Il casale di Scuroianni e le chiese di S. Nicola di Scuroianni e di S. Nicola de Milleis in territorio di S. Mauro
Alla metà del Seicento il canonico Don. Luca Mascaro (1634-1661) possedeva il canonicato sotto il titolo di Santo Nicola de Scura Ianni, che era nel distretto di Santo Mauro. Tale canonicato tuttavia “non percipe cosa alcuna ma il solo titolo per esser terre inutile, non paga peso alcuno. Ne tiene obligo alcuno”.[i]
Alla fine del Settecento il cantore della cattedrale di Santa Severina Rosario Iacometta compilava un elenco di tutti gli enti ecclesiastici della diocesi. Nel territorio di San Mauro, tra gli altri, nel descrivere il canonicato di San Nicola de Scurojanni, notava che esso era senza prebenda per mancanza di scritture “per essersine perduta la memoria”, e non vi era alcuna chiesa con questo titolo mentre per il canonicato di Santo Nicola de Milleis, esso aveva la sua prebenda, “sita in territorio di San Mauro, confine al Piano del Re e consistente in alcune terre col “Jus arandi” circumcirca il Casaleno dell’antica chiesa sotto tale titolo”.[ii]
La chiesa di Santo Nicola ed il casale di Scuroianni
Già all’inizio del Cinquecento, pur esistendo il canonicato, la chiesa era scomparsa. La chiesa di Santo Nicolò di Scurojanni, nei documenti dei primi anni di quel secolo non viene più citata, mentre è richiamata la vicina chiesa del canonicato di Santo Nicola delli Millei. Lo stesso vale per il casale, che è documentato nel Medioevo.[iii]
Rimane tuttavia il toponimo della località, che è attraversata da trazze importanti: “Item li stazzi della Valle della Botte in capo delli Ficari ponno calare à Jofari com’è detto sopra, e ponno saglere a S. Nicola delli Millei per lo Cafaro, e per la Carfiula e saglie a Scurajanni, e ponno saglere, e descendere alle serre di Monte Viscardo”, ”Item li stazzi della Valle ponno saglere per l’Aliva, e da là saglie alla fera de scurojanni, e va per li tumbari, e può calare a tumbari.[iv]
La descrizione dei confini del feudo di San Mauro, fatta al tempo del conte Andrea Carafa, ci dà ulteriori elementi sulla ubicazione. “… ferit ad collem dictam de li Tumpari ubi est quaedam Mongioya fabricata et per viam publicam qua itur ad Civitatem S.tae Severinae a Motta Cutri et transit viam p.tam per frontes frontes serrae dictae de lo Solvo continuando vadit et ferit ad viam publicam et ad collem dictam de Scurojanne et a dicta colle per viam publicam relinquendo dictam viam et per frontes frontes vallis dittae de mezzo vadit et ferit ad timponum de lo Piano de le Ficare supra Retharium dictum de la Valle de la Butte et a ditto timpono descendit per directum ad vallem transit vallem et per direttum ascendit ad timpas de li Communi dictas de S.to Nicola de li Millei….”.[v]
La località era situata sopra un colle, vicino alla chiesa di Santo Nicolò delli Millei, sulla via pubblica che collegava il casale di Cutro con la città di Santa Severina. Del Casale che vi sorgeva nel Medioevo e della chiesa, che erano situati in questa località già in questi primi documenti non rimaneva traccia.
La Mensa arcivescovile di Santa Severina
Altri documenti del Cinquecento ci offrono ulteriori elementi per ricostruire la storia delle terre, che erano appartenute al casale ed al canonicato di Scuroianni. Nell’agosto 1601 il papa Clemente VIII concedeva all’arcivescovo di Santa Severina Alfonso Pisani la facoltà di concedere alcuni canonicati esistenti nella sua chiesa, che da molti anni erano vacanti, evidentemente non assegnati per approfittare delle loro rendite o poco richiesti per la loro carenza.
