Il “Castrum Casini”, oggi Castelsilano. Origine e sviluppo nella prima metà del Settecento

Castelsiano (KR), già Casino, in una foto del fondo Barracco fornita da Daddo Scarpino.

Il casale di Casino, oggi comune di Castelsilano, fu eretto all’interno della “Defensa de Calamedea”, un bene feudale chiuso e riservato esclusivamente al feudatario. La Difesa era appartenuta assieme alla città di Cerenzia fin dal Cinquecento agli Spinelli, principi di Cariati.

Il 6 agosto 1636 nella terra di Campana, il principe di Cariati Scipione Spinelli, tramite il suo procuratore Philippus Pariseus, vendeva per ducati 26.000 al “Dottore” Antonio Rota una parte dei suoi feudi cioè: “Civitate Cerentiae de Provincia Calabria citra cum infrascriptis eius Corporibus sive territoriis et benis feudalibus/ Defensa de Calamedea, Cursu de Pavia, Cursu de Paduli, Baiulatione fida et diffida, cum tertia portione seu cum tertio in Defensis universalibus scilicet alla Scuzza, alli Cugnali de Crisura, Calominiti, et Sancto Mauro, Bodino seu Cona, et Comune de Corvo, Cufalo, et Soveretto, insieme con la Mastrodattia Catapania l’olive dela Grillea et tutto il territorio, tenimento et distrittu spettante et pertinente alla preditta città de Cerentia cum omnibus domibus, palatiis hominibus vassallis cuiuscumque settae et conditionis sint vaxallorum redditibus rendentibus servitiis realibus et personalibus …”.

In evidenza l’abitato di “Casino” (oggi Castelsilano) e le località vicine. Particolare del F. 237-I “Savelli”, della Carta d’Italia 1:50:000 (U.S. Army 1943, copiata da una mappa italiana del 1896).

Prime notizie

Il “Castrum Casini”, deve il suo nome alla presenza di una abitazione del feudatario detta “Casino”, nei pressi della quale gli abitanti costruirono le loro case. Esso compare solamente dopo la metà del Settecento nelle relazioni dei vescovi di Cerenzia/Cariati.

Il primo che lo nomina è il vescovo Carlo Ronchi (1732-1764). Nella relazione datata Scala Nonis Martii MDCCLXII (1762), il presule afferma, che sta provvedendo alle sacrestie della terra di Belvedere e di “Castrum Casini”.[i] Più ricca di notizie è la relazione del vescovo successivo Francesco Maria Trombini (1764-1785), il quale in data Caccuri 22 settembre 1769, scrive: “Castri Casini animarum 681, hoc Castrum Casini recentiss.e est aedificationis, idest à quadraginta annis circiter ibique adest eccl.a in qua administrant sacramenta, constructa sumptibus familiae Rota, quae translatae est in Familiam de Iannuzzi cum tit. Principatus Gerentiae et cum dominio trium praedictorum terrarum. Administrantur sacramenta in Castro Casini per Econumum Curatum, et adsunt quatuor Sacerdotes, et duo Clerici”.[ii]

Quest’ultima relazione evidenzia che il “Castrum” è di recentissima erezione, la chiesa, che è stata costruita e mantenuta a spese del feudatario, esiste da circa quaranta anni, ed il casale è popolato da 681 abitanti, ai quali sono amministrati i sacramenti da un economo curato. Vi sono anche quattro sacerdoti e due chierici.

Sigillo della città di Cerenzia e del suo casale di Casino, oggi Castelsilano (KR).

La costruzione della chiesa dedicata all’Immacolata

In una lettera datata Casino 13 marzo 1721, diretta all’arcivescovo di Santa Severina Nicolò Pisanelli (1719-1731), il principe di Cerenzia Tommaso Rota (1714-1726) si lamentava perché il vescovo di Cerenzia Giovanni Andrea Tria (1720-1726) insisteva “nell’ingiusta pretensione di visitare l’Oratorio da me fondato in questo Casino per stimolo di vera pietà Cattolica, non meno per mia devot(ion)e, e per mio uso, e della mia fameglia, che per beneficio degl’Abitanti in esso, affinche ademplissero al S. Precetto d’ascoltar la Messa nelli giorni festivi, e per tal ademplim(en)to, non ho curato la spesa ch’ha portato seco l’assegnamento d’un Capellano, che celebra continuamente la Messa”.

