 gennaio 1560 il cantore della chiesa militese Joannes Thomasius Cerasia, vicario dell’arcivescovo di Santa Severina Giovanni Battista Ursini, con la sua comitiva lasciò la chiesa metropolitana di Santa Severina e si diresse alla città di Cerenzia, dove rimase anche il giorno dopo.
Il 15 gennaio 1560, dopo aver invocato la Santa e Indivisa Trinità il Visitatore proseguì la sua visita. Lasciata la città di Cerenzia giunse alla terra di Caccuri. Si era fatta notte e non iniziò la visita. Il giorno dopo con la sua solita comitiva e con tutto il capitolo ed il clero di detta terra e con il reverendo vicario generale di Cerenzia Angelo Macri, il visitatore entrò nella chiesa maggiore di Caccuri, che è intitolata a Santa Maria della Grazia.
Dapprima si recò al coro, dove era riposto il corpo SS.mo di Gesù Cristo. Nel corno sinistro di detta chiesa alla parete di fabbrica trovò una finestra costruita con tavole con sopra una certa tela decente. Aperta trovammo una cassettina di legno di cipresso coperta con una tela di lino. Apertola dentro trovò una “bosciula” dorata di legno, dove era conservata la SS.ma Eucaristia sopra un telo.
Nella passata visita, disse il visitatore, troviamo il mandato seguente: “..comandò che entro un mese si deve fare confezionare un vaso, che si dice volgarmente tabernacolo d’argento sotto pena di scomunica e di once venticinque dall’arciprete dal clero e dai confratelli di detto Sacramento altrimenti in caso contrario incorreranno alla pena”. Furono perciò condannati come nel mandato.
Di nuovo fu ingiunto che sotto pena di scomunica e d’once 25 il R.do arciprete e gli altri preti e confratelli, ognuno per la propria parte in fraternità, entro il termine di un anno devono fare un tabernacolo del valore di almeno otto scudi sopra l’altare maggiore. In verità poiché il Rev.do arciprete ha intenzione di costruire una cappella in modo elegante dedicata alla SS.ma eucaristia in un altro luogo della chiesa, il termine è prolungato a due anni e gli scudi a dodici.
Quindi proseguendo la visita in detta finestra trovammo l’olio santo, il sacro crisma e l’olio degli infermi in tre vasi di peltro.
Fu detto che bene si conservino. In verità per quanto riguarda l’olio degli infermi, rimanga la pena.
Davanti detta finestra rimane una lampada accesa.
Visitò poi l’altare maggiore fatto e costruito in pietra con ante altare di panno con una grande croce di velluto nero con due panni di lino e con tre tovaglie.
Sopra detto altare maggiore non c’era alcun quadro o immagine. Trovammo un mandato del tenore seguente: “In questa visita non abbiamo visto alcun quadro o immagine sopra detto altare, così come già nella visita fatta dal vescovo Bona Ventura il giorno 19 del mese di novembre 1542. Perciò fu fatto mandato ai preti e clero di far confezionare un quadro sopra detto altare”.
Essendo stati trovati contumaci, il visitatore li condannò come da decreto. Inoltre ordinò che entro il mese di Pasqua, o al più entro cinque mesi, debbano acquisire un quadro con l’immagine del Salvatore, ossia la figura di Gesù crocefisso, da mettere sopra l’altare, pena la scomunica e l’interdizione.
Alla presenza dei confratelli il nobile Joanne Cosentino, il nobile Antinoro Mingacio e altri, il visitatore aggiunse che entro il termine di due anni si doveva rifare l’immagine sopra l’altare del valore di almeno scudi sei e che sia dipinta l’immagine … apostoli …
Di nuovo fu ingiunto, che entro un anno si debba rifare i candelabri del prezzo e valore di almeno tre carlini sotto pena di scudi dieci.
Proseguendo visitò la fonte battesimale e la trovò di pietra e ben chiusa con serratura e copertura. Fu detto che bene si conservi.
Poi ordinò di rifare la porta maggiore della chiesa.
Quindi il R.do vicario metropolitano visitò la sacrestia nella quale trovò una cassa piccola ben ornata. Vi erano una croce d’argento con le sue consuete figure ed un calice d’argento rotto. Fu ingiunto sotto pena di scomunica e d’once dieci, che fosse rifatto entro un anno. C’era poi un turibolo vecchissimo e fu ordinato sotto pena di scomunica e di once dieci che fosse rifatto. Trovò un calice rovinato… due casupre…con un vestimento sacerdotale.. cinque vestimenti sacerdotali..
Fu ingiunto sotto pena di scomunica e d’once 25 che entro un anno si debba far confezionare una casupra di velluto nero per la settimana santa e per accompagnare i morti.
Trovammo anche un altro calice nuovo dorato e due corporali nuovi.
Proseguendo visitò la cappella della Visitazione, che è di iuspatronato dei De Martino ed è cappellano il prete Nicola De Martino. Detta cappella ha solo il servizio. Ha un vestimento sacerdotale, un calice ed un messale.
Fu poi la volta della cappella del SS.mo Salvatore, della quale è cappellano donno Vincenzo Gamuto. La cappella ha solamente il servizio. Fu comandato al detto prete che notifichi ai De Infantino che entro un anno devono fornirla di tutte le cose necessarie.
Quindi andò all’altare di iuspatronato dei De Girardi, della quale è cappellano donno Nardo De Girardo.
Visitò quindi la cappella di Santo Leonardo, che non ha niente ed è della famiglia Macri.
La chiesa ha due campane al campanile ed in mezzo alla chiesa c’è un crocifisso.

