L’arte della lavorazione dell’oro e di altri metalli preziosi a Crotone dal Cinquecento al Settecento
“Dell’Oro, e dell’Argento sono in più parti; ma non si lavorano; perche la spesa vantaggia l’utile. Una certa importanza ebbe nel Medioevo la miniera d’argento di Longobucco. Tanto che lo stesso Abate Gioacchino si fece confezionare un calice d’argento.”[i]
Oggetti e gioielli in oro e argento sono presenti nelle doti e negli inventari compilati dai notai crotonesi del Cinquecento e Seicento. Mancano tuttavia riferimenti a botteghe di orafi presenti nella città. Quasi sempre questi oggetti provengono dall’area napoletana. Tuttavia l’onomastica e alcuni atti notarili ci fanno intravvedere l’esistenza di orafi e argentieri a Crotone anche in tali secoli.
La famiglia Orefice
Nella seconda metà del Cinquecento visse a Crotone Gio. Antonio lo Aurefice; egli possedeva delle terre e delle vigne.[ii] Da un atto del notaio di Cirò Cesare Cadea risulta che nel 1566 Hieronimo Aurefice ed il Nob. Cola Florentino furono incaricati di apprezzare i beni lasciati agli eredi di Antonello Quinderi.[iii] Alla fine del Cinquecento visse Iacono Orefice proprietario di vigne e giardino, che furono ereditati dalla figlia Isabella che si unì con Horatio Vitale.[iv] Della loro importanza sociale rimaneva ancora alla fine del Seicento lo iuspatronato di Santa Maria dela Mortilla dentro la cattedrale di Crotone.[v]
Tentativi di frode
L’alto valore dell’oro e dell’argento era l’occasione per i mastri orefici di frodare soprattutto quando si richiedeva la loro fusione per confezionare altri oggetti.
Santa Severina 5 gennaio 1571. Su richiesta fatta dal m.co Manilio Viza, procuratore del Rev. Antonino Liveri della città di Crotone, il notaio Marcello Santoro si reca dal mastro Draghi Oliveri della stessa città per avere notizie su una certa croce di argento che gli era stata consegnata per essere rifatta. Il Draghi così dice “che questi giorni passati essendo andato esso dep.te nella Città di Cotrone llà trovò lo p.to donno Ant.no Liveri dicto lo giovene et li donò esso donno Ant.no una croce di argento bascio che rifenasse dicto argento et ne facesse unaltra essendo esso dep.te aurefice dove havendo pisato dicto argento lo trovò onze dece secte, et havendolo de poi refinato lo tornò a pisare et lo trovò onze cinque et meza perche si desfecit al foco per essere stato argento bascio et tristo le quali onze cinque et meza de argento ut s.a refinato lo tene esso deposante per farne unaltra Croce cosi come li ordino dicto don Ant.no mandandoli però lo complimento delo argento che vi bisogna et questo et quello che passa de dicto argento per la verita affirmando con iur.to” [vi]
Un episodio simile è ricordato tra i miracoli della Madonna di Capo delle Colonne: “Avendosi da soddisfare alcuni debiti presi per abbellire detta Sagritissima Immagine, fatti d’elemosine certi pezzi di argento, quelli pesati, si ritrovarono assai manco, però il dì seguente ripisatisi, si ritrovarono non solo giusto, ma con molto avanzo”.[vii] Nel Cinquecento l’ingente mole di denaro richiesto per procedere alla nuova fortificazione della città aveva generato occasione di ricchezza e sviluppo, ma con la cessazione dei lavori e l’avanzare della crisi seicentesca l’economia della città decadde. Solo con la rinascita settecentesca si aprirà nuovamente uno spazio per lo sviluppo dell’arte orafa. Protagonisti saranno soprattutto i Puglise.