Il principe faceva notare che l’oratorio in passato era stato riconosciuto immune dalla visita pastorale dai vescovi di Cerenzia Sebastiano de Francis (1688-1714), dal successore Bartolomeo Porzio (1718-1719) e da quattro vicari capitolari. I quali “giammai han preteso visitarla, conforme non è stata visitata dall’erezzione d’essa fin ora”. Ora il vescovo vuole farlo visitare da un suo delegato, il canonico Mascambrone di Cariati. Il principe faceva inoltre presente, che il vescovo Tria lo perseguitava, come risultava da una lettera del 28 febbraio 1721, con la quale gli aveva ingiunto, con la minaccia di interdire la chiesa, “che si ne sirrassero due ingressi privati, che sono in detta chiesa, inoltre della porta publica, che sporge fuora in campagna, eretti questi dal principio per necessità del luogo orrido, l’uno in piano comunicando col cortile, atteso che in alcuni tempi, e dì si rendono così impetuosi li venti, e le nevi, che non ammettono aprire la porta maggiore, ò sia quella di fuora, com’è esposta all’ingiuria dell’inclemenza di questo clima, perché altrimenti il vento istesso farebbe volare l’altare col quadro ed ogn’altro suppellettile. L’altro che dona l’adito ad un soprapopolo, ò sia oratorio contestato di strettissime crate, fu fabricato col disegno del comodo delle Sig.e, alle quali il carattere, e la debolezza del sesso non permettono d’esporsino il disaggio di scendere in campagna per portarsino in Chiesa ad ascoltar Messa, ora v’è più, viene proibito alla Principessa sua serva di V.S.Ill.ma dalla gravidanza avanzata all’ottavo mese, per cui si rende inabile, non solo à sopportar l’ingiuria dell’aere fredissimo, ò caldo respettivamente secondo i tempi; ma a scendere le grade, che sono lunghe”.[iii]

La chiesa conserva un quadro con l’immagine dell’Immacolata “dipinto ad olio, pala dell’altare maggiore m. 2X1,90. Fattura barocca, scuola napolitana nei suoi ripetitori calabresi. Firmata e datata: JAN. AB. PINXIT 1736.

Castelsilano (KR), chiesa dell’Immacolata.

L’origine del casale

Da quanto scrive il principe di Cerenzia Tomaso Rota l’oratorio, poi chiesa dell’Immacolata, fu costruito e dotato a spese della sua famiglia. Il fatto che esistesse già al tempo del vescovo di Cerenzia Sebastiano de Francis (1688 – 1714) ci porta al suo predecessore, il barone di Cerenzia Vincenzo Rota (1638-1713). È da attribuire a quest’ultimo sia l’inizio della costruzione della chiesa, che la formazione del casale, avvenuta nei primi anni del Settecento.

A ricordo del barone Vincenzo Rota, figlio ed erede di Antonio e sposato con Ippolita Ferrari,[iv] rimane il suo nome nella campana maggiore di bronzo della chiesa, fatta confezionare dal figlio ed erede Tommaso in memoria del padre. Così Giuseppe Aragona la descrive: “Nel 1726 la chiesa era finita perché sul suo campanile fu posta la prima grossa campana, alta cm. 60, che aveva in rilievo lo stemma dei Rota così blasonato: aquila bicipite con corona di principe, sul petto scudo partito; campo destro tre fascie ondate; sinistro: ruota ad otto raggi, con l’epigrafe, anche in rilievo che diceva: Sacrum Vincentius memoriae + Verbum carum factum est. In una seconda linea sottostante si leggeva: Posita Casino Paraesia ob + Rota geruntinum princeps + devotione D. D. A. D. MDCCXXVI. Contiene inoltre l’effigie del Santo Patrono S. Leonardo.”[v]

Altare e fonte battesimale della chiesa dell’Immacolata di Castelsilano (KR).