Chiesa di Santa Caterina
Finita la visita alla chiesa di Santa Maria della Grazia, si diresse alla chiesa di Santa Caterina, che è di iuspatronato dei confratelli di detta terra. E’ cappellano donno Vincenzo Gamuto. La chiesa ha un altare consacrato con altare portatile, un ante altare di tela di mayuto, tre tovaglie sopra l’altare, un vestimento completo con due casule di velluto, una violetta nuova con croce gialla e l’altra di raso verde con figure dorate, un calice d’argento dorato, una croce grande d’argento con le sue figure, due cuscini sopra l’altare, un turibolo ed un messale vecchio. Ci sono due campane al campanile. Detta chiesa non ha bisogno d’alcuna riparazione. Il vescovo di Cerenzia vi ha lo “ius sepellendi” e conferma il cappellano eletto dai confratelli.

Chiesa della Annunziata
Si recò poi nella chiesa dell’Annunziata, che è di una confraternita. Il vescovo vi ha lo “ius sepellendi” ed lo “ius visitae”. La chiesa ha alcuni beni e di essa è cappellano donno Joanne Maczei. C’è un altare costruito in pietra non consacrato, un altare portatile, tovaglie… croce.. un calice d’argento con sua patena d’argento, corporali nuovi, un messale, una campana mediocre, un tintinnabolo, un vestimento di tela con la sua fornitura, tre casupre o pianete, un’altra di velluto lionato e verde, due rosse ed una bianca con le loro figure, molte tovaglie. La chiesa è ben costruita, sia nelle pareti che nel tetto. Ha molti ceri, un calice di peltro, un ante altare nuovo verde, un altro ante altare. Detto luogo è comodo e adatto all’uso. Ha un altro altare nel lato destro dedicato a Santo Francesco (?) non consacrato. Ha tre tovaglie con i suoi vestimenti forniti, un messale, un calice di peltro. Vi si dice una messa in detto altare il giorno di martedì.

