Storia di un palazzo e delle sue botteghe sulla piazza principale di Crotone

Crotone, il palazzo dei Tronca.

La casata Juliano o Giuliano

La casata Juliano è già presente a Crotone nella prima metà del Cinquecento. Jacopo partecipa ai lavori di costruzione delle fortificazioni di Crotone al tempo del viceré Toledo[i] e Gio. Francesco Giuliano con Ortensio Labruto sono eletti, essendo sindaco Horatio Catizone nel 1591/1592. All’inizio del Seicento Ottavio Giuliano è luogotenente del regio secreto e mastro portolano di Crotone (1613)[ii] e Gio Francesco è sindaco dei nobili (1621/1622).[iii] I Giuliano fanno parte delle famiglie nobili del seggio di San Dionisio e sono proprietari sia di alcune terre, su cui edificheranno una torre, che tramanderà il loro nome (Piano della torre di Giuliano),[iv] sia di un insieme di case presso la piazza. Essi, inoltre, ancora alla fine del Seicento, conserveranno il iuspatronato del beneficio sotto il titolo di S. Matteo Apostolo, con altare e cappella in cattedrale.[v]

Già poco dopo la metà del Cinquecento i Juliano risultano proprietari di alcune case e botteghe che si affacciano nella piazza principale.[vi] Essi rimarranno in possesso delle case e delle botteghe con Hortentio, Jo. Francesco ed Alfonso. Jo. Francesco estenderà la sua proprietà sulle case che erano appartenute a Garetta Simurra in parrocchia di Santa Margarita. Le sue case confinavano con le case di Hieronimo e di Gio. Battista de Nola[vii]  e con quelle dei Borghesio. Esse erano inoltre vicino al “cortiglio vicinale detto del Caro” e alla piazza.[viii]

Arme dei Giuliano: “Un campo torchino con una sbarra d’argento, in mezzo della quale sono tre ghiande verde, e oro, sopra la sbarra una quercia frondosa, e sotto la sbarra un leone d’oro”.

Dai Giuliano ai Bernale

Nell’agosto 1657 Alfonso Giuliano dona alla figlia Portia “una continenza di case dove esso habita con detta sua figlia consistente in quattro membri, uno bascio di sopra la sala et due camere affaccianti alla piazza con due poteghe sotto, una locata a Cesare Fenazanoce, un’altra pignorata a Lupo Leto, poste dette case nella parocchia di S. Margarita, jux.a le case dotali di Mutio Bernale, con l’istessa entrada di scala, cortiglio et puzzo nec non uno palazzotto posto in d.a parocchia confine le case della R.a Dohana affacciante sopra le poteche delli Barberi alla porta della città confine un’altra casa simile promessa in dote a d.o Mutio Bernale dopo la morte di d.o Alfonso”.[ix]

Mutio Bernale, nobile facente parte del seggio di San Dionisio, sposò verso la metà del Seicento Hippolita Juliano, figlia di Alfonso, e divenne proprietario di terreni,[x] delle case dotali e di altre case, che parte vendette, parte ampliò. Nel luglio 1665 egli cede per ducati 55, ai coniugi Jo. Battista di Leo e Victoria Ferraro, una sua casa palaziata, consistente in un alto e basso, confinante con le sue case dotali;[xi] due annui dopo, nel 1667, acquista dalle clarisse un vicino casaleno “mezo coperto et mezo scoperto”, che confinava con le sue case e la casa di Laura Cizza.[xii] Nel 1674 Mutio Bernale dona due botteghe sotto le sue case, poste nella piazza in parrocchia di Santa Margarita, e proprio le botteghe del Portone a fronte del Seggio, una casa “in una camera con il suo basso” nella stessa parrocchia, attaccata con la regia dogana ed un vignale al figlio chierico Gerolimo, in modo che, arrivato a 22 anni, possa ascendere agli ordini sacri. In cambio Gerolimo rinuncia ad ogni sua pretesa sui beni materni e paterni in beneficio del padre e dei suoi eredi. Gerolimo rinuncia inoltre, a favore del fratello Domenico, a ogni diritto sulla eredità lasciata dal nonno Alfonso Giuliano, con la condizione che, per tutta la vita, si abbiano da somministrare gli alimenti alla signora Portia Giuliano, figlia di Alfonso. Qualora Portia prendesse marito, Domenico dovrà consegnarle l’eredità a cui ha diritto, come appare dalle disposizioni fatte in suo favore da padre Alfonso.[xiii]