Il catasto onciario di Cerenzia del 1753

Il casale con chiesa sorse in uno dei beni feudali del principe di Cerenzia: la Difesa di Calamodea. Difesa che era “tutta della Principale Camera” e che, con quella di Gipso, era quella, che rendeva di più. Dentro la difesa vi era oltre al casino del feudatario anche un mulino.[vi] Il feudatario per ripopolare la difesa concesse a censo ai nuovi abitanti il suolo per costruire la loro abitazione ed una vigna nella località Crisuria.

Alla metà del Settecento il casale, come risulta dal catasto onciario, è costituito da una ventina di casate per un totale di un centinaio di abitanti, per la maggior parte poveri. La professione di quasi tutti è quella di “Bracciale”, fanno eccezione due foresi, due massari, due nobili viventi, un cuoco ed un mastro di casa del Principe, un mulattiere e due custodi di capre. Quasi tutti abitano in casa propria, alcuni abitano ancora in un “Paglajo, seù Procojo di legname”.

Le case come le piccole vigne sono gravate da un censo enfiteutico dovuto alla Camera Principale di Cerenzia, alcune delle vigne sono in abbandono in quanto non danno alcuna rendita. Pochi hanno anche un “comprensorio d’olive”. Questi oliveti sono situati nelle località S. Basile, Misudera e Felicia.

I capifamiglia di Casino, Casale di Cerenzia,[vii] citati nel Catasto sono: Andrea Guzzo, Antonio Cortese, Agostino Jaconis, Andrea Silvestro, Antonio Gallo, Carlo Baldini, Carlo Cesare Mancuso, Domenico D’Aiello, Francesco Scalise, Francesco Pagliaro, Francesco Arietta, Gaetano Marino, Gio. Battista Marra, Giuseppe Mele, Gio. Battista Greco, Lorenzo Cortese, Lorenzo Marasco, Matteo Grande, Michele Gentile, Simone Gentile e Palmo Andali. Quasi tutti gli abitanti provengono da Cerenzia, pochi da Savelli e San Giovanni in Fiore. Un posto particolare occupa Francesco Arietta, un vero e proprio sostituto del feudatario di Cerenzia nel casale di Casino.

Sigillo parrocchiale di “Casino”, oggi Castelsilano (KR).

Casino nel catasto onciario del 1753

1 – Andrea Guzzo Bracciale a. 50; Porzia Simone moglie a. 40; Gennaro figlio Bracciale a. 23; Pietro figlio a. 13; Epifanio figlio a. 11; Anastasio figlio a.7; Pascale figlio a.5. Abita in un Paglajo, seù Procojo di legname. Possiede una vigna nel luogo detto Crisuria d’estenz.ne ottave sei, confina con Gio. Batt.a Greco, e via publica, stimata la sua rendita Car.ni quattro, che sono onza una, e 10. Sopra la quale vi è di peso Car.ni tre l’anno che si devono alla Principale Camera per cenzo enfiteotico, e restano once 10 (f.27).

2 – Antonio Cortese forese a. 66; Marta Madia moglie a. 48; Serafino figlio forese a. 31; Salvadore figlio forese a. 25; Barbara figlia maritata con Michele Gentile di Savelle a. 23; Elisabetta figlia maritata con Simone Gentile a. 32. Possiede la casa dove abita sopra la quale ave il peso di grana venti l’anno’ debiti alla Principale Camera di detta Città (f.27v).

3 – Agostino Jaconis Bracciale a.32; Giovanna Scalise moglie a. 41; Dom. figlio an. 12; Natale figlio a. 8; Bruno figlio a. 4; Anna figlia a. 10; Laura figlia a.2. Possiede la casa ove abita, sopra la quale vi tiene di peso grana venti dovuti alla Principale Camera di detta Città per cenzo enfiteotico (f. 28).