Chiesa di Santo Nicola
Da ultimo visitò la chiesa di Santo Nicola. Essa appartiene all’arciprete di Caccuri, che è il R.do Angelo Macri. Vi è un altare costruito in pietra e non consacrato, un ante altare di tela di mayuto. Ha un avanti altare. In detta chiesa non c’è niente se non le pareti ed il tetto e niente possiede in beni stabili se non le elemosine dei parrocchiani.
Il visitatore interrogò poi il cappellano, il venerabile prete Nicola de Martino…. il cappellano donno Nardo de Girardo, … Joanne Maczeo…. Vincentio Gamuto.. Tutti dichiararono che dette chiese non possiedono niente ma solamente i parrocchiani. Fu risposto di provvedere alle loro riparazioni ed al servizio e fu ingiunto e mandato ai sopradetti cappellani, che sotto pena di scomunica e di once 25 debbano servire in dette chiese secondo l’uso e la consuetudine.

Nota dei preti della terra di Caccuri
R.do Don Angelo Macri, arciprete della terra di Caccuri e vicario generale di Cerenzia, Don Ioanne Maczeo, Don Regnante de Scaglia, Don Tommaso de Flaisca(?), Don Cola de Martino, Don. Jo. Paulo Manfreda, Don Jo. Petro Accepta, Don Nardo de Girardo, Don Petro de Girardo, Don Gregorio Yeso, Don Napoli Nigro, Don Joanne Strati, Don Vincenzo Gamuto, diacono Mario Figline, Diacono Lap. Antonino, Diacono Paparo… Don Angelo…

Verzino
Il 15 gennaio 1560 il reverendo vicario generale metropolitano proseguendo la visita, lasciata la terra di Caccuri con la sua comitiva si diresse alla terra di Verzino. Arrivato, non trovò ad aspettarlo davanti alla porta di detta terra il clero ed i preti vestiti con le cotte secondo il solito, per associarsi al detto reverendo visitatore, né essi diedero una casa comoda ed adeguata alla sua persona. Il detto visitatore si recò nella chiesa maggiore di detta terra, che è dedicata a Santa Maria. Entrato, davanti alla SS.ma Eucaristia trovò una lampada spenta. L’altare maggiore della chiesa era scoperto e senza tovaglie con una trave vecchissima di sopra. Per tale motivo condannò l’arciprete della chiesa maggiore alla pena di scudi cinquanta, per come i sacri canoni ordinano.
Nello stesso momento ordinò di chiamare e di far venire in sua presenza l’arciprete e fu detto che si presenti personalmente in detta terra. Si recò da lui il cappellano Parmus de Larvidono…
Al cappellano il visitatore domandò perché non era accesa la lampada davanti al sacramento. Rispose che “non è solito tenere accesa la lampada, eccetto quando si dice la messa…vedeno le S.V. per li venti continui che venano alle volte non la lassano star allomata”.
Il 16 gennaio 1560, il vicario metropolitano, nonostante la risposta del cappellano, condannò l’arciprete per come sopra ieri giorno 15 passato, né egli sia salvato dalla nostra moderazione….
Dopo la celebrazione della messa fu fatto il sermone ai preti ed al popolo di detta terra, così come era stato fatto nella città di Cerenzia e nella terra di Caccuri. Nel frattempo si fece vivo il venerabile arciprete Antonio de Larvidono. Il vicario metropolitano visitò la SS. Eucaristia e gli oli santi che erano all’interno di una finestra alla parete della chiesa. Dopo egli intimò all’arciprete, presente ed ascoltante, che sotto pena di scomunica debba entro due mesi far confezionare un nuovo vaso di peltro per l’olio degli infermi.
Quindi proseguendo, il visitatore si recò alla cappella magna, nella quale era situato l’altare maggiore, che era costruito in pietra e non era consacrato. Di sopra c’era l’altare portatile con tre tovaglie e ante altare di seta di vari colori. Vi erano anche una casupra, due cuscini, un messale e due candelabri di legno. Sopra l’altare non vide alcuna icona, ma alla parete era dipinta una immagine della gloriosa Vergine Maria tutta rovinata.
Allora il visitatore disse: “Abbiamo trovato che nella visita precedente fu ordinato che poiché in detto altare non vi era alcuna icona ma solamente una immagine nella parete per l’allora visitatore fu ingiunto al detto arciprete, o al suo cappellano, che entro otto mesi dovesse far confezionare una icona su tela con le sue figure. Questo non fu fatto perciò l’arciprete deve essere condannato alla pena”. Poi nuovamente il visitatore ribadì l’ordine.
Dopo una pausa per il pranzo la visita proseguì. Alla cappella dell’altare maggiore trovò un “discolo” nel quale c’era un graduale festivo e domenicale di carta bambagina. La cappella aveva bisogno di urgenti lavori di riparazione soprattutto al soffitto.
Arrivò poi al luogo dove era situata la sacrestia e notò che aveva bisogno di grandi restauri. Fu detto che entro tre anni si rifaccia.
Qui fu trovata una grande cassa, dentro la quale c’erano i seguenti oggetti: una croce grande dorata e d’argento, un’altra croce d’argento piccola, una pianeta di velluto rosso con friso, un’altra pianeta verde con friso, un’altra casula verde con croce di raso verde in mezzo, un pluviale di velluto nero, due vestimenti di tela completi, tre stole, un’altra casula di velluto verde, un calice d’argento dorato con sua patena ed un altro calice rovinato.
Fu ingiunto sotto pena di scomunica e di once 25, che entro un anno sia rifatto il calice rovinato.
Inoltre vi erano un altro calice di oro caleo, o come si dice d’ottone, ed un palio verde con friso tutto attorno. Poiché non fu trovato un altro calice, che era presente nella passata visita, fu condannato detto arciprete alla pena di scomunica e di once 25.
Ascoltata la pena, si fece avanti l’arciprete e disse volgarmente che “esso non deve essere incorso in detta pena perché non era presente ne mai gli fu notificato tal mandato ne mai vide tale calice atteso essere moderno arciprete e di cio non ne sa niente”.
Il visitatore notò inoltre che non erano state rifatte delle tovaglie, come era stato ordinato nella passata visita. Poiché le tovaglie non furono rifatte e neppure furono trovate, il visitatore condannò di nuovo l’arciprete alla pena prevista nel mandato.
Fu trovato poi un turibolo rovinato e fu mandato a detto arciprete, presente ed ascoltante, che sotto pena di scomunica e di once 25 ed entro il termine di un mese fosse rifatto.
In mezzo alla chiesa c’è l’immagine di D.N. Gesù Cristo, o crocifisso, su tavola ed al campanile ci sono tre campane, una grande e due piccole.