I Puglise
I Puglisi sono ben presenti a Crotone già all’inizio del Cinquecento. Troviamo i loro nomi nei “Manuali” al tempo della costruzione delle fortificazioni di Crotone, durante il Viceregno di Don Pedro de Toledo. Tra essi primeggia il mastro Puglisi Luciano (“mastro fabricatore”); sono anche ricordati: Puglisi Carlo (“Allo caricar et cuochire de la calcara dela observantia”), Jacopo (porta frasca, “minator de calce”), Angelo (“correri”, “devastatore”, “manipolo”), Bernardino (vende calce), Simone (porta frasca), Minico, Luca e Jo.e Francesco (“quatraro”).[viii]
Dopo la metà di quel secolo, l’ascesa sociale dei Puglise è evidenziata dalle cariche religiose e sociali che ricoprono importanti; il sacerdote “Donno” Vincentio Puglisi, abita in parrocchia di Sant’Angelo,[ix] e Gio. Andrea Puglise è procuratore ed amministratore dell’aristocratico crotonese Lelio Lucifero.[x]
Come per altre casate crotonesi l’epidemia che colpì la città tra la fine del Cinquecento ed i primi anni del Seicento, determinò una forte mortalità. Allora i Puglise erano divisi almeno in tre famiglie, ognuna delle quali aveva un luogo di sepoltura diverso: nella chiesa dei domenicani di Santa Maria delle Grazie, nella chiesa della Pietà e nella cattedrale.[xi]
Con la distruzione e l’abbandono del convento dei Domenicani i Puglisi seppellirono in cattedrale e nelle chiese della Pietà e nell’Annunziata, entrambe situate fuori città.[xii] Nella seconda metà del Seicento troviamo il pubblico misuratore e “paliatore” di grani Vittorio,[xiii] Gio. Tomaso Puglise[xiv] e Muzio.[xv] Sempre in questi anni i Puglise si imparentarono tra gli altri, con i Ragna, i Simina e i Rizzuto.[xvi] L’ascesa alle cariche ecclesiastiche sarà una costante nel tempo, soprattutto per i componenti della famiglia abitante in parrocchia del SS.mo Salvatore.
Gio. Pietro Puglise
Abitava in parrocchia del SS.mo Salvatore. Il 13 marzo 1637 permutava la sua casa palaziata con quella confinante e più spaziosa e più comoda appartenente a Hieronima Aprigliano, vedova di Vito Facellaro. La Casa della Facellaro confinava con la casa di Jo.e Hier.mo Renze Lagorica mentre quella abitata da Pietro Puglise confinava con la casa di Francesco Miscianza e la casa di Lucrezia Manfreda. Oltre a permutarsi le case il Pugliese dà alla Facellaro una somma di denaro.[xvii] Sposato con Berardina de Ricca e proprietario di due pezze di vigne in località “gramati seu la marina” e di un terreno vacuo, ebbe i figli Carolo e Gio. Tommaso. Quest’ultimo nel febbraio del 1648 decise di ascendere agli ordini sacri.[xviii]
La casa palaziata dei Puglise in parrocchia del SS.mo Salvatore
Muzio Puglise abitò in parrocchia del SS.mo Salvatore. Tra i figli è ricordato Domenico, il quale ascese agli ordini sacri,[xix] ed il mastro Gregorio.[xx] Tra i figli di Gregorio è ricordato Antonio, il quale pure ascese agli ordini sacri e divenne arciprete. Abitò in parrocchia del SS.mo Salvatore e la sua casa confinava con il palazzo dei Presterà.[xxi]
La casa palaziata, la vigna ed i suoi beni passarono con i censi agli eredi.[xxii] Da atti successivi risulta che le proprietà con i censi che erano state di Gregorio furono divise in tre parti uguali tra i figli. Alla metà del Settecento, come risulta dal Catasto Onciario, in parrocchia del SS.mo Salvatore continuò ad abitare D. Gregorio Puglise, cittadino sacerdote d’ anni 32. Egli risulta avere una casa propria, assieme al fratello Felice.