4 – Andrea Silvestro Bracciale a. 30; Barbara Mordace moglie a.30; Dom. figlio a. 7; Fran.co Saverio figlio a. 3; Catarina figlia in capillis a. 12. Possiede la casa dove abita sopra la quale ave il peso di grana venti l’anno’ debiti alla Principale Camera di detta Città (f. 28v).

5 – Antonio Gallo Bracciale a. 50; Isabella Andali a.50; Dom.co figlio a.10; Giuseppe figlio a.7; Catarina figlia in capillis a. 35; Angela figlia in capillis a. 16. Abita in un Pagliaio, seu Procuojo di legname (f. 29).

6 – Carlo Baldini bracciale a. 40; Chiara Maria Moglia a. 26; Dom.co figlio a. 10; Orsola figlia a.8; Laura figlia a. 2; Innocenza figlia a. 1. Possiede la casa ove abita. Di più possiede una vigna nel luogo detto Crisuria d’estenz.ne due ottave di terreno, confina con via publica e vallone, stimata di nessuna rendita per essere incolta, sopra la quale vi è il peso di grana venti l’anno’ debiti alla Principale Camera di detta Città; come altresì grana venti sopra la casa (f. 29v).

7 – Carlo Cesare Mancuso Bracciale a.60; Dom.ca Barberio moglie a. 50; Pietro Paolo figlio Bracciale a. 19; Dom.co figlio a. 9; Isabella figlia maritata con Serafino Monaco a.23; Santa figlia in Capillis a. 15; Catarina figlia in Capillis a.17; Antonia Pagliaro moglie di Pietro Paolo a. 30. Possiede la casa ove abita. Di più possiede una Vigna nel luogo detto Crisuria d’estenz.ne tt.o uno, confina con li beni di Gio. Truglio, ed Eredi di Antonio Calogiuri, stimata d’annua rendita di car.ni due l’anno. Di più possiede un comprensorio d’olive nel luogo detto S. Basile d’estenz.ne mezzo tt.o, confina con li beni di Dom.co Veneri e Principale Camera stimata la rendita per Carlini dieci l’anno. Pesi da dedursi: Alla Principale Camera per cenzo enfiteotico e Casalinaggio in 3 partite grana 35 (f. 30).

8 – Domenico D’Aniello cuoco a. 32; Vittoria Elia moglie a. 25; Leonardo figlio a. 10; Pasquale figlio a.4; Gio. Battista figlio a. 2. Giuseppe Antonio figlio a. 1. Abita in casa locanda, per cui paga di pigione carlini venti l’anno alla Principale Camera di Cerenzia. Possiede una vigna nel luogo detto Crisuria d’estenz.ne un’ottava di tt.a, confina con Simone Gentile, e Tomaso Scarpino, stimata la sua rendita Carlini cinque l’anno. Sopra della quale vi è il peso di carlini tre l’anno debiti alla Principale Camera per cenzo enfiteotico , e restano carlini due (f. 30v).

9 – Francesco Scalise massaro a. 30; Angela Greca moglie a. 28; Lucrezia figlia a. 6; Dom.ca figlia a.4; Rosa figlia a. 1. Possiede la casa ove abita, sopra la quale vi è il peso di grana venti l’anno debiti alla Principale Camera. Di più possiede due bovi aratorii stabilita la rendita annui Duc. cinque e grana 60, che per metà sono carlini vent’otto. Di più possiede una vacca figliata armentina stabilita la rendita per annui carlini sei, che per metà sono carlini tre. Di più possiede una Bagaglia per uso proprio (f. 31).

10 – Francesco Pagliaro forese a. 40; Giovanna di Fazio moglie a. 35; Dom.co figlio a.12; Antonio figlio a.1; Teresa figlia in Capillis a. 15; Barbara figlia a.10; Lucrezia figlia a. 6; Anna Maria figlia a. 5. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è il peso di carlini due l’anno debiti alla Principal Cam.a di Cerenzia. Possiede una somara per uso proprio. (f. 31v)

