Documenti riguardanti il convento di S. Francesco di Paola di Crotone

Il documento conservato presso l’Archivio di Stato di Catanzaro.

Primi documenti

Il ritrovamento presso l’Archivio di Stato di Catanzaro,[i] di una “Riassunzione degl’Istrumenti scritti in carta comune, che si apparteneano a PP: Paulotti di Cotrone sotto il Titolo di Gesù, e Maria” (1789), fa luce sui primi anni dell’esistenza di questo convento. Dall’analisi delle carte risulta che, al tempo della conquista spagnola, esso non era ancora del tutto formato. Il primo documento che troviamo è infatti del 1506 e riguarda un atto di concessione regia al convento di Jesu Maria “dele terre del ponte”. L’anno dopo c’è una “Procura a recuperare un testamento dove fo lasciato herede il monastero de jesu maria per roderico chiave in p(erso)na de ferrante devia de saragusa in anno 1507”.

Dobbiamo attendere quasi venti anni per trovare un’altra scrittura riguardante il monastero. È del 1524 un atto di concordia per mano del notaio Petro Perretta di Crotone, tra i frati del monastero e Francesco Maleni. Il Maleni che ha un censo perpetuo di sei tari l’anno sulle sue vigne in località “lo Palaczo” a favore del monastero, col consenso dei frati lo trasferisce sopra le sue case situate dentro la città di Crotone “in la parrocchia di s.to nicolao de cropis jux.a la casa di paulo infosino la casa di ramunda di ormacza la casa di ang.lo di oppito”.

Seguono alcuni lasciti per devozione di soldati spagnoli. Nel 1524 lo spagnolo Matteo Sanches Contrera per testamento rogato in Paterno, per mano del notaio Paulo Favaro, lascia tutti beni, che possiede nella città e territorio di Crotone, al monastero e specialmente la sua casa “posta dentro la città in parrocchia di s.ta dominica jux.a li suoi confini et e la pp.a casa dove habitava ger.mo di sanda condutta dal monastero p.to in vita sua”.

Crotone, localizzazione dei resti del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

La chiesa del monastero

Alla fine degli anni venti compare la chiesa del monastero con i suoi altari e le sue cappelle ancora senza patroni. Risale infatti alla fine del terzo decennio del Cinquecento la concessione di alcune cappelle nella chiesa del monastero. Nel 1529 Donna Catherinella Accepturi, moglie dell’aristocratico Francesco Susanna, fa testamento per mano del notaio Gregorio Melle. La testatrice lascia eredi i figli con l’obbligo che dopo la morte del marito, che ha l’usufrutto sui beni, e morendo essi eredi senza figli, con le sue proprietà si costruisca e si doti una cappella nella chiesa del monastero di Gesù Maria col peso di una messa alla settimana e l’eredità passi in potere del monastero.

Nello stesso anno i frati concedono a Petruzzo de Ancona “uno altare con servitio de una messa la settimana situato sotto il grado della lamia maggiore jux.a la sacristia et lo cippo quale primo in ord.ne all’ala senistra apresso detta lamia”. L’Ancona per dote del suo altare dedicato a Santa Maria de Loreto, assegnò un suo vignale in territorio di Crotone in località “finagrana”. Il vignale con vigne detto dello Pirayno, di tre tomolate e situato “in mezo le due vie”, che l’Ancona aveva ereditato dalla madre, fu dopo alcuni anni concesso dai frati allo stesso Petruzzo de Ancona, che si obbligò a pagare un annuo censo enfiteutico di carlini venti. Dopo la morte di Petruzzo il vignale passò al figlio Ottavio de Ancona, il quale non pagò più il censo. In seguito, parte fu posseduto da Gio. Geronimo Berlingieri, e parte dal Dottor Petruzzo Ormazza. I frati il 26 maggio 1599 ne chiesero la restituzione “a detta chiesa prima e legitima patrona per difetto di esso censo non pagato allo quale e obligato ogni terzo possessore”.

È anche di questi anni la costruzione della cappella della famiglia Pignerio, che verrà dotata per lascito testamentario di Petro Pignerio con l’onere di tre messe settimanali.[ii] In una Platea dei beni del monastero, compilata verso la metà del Seicento, troviamo una breve descrizione della cappella: “Item la lamia maggiore et altare maggiore e cappella de SS.ri Pigneri con sepulcro di marmore e sepulcro al mezo, quelli delli fr.i e tutti spesi fatti furno fatte dal q.m sig.r Pietro Pignero con peso di pagare anno quolibet de mense Julii d.ti ventisette per li q.li stanno del legato lo piano dello ponte dove si dice la carrara attaccata alle vigne reddititie a d.o convento. L’istromento l’ha fatto dal q.m not. Berardino di Nola l’anno 1546 del mese d’aprile.”[iii]

L’importante apporto economico della famiglia spagnola dei Pignerio alla costruzione di una parte della chiesa, è documentata da un accordo stipulato tra Don Geronimo Pignerio ed il monastero, con il quale il Pignerio si obbliga a versare ai frati ducati 27 ogni anno sopra “le terre delo chiano de la carrara”, e da un successivo accordo, stipulato il giorno 11 aprile 1592, tra i frati del monastero e lo spagnolo Don Didaco Pignerio, castellano di Crotone, figlio ed erede di Hieronimo Pignerio e nipote ex frate di Joanne Pignerio.

