La chiesa parrocchiale di Crotone dedicata a S. Naryina, detta anche Nargina, Narghina e poi S. Naina

Crotone, finestra pertinente all’edificio della chiesa di S. Nargina.

La prima notizia in nostro possesso riguardante questa chiesa parrocchiale, risale alla metà del Quattrocento, quando sappiamo che “johannis bonoli” o “boloni” di Crotone, in qualità di legittimo amministratore dei suoi figli, e di usufruttuario dei beni stabili della “quondam alene” sua moglie, siti “in civitate predicta et eius tenimento”, tra le altre cose, possedeva: “domos tres coniutas teraneas sitas et positas intus eandem civitatem cutroni in parochia s(anc)te narchine prope domos jaculli de procia judey de cutrono medianti curtillis comuni coniuti domui de canui cutroni mediante vinella domui eredis quondam Antonui bocanigri mediante dita vinella coniuta domui Tomaxi de carnevallo vie plubice et aliis finibus”.[i]

Da un “Manuale seu giornale” di fabbrica riguardante i lavori della fortificazione di Crotone, sappiamo che nel mese di Giugno del 1542, per “caristia de homini”, si obbligarono i cittadini a prestare la loro opera. A turno, secondo i giorni della settimana, ognuna delle dodici cappelle della città e tra queste, anche quella di Santa Naryina, o Nargina, dovette fornire la forza lavoro: “Marti. S.ta Naryina et S.to Pet.o … Mercori. Santa Nargina et S.to Petro”.[ii]

Ritroviamo la chiesa parrocchiale in un elenco del 1570, riguardante quanti erano obbligati a pagare un censo sulla loro casa alla mensa vescovile. Da esso risulta che in parrocchia di Santa Narghina, censi gravavano la casa di Fran.co de Falco e poi del suo erede, che confinava con la casa di Colantonio Labruto, e la casa di Bartolo Serrante, confinante con la casa del fu Cesaro de Falco.[iii]

Santa Nargina.

La riduzione delle parrocchie

Il vescovo di Crotone, lo spagnolo Iohannes Lopez de Aragona (1595-1598), essendosi la città spopolata ed impoverita, riformò il numero delle chiese parrocchiali e da dodici le ridusse a cinque. Questo avvenne nell’ottobre 1596 in tempo di visita.[iv] Le dodici chiese parrocchiali, dette anche cappelle, erano San Petro, Santa Nargina, Santo Nicola, Santo Stefano, Santa Vennera, Santa Dominica, San Giorgio, Sant’Angelo, Santa Maria de Prothospatariis, Santo Ioanne, Santo Nicola de Cropis e Santa Margarita. Le cinque parrocchiali rimaste furono: Santa Margarita, Santo Salvatore, Santa Vennera, San Petro e Santa Maria de Prothospatariis. Furono soppresse le parrocchiali di San Giorgio, di Sant’Angelo, di Santa Dominica, di Santo Stefano, di Santa Narghina, di Santo Nicola de Cropis e di San Giovanni Battista. La chiesa parrocchiale di San Petro estese il suo ambito aggregando i parrocchiani delle confinanti parrocchie di San Nicola de Cropis, di San Giovanni Battista e di Santa Narghina.

Crotone, finestra pertinente all’edificio della chiesa di S. Nargina.

Luogo di asilo

La chiesa di Santa Narghina non più parrocchiale, tuttavia non scomparve, ma sopravvisse per alcuni decenni, conservando la sua qualità di luogo sacro e come tale godette dell’immunità. Ne dà certezza un atto del notaio Geronimo Felice Protentino, rogato in Crotone il 31 gennaio 1657. Dal contenuto sappiamo, che Isabella Sacco, vedova del notaio Giovanni Dionisio Speziale, Giovanni Francesco e Carolo Speziale, erano perseguitati dai creditori. Essi, per alcune loro necessità e soprattutto, per potersi liberare da diverse cause giudiziarie e da inquisizioni, per le quali erano molestati e molto oppressi dalla regia curia della città di Crotone, come era noto a tutti, “patiuntur Refugiati in Cappella S. Nainae, eiusdem Civitatis, ob quam rem, quia non possunt versari et deambulare, ut possint se alere in d.o refugio, sunt male et cum periculo vitae infermati”. Gli Speziale, possedendo una casa palaziata, consistente in un alto e basso, posta in parrocchia di Santa Maria de Prothospatariis, decidono di venderla al loro consanguineo Domenico Fernandes per ducati 90, in modo da saldare i creditori e poter uscire dalla chiesa.[v]