Tra i beni posseduti in comune con il fratello vi era la terza parte della vigna detta di Puglise in località Lampuso. Sulla vigna egli doveva pagare un annuo censo di ducati 7:46, “terza porzione dell’annuo cenzo di ducati 22: 40 sopra detta vigna infisse à favore del Beneficio sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, e per altri annui ducati 1:80 terza porzione d’annui ducati 5:40 sopra detta vigna, infissi à favore di questo Reverendo Capitolo”.[xxiii]
Un’altra parte andò a Muzio ed alla sua morte al figlio Antonio, che è descritto come “cittadino fatigatore di campagna d’anni 18”. Egli abita in casa propria dotale in parrocchia dei SS. Pietro e Paolo[xxiv] assieme ai fratelli Domenico (fatigatore di campagna di anni 16) e Onofrio di anni 5, alle sorelle Teodora, Catarina e Dianora e alla madre vedova Maria Sacco d’anni 36. Antonio possedeva la terza parte della vigna detta di Puglise, che spettava al qm Muzio padre, luogo detto Lampusa e doveva pagare la terza parte dell’annui duc. 22: 40 d’annuo censo situato in tutto detto comprensorio di vigne dovuto al beneficio sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie fam. Guerra annui duc. 7:46 2/3 e “l’altra terza parte dell’annuo censo su tutte dette vigne infisso d’annui ducati 5:40 a beneficio del Rev. Capitolo annui carlini diceotto”.[xxv] La terza parte spettò a Francesco e fu poi in parte portata in dote dalla figlia Lucrezia, che si unì con Leonardo Falbo,[xxvi] parte andò a Vittoria Puglise, che sposò il “vaticale” Bruno Prestinice.[xxvii]
Congiunti e parenti
Gio. Pietro Puglise si unì con Laurella La Nocita.[xxviii] Alla fine del Seicento egli abitava in parrocchia di Santa Margarita “innanzi il parlatorio del monastero di Santa Chiara”. Le case erano appartenute a Diego Morea e successivamente furono portate in dote al Puglise. Nei primi anni del Settecento morto Gio. Pietro le case passarono agli eredi.[xxix] Giuseppe Puglise cittadino fatigatore di campagna d’anni 35, abita con la sorella Teresa di anni 20, in casa locanda di D. Dionisio Lucifero in parrocchia di S. Pietro e Paolo e non possiede cosa alcuna.[xxx] Nicodemo Puglise cittadino “mastro fa legname” di anni 45 con la moglie Margarita Macrì ed i figli Gregorio (assente applicato alla scuola), Giuseppe, Nicola, Fedele, Antonio e Anna Rosa, abita in casa propria in parrocchia di S. Pietro e Paolo e possiede un centimolo con sua mula e due bovi aratorii.[xxxi]
Orafi e argentieri
La rinascita economica del Settecento con l’aumento delle esportazioni del grano e del formaggio e dalla seconda metà del secolo con i grandi lavori della costruzione del porto facilitarono l’attività di orafi, argentieri, pittori, ecc. alcuni provenienti anche da fuori città.
È il caso dei lavori e delle spese di abbellimento della chiesa della Congregazione laicale dell’Immacolata Concezione eseguiti nel 1739, dove compaiono i nomi del mastro Dionisio Sacco e dell’orefice Nicolò D’Orio.[xxxii] Il catasto onciario del 1743 censisce il primo ed unico orefice cittadino di Crotone. Si tratta di Natale Puglise di anni 40. Egli è sposato con Giuseppa Caserta di anni 40. Abita in casa propria assieme al cugino Giuseppe Profeta (“aggiutante di mercante”) in Parrocchia di S. Margarita gravata d’annui ducati 6 per capitale di ducati 100 alla Congregazione dell’Immacolata Concezione di questa Città, come altresì da altri ducati 2:25 per capitale di ducati 42, dovuto alla Cappella del SS.mo Sacramento della medesima, che non si deducono perché infissi sopra la casa di propria abitazione. Affitta due bassi di detta sua casa per annui ducati 6, tiene applicati in negozio d’argento ducati 100, stimati d’annua rendita ducati 6 e possiede una somara per uso proprio.[xxxiii]
Sempre nel catasto vi è l’argentiere Antonino Todaro, “fuoco acquisito” di anni 58. Egli con la moglie Isabella Cirasello, sorella del massaro Giuseppe, ed i figli Giuseppe, Maria, Teresa e Beatrice abita in casa dotale in parrocchia di Santa Veneranda.[xxxiv] In questi anni si consolidano i legami economici e parentali tra i Sacco, i Puglise, i Todaro, i Micilotto e i Suppa.