Ben sette canonicati della cattedrale di Santa Severina sui diciotto, non erano ancora stati assegnati dalla Santa Sede fin dal tempo dell’arcivescovo di Santa Severina Giulio Antonio Santoro (1566-1573) e del suo vicario generale Gio. Antonio Grignetta. Lo saranno solamente dopo che il Papa darà licenza all’arcivescovo Alfonso Pisano di conferirli a suo piacimento.
Tra questi vi era anche quello di S. Nicola de Scuroianne, che era vacante da ben 20 anni per morte del canonico Martino de Mendola.[vi] Da una Platea fatta al tempo del Cardinale di Santa Severina[vii] sappiamo che l’arcivescovo possedeva circa sei tomolate nel territorio di S. Mauro in località Scuriianni. Il possedimento confinava con i terreni della Corte verso Tramontana e Levante, verso Ponente col terreno di Alessandro di Martino, dalla parte di Scirocco con l’Acqua di Scuroianni e dalla parte di sotto con i terreni della famiglia dei Mauri.[viii]
Dentro questo terreno vi erano quattro vigne quasi tutte della stessa dimensione per le quali Marcantonio Vesciglia, Felice De Bona, Gio. Giacomo Perito, Andrea Miniscalco[ix] e Minico Citino pagavano ciascuno nel mese di agosto un annuo censo enfiteutico di cinque carlini alla mensa arcivescovile. Oltre alle vigne vi era poi “una quartucciata di terre vicino L’Acqua di Scuro Ianni con certi squigli la quale è della chiesa”. Sempre dalla Platea risulta che nella località vi erano altre vigne appartenenti a Scipio di Mauro, Colandrea Longo, Panfutio Arutta e ai figli di Tomaso Ferraro.
Il catasto onciario della terra di San Mauro
Il Catasto del 1780[x] ci offre la possibilità di vedere i passaggi di proprietà delle vigne e dei terreni di Scuroianni. Tra i nuovi proprietari troviamo la cappella del SS.mo Sacramento di San Mauro, che esige censi enfiteutici annui da abitanti del luogo, ai quali ha concesso delle vigne. Altro proprietario è il nobile Michele Ferrari di Policastro, il quale ha dato sei vigne a censo. Segue D. Francesco Salerno della città di Catanzaro, che possiede una continenza di Vigne a Scurianni e proprio quelle che furono di Domenico Stefanizzi. La continenza di vigne è gravata da due censi, uno dovuto alla Camera Ducale e l’altro alla Mensa Arcivescovile. La Mensa arcivescovile esige solamente due censi enfiteutici, uno da Francesco Salerno ed un altro da Vincenzo Palmieri.
Da quanto detto si può ipotizzare che il feudatario e l’Arcivescovo si impossessarono, il primo dei terreni che appartenevano al casale, il secondo di quelli del canonicato. Entrambi poi li dettero a censo, tranne la parte migliore delle terre vicino alla sorgente, che l’arcivescovo si trattenne. Importanti sono i censi che esigeva la Cappella del SS.mo Sacramento di San Mauro. Essi ci indicano, che dopo il ripopolamento del casale al tempo del conte di Santa Severina Galeotto Carafa, fu costruita la chiesa arcipretale di S. Giovanni Battista. Nella seconda metà del Cinquecento i beni, che anticamente erano appartenuti al canonicato di S. Nicola di Scuroianni, furono utilizzati in parte per dotare la nuova cappella del SS.mo Sacramento della chiesa arcipretale di San Mauro.[xi] La Cappella esigerà ancora al tempo della Cassa Sacra otto censi su 11 vigne situate a Scuroianni.[xii]
Il luogo
Il colle di Scurianni (Sguros – Iohannes, “Giovanni dai capelli ricciuti”)[xiii] era forse il luogo dove si svolgeva anticamente la fiera di S. Janni e dove erano situati il casale e l’antica chiesa. Esso era vicino alla via pubblica, che collegava il casale di Cutro con la città di Santa Severina, tra le Serre delo Sorbo ed il timpone delo piano delle ficare. Nelle vicinanze vi erano Tumbari, Jofari, Ficari, valle della Botte, Monte Fuscaldo, Santo Nicola delli Millei, ecc.