Oratorio della Concezione
Quindi proseguendo, visitò l’oratorio con altare dedicato alla Concezione della Beata Maria Vergine.

Cappella di S. Marco
Seguì la cappella di Santo Marco, che è di iuspatronato dei De Tibaldo ed è cappellano donno Bernardino de Telesi. Ha un altare portatile di tela di lino, tre tovaglie, un candelabro di legno, molti beni stabili, un vestimento completo con casula verde di seta, un calice d’argento, un messale e corporali.

Cappella di S. Giovanni Battista
Quindi si diresse alla cappella di Santo Giovanni Battista, che è nel lato sinistro. E’ di iuspatronato del prete Vincenzo De Casciale. Lo stesso ne è cappellano. Ha un altare non consacrato con altare portatile, con tre tovaglie, un vestimento, una casula di seta ed una immagine di Santo Giovanni Battista.

Cappella di S. Giovanni Evangelista
Visitò poi la cappella di Santo Giovanni Evangelista, che è di iuspatronato degli eredi di Battista de Vita. E’ cappellano il prete Vincenzo de Casciale. Ha un altare non consacrato con un altare portatile con ante altare di lino e mayuto con tre tovaglie e figura alla parete di Santo Giovanni Evangelista. Ha un vestimento completo ed alcuni beni stabili per il servizio di una messa settimanale. Ha anche un calice ed un messale.