Il castellano in quella occasione protestava perché i frati avevano concesso a Scipione e Nicola Prato, figli ed eredi di Raffaele Prato, di costruire una cappella nella sacrestia “cum jure sepulcri”, dotandola di un censo annuo di ducati dieci, disattendendo così gli accordi stipulati a suo tempo con i Pignerio. Nel documento si nota che “essendosi frabicata la tripona et lamia del altare maggiore d’esso monasterio cum jure sepulcri iam constructi a proprie spese dal q.m Sig.r Don Petro Pignerio avo paterno di esso Sig.r Don Diego in virtù di puplici Instromenti di concessione stipulati per mano del q.m egregio not.rio Ber. no de Nola di Cotrone nel anno 1531 et comprobati per capitoli seu congregationi Provinciali celebrati nella T(er)ra di Corogliano sub eodem anno 1531 existente tunc Provinciale il q.m R.do fra Ber. no del Alimena mediante publico contractu cum probat.nis per dittam congregat.nem Provintialem rogato per mano del q.m egregio not.rio Federico Pertiano di detta terra et ultimo loco confirmati per brevi apostolici expediti da la felice memoria di Papa Clemente Septimo sub Datum Rome anno 1532 sub anulo Piscatoris, quali instrumenti et beni p.tti per il detto Don Diego furno inanti a noi, et detti R.di Padri Prov.li et soi compagni correttore et fri predetti locali p.nti demostrati ed exibiti et quelli et ciascuno di loro per detti R.di Padre Provinciale et compagni, correttore et frati discusso negotio in Capitulo et p.nti congregatione ut s.a canonice congregatis denum deventum est ad quoddam aliud instrumentum celebratum et fieri rogatum per q.m egregium not.rium Ber.num de Nola sub anno 1566 die 23 sett.bris X.e Ind.s in civitate Crotonis inter monasterium p.tum et dictum d.num Don Joannem Pignerium stip.tem pro se et her.bus cuius quidem instrumenti copia autenticata manu dicti notarii exibita per dictum d.num Don Didacum coram nobis et dictis R.dis Provintiale collegis correctore et fratribus inter alia capitula invenimus infra.ttum tenoris seg.ti: Item si convenino che atteso detta tripona altare et cappella et sepoltura sono state constructe deli danari di detti Signori de Pignero et la sacrestia composta per essi fratri, et appoggiata alli muri di detta tripona de volunta, et gratia concessa per essi de Pignero se conveneno che detta sacrestia loco terreno et fabrica si debbia tenere per essi fratri et monasterio per sacrestia, et non per altro commodo di essa ecc.a o altri particolari et che in quella non se debbano fare sepoltura, ne conceder per cappella ad Particulari persone di qualsivoglia titulo o qualita se sia altrimente sia lecito ad essi de Pignero chiudere la porta per la quale se entra a detta sacrestia et privarli delo appoggiare fatto dela sacrestia a detta tripona et non possano appoggiare alli muri di detta tripona quanto e lo contorno dela fabrica de la tripona p.tta”. Ottemperando a quanto pattuito, i frati furono costretti a revocare la concessione ed a togliere la cappella della famiglia Prato, la quale era stata concessa dai frati per atto del notaio Gio. Tomaso Bombino a Scipione Prato nel 1570.

Oltre alle cappelle degli Ancona e dei Pignerio ci sono anche quelle degli Oliverio e dei Berlingieri. Nel 1532 il prete Leone Oliverio lascia per testamento ducati trentacinque al monastero “per dote et servitio de sua cappella”. Per tale motivo dona una sua chiusa alla Carrara “et detta chiusa ne disponga a suo piacer”.

Una cappella gentilizia dedicata alla Madonna del Carmine, costruita e dotata, con altare e cappella, da Garetto Berlingieri, “il primo di tal nome della sua famiglia di Berlingieri”, è documentata dal testamento di Crucetta Berlingieri, moglie di Luca Gio. Infosino. Nel 1535 la Berlingieri fa testamento e lascia per l’anima del marito ducati cinquanta alla cappella dei Berlingieri, affinchè si spendano per beneficio della cappella e per i bisogni del monastero.