11 – Francesco Arietta nobile vivente a. 48; Silvestro figlio a.22; Dianora figlia a.10; Teresa Franco Moglie nuova di d.o Silvestro a.22; Giuseppe Nip.e figlio di d.o Silvestro a. 4; Raffaele Nip.e come sop.a a.1; Anna Nip.e come sop.a a. 5; Giuseppe Lucanto Garzone di Pedace a. 28; Saverio Catanzaro di Caccuri; Di più possiede una Chiusa nel luogo d.o lo Porzio d’estenz.ne tt.3 alberato d’olivi e viti, Confina con Giulio un Compren.rio d’olive nel luogo d.o la Macchia di Lese, confina con Fran.co Scafoglia e Vallone Corr.te, stim.ta la rend.ta D. Cinq.e; Di più possiede un picciolo Comprens.rio d’olive nel luogo d.o Quandipò, Confina con li beni del R.do Capit.o e Capp.a del SS.mo Sagram.to, sim.a la rend.ta Car.ni Cinque l’anno; Di più possiede un Comprens.rio d’olive nel luogo d.o S. And.a, confina con li beni di Fran.co Scafoglia e Capp.a di S. And.a, stim.ta la rend.ta D. sei; Di più possiede un picciolo Comprens.rio di terre infertili nel luogo d.o L’acqua negra d’estenz.ne tt. uno in circa, Confina con li beni del R.do D. Giuseppe Cavallo e di Giuseppe  Ducato, stim.ta la rend.ta D. due l’anno; Di più una Chiusa nel luogo d.o Coltarella d’estenz.ne un mezzo moggio, Confina con li beni della Capp.la del SS.mo Sagram.to e via publica, stimata la rend.ta per car.ni venti l’anno; Di più possiede un moggio e mezzo di terra alborato con celzi negri ed alberi fruttiferi nel luogo d.o la Coltarella, confina con li beni del SS.mo Sagram.to e R.do Capitolo, stimata la sua rend.ta carlini sedici; Di più possiede due moggi e mezzo di chiusa nel luogo detto Colatafio d’estenz.ne tt.a due e mezzo alborato con celzi neri, e alberi fruttiferi, confina con li beni del Rev.do Capitolo e via publica, stimata la rendita per d. quattro e grana 80. Di più possiede un comprensorio di terre nel luogo detto le Chiante d’estenz.ne tt. nove, confina con li beni di Rosalbo Benincasa e fiume Lete sopra la quale vi tiene solamente il Ius arandi, stante il Ius pascolandi spetta alla Principale Camera di Cerenzia, stimata la rendita di carlini venticinque l’anno. Di più possiede nel luogo d.o Corni un territorio d’estenz.ne moggia dieci col ius arandi, atteso l’erbaggio spetta all’università, confina con li beni della Mensa Vescovile e Capp.a di San Lorenzo, stimata la sua rendita di carlini trentadue. Di più possiede moggia quattro di territorio nel luogo d.o Paludi col jus arandi, atteso il jus pascendi spetta alla Principale Camera, juxta li beni della Mensa Vescovile, stimata la sua rendita carlini dodeci. Di più possiede tt. quattro e mezzo di terra nel luogo detto lo Scorso col jus arandi, atteso il Pascolo spetta alla Principale Camera, confina con li beni della Mensa Vescovile da ogni lato, stimata la sua rendita carlini dodici e grana sei. Di più possiede un Comprensorio di terra nel luogo detto Petrella d’estensione tt. quattro, e mezza col jus arandi, e seminandi, stante il pascolo spetta all’Università, confina con li beni della Mensa Vescovile da ogni parte, stimata la sua rendita carlini dodeci. Di più possiede un Comprensorio d’Olive nel luogo detto Misudera, confina con li beni del Canonico Pergulo, e Francesco Mauri, stimata la sua rendita D. otto l’anno (f. 32v). Di più possiede una vigna nel luogo detto Crisuria in commune ed indivisa con D. Dom.co Arietta suo fratello vitata e alberata con alberi fruttiferi. Confina con li beni del R.do Sacerdote Mascari e Giuseppe Grandi, stimata la sua rendita Car.ni trentacinque. La metà de quali spettante al sud.o Fran.co Arietta, sono carlini diciasette e mezzo. Di più possiede due casette nel sud.o casale, una delle quali serve per magazeno per uso proprio, e l’altra vi abita Giovanni Firimonte suo garzone, e se ne potrebbe ricavare carlini dieci l’anno. Di più possiede una casa palaziata nella Terra di Spinelli dotale di sua moglie al presente inaffittata, dalla quale se ne potrebbero ricavare in ogn’anno carlini venti. Di più possiede in detta terra un’altra casetta parimente inaffittata per mancanza di gente. Di più possiede le seguenti animali cioè: Giomenta una di corpo stabilita la rendita per annui carlini quindeci. La metà de quali sono grana 75. Bovi aratorii n. 2 stabilita la rendita Duc. cinque e grana 60. La metà de quali sono carlini venti otto. Troie n. 2 stabilita la rendita per carlini sei l’anno, la metà de quali sono carlini tre. Vacche dà corpo numero venti, stabilita la rendita per Duc. dodeci l’anno, che per metà sono sei. Pecore numero cento stabilita la rendita D. cinque l’anno che per metà sono carlini venticinque. Capre numero duecento venticinque, che stabilita la rendita Duc. sedeci e grana 75 l’anno, che per la metà sono Duc. otto e grana 37 ½ (f. 33). Di più possiede due cavalli di sella per uso proprio. Di più possiede una mula di soma anche per uso proprio. Pesi da dedursi: Alla Principale Camera di Cerenzia annue grana 22 ½ per cenzo enfiteotico. Al Rev.do Arciprete della Terra di S. Mauro annui carlini cinque. Alla Ven.le Cappella di S. Maria delle Grazie per cenzo enfiteotico, annue grana quindeci. A Don Pietro Landi di Cosenza annui D. otto e grana 5 per Capitale di D. 115 (f. 33v).