Dionisio Sacco, cittadino e mastro falegname, sposò Caterina Puglise. Sono ricordati i figli Tomaso, Domenico, Michele, Teresa, Dianora, Lucrezia e Teodora. Egli abitò in parrocchia del SS.mo Salvatore in località il Fosso vicino alla casa dei Puglise assieme alla suocera Aloisia Lipari ed alla figlia di questa Anna Puglise, che era maritata, ma non conviveva, con il “nobile vivente cittadino” Onofrio Suppa, il quale agni anno versava ducati 18 “di vitalizio ed alimento ad Anna Puglise sua moglie per non convivere unitamente”.[xxxv]
Onofrio Suppa nobile vivente cittadino d’anni 30 vive assieme al fratello Gregorio di mala salute e alla madre vedova Anna Maria Rodrigues: Abita in casa propria in parrocchia di Santa Veneranda nel quarto superiore, mentre nel basso abita il fratello Domenico con la sua famiglia. Impiega ducati 600 nel commercio del grano.[xxxvi] In seguito da Crotone il Suppa si spostò a Napoli dove esercitò la professione di orafo e argentiere.[xxxvii] Lucrezia Puglise, figlia di Rosa Sculco, sposò Antonio Micilotto, ebbe i figli Gregorio, Giuseppe, Pietro, Gaetano e Michele.[xxxviii]
L’arte orafa a Crotone
Nella seconda metà del Settecento le frodi ed il prolungamento dei lavori di costruzione e di manutenzione del porto crearono occasione di guadagno e di ricchezza per le famiglie dominanti.[xxxix] Nel catasto del 1793 vi sono numerosi orafi. Isidoro Puglise orefice di anni 74, possiede una bottega sotto la sua casa di abitazione e loca una bottega, appoggiata alle regie mura, che era stata di Gregorio Alfì e degl’Eredi di Gio. Antonio Simoneti.[xl] Rafaele Puglise lavorante orefice di anni 43 cieco,[xli] Vincenzo Puglise, figlio del mastro Giuseppe, orefice di anni 45, vive con il fratello Luigi e possiede un mulino.[xlii]
A questi si aggiungono Gerolimo Asturi orefice e nobile vivente di anni 26, che vive con il sacerdote Giuseppe Antonio Asturi di anni 27.[xliii] D. Gregorio Alfì orefice nobile vivente, vive con i figli Gaetano di anni 36 orefice, Vitaliano speziale manuale e Antonio merciere. Abita in casa propria comprata da Isidoro Puglise e nella sua attività Impiega due capitali di ducati 100. Possiede un mulino,[xliv] Francesco Galdi ha in affitto una bottega in piazza sotto il palazzo vescovile.[xlv] A Crotone all’inizio dell’Ottocento operò anche l’orafo Pietro di Bernardo.[xlvi]
Note
[i] Fiore G., Della Calabria Illustrata I, p. 283. “Appresso viene un Castello detto la Sellia … posto in luoco sublime, dove vi sono pietre di oro, e d’argento ammassate con terra, di maniera che nel tempo di Filippo II. furono mandate persone prattiche per ridurre quelle pietre in oro puro, et in puro argento; ma per essere li boschi lontani, era tanta la spesa, per condurre la legna, che non trovandoci utile, lasciarono l’impresa”. Nola Molise G.B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, 1649, pp. 83-84. “… occorre un castello chiamato Verzine … quivi si ritrovano le miniere dell’argento, et alcune pietre bianche delle quali gli Cittadini fabricano le case, nondimeno quando sono poste al fuoco … si fondono in argento perfettissimo, ma perché ‘l guadagno è puoco, non curano i Signori fare alle pietre tal cottura …”. Marafioti G., Croniche p. 203v. Brasacchio G., L’argentera di Longobucco, l’abbazia di Sant’Angelo de Frigillo e il porticciolo di Castella in un manoscritto del Cinquecento, Pellegrini Ed. 1972. Rende G., Risorse minerarie ed attività estrattiva in alcune aree del Crotonese e della Sila in età antica, www.archiviostoricocrotone.it
[ii] “Adi 9 septebry (1571) la figla de jo antoni lo aurefice 0 – 0 – 10. La mensa Vescovile esige due censi uno sopra un pezo di terre ed un altro sopra le vigne di Jac.o orifice.” ASN. Dip. Som. 315/9, Conto del m.co Giulio Cesare de Leone deputato sopre l’intrate del vescovato de cutrone 1570 et 1571, 1572 – 1573, ff. 8, 65 sgg.
[iii] ASCz, Not. Cesare Cadea (1565 – 1567), Busta 6, f. 275.
[iv] Il 23 novembre 1598 Geronima Labruti alienò una sua clausura di vigne conf. le vigne e giardino dell’heredi del qm Iacono Orefice, Nicolo Prato in località la Cotuna (ASCZ, Carte Antiche S. Chiara). Isabella Orefice figlia ed erede di Iacono Orefice. Sposò Horatio Vitale (11 aprile 1618).
[v] “Juspatronato del q.m Jacono Aurefice sotto il titolo di Santa Maria della Mortilla dentro la cattedrale. ASCz, Not. Giuseppe Lauretta, Busta 311, 1664, f. 41v.
[vi] AASS, Not. Santoro Marcello, II, ff. 38v-39r.
[vii] Sculco G. M., Libro de’ miracoli operati da Maria Santissima, Napoli 1824, pp. 72 – 73.
[viii] ASN, Dip. Som. 196/4.