Cappella di S. Michele
Andò poi nella cappella di Santo Michele, che è di iuspatronato del notaio Antonio Pilosio. Il cappellano è Possidonio de Luczi. Ha un altare non consacrato, un altare portatile ed alcuni beni stabili per servizio di una messa settimanale.

Cappella di Santa Caterina
Quindi fu nella cappella di Santa Caterina, che è di una confraternita. E’ cappellano il prete Antonio Rotundo. Ha un altare non consacrato con tre tovaglie, un vestimento, un calice d’argento, una casula verde di lino… altare con vari colori.

Cappella di S. Giacomo
Visitò la cappella di Santo Giacomo, che è nel lato sinistro di detta chiesa. E’ di iuspatronato di Pompeo de la Grutteria dei De Curto. Il cappellano è il prete Grazidonio de Luczi. Ha un altare non consacrato con tre tovaglie. Vi si serve una messa settimanale. Ha un vestimento completo sacerdotale e le cose necessarie.

Cappella di Santa Lucia
Si diresse poi alla cappella di Santa Lucia, che è di iuspatronato dei De Pertico. E’ cappellano… Cosenza. Ha un altare di pietra consacrato, un ante altare di tela con mayulo, un calice ed una casula

Cappella di S. Antonio da Padova
Fu poi la volta della cappella dedicata a Santo Antonio di Padova, che è di iuspatronato di Alfonso Giuranna. E’ cappellano Antonio Rotundo. Ha un altare con tre tovaglie ed un calice di peltro

Cappella di S. Nicola
Da ultimo visitò la cappella di Santo Nicola…. Aloisio Francesco… un tintinnabolo.
Detta chiesa non ha bisogno di essere riparata.
Il visitatore a riguardo di questa ultima cappella trovò un mandato, che intimava che entro un anno doveva essere confezionata una figura su tela sotto pena di scomunica e di once 25. Poiché non la trovò, il cappellano fu condannato alla pena prevista. Inoltre aggiunse che le pensioni si spendano per interesse della camera arcivescovile.
Quindi di nuovo ingiunse al cappellano, presente ed ascoltante, che sotto pena di scomunica e di once 25 che entro un anno doveva fare confezionare un dipinto del valore di almeno nove ducati con l’immagine della Vergine Maria e di Santo Nicola.
Completata la visita della chiesa maggiore della terra di Verzino dedicata a Santa Maria con le sue cappelle, il visitatore si diresse alle altre chiese.

Chiesa dell’Annunziata
Entrò dapprima nella chiesa dell’Annunziata, della quale ne ha cura una confraternita ed è di iuspatronato dei De Mauro. E’ cappellano il prete Antonio Rotundo. Ha un altare consacrato con tre tovaglie, ante altare di seta, una immagine vecchissima su tela dell’Annunziata, un’altra immagine della Beata Vergine Maria su tavola, due candelabri di legno, un vestimento completo, due calici d’argento con le loro patene, un altro calice di peltro con la sua patena, una casula di damasco rosso, due messali, molti beni stabili come risulta dalla platea ed una piccola campana.

Cappella di Santo Basilio
Proseguendo visitò la cappella curata di Santo Basilio. E’ cappellano il prete Domenico Cosentino. Ha un altare di fabbrica con altare portatile e con ante altare di legno, tre tovaglie con una croce d’argento, un calice d’argento, un vestimento completo, una casula rossa con friso dorato, due candelabri di creta, un messale vecchio, con una stola ed un amitto. Ha una campana piccola.
Poiché fu trovato un mandato fatto in precedenza, che ordinava che si doveva provvedere di vestimenti e rifare il tetto della chiesa sotto pena di scomunica e di once 25, come risulta dal libro delle visite, poiché il visitatore non trovò adempiuto quanto comandato, dichiarò il cappellano incorso nella pena.
Fu di nuovo ingiunto al detto cappellano, che entro il termine di due anni fornisca di vestimenti la cappella, rifaccia il tetto e faccia confezionare una immagine di Santa Maria Vergine e di Santo Basilio del prezzo e valore di almeno ducati otto. Fu inoltre ordinato sotto pena di scomunica e di once 25, che entro l’indomani e non più tardi dell’ora nona mostri la platea di detta chiesa.