Ma alla metà degli anni Trenta non tutte le cappelle, pur assegnate a nobili crotonesi ed a militi spagnoli, erano state dotate e completate. Un ordine del padre provinciale inviato il 19 maggio 1536 ai frati del convento: Augustinus de Cotrone correttore, Salvator de Bovalino, Antonius de Arena, Nicolaus de Scigliano, Sigismondus de Oppido, Alfonsus de Castellis e Nicola de Sanlonardo, così si esprime: “Ordiniamo a Voi Padre Corret(to)re ch’habbiate di vedere le cappelle quali son de Cotronesi e fate convenire i P(atro)ni de d(ett)e cappelle che per tutto lo mese d’Augusto p(roxi)mo futuro le debbiano de istruire et assegnare lo cenzo delle messe, e quelle che non assigneranno lo cenzo e non construeranno d(ett)e cappelle in lo tempo p(redi)tto pigliarete d(ett)e cappelle per l’ecclesia e le donareti una con lo vostro Cap(ito)lo ad chi meglio parera a voi …”.

Facendo riferimento a questo ordine, l’undici giugno dello stesso anno i frati concedono a Guerra Caracosa di poter costruire un altare con sepoltura per sé ed i suoi eredi. La Caracosa per dote della sua cappella obbliga sé ed i suoi eredi, a versare al convento carlini trenta annui, da esigersi sopra un suo fondo rustico, per due messe settimanali, una alla domenica e l’altra il venerdì.

Crotone, i resti della chiesa del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

Proseguono i legati

Seguono altri lasciti di case e di terreni, non solo a Crotone ma anche nei paesi vicini. Nel 1531 Gio. Corullera di Strongoli lascia al monastero per testamento alcune sue case situate nella città di Strongoli. Nello stesso anno il milite spagnolo Matteo d’Alcantara, detto anche Cantar, fa testamento e, per atto del notaio Gregorio Melle, rogato dentro il regio castello di Crotone, lascia un censo al monastero sulla sua casa “jux.a la casa di nisi di aprigliano”. L’anno dopo i frati comprano la casa, sulla quale però vanta dei diritti la figlia ed erede Bartolomea delo Cantar. I frati non pagano, o ritardano di consegnare, i ducati cinque e salme due di grano di censo, che il soldato aveva lasciato alla figlia Bartolomea sulla casa. La Cantar intenta lite ed il 3 luglio 1545 donna Bartolomea, figlia ed erede di Mattheo deli Cantari, riceve dai frati del monastero ducati quattordici e carlini sei della somma di ducati 54, che le deve ancora dare il monastero per gli arretrati.

Nel 1532 Donna Beatrice di Rovito, moglie di Joanne de Squillaci, fa testamento per atto del notaio Bernardino de Nola di Crotone, e nomina eredi i suoi figli con la condizione che, morendo essi senza prole, subentri come erede il monastero; evento che poi si verificherà.

Segue nel 1537 il testamento per atto del notaio Gregorio Melle di Crotone di donna Battista Pullea, moglie di Thomaso Grisafo, la quale nomina erede il marito con la condizione che debba fare una cappella nel monastero con il peso di due messe e che, alla sua morte, i suoi beni passino al monastero. Tale testamento fu rogato “in una casa sita in Cotrone in parrocchia di S.to Petro jux.a la casa dotale di salvatore di monte et la casa di polita vento et altri confini”. Nel 1541 Thomaso Grisafo stipula un contratto e con atto del notaio Gregorio Melle di Crotone lascia al monastero la casa.

In questi anni il monastero impiega il capitale che proviene dai censi ampliando il suo patrimonio fondiario, e si interessa a mettere a coltura i suoi terreni, affittandoli a coloni con pagamento in grano. L’interesse per questa attività è evidenziato dal testamento di Antonino Ligato, che nel 1539, lascia ai frati oltre a ducati cento anche due paia di “yenchi”, e nel 1542 con atto del notaio Jo. Petro de Marsica, i frati comperano per ducati cento una chiusa di vigne da Valerio de Sanda in località “lo Palazo”.

Crotone, i resti della chiesa del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

Dalle elemosine alla rendita

L’importanza religiosa ed economica del monastero dei minimi e la sua penetrazione nella società crotonese, è documentata dalla “Bulla de privilegii de terziarii utriusq. sexus del monasterio de jesu maria de cotrone in anno 1540 XIII Ind.s.” Per far fronte alla crisi che colpisce i raccolti sempre più incerti, i frati lasciano la gestione diretta dei beni stabili e indirizzano la loro attività verso le rendite più sicure del prestito di denaro a interesse. Essi trasformano i numerosi lasciti ed elemosine, provenienti dai devoti per le messe in suffragio, in capitale che danno a censo quasi sempre al 10%, e che, per maggior sicurezza, è infisso sulle case e sui terreni dei cittadini. Si tratta in generale di piccoli prestiti a coloni.

Nel 1542 Ferrante Gallego e la moglie Helena Greca, donano carlini tredici l’anno per una messa obbligando i loro beni, l’anno dopo il Reverendo Domenico Fiasco lascia metà della sua casa palaziata situata alla Capperrina. Nel 1549 Jo. Domenico Caparra U.J.D. per testamento istituisce erede la madre, con la condizione che, alla sua morte, nella “pingue” eredità subentri il nipote Francischello Caparra. Morto il nipote senza figli, l’eredità passa al monastero. Nel 1553 Donna Smeralda, moglie di Alfonso de Federico, fa testamento e lascia usufruttuario dei suoi beni il marito, ed alla sua morte erede il monastero.