[ix] La mensa vescovile nel 1570 /1571 e nel 1572 esige un censo di 1 – 4 – 10 sopra la casa di donno vic.o puglisi in par. s. angelo. Paga per mano di lucant. Misciascio (f. 13). Nel 1585/1586 sopra la casa di vinc.a puglisa 1 – 4 – 10 (f. 5). Adi 22 de Novembro 1569 La mogli de Jo m.a Puglisi 0 – 2 – 0, Adi 4 februarii (1570) m.o jo. m.a puglisi 0 – 1 – 0, Adi p.o mayi (1571) luca puglisi 1 – 0 – 0, Adi 29 iunii (1571) lo figlo de apollonia puglisi 0 – 0 – 10. ASN. Dip. Som. 315/9 Conto del m.co Giulio Cesare de Leone deputato sopre l’intrate del vescovato de cutrone 1570 et 1571, ff. 65 sgg.
[x] ASCz, Not. Dionisio Speziale Busta 108, f.lo 1614, ff. 193 -211.
[xi] Adi 22 ap.lis 1601 morse la mogle di oratio puglisio et si sepelio a Santa Maria della gra. Per il comune et il presbiter della giornata carlini cinque. Adi 25 Aug.to 1602 morse la figlia di paulo greco alias lo puglisi et si sepellio allo viscovato gratis. Adi 7 di 8bro 1602 morse lo figlo di stefano puglise si sepeli à s.ta m.a dela gra. Nihil pipina. Adi 6 Ap.le 1603 morse marco puglisio alias diperri et si seppelio alla pietà gratis. Adi 13 9bro 1603 morse la figlia di stefano puglisio et si sepellio alla pietà et pagò. Adi 4 del mese di giugno 1604 morsi stefano puglisio alias casciotto et si sepelli alla pietà et pagò. Adi 8 del mese di Xbro 1604 morsi mar(co) puglisio et si sepellio alla pietà gratis. Adi 23 di Augusto 1605 morsi D. Camillo puglisio et si sepellio all’ vescovato gratis. Adi 4 di maggio 1607 morsi la figlia di Gio. Gregorio puglisio nomine. Adi 9 di giugno 1607 morsi la moglie di gio. gregorio puglisio et si sepellìo all’ vescovato et pago. Die 21 julii 1607 mortua fuit filia jo. Petri puglisii sepultaq. Fuit intus cathedralem gratis. Adi 9 di gennaro 1609 morse gio gregorio puglisio et si sepellio all’vescovato gratis. Adi 7 di luglio 1610 morse gio. fran.co figlio di gio. pietro puglisio et si sepellio in s.to fran.co di assisi gratis. Adi 12 di luglio 1610 morsi la moglie di gio. pietro puglisio nomine angila la citanara et si sepellio in s.to fran.co di assisi gratis. Adi 13 d’9bro 1611 morse lo R.do Sig. D. Gio. And.a puglisio et si sepellio all’ vescovato.
[xii] Adi 15 Augusto 1653 morse Diego Puglise et si sepellì alla Pietà gratis. Adi 7 di Giugno 1658 morse Berardina Puglise e si sepellì nell Nuntiata gratis. Adi 14 maggio 1659 morse lo figlo minore di Francesco Puglise et si sepelli alla Nuntiata et pagò. A 31 marzo 1692 Vitt.o Puglise gratis, (f. 13v). A 19 Aprile 1692 Franc.o Puglise p. carlini cinq.. AVC. Platea Capitolo 1692/1693, ff. 13v, 14v.
[xiii] Crotone 15 novembre 1680. Su richiesta dei mercanti Gioseppe Gerace e Tommaso Capicchiano i pubblici misuratori e paleatori di grani Francesco e Laurenza Miscianza, Vittorio Puglise e Antonino e Thomaso Varano si recano nei magazzini posti “in loco delli Capuccini”. ASCz, Not. Antonio Varano, Busta 334, f.lo 1678, f. 163.
[xiv] Crotone 29 ottobre 1651.Contratto matrimoniale tra Jo.e Thoma Puglise e Julia Raymundo. ASCz, Not. Protentino F. G., Busta 229, f.lo 1651, f. 99v-100r.
[xv] Adi 3 di Xbre 1655 morse lo figlio minore di Mutio Puglise n. Antonino et si sepellì alla Pietà gratis; Adi 29 di Giugno 1666 passò a miglior vita Mutio Puglise et si sepellio nella cattedrale gratis.
