Paesaggi crotonesi: Il torrente, gli orti e le botteghe dei Pignatari

Crotone, ponticello sul torrente Pignataro (1867).

Il torrente, la strada, il ponte

“Il valloncello Vuccerie si unisce al torrente Pignataro. Nell’epoca delle piogge torrenziali riusciva impossibile il guadarlo, e perciò in epoca remota venne costruito il ponte ancora esistente, nella strada Cappuccini tra i magazzini Cantafora, ora proprietà Albani Morelli, per la costruzione della strada che ora conduce alla stazione, venne ribassato il suolo, ed in quegli scavi vennero trovati oggetti di antichità, avanzi di fondamenta di vecchie case, molte pietre lavorate, un cono di piombo di peso straordinario, ed una grande grotta ossifera.”[i]

“Strada del Ponte. In linea retta incontriamo i magazzini Albani Morelli, ora Cantafora, Valloncello Pignataro, Orto Conventello, magazzini Barracco con casinetta, …”. “Strada Cappuccini. – Da un lato i termini dei due orti della mensa vescovile e S. Chiara, magazzini Lucifero, Morelli, Albano, Galluccio, Morelli, fino al Pignataro. Dalla parte opposta la muraglia della città e spiaggia marina, detta vicina. Oltrepassato il ponte Pignataro a sinistra i magazzini Berlingieri, Russo, Caloiro, Morrone, Lucifero e farmacista Caloiro. Di fronte, l’orto Cappuccini, …”.[ii]

Il percorso del torrente Pignataro (“Canale del Ponticello”) e in evidenza il ponticello che consentiva di attraversarlo. Particolare della carta americana 1:5000 denominata “Porto di Crotone”, realizzata dal War Office (1943) modificando una carta italiana.

Il “vallone seccagno”

Il 29 settembre 1685. Gerolimo Sillano, vedovo di Giulia Mangione, dona al figlio, il chierico Annibale, “un orto fuori la porta di questa città in loco d(ett)o Piscitello con il suo puzzo et sena, che rende docati cinque alla Relig(io)ne di malta, car(li)ni quindici per capitale di docati quindici al V(enerabi)le monasterio soppresso del Carmine et car(li)ni quattro in perpetuo al canonicato fu del q.m D. Gio Tomaso Basoino del resto franco, confine d(ett)o orto lorto delli heredi del q.m fabio pipino, vallone seccagno mediante le terre di S. fran(ces)co vecchio …”.[iii]

Crotone, ex via Pignataro (oggi via Claudio Crea).

Le botteghe dei Pignatari

In un atto di procura, datato Crotone 25 settembre 1610, Livia Lucifero della città di Crotone, moglie di Ottavio Piterà, asserisce che a causa della morte di Gio. Petro Lucifero, suo nipote dalla parte del fratello Johannes, poiché costui non aveva moglie e figli, rimase erede oltre che delle terre di Ficazzani e della Garrubba, anche di alcuni “horrea posita extra muros dictae Civitatis loco dicto li pignatari” e delle case situate in parrocchia di San Pietro.[iv]

La presenza di magazzini è indicata anche da una ricognizione, effettuata da alcuni esperti “negozianti”, su richiesta del luogotenente del regio secreto e mastro portolano di Crotone alla metà di marzo 1630. L’indagine doveva valutare i danni causati dal caldo e dai parassiti al grano appartenente alla regia corte, che era in deposito a Crotone. Parte del grano era conservato nei magazzini fuori le mura della città appartenenti a Gio. Domenico Pantisano ed ai Mangione nel luogo detto “Li Pignatari”.[v]

Crotone, ex via Pignataro (oggi via Claudio Crea).

I Pipino

I magazzini utilizzati dai “Pignatari” appartenevano a Fabio Pipino, figlio ed erede di Pelio. Alla morte di Fabio Pipino avvenuta alla fine del Seicento, essi passarono al figlio ed erede Gio. Francesco Pipino. “Sopra le botteghe de pignatari fuori le porte della Città furono del q.m Fabio Pipino” gravava un censo di annui ducati otto dovuti al seminario di Crotone.[vi]

Il 9 gennaio 1702 presso il notaio Annibale Varano di Crotone Gio. Bartolo Galasso, messo ed internunzio del nobile crotonese Gio. Francesco Pipino, residente in Napoli, dichiarava che il Pipino possedeva due magazzini contigui per uso di mastri pignatari. Uno di questi, detto “Il Pignataro”, era situato fuori la Porta Maggiore della città ed era attaccato all’altro magazzino, che apparteneva sempre allo stesso Pipino e confinava con “Il Vallone delli Mattoni”.

Il Pipino aveva dato incarico al Galasso di cederlo perché il magazzino “non li rende utile per essere esente di questa città, et conosce che più presto quello si potesse dimminuire, che avanzare”. L’acquirente, il mastro pignataro di Crotone Addiego Lucifero, s’obbligò a tenerlo “sua vita durante tantum, et facendo figli ò lasciasse erede che seguisse l’arte di Pignataro, pure debbano seguire alla compra sotto obligatione di tutti beni d’esso Lucifero mobili et stabili”.