Crotone, localizzazione dell’antica chiesa parrocchiale di S. Nargina (foto di Antonello Scerra).

La chiesa

Il luogo dove era situata la chiesa è ben identificato da due atti notarili rogati in Crotone e riguardanti la famiglia nobile dei Labruto. Dal primo in data 23 agosto 1583, sappiamo che il nobile Giovanni Paolo Labruto possedeva alcune case palaziate in parrocchia di Santa Narghina, confinanti con l’abside (“tripona”) della chiesa. Il secondo datato 29 novembre 1701, riguarda il testamento del clerico Domenico de Labrutis, figlio di Mosessa Pagano. Non avendo alcun parente, il Labruto istituisce erede universale il Rev. Sig. D. Marco Antonio Benincasa. Egli inoltre, lascia “una continenza di case, consistenti in tre camere col vignanello, site proprio dietro S. Naina nella Par.a di SS. Pietro e Paolo, affaccianti alla casa del S.r Antonino Magliari à Tota Fota, quali s’habbi da promettere in dote ad Isabella Lettieri sua figlia”. Inoltre, lasciò le due casette terranee “frontespitio al cortile della predetta casa alla beatissima Verg. Del Capo Colonne”, e ordinò e comandò “che quante volte il S.r Antonino Magliare volesse fabricare al suo vignano con fare camera possi appoggiare sopra le mura della presente casa senza verun impedimento di detto me herede ò altra persona purche non occupi ò faccia pregiuditio al lume”.[vi]

I Labruto conserveranno le loro case palaziate e poi il loro palazzo nello stesso luogo per tutto il Seicento, quando tutto l’ambito parrocchiale di Santa Narghina era già andato a far parte della parrocchiale di San Petro. Negli ultimi decenni del Cinquecento questa parte della città era composta, oltre che dai palazzotti dei Labruto, anche da un insieme di case palaziate, formate da un alto ed un basso, da diverse case terranee di una sola stanza, da case separate tra loro da pareti di tavole e non mancano cortili, stalle e pozzi.[vii]

Oltre alle case palaziate dei Labruto, sono ricordate in parrocchia di Santa Narghina: la casa palaziata di Scipione de Amato, la casa di Iacobo Lanocita, del sacerdote Julio Lapiccola,[viii] la casa palaziata dell’onorato Minico Burrello, dell’erede di Nicola Faraldi,[ix] le case palaziate con cortile e pozzo della nobile e vedova Gesimira Lucifero, la casa del nobile il fu Giovanni Domenico Canale e quella del fu Camillo Venturi,[x] le case palaziate appartenute al nobile Giovanni Battista Bernale, poi passate alla moglie Musessa Pipino, e la casa di Giacomo Cadea.[xi]

Crotone, limiti parrocchiali di S. Nargina (foto di Antonello Scerra).

Da Santa Narghina a San Petro

Dopo la soppressione e l’aggregazione della parrocchia di Santa Narghina a quella di San Petro, con il passare del tempo il ricordo della vecchia parrocchiale cominciò a venir meno.[xii] Tuttavia, in alcuni atti notarili del Seicento, riguardanti la descrizione di alcuni edifici, che ne facevano parte, si trova ancora: “continenza di case posta in parrocchia di Santa Naryna”,[xiii] ed altre volte: “continenza di case posta in parrocchia olim S.ae Narginae et ad presens S.ti Petri”.[xiv]