Cappella della Santa Trinità
Visitò poi la cappella della Santa Trinità che è situata fuori l’abitato.

Chiesa di Santa Maria della Grazia
Da ultimo entrò nella chiesa o cappella di Santa Maria della Grazia, che è situata fuori dell’abitato. La chiesa è ben costruita. C’è un calice d’argento, manca di messale, ha tre candelabri di legno ed una campana.

Umbriatico
Il 17 gennaio 1560 la comitiva, composta dal cantore della chiesa militese Joannes Thomasius Cerasia, dal notaio Nicola Gulli e dai testimoni il reverendo tesoriere Gio. Domenico de Girardo, l’arcidiacono Fabrizio Infantino e dall’arciprete di Rocca di Neto Fabio dela Mendula, lasciò la terra di Verzino e si diresse alla città di Umbriatico. Arrivati alla porta della città, trovarono ad attenderli il vicario generale del vescovo di Umbriatico con molti cittadini, il capitolo ed il clero.

Umbriatico (KR).

Associatisi, giunsero al palazzo vescovile. Poiché i visitatori erano digiuni, fecero pranzo. Poi con il vicario generale del vescovo, con tutto il capitolo ed il clero della città andarono alla cattedrale che è dedicata a Santo Donato. Il reverendo visitatore entrò nella chiesa vescovile ed appena entrato dalla porta di detta chiesa vescovile ricevette dal vicario generale della diocesi di Umbriatico l’aspersorio con l’acqua santa. Il visitatore asperse dapprima l’acqua santa su detto vicario di Umbriatico e quindi su tutto il clero, il capitolo ed il popolo. Poi arrivò all’altare maggiore, dove fece l’orazione e l’adorazione davanti al SS.mo Sacramento, come è uso.

Quindi proseguendo la visita andò all’altare maggiore. Nel lato sinistro di detta cattedrale c’è una finestra di legno alla parete. Apertola, fu trovata una “fissura” di legno, che era coperta con un panno di lino ben pulito. Vi era una cassetta di cipresso e dentro detta cassetta una “bussula” di legno di color rosso, nella quale c’erano molte particole, ben raccolte e diligentemente conservate. In verità detta cassetta fu trovata senza serratura e perciò lo stesso reverendo vicario si impegnò a renderla adeguata. Furono anche trovati due vasi di vetro, uno per l’olio santo e l’altro per il santo crismale ed anche un altro vaso, dove c’era l’olio degli infermi. Il tutto era bene e diligentemente conservato e degno di lode.
Vi era anche una cassetta dorata, dentro la quale c’erano alcune reliquie di santi.
Quindi si recò all’altare maggiore di detta chiesa cattedrale, sopra il quale vi era una icona grande con le sue immagini. In mezzo c’era l’immagine del SS.mo Crocifisso. C’era anche una grande croce d’argento. Sopra l’altare ci sono sei candelabri. Detto altare è fabbricato, ha tre tovaglie e ante altare.
Il visitatore comandò al vescovo o al suo vicario generale, che provveda di altra immagine e che sempre sia accesa la lampada davanti al SS.mo Sacramento e che l’immagine o crocifisso del Salvatore sia deposta dall’altare maggiore e sia messa sopra il lectorium.
Quindi visitò la fonte battesimale, che trovò costruita di fabbrica e dentro la quale c’era un vaso di bronzo con acqua battesimale. Fu detto che entro tre mesi si rifaccia la serratura, perché non sta ben chiusa la copertura di sopra.
Poi andò nella sacrestia, dove trovò molti oggetti tra i quali: cinque calici con le loro patene, un turibolo d’argento, un piviale di velluto carmosino, una cappa di velluto… due turiboli, quattro camicie.. con stole, manipoli e cingoli, una stola di velluto, un’altra stola e manipolo.. una mitra di tela di oro.. sandali, un bacolo pastorale.. un secchio per servizio dell’acqua santa.. quattro messali, due grandi e due piccoli, un pontificale, due graduali, un antifonario festivo e domenicale e quattro casse per conservare beni preziosi chiuse con la serratura …
Dopo aver detto la messa e le funzioni sacre, il visitatore intimò al vescovo, o al suo vicario generale, che entro un anno debba rifare il coro, come si conviene ad una chiesa cattedrale.
Essendo presenti donno Gio. Battista Longobucco, donno Francesco … donno Gio. Grisaldo, donno Pantaleone Vertichio … de Paula luogotenente di detta città, ordinò di riparare la fabbrica di detta chiesa così come fu ordinato a donno Nicola Mighale, essendo assente il vescovo, durante la visita di Nicola Peluso, vicario generale e visitatore..
Proseguendo visitò un certo “locum subterraneum”… con un intercolunnio con tredici colonne … molto devoto.