La località importante per la sorgente detta “l’Acqua de Scuro Ianni” sarà coltivata da numerose vigne, concesse a suo tempo in enfiteusi ad abitanti di San Mauro. Essa era attraversata dalle trazze pubbliche, le quali “sono larghissime tanto che li paesani vi pascolano li asini, li tauri e le pecore senza alcuna riscossione”.[xiv]
Trazze e sentieri sui quali scorreva la transumanza. Col tempo si erano ridotti per l’usurpazione da parte dei possessori dei terreni confinanti, come evidenzia una descrizione della fine dell’Ottocento. Allora Scurianni è citato per un solo sentiero, che dalla trazza che passava per la località “Santa Anastasia” andava a “Scurianni”. Il sentiero che collegava le due località era lungo 100 metri e si era ridotto di un metro di larghezza.[xv]
Il canonicato di Santo Nicola de Milleis
Ben diversa è la vicenda della chiesa e dei terreni appartenenti al canonicato di Santo Nicola delli Millei. Ancora alla fine del Settecento Il canonicato colla sua prebenda sita in territorio di San Mauro, confinava al Piano del Re e aveva alcune terre col jus arandi, situate attorno al “Casaleno dell’antica Chiesa sotto tale titolo”.[xvi]
Il luogo
Il toponimo Santo Nicola de Milleis è più volte richiamato nei documenti del Cinquecento. Il luogo “timpe deli comuni dette di Santo Nicola delli Millei” è attraversato da importanti trazze che collegano Valle della Botte alle Serre del Monte Viscardo.[xvii]
Così è descritta la sua posizione situata su una timpa ai confini del feudo di San Mauro nella “Reintegra” fatta fare dal conte di Santa Severina Andrea Carafa nel 1521: “… vadit et ferit ad timponum de lo Piano de le Ficare supra Retharium dictum de la Valle de la Butte et a ditto timpono descendit per directum ad vallem transit vallem et per direttum ascendit ad timpas de li Communi dictas de S.to Nicola de li Millei et ascendit per timpas timpas et vadit et ferit ad serram ditta de la Cita et per dittam serram descendit versus meridiem et ferit ad locum dictum de le Collitelle …”.[xviii]
Da altri documenti del Cinquecento sappiamo, che le terre appartenenti al canonicato confinavano con la “foresta del Piano del Re e con la gabella di Coltura appartenenti alla mensa arcivescovile, con “li comuni della Rocca Bernarda” e con il “cavone seccagno delli squiglie”.[xix]
Ancora all’inizio dell’Ottocento il canonicato è richiamato nel “Notamento delle trazze, viavelle e corsi comunali dello territorio di S. Mauro”: “7.a Trazza che dallo stretto di comensale allo stretto della ficara, passa per S. Nicola delli Milleis, esce alla carcarella Comunale e va a Jaciano, ed a Ducime, ed escono a Tacina. 8.a Trazza che da Iofalo sale per Pesicetta, per la Valle della Botte ed esce a S. Nicola de Milleis”.[xx] Alla fine dell’Ottocento il luogo attraversato da numerose trazze, che col tempo hanno perso parte della loro estensione, è chiamato semplicemente San Nicola.[xxi] Anni dopo in località San Nicola rimarranno solo “ruderi di antichi edifici”.[xxii]
Note
[i] AASS, O05D fasc. 6.
[ii] AASS, 072A. Elenco fatto dal cantore Rosario Iacometta nel 1794.