12 – Gaetano Marino Bracciale a. 60; Catarina Rotonda moglie a. 30; Saverio figlio casato in S. Gio. in Fiore a. 28; Matteo figlio a. 17; Angela figlia a. 5; Rosa figlia a. 3; Gioanna figlia a.1. Possiede la casa ove abita sopra della quale vi è il peso di carlini due l’anno dovuto alla Principale Camera di Cerenzia. Di più possiede una vigna nel luogo detto Crisuria d’estenzione mezzo tomolo alberata con viti, ed altri alberi fruttiferi confina con Marco Chiarello, e via publica stimata la sua rendita car.ni quattro l’anno. Sopra la quale vi è il peso di grana 12 ½ l’anno. Restano grana 27 ½. Di più possiede un somaro, stabilita la rendita car.ni 15 l’anno, la metà dei quali sono grana 75 ½ (f. 34).

13 – Gio. Batt.a Marra Mastro di Casa dell’Ill.re Principe di Cerenzia a. 66; Possiede la casa ove abita sopra della quale vi è il peso di carlini due l’anno debiti alla Principale Camera di Cerenzia. Di più possiede un magazino in Cerenzia affittato à Tomaso Oliverio per carlini trenta l’anno dà quali dedotto il quarto per le necessarie accomodazioni restano carlini ventidue, e mezo. (f. 34v).

14 – Giuseppe Mele mulattiere a. 56; Angela Marra moglie a. 55; Rosa figlia maritata con Antonio Grande di Savelle a.30; Barbara figlia in Capillis a.23. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini due l’anno alla Principale Camera di Cerenzia. Di più possiede un cavallo d’imbasto stabilita la rendita per carlini venticinque l’anno, che per metà sono carlini dodici e mezo. (f. 35).