Il magazzino che è dalla “parte mare” è ceduto al Lucifero per il prezzo di ducati 12 annui da versarsi vita durante, obbligando “i primi frutti et entrade, che ogni anno perveneranno, tanto di detto magazzeno venduto quanto su tutti i beni del Lucifero et in specie la porzione che a lui spetta delle case palatiate che possede comune ed indiviso con Gabriele Lucifero suo fratello, et loro comune sorella”. “Con patto espresso ch’esso Addiego (Lucifero) debbia fare ogni spesa in detto magazzeno che forse bisognasse sua vita durante, et di qualche suo figlio, ò erede nell’arte sudetta; etiam si lasciasse il magazzino preditto, medesimamente sia astretto alla rifazzione esso di Lucifero essendosi così i patti, et obliga(tio)ne, et quello non lo possa deteriorare ma avanzare”.

Il pagamento della rata annuale di ducati 12 è fissata all’otto giugno a partire dal 1703, continuando così ogni anno. Seguiva nello stesso giorno la cessione del secondo e attaccato magazzino, o Pignataro, che confinava da una parte, con “Il Biviero” e dall’altra, con “Il vallone delli Mattoni”. La vendita con gli stessi patti, condizioni ed obblighi è fatta in favore dei mastri pignatari crotonesi Natale Siciliani ed il figlio Domenico, i quali tra l’altro, obbligarono “D(ocati) due cento che tieneno sopra la casa palatiata che possedono entro questa città nella parocchia di S.ta Veneranda”.[vii]

Crotone, ex via Pignataro (oggi via Claudio Crea).

Dai Pipino ai Barricellis

Alla morte di Gio. Francesco Pipino le due botteghe passarono in eredità alla sorella Sigismonda Pipino, moglie di Mirtillo Barricellis. Nel 1732 Sigismonda Pipino ne concede uno ai due soci crotonesi Gio. Vincenzo de Angelis e Domenico Bertuccia, sempre per annui ducati 12 e sempre con gli stessi patti e condizioni, cioè “coll’ipoteca tanto di detto Pignataro quanto della casa di Domenico Bertuccia sita et posta in par(rocchia) di S. Margarita”. Il “pignataro, seu magazeno” è situato fuori le mura della città, attaccato all’altro “pignataro” della stessa Pipino, ed ad un magazzino appartenente al marito e “vicino al Vallone delli Mattoni”.[viii]

In questi anni, poco prima della metà del Settecento, la località muta aspetto. Numerosi vignali ed orti scompaiono per far posto ai numerosi magazzini per la conserva del grano, che sono edificati per conto dei mercanti lungo la via pubblica detta “li Pignatari”.

È il caso di un vignale di circa una tomolata appartenente al beneficio semplice dell’Immacolata Concezione della famiglia Vezza. Il pezzo di terra, situato nel luogo detto “li Furchi”, confinato dalla parte della marina, dalle terre comuni e dall’altra parte, dalla via pubblica detta li Pignatari, è ceduto nel maggio 1741 ai possidenti Francesco Gallucci, Pietro Asturelli e Domenico Aniello Farina, i quali hanno intenzione di costruirvi dodici magazzini. L’operazione è condotta in porto per merito del chierico beneficiato Nicola Gallucci, figlio di uno dei costruttori. Egli fa leva che con tale alienazione, invece degli usuali cinque ducati annui di rendita, che dava il vignale quando era affittato a semina, il beneficio ora ne incamererà il doppio, proveniente ogni agosto dai tre enfiteuti. Ma in breve il beneficio oltre a perdere per sempre una sua proprietà, sarà in difficoltà anche a racimolare la rendita. Domenico Aniello Farina aveva intenzione di costruire quattro magazzini, Francesco Gallucci cinque e Pietro Asturelli tre. Per il suolo di ogni magazzino dovranno essere versati 83 grana e 4 cavalli, per un totale di dieci ducati, da pagarsi ogni mese di agosto al beneficio.[ix] La stessa sorte spetta alle “terre ortalizie, seu orto, vicino il pozzo detto dello Biviere”, appartenente alla mensa vescovile, dove sono costruiti numerosi magazzini.[x]

Crotone, ex via Pignataro (oggi via Claudio Crea).