[iii] L’esistenza del casale nel Medioevo è ricordato in un atto dell’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo. Nel marzo 1240 Goffredo da Roccabernarda ed il giudice Stefano da Cotrone, su mandato di Giovanni Vulcano di Napoli, provveditore dei castelli imperiali dal fiume Salso fino a Roseto Capo Spulico, conducono per conto della Curia imperiale un’inchiesta intesa ad accertare, se il monastero di S. Angelo de Frigilo sia tenuto a concorrere alla restaurazione del castello di Santa Severina. Nel casale di San Mauro sono chiamati a testimoniare alcuni abitanti, tra questi il “senes Lamar(o) de casal(e) Scuro Iohanne, iur(atus) et inter(rogatus) super omnibus articulis supra dictis, dixit se nihil inde scire”. Pratesi A., Carte latine di abbazie calabresi provenienti dall’archivio Aldobrandini, 1958, pp. 400-401.
[iv] “Stazzi, trazze, e calate d’acqua, e carrere del tenimento della Città di S.a Severina. Die 7 aprilis X ind.e 1507”. AASS, 109A, pp. 260-263.
[v] AASS, 001A, Reintegra Andrea Carrafa, f. 49.
[vi] I canonicati vacanti erano S. Giorgio de Grottari da 20 anni, S. Maria de Armirò dal 1572, S. Nicola de Armirò dal 1572, S. Stefano del Bosco da 21 anni, S. Maria della Grotta dal 1584, S. Maria ora pro nobis, S. Nicola di Scuroianne da 20 anni. Russo F., Regesto, 25721.
[vii] AASS, 013B, Platea Mensa Arcivescovile, Die nono Mensis Novembris 1576 In casale S.ti Mauri.
[viii] 11 agosto 1591 in San Mauro. Minico Mauro di San Mauro e Mario dela portella dello stesso casale. Il Mauro possiede un pezzo di terra di circa cinque tomolate sito nel distretto del casale “in loco Scuro Yanni iuxta vineam Nicolai de Squillace et vadit ad via q.a itur alla ficara et escie alla colla, q.a itur per dirictum vineae Nandi Taverna et la valle apendino escie allo cenituro delo vallone et sagli la manca ad irto al pede di lurmo simito et per diritto escie alla serra et escie alla cerza dela cruce confine tho Elia et minico mauro et altri confini. La vende per ducati 15. AASS, Not. Santoro M., XII, ff. 91v-92r.
[ix] “In San Mauro. La semplice capellania di San Giuseppe della famiglia Amoroso e di oggi passata alla famiglia Salerno possiede dall’eredi di Marescalchi sopra il giardino di Scurjanni per capitale di d.ti 90, d.ti 3: 60.” AASS, 072A, Elenco fatto dal cantore Rosario Iacometta nel 1794.
[x] Catasto formato da mag.ci Regimentari della Terra di S. Mauro, coll’assistenza de m.ci Deputati in questo anno 1780, sindacato del Mag.co D. Gaetano Marescalco. AASS, 167A.
[xi] Il primo agosto 1577 il papa Gregorio XIII concede l’indulgenza a favore della cappella della confraternita del SS.mo Sacramento situata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista del casale di San Mauro. Russo, Regesto, 22878.
[xii] Vincenzo Squillace per vigna a Scurianni carl. 15; Vincenzo Arcuri per vigna a Scurianni carl. 18; Gio. Battista Squillace per due vigne a Scurianni carl. 14; Francesco Pedace da Papanice per vigna a Scurianni carl. 6; Vincenzo Spatafora per due vigne a scurianni cael. 11; Domenico Scannadenari per vigna a Scurianni carl. 4; Arcangelo Donato per vigna a Scurianni carl. 5; Giuseppe Barbuto per vigna a Scurianni carl. 7; Giuseppe Tommaso Ferraro per vigna a Scurianni carl. 7. Maone P., San Mauro Marchesato, Catanzaro, 1975, pp. 256-257.
[xiii] Rohlfs G., Dizionario dei cognomi e sopranomi in Calabria, Longo Ed., 1979, p. 246.