15 – Gio. Batt.a Greco Bracciale a. 65; Michele figlio casato nella terra di Savelli a. 43; Dom.co figlio Bracciale a. 40; Dom.ca Anania moglie a. 41; Filippo figlio Bracciale a. 35; Angela figlia maritata a. 30; Palma nipote ex figlio a.2. Possiede la casa ove abita sopra della quale vi è il peso di carlini due l’anno debiti alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio. Di più possiede una vigna nel luogo d.o Crisuria d’estenzione ottave tre, confina con li beni di Andrea Guzzo e via publica stimata la sua rendita car.ni quattro l’anno, sopra la quale vi è il peso di car.ni tre per anno debiti alla sud.a Principale Camera restano grana 10. Di più possiede un comprensorio d’olive nel luogo detto Misudera d’estenzione ottave tre confina con Giuseppe de Dominicis e Rev. Don Michel’Angelo Arcuri, stimata la rendita car.ni otto (f. 35v).

16 – Lorenzo Cortese custode di capre a.52; Bruno figlio Bracciale a.24; Dom.co figlio Bracciale a.17; Serafina figlia in capillis a. 23; Angela figlia in capillis a.14; Maria figlia a. 7. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini due l’anno alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio. Di più possiede num.o Quattro di troie stabilita la rend.ta per car.ni dodeci l’anno, la metà de quali sono car.ni sei (f. 36).

17 – Lorenzo Marasco custode di capre a.44; Ippolita Talarico moglie a.45; Gius.e figlio a.10; Felice figlia a.13; Antonia figlia a.8; Catarina figlia a. 4; Anna figlia a. 1; Teresa Marasco Nipote ex frate a. 16. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini sei l’anno alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio. Di più possiede li seguenti animali cioè Bovi aratorii num.o quattro stabilita la rendita per Duc. undeci e grana 20 l’anno, la metà de quali sono d. cinque e grana 60. Vacche atte alla fatigha n.o due, stabilita la rendita per carlini vent’otto l’anno la mittà de’ quali sono carlini quattordici. Pecore n.o quattrocento stabilita la rendita per Duc. venti l’anno, la mettà de quali sono Duc. dieci. Capre n.o 400 stabilita la rendita in D. vent’otto l’anno, la mettà de quali sono D. quattordici (f. 36v).

18 – Matteo Grande di Savelle nobile vivente a.38; Dom.ca Lapera moglie a.46; Alesio figlio a.12; Rosa figlia maritata con Genn.o Vencia di Cerenzia a.16; Antonio fratello comm.te in S. Gio. in Fiore a.58. Possiede la casa ove abita. Di più possiede un magazino nella Città di Cerenzia per uso proprio, confina con li beni di Leonardo Cavarretta, e via publica. Sopra il quale vi è il peso di grana 10 debiti per causa di cenzo alla Principale Camera. Di più possiede un comprensorio di olive nel luogo detto Felicia comune e indiviso con Antonio suo fratello confina con li beni di Michele e Antonio Grande stimata la rendita per car.ni trenta per ciascuno anno. Sopra la quale vi è il peso di di grana 10 l’anno debiti alla sud.a Princ.le Camera. Restano per ciascuno anno car.ni ventotto e grana 8. La mittà d’essi car.ni quattordici e grana 4. Di più possiede li seguenti animali cioè Bovi aratorii n.o quattro Stabilita la rendita per D. undeci e gra. 20. La mittà de quali sono D. cinque e grana 60. Vacche atte alla fatiga n. 2 stabilita la rendita per D. due e grana80. La mettà de quali sono car.ni quattordici. Vacche da pascolare n. 2 stabilita la rendita per car.ni dodeci la mettà de quali sono car.ni sei. Giuvenche n.3 stabiliti di nessuna rendita. Di più tiene impiegati in negozio di grano tomola cento venti dal quale ne ricava d’utile D. dodeci l’anno (f. 37).

19 – Michele Gentile Bracciale a. 45. Barbara Cortese moglie a.23; Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini due l’anno alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio (f. 37v).

20 – Simone Gentile Bracciale a. 37; Elisabetta Cortese moglie a.27; Tomaso figlio a. 11: Gius.e figlio a. 5; Fra.co figlio a. 1; Anna figlia a. 9; Maria figlia a. 7. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini due l’anno alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio. Di più possiede una vigna nel luogo d.o Crisoria d’estenzione mezzo moggio giusta li beni di Onofrio Longo e Tomaso Scarpino Stimata di nessuna rendita. Sopra la quale vi è il peso di d’annue grana diecesette e mezo per cenzo alla Principale Camera (f. 37v).