Nei documenti del Settecento ormai non si fa più cenno di Santa Narghina,[xv] come evidenzia la visita pastorale del vescovo di Crotone Marco Rama: “Nelle vecchie Platee (del Tesorerato) di questa Cattedrale si trovano in primo numero di censo annui doc.ti sei sopra la casa dell’heredi del q.m D. Gio. Paulo Labruto seniore, hoggi del Clerico Domenico de Labrutis herede, qual casa è nella Parocchia di SS. Pietro e Paulo confine le case del q.m Squillace hoggi di D. Tomaso Sculco via mediante”.[xvi]

Crotone, nei pressi di S. Nargina.

Note


[i] ACA, Cancillería, Reg. 2904, f. 240.

[ii] ASN, Dip. Som. Fabbriche e fortificazioni, Fs. 196, f.lo 4, ff. 58, 70v, 76.

[iii] ASN, Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone deputato sopra l’intrate del vescovato de Cutrone 1570 et 1571, f. 59.

[iv] SCC, Relationes, Crotonen. 1597.

[v] ASCZ, Not. Protentino H. F., Busta 229, anno 1657, ff. 31v-32.

[vi] ASCZ, Not. Silvestro Cirrelli, Busta 697, anno 1701, ff. 77-79.

[vii] Crotone 23 agosto 1583. Il mag.co D.no Jo.es Paulus Labrutus U.J.D da una parte, e dall’altra il magr. Stephanus Rigitanus ed i figli, Jo. Camillus e Jo. Franciscus. Il Labruto possiede “quasdam domos continentias palatiatas intus dictam Civitatem Crotonis in parrocchia S.tae narghinae iux.a domum Hannibalis Serantis iux.a triponam Sanctae Narghinae jux.a vias pp.as. a duobus lateribus cum introitibus à quatuor lateribus”. La vende per ducati 163. ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, anno 1583, f. 112.

[viii] Crotone, 30 agosto 1583. Scipio de Amato da una parte e il venerabile Nicola Tiriolo dall’altra. Il De Amato possiede “domum quandam palatiatam sitam intus dictam civitatem in parrocchia S.ae narghinae iux.a domum parete tabularum intermediante jacobi lanocita alias cupino jux.a domum donno Julii Lapiccola vinella mediante”. ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, anno 1583, f.124.

[ix] Crotone, 30 agosto 1583. Hono. Vinc.s Villirrillus da una parte e dall’altra hono. Minicus Burrellus. Il Villirillo possiede una casa palaziata “in parrocchia Sanctae Narghinae jux.a domum Julis Lapiccola Jux.a domum her. q.o nicolai faraldi viam p.cam et alios fines”. ASCZ, Not. Ignoto, Busta 15, anno 1583, f. 130.

[x] Crotone, 8 luglio 1594. La vedova Donna Gesimira Lucifero da una parte e la vedova donna Elisabetta Arduina della città di Cosenza dall’altra. La Lucifero possiede tra gli altri beni: “continentiam domorum in pluribus et variis membris consistentem inferioribus et superioribus, cum cortilio, puteo positam intus dictam civitatem Crotonis in parrochia Sanctae Narginae jux.a domum q.m m.ci Joannis dom.ci Canale ex uno latere, jux.a domum q.m Camilli Venturi ex altero latere, viam publicam et alios fines”. ASCZ, Not. J. F. Rigitano, Busta 49, anno 1594, f. 132.

[xi] Crotone, 9 ottobre 1594. D.na Musessa Pipino, vedova di D.no Joannes Baptista Bernale e madre di Joannes Francesco Fabritio e Scipione Bernale, afferma che fanno parte dell’eredità lasciata dal marito “una continenza di case consistente in più membri inferiori et superiori posta nella parrocchia di S.ta Nargina confine la casa di D.no Gio. Giacomo Cadea con una sala, tre cammare, et uno casaleno per una cammara”. ASCZ, Not. J. F. Rigitano, Busta 49, anno 1594, f. 271.