Nell’ottobre 1564 i frati (Fra Gasparro de Castello Franco Corretore, fra Domenico Genuens., fra Paulo de la Rocha, Alfonso de Paula, Fran.co de Terra Nova e Jo.e de Roglano), concedono l’assenso ai coniugi Rosa de Miglo e Jo.e de Marta, che permutano la loro casa con cortile situata in parrocchia di San Giorgio, vicino al monastero di Santa Chiara, e sulla quale grava un censo di carlini 12 annui dovuto al monastero di Gesù Maria, con un’altra situata in parrocchia di Sant’Angelo, appartenente al monastero delle clarisse (Beatrice Sanfelice badessa, Marchesina Pipina, Beatrice Lucifera, Caterinella Viza, Lucretia Marzana, Sigismunda de Viza, Innocentia Strati, Caterinella Crescente, Julia Puzdano, Francisca Petrolilla, Antonina Lambruto, Antonina de Donato, Hieronima de Cropani, Antonella Thelesia).

Nel 1569 donna Lucretia de Vulterra, vedova di Julio Severino, fa testamento e lascia eredi i figli Filippo Severino e Isabella Acepturi, con la condizione che, morendo essi senza figli, diventino eredi in parte uguale i monasteri di Gesù Maria e di San Francesco d’Assisi di Crotone. Avvenuto il fatto, i due monasteri ereditarono un “palaczo … in la parrocchia di s.to nicola deli greci jux.a la casa di jo. m.a di riccha”. I monasteri lo concessero a censo perpetuo di ducati due l’anno per ciascun monastero.

Crotone, i resti della chiesa del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

Le liti

Durante i primi decenni del Cinquecento numerosi sono i benefattori del monastero che lasciano elemosine per le messe e per le concessioni di cappelle ed altari. Tuttavia, con il passare degli anni i loro eredi sempre meno versano i censi annui sui beni ereditati. Anzi le case ed i terreni, proprio perchè gravati da censi, passano di continuo di proprietà, divenendo per i frati sempre più difficile recuperare le rate ed il capitale. Così essi per cercare di riprendere le rendite, o parte di esse, devono ricorrere alla giustizia temporale della regia corte della città e della regia udienza di Calabria. Processi che si trascinano nel tempo e vedono fronteggiarsi i frati e gli eredi. Spesso dalla corte cittadina le liti si spostano nella regia udienza provinciale di Calabria, causando l’aumento delle spese. A volte sono gli stessi frati che, approfittando della morosità di coloro che sono in debito con il monastero, fanno confiscare i loro beni per poi comprarli a basso prezzo all’asta pubblica. Così la corte di Crotone prima, e la regia udienza di Calabria poi, devono intervenire con decreti a favore del monastero contro gli eredi di Marco Bon Romeo per il pagamento di ducati quattro annui.

La lite iniziata nel 1537 vide dapprima fronteggiarsi il procuratore dei frati, il nobile Nicola Badolato, ed il soldato spagnolo Martino Bon Romeo, fratello ed erede di Marco. Marco Bon Romeo aveva lasciato un legato di ducati quattro annui sui suoi beni in favore del monastero, ma l’erede Martino affermava che il commissario papale lo aveva assolto dal pagamento. Alla richiesta da parte del capitano della città Tomas de Costanzo, e del giudice Raphael Vice Domino, di presentare nella corte di Crotone le scritture che attestavano le sue ragioni, Martino Bon Romeo rispose che le scritture si trovavano in Santa Severina, e che il Conte di Simmeri, capitano a guerra della città di Crotone, “non li have voluto dare licentia che in ce haveria andato”. La lite nel 1540 si era spostata nella regia udienza provinciale di Calabria e solo nel 1548 un decreto di quest’ultima in favore del monastero, intimava ai figli ed eredi di Martino Bon Romeo, Joannes Thomas e fratelli, di pagare i ducati quattro annui.

Lo stesso avviene in questi anni contro gli eredi di Tommaso Grisafo per la questione di una casa, contro i Serrante che devono versare ducati due annui e contro gli eredi di Guerra Caracosa.