All’inizio del Settecento le case di Mutio Bernale confinano con la casa consistente in un alto e basso, abitata da Francesco Antonio di Perri, Emanuela e Petronilla Terrones e con la casa che era stata di Antonio e poi di Carlo Tesoriero,[xiv] e poi portata in dote da Lucrezia Tesoriero a Gregorio Avarelli, poi di Antonio Avarelli;[xv] sotto di esse sulla “Piazza Grande”, vi è la bottega delle clarisse.[xvi] Mutio Bernale tuttavia non vi abita; egli infatti risiede in un palazzo composto da più e diversi membri, situato in parrocchia di S. Maria Prothospatariis.[xvii] Mutio Bernale, padre di prete, morì l’otto giugno 1705.[xviii]

Sempre in questi anni le case passano a Marino Bernale e sotto di esse, si apre sulla pubblica piazza la bottega di Ignazio Cirillo, che è situata tra la bottega di Domenico Mirielli e quella di Diego Pagallo,[xix] e la bottega appartenente a Pietro Suriano che confina con quella dell’Ospedale.[xx]

Crotone, il palazzo dei Tronca.

Il palazzo dei Tronca

Le case passarono poi poco prima del 1720 ai Tronca, portate in dote da Lucrezia Bernale. Nel 1720 Diego Tronca, figlio di Lucrezia Bernale, possiede, oltre ad alcune terre e vignali (Li Vartolilli, Vignale Spina Santa, Vignale e Spataro, gabella la Manca di Sillano), anche la casa in parrocchia di Santa Margarita,[xxi] casa proveniente dai Giuliano, legame testimoniato anche dal fatto, che Diego Tronca divenne compatrone del semplice beneficio sotto il titolo di San Matteo Apostolo della famiglia Giuliano, eretto nella cattedrale, divenuto ormai privo di altare e cappella.[xxii]

Nel 1729 il palazzo di Diego Tronca è già formato come si rileva da un atto notarile.[xxiii] Pochi anni dopo nel 1737, Didaco o Diego Tronca è aggregato al seggio dei nobili di San Dionisio della città di Crotone.

La famiglia dei Tronca, come si rileva dal catasto onciario del 1743, risulta formata dal nobile Diego di 41 anni, dalla sorella Anna Maria di 44 anni, dalla madre vedova Lucrezia Bernale e dalla zia Beatrice Tronca, entrambe settantenni; ci sono poi un servitore, un servo, un soprastante di campagna ed una serva. Tutti abitano nel palazzo in piazza, sotto il quale possiedono 5 botteghe, che i Tronca affittano, una delle quali al nobile vivente e venditore di panni Domenico Rodriques.

La proprietà immobiliare dei Tronca comprende inoltre, “un altro membro inferiore a detta casa, dentro il vicolo vicino la chiesa cattedrale”, due casette, una sotto e l’altra vicino al portone del palazzo, un magazzino attaccato al palazzo, ed un’altra casetta ed un basso dentro il vicolo della cattedrale; tutte sono locate, una casa è data in fitto al vaticale Francesco Morello ed alla moglie Francesca Caracciolo.