[xvi] Nel 1691 Luca Puglisi è sposato con Maria Tuvolo, nel 1692 Antonino Mario con Berardina Puglise, nel 1693 Jo. Petro Simina con Antonia Puglise, Laurentio Ragna con Antonia Puglise, Michell Rizzuto con Anna Puglisi. AVC.
[xvii] ASCz, Not. Protentino, 1637, f. 26.
[xviii] ASCz, Not. Anonimo, Crotone 5 febbraio 1648, f. 35.
[xix] Il 13 maggio 1657 Muzio Puglise dona al figlio, il chierico Domenico, la sua casa palaziata consistente in due appartamenti con un horreo sotto in parrocchia del SS.mo Salvatore confinante con la casa di Ottavio Syllano e la casa dotale di Tomaso Rocca. La dona al figlio come patrimonio sacro perché possa accedere al sacerdozio (ASCz, Not. Protentino G. F., Busta 229, f.lo 1657, f. 72). Nel 1668 Domenico risulta sacerdote (ASCz, Not. Gio. Tomaso Salviati, Busta 1449, f.lo 1668, f. 267).
[xx] Il mastro Gregorio Puglise sposò una figlia di Mutio Manfredi e di Lucretia Zurlo (ASCz, Not. Pelio Tiriolo P., Busta 253, f.lo 1673, f.1). Abitava in parrocchia del SS. Salvatore in località “il Fosso” (il Seminario esige un censo “sopra le case della q.m Lucretia Guerra loco detto il Fosso nella par. del SS.mo Salvatore hoggi degli heredi del q.m Gregorio Puglise doc. 4 e mezzo per capitale di doc. 50”, AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama 1699, f. 131). Morì nel 1691 (“A p.o 9bre 1691 morì Greg. O Puglise Padre di Sacerdote gratis”, AVC. Platea Capitolo 1691/1692, f. 13v).
[xxi] Il Capitolo possiede “un annuo censo di duc.ti cinque e tari due per loro capitale di duc.ti sessanta sopra la vigna del qm Scipione d’Orlando hoggi si pagano dal R.do D. Ant.o Puglise e pure sopra le sue case che furno delli qq Guerri come per Istr.o di N. Varano il 13 Ag. 1697 ne paga ogni anno 5 – 2. Vi è di peso una messa per il qm Giovanni Facellaro” (AVC, Platea Capitolo 1704 e 1705, f. 10v). Casa dell’arciprete Puglise confine il palazzo di Presterà (AVC, Visita del vescovo Anselmus de La Pena, 1720, f. 17). Il beneficio della famiglia Guerra fu Lucretia ora de Puglise senza altare e cappella titolo Santa Maria delle Grazie ne è rettore l’arciprete Antonio Puglise (AVC, Visita del vescovo Anselmus de La Pena, f. 86). Il beneficio di iuspatronato della famiglia Guerra fu Lucretia senza altare e cappella in cattedrale intitolato a Santa Maria delle Grazie ne è rettore il sacerdote Antonio Puglise. Onera una messa alla settimana (AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama 1699, f. 38v). L’Arciprete morì il 23 agosto 1736.
[xxii] Il seminario esige “un censo sopra le case della qm Lucretia Guerra loco detto il fosso nella parrocchia SS.mo Salvatore hoggi degli eredi del qm Gregorio Puglise doc. 4 e mezzo per capitale di doc. 50 (AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama 1699, f. 131). Il Capitolo nel 1743/1747 esige “un annuo censo dagli eredi del qm Gregorio Puglise sopra la loro vigna e case per capitale di d.ti sessanta, pagano annui cenzo d.ti cinque e grana quaranta per cadauno anno per Istr. N. Varano il di 13 agosto 1697 paga ogn’anno 5 . 40” (per mano del Sig. D. Gregorio Puglise, AVC, Platea Capitolo 1744 – 1747, ff. 9v-10r). Il Capitolo nel 1758/1759 esige “un annuo censo dagli eredi del qm Gregorio Puglise per il Capitale di Duc.ti sessanta sopra la loro vigna e casa pagavano annui d.ti cinque e grana quaranta adesso ridotto alla rag.e del 5 per cento franchi di fiscali a favore del R.mo Capitolo come per Istr.o di N. Antonio Asturi sotto il 27 7bre 1750 annui duc.ti 3” (AVC, Platea Capitolo 1758/1759).
[xxiii] ASN, Cam. Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, Vol. 6955. f. 200v.