Nel 1571 per atto del notaio Gio. Lorenzo Guercio donna Andriana Strati, vedova di Vincenzo Caparra, lascia ai frati un censo annuo di carlini venti per una messa settimanale per l’anima del marito. Il censo grava la sua casa palaziata, detta “la casa del puczo di tiferi”, che è situata in parrocchia di Santa Vennera “con suo pozzo dentro il mignano”, e confinante da una parte, con la casa di Gio. Vincenzo Liotta, che era stata dei Caparra e la via pubblica, e dall’altra parte lo stretto che confina con le case dell’erede di Polibio Perretta. In seguito, la casa perviene a Fabio Perretta, portata in dote da Minichella Caparra, sempre gravata di carlini 20 che si pagano al monastero per la messa dell’altare del q.m Gio. Matteo Caparra e “dell’herede di Raffa” (Donna Caterina vedova di mastro Ciancio Raffa aveva lasciato al convento ducati quattro annui sopra “le terre dela gani”). Poiché il Perretta, la moglie ed i figli vanno ad abitare a Papanice, il 12 giugno 1613 decidono di vendere la casa dotale, che sta andando in rovina, a Gio. Vincenzo Liotta per ducati 50. Fra le varie condizioni della vendita, vi è che il Liotta investa i docati 50 alla ragione del 9 % secondo la volontà dei due coniugi, continuando a pagare il censo di carlini 20 al monastero, ed i ducati 4 e mezzo l’anno, così come stabilito dall’erede di mastro Raffa.

Nel 1576 i frati intentano una lite contro Oliverio de Oliverio, il quale non paga un annuo censo di ducati 15 sopra una sua gabella.

Nel settembre 1594 i frati: Francesco de Cotrone correttore, Laurentius dela R…a, Aloysius de Tropia, Petrus de Mayda, Ber.nus de Briatico e Marcellus de Briatico, stipulano un contratto. Il monastero possiede una casa palaziata in parrocchia di Santo Angelo, confinante con la casa dei Pitera e la casa di Fabritio Lucifero. Essi la danno in locazione enfiteutica perpetua per ducati quattro annui a Fabritio Lucifero. Il Lucifero si impegna a pagare il censo a partire dal 13 settembre 1595, e a discarico della sua coscienza, poiché per legato dei suoi predecessori i suoi beni sono gravati da un censo annuo di carlini 12 per la celebrazione di una messa settimanale, si impegna a versarli al monastero.

Su istanza del padre correttore del monastero di Gesù Maria la regia corte della città di Crotone emana un decreto di vendita all’asta delle case dove abita Cornelia Barricella. Domenica 14 gennaio 1618 nella piazza pubblica, si procede all’asta delle case, consistenti in più membri e situate dentro la città in parrocchia di Santo Pietro alla Judeca. Dopo due aste andate a vuoto, il 4 febbraio compare il frate Benedetto della Roccella dello stesso monastero e le compra per ducati 136.

A volte i frati e la parte avversa, tramite amici comuni, raggiungono un accordo, senza dover ricorrere, o ponendo fine, alle costose liti davanti ai tribunali. Numerosi sono infatti gli atti di concordia, che si trovano tra le carte del monastero. Ricordiamo quello del settembre 1533 quando Antonio Berlingieri e Bernardino Prothospatario, furono i due arbitri scelti e deputati dalle due parti, a dirimere un contrasto sull’eredità di Pietro Veneziano, tra il monastero e Jacobo Citinello dela Mantia. Gli arbitri sentenziarono che il monastero e per esso i suoi procuratori, dovevano pagare al Citinello carlini 13, ed altri carlini cinque per le spese sostenute quando il Veneziano era ammalato, inoltre ducati uno “de oro” alla donna, che assistette l’ammalato.

Un altro atto di di transazione e concordia fu quello tra il monastero e Cola deli Quaglia di Umbriatico, riguardante l’eredità di Giacomo Bovino della terra di Melissa.

Crotone, i resti della chiesa del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

Il documento

“Annotatione dele scritture ritirati di Jesu M.a di Crotone

Instrumento copia in carta per m.o di not.ro Jo. Lorenczo Guercio tra donna Andriana Strati vidua di Vinc.o Caparra con li frati de Jesu m.a di vinti carlini l’anno lassati per una missa la settimana per detto defunto elicendi sopra la casa del puczo di tiferi fatto nell’anno 1571. D. 2.

Copia di testam(en)to per m.o di not.ro gregorio melle in anno 1553 nel quale lassa herede donna smeralda testatrice ad alfonso di federico sua marito usufruttuario ad vitam e dopo morta lascia herede sustituta il monastero p.to.

Copia di testam(en)to di Jo. Dom.co Caparra U.J.D. per m.o di not.o Aniballe Salustio nell’anno 1549 dove instituisce harede la matre et dopo sua morte fa herede francischello caparra suo nepote, et dopo la morte di quello sencza figlioli sustituisce detto monasterio quale è morto sencza herede et vi sono le case del testatore nominate nel testa.to p.to et heredità p.ta era pingue.

Copia di instrum(en)to di concordia tra il monastero et fran.co maleni per m.o di not.o petro perretta nell’anno 1524 nel quale si confexa havere le sue vigne in loco ditto lo palaczo reddititie al monastero in sei tari l’anno di censo perpetuo, et quello si cambia et mette sop(r)a delle sue (case) dentro la città di Crotone site in la parrocchia di s.to nicolao de cropis jux.a la casa di paulo infosino la casa di ramunda di ormacza la casa di ang.lo di oppito.