Sotto al palazzo dei Tronca, oltre alle cinque botteghe del proprietario dell’immobile, vi sono due botteghe “per uso di mercadanti”, che appartengono al convento ed ospedale dei Buon Fratelli di San Giovanni di Dio, ed un’altra che si apre nella pubblica piazza di proprietà di Francesco Antonio Suriano.[xxiv]

Possiede alcuni territori (la Bertolilla, la Conicella, vignale alla Brica, vignale Spina Santa, giardino alberato per ortalizio e sena e vigna vicino la Campitella, chiusa con vigne a Lampusa) ed alcuni buoi, delle vacche, dei giovenchi e dei vitelli.[xxv]

Morto Diego Tronca le proprietà passarono agli eredi. Dal catasto onciario del 1793 essi risultano in possesso dei territori Li Vertolilli e La Conicella, del giardino con orto presso la Campitella e della chiusa a Lamposa. Inoltre, affittano due case, il magazzino, il palazzo ereditario, le cinque botteghe, che sono sotto il palazzo, ed il mulino “macinante”.[xxvi]

Nel palazzo situato in contrada detta “La Piazza Polita”, oltre alle cinque botteghe affittate dagli eredi, vi era quella di proprietà del monastero di Santa Chiara,[xxvii] che era accanto alla spezieria del fisico speziale Giuseppe Lettieri.[xxviii] Essa era situata “in mezzo alla Piazza”, e fu affittata nell’Ottocento dapprima a Francesco Saverio Giglio e poi a Raffaele Camposano.[xxix]

Crotone, il palazzo dei Tronca.

Note

[i] Pesavento A., Abitanti di Crotone che hanno partecipato alla costruzione delle fortificazioni della città e del castello (1541–1550), in wwwarchiviostoricocrotone.it

[ii] ASCZ, Busta 108, anno 1613, ff. 111-117.

[iii] ASCZ, Busta 117, anno 1622, f. 59.

[iv] Il Piano della torre di Giuliano era situato presso la località San Giorgio ed il vallone Li Cudi, ed ancora alla metà del Settecento, nel luogo in località Volta della Torre di Giuliano, vi era la torre diruta. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 67. AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, f. 112. ASCZ, Busta 1129, anno 1767, ff. 55-56.

[v] AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 28.

[vi] Jo. Battista Suriano vende al monastero di S. Chiara una “apotheca” sita in platea pubblica sotto le case di Hortentio Juliano, confinante con altre botteghe dello stesso. Il monastero tramite i suoi procuratori affitta a B. Imperato di Napoli una “apotheca” posta in piazza sotto le case, confinante con le botteghe di Hortentio Juliano, per ducati 8 annui, a partire dal giorno di Santa Croce. ASCZ, Busta 15, anno 1578, f. 105.

[vii] Jo. Batt.a de Nola Molise, anche a nome del fratello il dottore Hieronimo de Nola, afferma di possedere tra l’altro, una casa palaziata in parrocchia Santa Margarita “in loco ditto la ruga del Caro juxta domos Jo. Fra.ci Juliani via pp.cas et cortile comune vicinale cum scala lapidea”. ASCZ, Busta 117, anno 1622, f. 31.

[viii] La casa dei Borghesio era stata prima di Colantone Pyrrone e poi dei coniugi Miniscalco. I Miniscalco tentarono di rompere un muro della loro casa che si affacciava dentro il “cortiglio vicinale detto del Caro”, vicino alla piazza e confinante con le case di Garetta Simurra, ma ne furono impediti. Passata la casa dai Miniscalco ai Borghesio, questi fecero rompere il muro facendovi una finestra. Gio. Francesco Giuliano che frattanto, era divenuto proprietario della casa della Simurra, bloccò i lavori ma poi, anche per l’intervento di amici, permise ai Borghesio di tenersi la finestra, con la condizione però, che rimanesse senza cantoni, e che potesse essere rinchiusa ad ogni sua richiesta. Anzi il Giuliano concesse ai Borghesio di poter alzare il muro della loro casa sopra la finestra, in modo da andare a pareggio con la fresa della casa contigua, affacciante sopra il suo vignano, in modo tale che “detta fresa sia acqua fundente sopra detto vignano affacciante alle case di Gio Domenico Villirillo e Salvatore Cimino”. ASCZ, Busta 117, anno 1622, ff. 60-61.