[xxiv] Il Capitolo esige “un annuo censo da Muzio Puglise sopra la casa dotale di sua moglie per capitale di duc.ti cinquanta per Istr.o di N. Lipari a 1.a 8bre 1721 d.ti 3” (AVC, Platea Capitolo 1743 – 1747, f. 6v). “Maria Sacco moglie del qm Muzio Puglise e per essa i suoi figli sopra la loro casa dotale per il capitale di d.ti cinquanta come per Istrom.to del N. Lipari à prima 8bre 1721 pagava annui carlini trenta quali à 27 7bre 1750 per gl’atti del N. Antonio Asturi à tenore d’atto Capitolare furono ridotti à carlini venti cinque franchi di pagamenti fiscali a favore del Capitolo 2:50” (a 22 8bre 1758 Gius.e Puglise paga, AVC Platea Capitolo 1758 e 1759).
[xxv] ASN, Cam. Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, Vol. 6955.
[xxvi] Leonardo Falbo, massaro di anni 40, sposato con Lucrezia Pugliese di anni 18, possiede “il terzo della 3a parte della vigna detta di Puglise dotale di detta sua moglie sopra la porzione spettava al quondam Francesco Puglise padre della medesima”. ASN, Cam. Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, Vol. 6955. f. 144.
[xxvii] ASN, Cam. Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, Vol. 6955, f. 32.
[xxviii] 7.11.1693 E’ battezzata Francesca Vittoria figlia dei Coniugi Jo.e Petro Puglise e Laurella La Nocita.
[xxix] “Il Pio Monte degli operari pii volg. L’Anime del Purgatorio possiede una casa innanzi il parlatorio del monastero di Santa Chiara in parrocchia Santa Margarita confine le case di Gio. Pietro Puglise e di Ciccio Suriano” (AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama 1699, f. 120v). “Il Beneficio della SS. Trinità de’ Grutteria e Pirretti possiede una casa in parrocchia di Santa Margarita confine le case furno di Diego Morea hoggi dotale di Gio. Pietro Puglise” (AVC, Acta della visita del vescovo Marco Rama 1699, f. 151). “Il Beneficio della SS. Trinità de’ Grutteria nunc de Pirretta q.m Marci Antonii et de’ Protentino qm Nicolai Antonii possiede una casa in parrocchia di Santa Margarita confine le case furono di Diego Morea hoggi dell’eredi di Gio. Pietro Puglise” (AVC, visita del vescovo Anselmus de La Pena, 1720, f. 45).
[xxx] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, ff. 116, 160.
[xxxi] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, f. 126.
[xxxii] Il 16 dicembre 1739 il Cassiere Antonio Micilotto della Congregazione dell’Immacolata Concezione paga a m. Dionisio Sacco per sua maestria 17:20 e Duc. 4 all’orefice Nicolò D’orio per la sfera (AVC, 118). Precedentemente il 24 ottobre 1734, la Confraternita aveva acquistato da Nicola Jorghi, argentiero di Napoli, un secchio ed aspersorio d’argento spendendo duc. 30:58 (AVC, 118).
[xxxiii] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, f. 162.
[xxxiv] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, f. 19. Crotone 24 settembre 1780. Angela Giaquinta figlia del fu Prospero e di Anna Todaro e Michele Giaquinta fratello di Angela. Il Reverendo Sacerdote D. Giuseppe Giaquinta altro fratello di Angela. Il Canonico Gregorio Puglise. Onofrio Puglise, figlio del fu Felice. Matrimonio tra Angela Giaquinta e Onofrio Puglise. La dote portata da Angela è di ducati 350 in tanti mobili, oro, argento e rame. Il canonico Gregorio Puglise che è zio di Onofio Puglise, dona al nipote una parte di vigna. ASCz, Not. Giuseppe Smerz, 1774, ff. 52v – 54.
[xxxv] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, ff. 53, 165. 1768: “Istrumento cenzuale per N.r Vitaliano Pittò di Cotrone, con cui il Rev. Sacerdote D. Gregorio Pugliese, Lucrezia , Michele ed altri di Pugliese, della sud.a città con i patti rescissori venderono alla cappella della B. V. del Capo delle Colonne un annuo cenzo bullale di D. 4:40 per capitale di docati ottant’otto e grani sessanta sopra i primi e principali frutti di una casa palazziata sita nella parrocchia del SS.mo Salvatore nel luogo d.o il Fosso, confine quella degli eredi del fu Dionisio Sacco, ed altri.”
[xxxvi] ASN, Cam Som. Catasto Onciario Cotrone 1743, vol. 6955, f. 165.