Il catasto del 1743

Dal catasto onciario di Crotone del 1743 ricaviamo che il nobile Mirtillo Barricellis di anni 64, come marito ed amministratore di Sigismonda Pipino di anni 68, possedeva “un giardino, con torre, magazzini, terre ortalizie e vitate. Magazzini in detto luogo per uso di conserva di grani n. 5 ed un altro luogo detto Li Pignatari … altri due magazzini ossia botteghe per uso di mastri pignatari, fuori le porte di questa città che loca per annui duc. 25”.[xi]

I due magazzini, o botteghe, erano stati concessi a Scipione Pantisano, mastro pignataro di anni 55, coniugato con Ippolita Monteleone di anni 42, e abitante con i figli Diego di anni 5 e Francesco di anni 4, in una casa locanda in parrocchia di S. Veneranda,[xii] a Giulio Letterio, mastro pignataro di anni 40, abitante in casa propria in parrocchia di S. Veneranda, che dichiara di tenere in affitto una bottega per uso del suo mestiere fuori le porte della città appartenente a Mirtillo Barricellis,[xiii] a Giuseppe Barra, mastro pignataro di anni 28, sposato con Isabella di anni 28, e abitante con il figlio Giacomo di anni 3, in una casa locanda in parrocchia di S. Maria Prothospatariis,[xiv] a Bruno Calabretta, pignataro di anni 24, sposato con Catarina Manco di anni 21, e abitante nella casa dotale situata in parrocchia S. Maria Prothospatariis,[xv] ed a Leonardo Calabretta discepolo di pignataro di anni 20, figlio del lavorante sartore Pietro, e abitante in una casa locanda appartenente al canonico Giuseppe Rizzuto.[xvi]

Crotone, foce del torrente Pignataro.

Dai Barricellis ai Grimaldi

Francesca Barricellis, figlia di Mirtillo e di Sigismonda Pipino, sposò Valerio Grimaldi, che divenne proprietario anche delle botteghe dei pignatari con i censi che le gravavano. Infatti, tra i beni e rendite, che appartenevano al Monte dei Morti del Purgatorio, che dal vescovo Bartolomeo Amoroso furono assegnate nel 1769 al capitolo della cattedrale di Crotone, troviamo: “Annui D(ocati) dieci col di loro cap(ita)le di D(ocati) 200 al 5 per cento pagabili dal sig. D. Valerio Grimaldi sopra li di lui beni, cioè li Pignatari e Giardino detto Gesù e Maria come per Istr(oment)o del primo marzo 1763 stip(ola)to dal qm N(ota)r Gio Tiriolo”.[xvii]

In seguito, ereditò Diego Grimaldi, figlio di Valerio e di Francesca Barricellis, nobile di 44 anni, il quale nel 1793 possedeva qual figlio ed erede della madre “Un magazzino luogo detto li Pignatari … Due botteghe nello stesso luogo”.[xviii] Sempre nel Catasto di quell’anno troviamo i nomi di due pignatari crotonesi: Diego Pantisano di anni 60 e Gregorio Fragola di anni 37.[xix]

Crotone, foce del torrente Pignataro.

Il luogo “Pignataro”

Il torrente “Pignataro” raccoglie le acque dei valloni della collina di Santa Maria della Scala e, dopo aver attraversato la pianura davanti le mura e la Porta Maggiore della Città, sbocca nella marina detta “Spiaggia delle Forche”. Esso attraversa le località “San Francesco Vecchio”, “Valloncello Vuccerie”, “Strada Cappuccini”, “Biviero”, “Vallone delli Mattoni”, “Furchi”.

Una via Pignataro è segnalata nel 1919. Nel 1929 Giuseppe Messina possedeva il giardino Pignataro con pozzo, vasca e canali in muratura. Il ponte Pignataro esisteva ancora nel 1935. Una via Fosso Pignataro è segnalata nel 1958. L’attuale stradario di Crotone conserva Via Pignataro, Largo Pignataro, Vico Pignataro; i toponimi sono compresi tra via Cutro, via Marinella, via Spiaggia delle Forche ed Arenile.

Note

[i] Sculco N., Ricordi sugli avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, pp. 22-23.

[ii] Maone Giovambattista, Crotone, Editrice Graficart, 1992, pp. 99-100. Dal manoscritto di Nicola Sculco, Topografia della Crotona Antica pagg. 5-12, presso il nipote Dott. Alfeo Sculco.

[iii] ASCZ, Busta 333, anno 1685, ff. 25v-26.

[iv] ASCZ, Busta 49, anno 1610, ff. 99-100.

[v] ASCZ, Busta 118, anno 1630, ff. 49-51.

[vi] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 130v.

[vii] ASCZ, Busta 496, anno 1702, ff. 1-6.

[viii] ASCZ, Busta 664, anno 1732, f. 162.

[ix] ASCZ, Busta 911, anno 1741, ff. 18-21.

[x] Il signor Dionisio Ventura sopra quattro magazzeni edificati sopra tre ottave di tumulate di terra in un angolo delle terre ortalizie del Beviere deve per annuo canone pagabile ogni 13 settembre in perpetuo alla mensa vescovile come istr. del 13.9.1739. AVC, Platea mensa vescovile di Cotrone, 1780.

[xi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 152.

[xii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 185.

[xiii] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 123.

[xiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 131.

[xv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 31.

[xvi] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 176.

[xvii] AVC, Beni e rendite assegnate al capitolo per decreto del vescovo Bartolomeo Amoroso, Napoli 12 giugno 1769.

[xviii] AVC, Catasto Onciario 1793, ff. 32v-33.

[xix] AVC, Catasto Onciario 1793, ff. 26, 82.


Creato il 9 Marzo 2015. Ultima modifica: 31 Ottobre 2022.

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