Copia di testam.to di Matteo d’Alcantara nell’anno 1531 per m.o di not.o gregorio mele dove lascia herede il monasterio p.to fatto dentro il reg.o castello di Cotrone jux.a la casa de nisi de aprigliano.

Copia di testam(en)to di ferrante galleco et donna helena greca sua moglie dove stabiliscono tridici carlini l’anno per una missa sop.a tutti lloro robbe fatto per m(an)o di not.o jo. petro di marsica nell’anno 1542.

Copia di testam(en)to di donna battista pullea de l’anno 1537 p. m.o di not.o gregorio p.to in che fa herede thomase grisafo suo marito con conditione et patto accettato per detto suo marito che habbia da fare una cappella al detto monastero con peso di fare dire due misse et dopo la morte di detto thomasi tutta l’heredità sia di detto monastero quale sustituisce harede il p.to testam.to fatto in una casa sita in Cotrone in parrocchia di S.to Petro jux.a la casa dotale di salvatore di monte et la casa di polita vento et altri confini.

Copia di cap(ito)li di testam(en)to di donna beatrice di rovito moglie di joanne di squillaci dove lascia herede doi figlioli suoi jo. the et cola e (do)po la morte loro sencza heredi substituisce herede detto monasterio anno 1533 per mano di not.o ber. no di nola.

Copia di testam(en)to di donna catherinella accepturi moglie di fran.co susanna per m.o di not.o gregorio p.to in anno 1529 fa herede li figlioli con peso che morendono sencza heredi sencza figlioli dopo la morte di detto fran.co usufruttuario relitto se construisca et dote una cappella in jesu m.a con peso di una missa la settimana resti l’heredita a ditta chiesa per detta messa.

Copia di testam(en)to di matteo sanches contrera spagnolo fatto in paterno nell’anno 1524 per m.o di not.o paulo favaro dove lassa harede univ.le il monastero di jesu m.a di Crotone di tutte sue robbe existentino in cotrone et suo territorio, dove nomina in spetie dette robbe et p.o la sua casa posta dentro la città p.a in la parrocchia di s.ta dominica jux.a li soi confini et e la pp.a casa dove habitava ger.mo di sanda condutta dal monasterio p.to in vita sua.

Copia di testamento di donna lucretia di vulterra vidua di julio severino in anno 1569 per m.o di not.o jo. the bombino dove fa herede filippo severino et isabella accepturi figlioli et dopo la lloro morte sencza figlioli sustituisce il monasterio di jesu m.a et di s.to fra.co di assisa di cotrone equaliter et fatto gia il caso p.to successero detti conventi in uno palaczo hereditario intro crotone in la parrocchia di s.to nicola deli greci jux.a la casa di jo. m.a di riccha quale dopo se concesse a perpetuo censo di d.ti doi l’anno per ciascuno di detti monasteri per p.p.o instr(umen)to per m.o … a donno cesare severino et e quella casa congionta con l’altra casa possede m.s cesare borromeo.

Copia di instrum(en)to di transantt(io)ne et concordia fatta tra lo monastero de Jesu M(ari)a et cola deli quaglia de umbriatico come heredi de giac.o bovino dela t(er)ra de melissa di cessione di raggioni ap.ti la detta heredita del bovino per d.ti cento et quattro debiti al gio. fran.co pipino ex c(aus)a mutui seu da gio batt.a campitello barone di melissa una con lo istrum(en)to originale di detto debito de importo di somma de d.ti cento vinti fatto per m. no de notaio Ant(oni)no Syllano al quale si referisce

Testam(en)to de donna caterina moglie che fo de m.o ciancio raffa et lassa al convento de jesu m(ari)a docati quattro per anno sopra le terre dela gani.

Concordia tra lo monasterio de jesu m(ari)a et la vidua di vincentio caparra de d(uca)ti dui l’anno per una messa lassata dal p.to in anno 1571.

Contratto dela permutatione de rendita de fran.co maleni sopra una casa sua per censo di sei tari l’anno fatto in anno 1524 fatto per m.o de not.io pet.o perretta.

Testam(en)to de ferranti gallego et de helena per una missa car(li)ni tridici fatto in anno 1542 per m.o de not(a)io gio. pet.o de marsica

Contratto de not(ai)o fran.co syllano per concessione dela cappella con pagare doi d(uca)ti l’anno per la messa in tre tertie. D. 2.

Copia di testam(en)to de donna smeralda moglie de alfonso de federico con li cap(ito)li matrimoniali col q.le substituisce herede post mortem viri al monasterio de jesu m(ari)a per not(a)io gregorio melle in anno 1553, li pittaggi in anno 154..

Copia de decreto dela r(egi)a Audienza de cal.a per monasterio jesu m.a contra gio. the. et fri di bonromeo come heredi di marco bonromeo con dec.to a pagare d.ti quattro l’anno per cenzo et … per essi pagati 1548.