[xxxvii] “Girolamo Cariati prima di morire mandò in Napoli un sicchio ed asperges di argento vecchi ed una piccola sfera d’argento in potere di D. Onofrio Suppa e lo incumbenzò di cambiare questi con altro sicchio, ed asperges nuovi di miglior forma e di maggior aspetto, ma ben anco lo commise la compra di una buona sfera di argento, indorata in quelle parti che conveniva.” ASCz, Not. Nicolao Partale, Busta 1345, f.lo 1782, ff. 29 – 38.
[xxxviii] ASCz, Not. Giuseppe Smerz, Busta 1774, f.lo 1785, ff. 23 sgg.
[xxxix] ”Ci si disse che in ogni anno le somme che vi si spendono sono malissimo impiegate. Il re ritrae circa 12.000 ducati annui dalle dogane di Cotrone, che si spendono nel porto”. Galanti G. M., Giornale di viaggio in Calabria, Rubbettino 1981, p. 66.
[xl] AVC, Catasto Onciario Crotone 1793, f. 97.
[xli] AVC, Catasto Onciario Crotone 1793, f. 117.
[xlii] AVC, Catasto Onciario Crotone 1793, f. 132v. Testamento del mastro Giuseppe Puglise nelle case di sua solita abitazione nel ristretto della parrocchia di Santa Veneranda e Anastasia confine con le case del Sig.r fisico D. Gregorio Morelli, D. Gennaro Torchia, e Caporal Antonio, via mediante. Istituisce eredi i suoi figli Vincenzo Puglise e il Rev.do Luigi Puglise. Sposato con Angela Manfreda le lascia il centimolo. ASCz, Not. Giuseppe Smerz, Busta 1774, f.lo 1782, f. 18 sgg.
[xliii] AVC. Catasto Onciario Crotone 1793, f. 82v.
[xliv] AVC. Catasto Onciario Crotone 1793, f. 83. “La cappella di S. Isidoro Agricola di Cotrone esige un censo bollare da Isidoro Pugliese per capitale di ducati 200 deve ogni mese di 8bre annui ducati 10. Oggi si pagano da Gaetano Alfì qual compratore del sudetto capitale (AVC, Lista di carico 1790, f. 44). Apprezzatori di oro e gioielli sono gli orafi: Il Mastro Gerardo Alfì, D. Nicola Minutoli (AVC. Platea inv. 1810).
[xlv] “Al Sig.r Fran.co Galdi per il prezzo di tanto gallone e pizzillo doro servito per l’apparato ricco di d.a congregazione, cioè cappa, tonicelle, e pianeta di drappo fiorato in oro, ed argento docati sessanta (Cotrone 24 aprile 1777, Spese della Congregazione della B.V. Immacolata, ASCz, Not. G. Smerz, Busta 1774, f.lo 1782, 32). Francesco Galdi cognato di Micilotti Giuseppe (Giuseppe Micilotto sposò Anna Milioti), “tenendo ambedue due sorelle per moglie” (ASCz. Not. Giuseppe Smerz, B. 1774, F.lo 1779, f. 74). Bottega III sotto il palazzo vescovile in piazza affittata a Francesco Galdi (AVC. Platea Mensa Vescovile 1780 e parte 1781, f. 11). 25 ottobre 1781 D.n Francesco Galdi procuratore del convento dei minori Osservanti di Crotone (ASCz, Cassa Sacra, f. 18).
[xlvi] “Argento oncie tre e mezzo per quattro chiave delli due portelline di due costodie del SS. Sepolcro, e del portellino dell’oglio Santo 03:15; Argento oncie sedici per formarsi una portellina di argento delle dette due costodie 15:60; Due zichini per indorare tre calici, tre patene e porzione di d.a portellina 06:00; Cera oncie due per dare il colore alla detta indoratura, acqua forte oncie tre e mezzo, ed argento vivo oncie tre e mezzo per la stessa operazione 01:95; Manifattura di detta portella, delle dette quattro chiave, per l’indoratura di dette calici e patene e per pulire l’incensiere navetta secchio e la sfera 15:46; 42:16. Quali ducati quaranta due e grana sedici sono state consegnate a me qui sotto scritto orefice dal sig. can.co D. Michele Caruso Procuratore del Monastero di S. Chiara di questa Città di Cotrone, e sono per la spesa ed argento, e manifattura delli sudetti pezzi di argento, che appartengono al d.o monastero. Cotrone li 17 Xbre 1823. Pietro di Bernardo orefice (AVC. Platea del monastero di S. Chiara 1823).
Creato il 4 Marzo 2021. Ultima modifica: 4 Marzo 2021.