Cattedrale di Umbriatico. Interno della cripta.

Il campanile ha bisogno di essere riparato.
Il 18 gennaio 1560, il R.do D. no Cesare Fogia, vescovo di Umbriatico in presenza del vicario metropolitano asserisce che poiché ieri, che fu il 17 di detto mese, in assenza di detto R.do vescovo fu dal vicario generale metropolitano visitata la cattedrale di S. Donato nel modo e nella forma come è detto… arrivò alle sue orecchie che nella visita passata il R.do fu vicario metropolitano Nicola Piluso …
Poiché nella passata visita della cattedrale non fu trovato il vescovo né il vicario generale, nonostante le opposizioni dell’adiutore, per decreto della curia arcivescovile la chiesa fu dichiarata incorsa nell’interdetto ecclesiastico a tutto il clero della città per mandato fatto al magnifico Nicola Mighale, cognato e procuratore del vescovo, in presenza dei preti della città. Accogliendo ora l’istanza del vescovo di Umbriatico, il visitatore Gio. Tommaso Cerasia lo assolve dalle pene incorse ed annulla il precedente decreto.

Crucoli
Il 18 gennaio lasciata Umbriatico, il cantore di Mileto con la sua comitiva si diresse alla volta della terra di Crucoli. Qui entrò dapprima nella chiesa maggiore dedicata a Santa Maria, dove visitò l’altare maggiore, la fonte battesimale dentro la quale c’era un vaso di bronzo, una cappella ecc. Proseguendo, andò nella chiesa dedicata a Santo Pietro, dove è conservato il SS.mo Sacramento, in quanto la chiesa maggiore è fuori le mura e non è luogo sicuro per conservarlo. E’ rettore e cappellano il prete Iaco… …primo. Dapprima visitò la cappella dove è riposto il corpo SS.mo di Gesù Cristo. Dalla parte sinistra dell’altare maggiore nella parete di fabbrica trovò una finestra. Nella finestra … panno di velluto nero e tutto attorno … aperta trovò il SS.mo (Sacramento) … Con una busciola di legno dorata, dentro la quale vi era una ostia senza particole. Perciò, per come ordinano i sacri canoni, il cappellano fu sospeso “a divinis” per un mese … Gratiolo cappellano di detta chiesa. Fu ingiunto sotto pena di scomunica e di once venticinque a detto cappellano , presente ed ascoltante, che faccia fare un vaso di particole entro il termine di sei mesi … di alabastro. Proseguendo trovò un vaso di peltro con tre vasi nei quali c’erano l’olio santo, l’olio crisma e l’olio per l’infermi. Visitò poi l’altare maggiore, che non era consacrato. Sopra l’altare non vide alcuna icona; solo alla parete era dipinta una vecchia immagine di Gesù Cristo. Il visitatore comandò di fare dipingere una icona con le immagini dei santi Pietro e Paolo ….


Creato il 19 Febbraio 2015. Ultima modifica: 30 Marzo 2015.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*