Decreto per la Corte de Cotrone per lo monasterio de jesu m.a contra gio. batt.a et bon… serrante … annui d.ti dui anno quolibet fatto in anno 1583.

Testamento per gio corullera di strongulo nello quale lascia al monastero de jesu m.a de Cotrone certe sue case nella città de strongulo seu donatione inrevocabiliter nello anno 1531.

Contratto dela casa di lassio matteo la cantar spagnolo dela compera fatta a jesu m(ari)a nello anno 1532 X.e Ind.s.

Copia de alcuni cap(ito)li del testam(en)to del ven.le q.m pbro leone oliverio ad instantia del monasterio de jesu m(ari)a et lascia d.ti trenta cinque al monastero p.to per dote et serv(i)tio de sua cappella et pp. l’effetto si versa una sua chiusa alla carrara et detta chiusa ne disponga a suo piacer in anno 1532?.

Testam(en)to de crucetta berlingieri moglie di luca gio.e infosino lascia per la morte del marito docati cinquanta alla cappella deli berlingieri per benef(iti)o di quella che si esigano et spendano per li procuratori del monasterio fatto in anno 1535.

Copia de testam(en)to del R.do domenico fiasco che lascia una meza casa sua palatiata a jesu m(ari)a di Cotrone alla capperrina jux.a la casa de donna … garetto et de vitaro zangale in anno 1543.

Copia de atti et dec(re)to in favore del monasterio de jesu maria contra il R.do cantore de Cotrone sopra una pezo de terre accepatore ditto a mezo le due vie.

Instrum(en)ti in for.a probanti

La concessione de sua M.sta dele terre del ponte al convento de Jesu Maria de Cotrone nell’anno 1506.

Compera di terre de Gio. Pietro Caparra a mutro per cento docati la meta et dentro nci sta la cautela contra giac.o mancuso.

Bulla de privilegii de tertiarii utriusq. sexus del monasterio de jesu maria de cotrone in anno 1540 XIII Ind.s

Testamento di Antonino la Rocca et legato fatto al monasterio de jesu maria de Cotrone de d.ti cento et dui para de yenchi de anni quattro fatto in anno 1539.

Contratto dela casa lascia al monasterio de jesu Maria de Cotrone per thomasio grisofo fatto in anno 1541 nella città di Cotrone per m(an)u de not(a)io gregorio melle et decreto fatto per la r(eg)ia aud(ienti)a sopra di quella.

Contratto de car.ni trenta de anno quolibet ha da pagare guerra caracosa et sui heredi al monasterio de jesu maria de Cotrone per dote de sua cappella con decreto dela corte de cotrone per sui heredi con responda in … per ditto lassito.

Instrum(en)to per il monasterio de jesu maria contra oliverio de oliverio de anno censu de d.ti quindici sopra la gabella de esso oliverio detta de guerra fatto per m(an)u de not(a)io marco ant(on)io patifario in anno 1576.

Testam(en)to de batt.a pullea moglie de thomasio grisafo nel quale post mortem vi si lascia heredi il monasterio de jesu m(ari)a fatto per not(a)io gregorio melle in anno 1537 et dec(re)to per la r(eg)ia aud(ienti)a.

Bulla de indulgentie concesse alla religione de san franc(esc)o de paula.

Instrumento de una clausura de vignie comperata per il monasterio de jesu m(ari)a de Cotrone da valerio de sanda nel terr(itor)io de Cotrone loco dicto lo palazo per docati cento fatto in anno 1542 per m(an)u del q.m not(a)io gio. peri de marsica.

Instrum(en)to de la compera de la casa de ant(on)io de altomonte dal qm ant(on)io lucifero vescovo olim de Cotrone fatto per mano de not(a)io gio. cola deli chiavi.

Instrum(en)to de accordio tra don ger.mo pigniero et il monasterio de jesu m.a per d.ti vinti setti lo anno per le terre delo chiano de la carrara fatto per m(an)u de not(a)io ber.no de nola.

Permutazione de una pezza de vignie fatta tra m.o anrico de restagno et giac.o de angiullo nel terr(itor)io de Cotrone loco ditto lo palazzo fatto per mano de not(a)io ramundo de orlando quale al pre(sen)te si possede per il monasterio de jesu maria.

Instrum(en)to de censo de d.ti dieci anno quolibet per nicolao et scipione prato per la cappella tenino in detto monasterio de jesu m(ari)a loco ditto la sacrestia.

Transunto de instrum(en)to de concessione de censo fatta per il qm Mo(n)S.r And(re)a de valle de urbe vesc(ov)o de Cotrone de una casa del vescovato ad paula de corso et per essa stip.te d. rugerio pontio.

Transunto delo breve et concessione delo vicario generale.

Breve dela forma dela tonsura et corona dela religione de s.to franc(esc)o de paula.

Procura a recuperare un testam(en)to dove fo lasciato herede il monastero de jesu m(ari)a per roderico chiave in p.na de ferrante devia de saragusa in anno 1507.