[ix] ASCZ, Busta 229, anno 1657, ff. 107-108.

[x] Alfonso Giuliano con i coniugi Mutio Bernale e Hippolita Giuliano, vendono il 3 dicembre 1650, a Jo. Francesco Mazulla, metà della gabella Il Passo Vecchio. ASCZ, Busta 229, anno 1655, f. 26v.

[xi] ASCZ, Busta 312, anno 1665, f. 39.

[xii] Avendo il monastero bisogno di urgenti ripari, le clarisse vendono il casaleno per 36 carlini a Mutio Bernale. ASCZ, Busta 313, anno 1667, ff. 147-151.

[xiii] ASCZ, Busta 333, anno 1674, ff. 61-62.

[xiv] Nel 1675 Antonio Thesoriero vende per ducati 40 a Vitaliano L’Amantea, metà di una casa palaziata, composta da un alto “in uno membro grande”, ed un basso “con uno muro in mezo”. La casa del Thesoriero confina con le case di Mutio Bernale e quella di Laura Cizza. Il Tesoriero vende a L’Amantea la parte situata in frontespizio all’ospedale. ASCZ, Busta 253, anno 1675, f. 28.

[xv] ASCZ, Busta 497, anno 1702, f. 25.

[xvi] La bottega delle clarisse nel 1699 è affittata per duc. 8 all’anno; dal 1702 al 1704 per duc. 12 l’anno a Antonio Curvaia. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, f. 127. AVC, Platea S. Chiara 1702-1704, f. 12.

[xvii] Mutio Bernale possedeva inoltre alcuni casalini posti in parrocchia di S. Pietro e Paolo, il giardino detto Li Pagani con vigna, casetta e pila, il territorio di Gramati e un vignale in località Vrica. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama Ordinis Eremit.rum S.ti Augustini, A. D. 1699 confectae, ff. 91, 137v. AVC, F. 1702.

[xviii] AVC, Platea del Capitolo, 1704 e 1705, f. 15.

[xix] Nel 1717, morto Ignazio Cirillo, la bottega passò al figlio Giuseppe Cirillo. ASCZ, Busta 612, anno 1717, f. 53.

[xx] Pietro Suriano possiede una bottega nella piazza sotto le case di Marino Bernale. ASCZ, Busta 497, anno 1708, f. 51.

[xxi] AVC, Anselmus de la Pena, Visita, 1720, ff. 41, 47, 51, 51, 86.

[xxii] ASCZ, Busta 1343, anno 1766, ff. 50-51.

[xxiii] “Diego Tronca sopra il suo palazzo per capitale di duc. 100 per istr. di Not. Pelio Tirioli a 28 luglio 1729 deve al Capitolo annui duc. 6.” AVC, Platea del R.do Capitolo, 1731, f. 11v.

[xxiv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 78, 277v.

[xxv] ASN, Cam. Som., Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 46, 49, 83.

[xxvi] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, ff. 37v-38.

[xxvii] Le clarisse affittarono la bottega nel 1788 a Francesco Antonio Le Rose, per due anni per ducati 15 all’anno (AVC, Lista di carico, 1790, f. 11). Nel 1807 è affittata per duc. 16 l’anno (AVC, Platea S. Chiara, 1807, f. 8). Nel 1817 per 6 anni a Francesco Saverio Giglio per 18 ducati all’anno. Il Giglio l’aveva ancora in fitto per lo stesso prezzo nel 1833 (AVC, Platea S. Chiara, 1823, 1833).

[xxviii] La spezieria fu affittata nel 1807 a Gaetano Profeta, ma poi ritorno al Lettieri che la teneva ancora in fitto nel 1823. AVC, Platea S. Chiara, 1823.

[xxix] AVC, Carte del monastero di S. Chiara di Crotone, s.d.


Creato il 5 Marzo 2015. Ultima modifica: 31 Ottobre 2022.

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