[xii] Crotone, 13 settembre 1613. Il R.do D.no U.J.D. Jo Paulo de Labrutis possiede: “Una continentia di case grande site et poste dentro la Città di Cotroni con più et diversi membri superiori et inferiori con cortiglio stalla, magazeno, horto e gisterna dentro nella cappella di Santo Pietro confine le case del dottore fisico Gio. Andrea Canale d’una parte et lo palazzotto di Gio. Battista Mangione dall’altra parte via pp.ca et altri fini; Item due case terrane innanti le dette case grandi alla d.a cappella di Santo Petro iusta le case di Jacovo Vitetta, Antonino Truncè, la via publica et altri confini, in uno delli quali pallazotti e una scala di fuori di petra”. Il tutto è gravato da un censo di ducati sei annui al tesorerato della cattedrale nel mese di agosto e in carlini dodici al monastero di Gesù Maria nel mese di agosto. Dona il tutto ai figli Jo Francesco e Jo. Domenico. ASCZ, Not. Jo. Dionisio Spetiale, Busta 108, anno 1613, f. 102.

[xiii] Crotone, 21 luglio 1620. Carlo Cesare Scarnera, padre del clerico Scipione, promette al figlio per poter ascendere al sacerdozio, sette buoi e “una continentia di case consistente in più membri quali furo del q.m Gio. And.a Canale posta dentro questa città poste nella parrocchia di Santa Naryna justa le case che furo del q.m Gio. Paolo Labruto”. Le case erano state comprate dallo Scarnera. ASCZ, Not. J. F. Rigitano, Busta 49, anno 1620, f. 17.

[xiv] Crotone, 10 settembre 1620. Joannes Domenico Labruto da una parte e Josepho Maria Sillano dall’altra. È Presente anche Hipolita Cutanda, vedova di Joannes Francesco Labruto fratello di Joanne Domenico. Joanne Domenico Labruto tra gli altri beni, possiede: “continentiam domorum consistentem in pluribus membris interioribus et superioribus cum gisterna positam intus dictam civitatem in parrocchia olim S.ae Narginae et ad presens S.ti Petri jux.a domos quae fuerunt q.m Jo.is And.ae Canale, et viam publicam”. ASCZ, Not. J. F. Rigitano, Busta 49, anno 1620, f. 43.

Crotone, 18 febbraio 1648. Davanti al notaio compaiono: il canonico Jo. Petro Leotta, rettore e cappellano del semplice beneficio de iurepatronato della famiglia De Adamo sotto il titolo dei SS. Vincenzo e Anastasio, sito dentro la cattedrale di Crotone, ed il Rev. Abbate Jo. Petro Suriano canonico. Il semplice beneficio possiede una “domum parvam terraneam affectam casalenum in par. S.ti Petri olim Sanctae Narynae iux.a domos ipsius Jo.is Petri (Suriani). È venduta al Suriano. ASCZ, Not. Protentino F. G., Busta 133, anno 1648, ff. 22-23.

[xv] Crotone, 15 febbraio 1731. Il mastro Giuseppe Schipano di Mesoraca, nipote ed erede di Marc’Antonio Benincasa da una parte, e dall’altra Fabrizio Lucifero, marchese d’Apriglianello. Lo Schipano, come erede dello zio Marc’Antonio Schipano, possiede: “due casaleni con li soli mura alti, non coperti, attaccati tanto alle sue case, quanto alla casetta del detto Sig. Marchese”, li vende per duc. 80 al marchese Lucifero. I “due magazeni siti nella Parocchia di S. Pietro e Paulo attaccati alla casa del d.o Sig.r Marchese alla casa di d.o M.ro Giuseppe strada publica mediante col palazzo di d.o Sigr Marchese, col palazzo del Sig. Montalcini et altri fini”. ASCZ, Not. Pelio Tirioli, Busta 663, anno 1731, ff. 46-47.

[xvi] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini A. D. 1699 Confectae, f. 135.


Creato il 21 Gennaio 2024. Ultima modifica: 22 Gennaio 2024.

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