Copia di uno testamento della S.ra Isabella simorra quale lascio allo monasterio de jesu maria per una missa la septimana sopra le sue beni ni percepisce quolibet anno carlini vinti D. 2.”

Crotone, i resti della chiesa del convento dei minimi di S. Francesco di Paola.

“Albarano tra il mastro stocchiatore Giacinto Caldieri e il P.re Collega fra Michele Suriano (1748)

Col p.nte Albarano valituro, come publico, e solenne istromento d’ogni solennità vallato e roborato di pena, renuncia e giuramento, Noi qui sottoscritto Giacinto Caldieri M.ro stocchiatore Napolitano, casato nella Città di Catanzaro al p.nte in questa Città di Cotrone, e P.re Michele Suriano dell’Ordine di Santo Francesco di Paola, al p.nte collega, e correttore di d.o Venerabile Convento siamo venuti all’infra.tta convenz.ne et accordio, cioè che Io sud.o Giacinto prometto, e m’obligo stucchiare a la chiesa di Santo Fran.co di Paola, cominciando della lamia sino li piedistalli, e di farci tutti li cornici, e midaglioni, ò altre fatiche che vi cominano, come ancora d’alzare l’ordine bastardo e di stucchiare la lamia di sotto il coro per fine m’obligo fare tutte quelle fatiche , che cominano in d.a chiesa principiando d.a fabrica, e fatiche nel mese di Gennaro venturo anno seguente mille settecento quaranta nove, e così seguire sino la perfett.ne di d.a opera, E questo per l’accordato estaglio di docati cento ottanta; Quali docati cento ottanta esso Padre Michele Suriano promette, e s’obliga esbursarli di contanti docati diece in luogo di caparra, et il di più soccorerlo nelle fatiche et infine dell’opera darci la totale sodisfatione del complimento. E di vantaggio esso Padre Michele s’obliga darci tutto il materiale dentro la chiesa sud.a discepolo quando fatica darci aggiuto per commodare l’andito della lamia che l’altri poi deve farli esso M.ro Giacinto; come pure esso Padre Collega deve darli Camera, Letto, Lume e Servito di Cucina per il tempo, che d.o Giacinto farà d.a fatica; E similmente esso M.ro Giacinto deve fare li sei Cappelle laterali, e l’Altare Maggiore à disegno di quello del Vescovato, e volendosi fare qualche devoto una, ò più cappelle à propria spesa sia tenuto esso M.ro Giacinto sternare del prezzo delli d.i d.i cento ottanta, tanto q.nto vi potrebbe andare di fatica, però il rustico dell’Altare Maggiore, e Cappella deve farlo fare esso Padre Michele à Sue spese; E essendoci danno a d.o stocco per colpa di d.o M.ro Giacinto da oggi, ò pure, per quanto principierà la fatica per il corso di anni tre sia tenuto esso M.ro Giacinto rifarlo, con condizione, e patto, che essendo chiamato esso Giacinto a Santa Severina per qualche affare possa andarci che così de patto; E mancandono tanto esso M.ro Giacinto di fare l’espressate fatiche, quanto esso Padre Collega del pagamento come sopra, e di tutto che sta espressato, volsero da Invicem che il presente Albarano si possa ad Invicem incusar./real.r, et perc./ cum pot./ E tenuta la parte inosservante à tutti danni/ obligandono respetivamente loro stessi ad Invicem heredi di M.ro Giacinto, e successori Corrattori di d.o Padre Michele, etiam cum Cor.o Precario; Et affinche del p.nte Albarano l’uno, o l’altra parte se ne possa avvalere nelli bisogni l’anno consegnato à m,e Notaro per conservarla tra l’altri mie scritture e darne copia à chi lo vorrà:

Io Giacinto Caldieri mi obligo come sopra. / Fra Michele Suriano Corrottore de minimi m’obligo come sopra. / Girolamo del Castillo son testimonio. E conosco l’obligati. / Romualdi Russo è testimonio e conosco l’obligati. / Io Antonio Tesoriero sono testimonio, e conosce l’obligati.

Ita est et ad fidem signavi Ego Not.s Pelius Tirioli Crotonen.”

Note

[i] ASCZ, Cassa Sacra, Atti Vari, Busta 383/16.

[ii] Il 16 febbraio 1531 il papa Clemente VII “Pro Correctore et Fratibus domus Iesu et Mariae Cotronen., Ord. Minim. S. Franc. De Paula, confirmatio erectionis unius cappellae in eorum ecclesia, per Petrum Pignerium constructae et testamento suo ultimo dotatae, cum onere trium missarum, singulis hebdomadis.” Russo F., Regesto, III, 16951.

[iii] Platea orig.le delle entrate del convento fatta dal q.m not. Gio. Antonio Potentino sotto il di tre maggio 1645.


Creato il 11 Marzo 2015. Ultima modifica: 2 Novembre 2022.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*