[xiv] AASS, 109A. Trazze e sentieri comunali, anno 1873, Stefano Bisciglia Santo Mauro 22 marzo 1801.
[xv] “La decima trazza, dalla Serra dI Manile, per lo stretto di Concio, S. Anastasia, Cagnola, stretto di Ficara, S. Nicola (I calcara del detto fondo) e II (calcara) tra il Piano del Re e Piano delle Manche delle Rose, a salire per sopra la casetta di Rocca, Serre di Iaciano, per il termine dell’Oliveto di Rocca a scendere in Cicerone di Andreoli, ove incontra la strada pubblica e l’acquedotto dei molini di Serrarossa, ove possono bere gli animali (Km. 8 – m. 4 – m. 5); Sentieri: “Dal termine di S. Anastasia, tra Stefanizzi di Don Antonio Salerno e Marescalco, mena a Scurianni (m. 100 – m. 2 – m. 3. Maone P., San Mauro Marchesato, Catanzaro 1975, pp. 338-339.
[xvi] AASS, 072 A, Stato di tutti i Benefici.
[xvii] “Item li stazzi della Valle della Botte in capo delli Ficari ponno calare à Jofari com’è detto sopra, e ponno saglere a S. Nicola delli Millei per lo Cafaro, e per la Carfiula e saglie a Scurajanni, e ponno saglere, e descendere alle serre di Monte Viscardo”. AASS, 109A, “Stazzi, trazze, e calate d’acqua, e carrere del tenimento della Città di S.a Severina. Die 7 aprilis X ind.e 1507”, pp. 260-263.
[xviii] AASS, 001A, Reintegra Andrea Carrafa, f. 49.
[xix] AASS, 001A, Mensa Arcivescovile 1576, f. 229.
[xx] AASS, 109A, Santo Mauro li 22 marzo 1801, Stefano Bisciglia.
[xxi] Trazze e sentieri comunali (anno 24/4/ 1873): “La decima, dalla Serra di Manile, per lo stretto di Concio, S. Anastasia, Cagnola, stretto di Ficara, S. Nicola (I calcara del detto fondo) e II (calcara) tra il Piano del Re e Piano delle Manche delle Rose, a salire per sopra la casetta di Rocca, Serre di Iaciano, per il termine dell’Oliveto di Rocca a scendere in Cicerone di Andreoli, ove incontra la strada pubblica e l’acquedotto dei molini di Serrarossa, ove possono bere gli animali (Km. 8 – m. 4 – m. 5); La Dodicesima Trazza Dalla calcara tra il Piano del Re, S. Nicola e strada pubblica parte un’altra trazza che cala per dietro le terrate del sig. Rocca, per la Serra della Zita e va in Gurgurà, toccando il territorio della Rocca (Km. 5 – m. 3 – m. 5)”; Sentieri: 15 – “Dal paese a scendere tra Salerno nel fondo Serra di Ielo e Luigi Palmieri nel vignale Croci, percorre i fondi Timpe, Ranciulli e parte superiore di Giordano, tagliando la I pubblica trazza, per S. Nicola, Piano di Godano, Cropaia, Centonce, arriva nel passo di Antonazzo (Km. 8 – m. 2 – m. 3); 16 – Dalla via della Ficara ne parte un altro che passando per il termine della vigna di Francesco Cirillo, per il termine della vigna del fu Pietro Maida va dal sig. Cosentini, per lo stretto tra Scadà del sig. Cosentini e S. Nicola dei Sigg. Morelli da Cotrone scende per le cave tra Coltura e Piano del Re e seguendo questo corso scende in Duecime (o Ducime?), congiungendosi colla pubblica strada Tacina (Km. 5 – m. 2 – m. 3). Maone P., San Mauro Marchesato, Catanzaro 1975, pp. 338-340.
[xxii] Maone P., San Mauro Marchesato, Catanzaro 1975, p. 300
Creato il 15 Agosto 2021. Ultima modifica: 16 Agosto 2021.