21 – Palmo Andali massaro a.45; Vittoria Gallo moglie a.43; Lorenzo figlio a. 10; Barbara figlia in capillis a. 18; Catarina figlia in capillis 15; Maria figlia a. 8; Beatrice figlia a. 5; Teresia figlia a. 1. Possiede la casa ove abita sopra la quale vi è un peso di carlini due l’anno alla Principale Camera di Cerenzia per casalinaggio. Di più possiede una vigna nel luogo d.o Crisuria d’estenzione mezzo tt.o giusta li beni di FRan.co Veneri di Cariato e Gaetano Marino Stimata la rendita Car.ni quattro l’anno. Di più possiede Bovi atti alla fatiga num. 2 stabilita la rendita per D. Cinque e grana 60 l’anno, che per metà sono car.ni vent’otto. Di più possiede vacche selvagge n.2 stabilita la rendita car.ni dodeci l’anno che per metà sono car.ni sei (f. 38).

ASN, Cam Som. Catasti Onciari B. 6964, Cerenzia 1753. Catasto della Città di Cerenzia Provincia di Calabria Citra formato in anno 1753 qual Città si possiede dall’Ill.re D. Vincenzo Rota Principe d’essa.

Sigillo dell’arcipretura di “Casino”, oggi Castelsilano (KR).

Note

[i] ASV, Cariaten. et Geruntin. S.C.C. Relationes 187A, 1762.

[ii] ASV, Cariaten. et Geruntin. S.C.C. Relationes 187A, 1769.

[iii] AASS, Fondo Arcivescovile, 65A.

[iv] Pellicano Castagna M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, II, pp.93-95.

[v] Attualmente nel campanile della chiesa c’è anche un’altra campana più piccola, proveniente da Cerenzia Vecchia “alta cm. 40, vi era riprodotta l’effigie dell’Immacolata, dopo fusione vi fu incisa l’epigrafe: Iesu Maria Ioseph A.D. MCCXXVIII. IFF contu Don Scipio Rota ob devotione.” (Aragona G., Cerenzia, Crotone 1989, pp. 219 – 220, Min. Ed. Naz. 1933). Scipione Rota era zio del feudatario Vincenzo Rota, figlio di Tommaso Rota, il quale possedeva “una possessione detta Giancola dentro la difesa di Paupiti di tt.a sei con vigna, olive e frutti spettantino al chierico D. Scipione Rota zio paterno del detto Ill.re Principe” (ASN. Cam Som. Catasti Onciari B. 6964, Cerenzia 1753. Catasto della Città di Cerenzia Provincia di Calabria Citra formato in anno 1753 qual Città si possiede dall’Ill.re D. Vincenzo Rota Principe d’essa, f. 70v).

[vi] ASN, Cam Som. Catasti Onciari B. 6964, Cerenzia 1753. f. 92. Il mulino con barco esisteva ancora alla fine dell’Ottocento come evidenzia un atto notarile rogato in Crotone il 24 giugno 1870: “Affitto di un molino ad acqua barco per battere panno in uno stabilimento, sito nella difesa Calamodeo, in territorio di Casino, fatta dal Signor Ercole Savelli, domiciliato in Crotone, in favore solidale di Catalano Giuseppe, Iacones Giuseppe e Luigi de Luca domiciliati in Casino per la durata di anni sei a far tempo dal primo gennaio prossimo venturo per lo estaglio annuale di lire 1530, pagabili ad eguali rate mensili a principiare dal gennaio prossimo”. ASCZ, Notaio Francesco Fonte, Repertorio degli Atti Pubblici, n. 79.

[vii] L’erezione a Casale dell’originario borgo di Casino, fu transatta il 22 ottobre 1735 con la condizione che “dovessero fare un corpo con detta città di Cerenzia”. Aragona G., Cerenzia, Crotone 1989, pp. 219-220.


Creato il 19 Giugno 2022. Ultima modifica: 13 Luglio 2022.

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