Il giorno della Maddalena a Crotone

La raccolta e l’immagazzinamento del grano (da www.cultura.trentino.it).

Il giorno della Maddalena, 22 luglio, cade subito dopo la raccolta del grano. Perciò spesso ricorre nei contratti rogati dai notai di Crotone, città che vive sul commercio cerealicolo e dove il ceto dominante, formato dall’aristocrazia e dal clero, controlla il ciclo del grano dalla semina alla vendita, ciclo che ha come asse portante e fondamentale, l’opera ed il lavoro dei coloni.

Questi, costantemente indebitati per poter mantenere le loro famiglie, in autunno devono obbligarsi con i possidenti della città per avere in fitto le terre, i buoi per arare, i semi ed il grano per nutrirsi fino al nuovo raccolto, tempo nel quale, per sdebitarsi, dovranno vendere ai mercanti a bassissimo prezzo il loro prodotto. In quanto questa “poverissima e piccola città vive senz’altra industria di seminare grani et altre vettovaglie e nella raccolta li poveri massari vendono il grano raccolto a mercanti per Napoli et altri luoghi per esimersi dalli debiti contratti nell’inverno per vivere e coltura del loro seminato e quando li riesce fruttuosa la raccolta si ritengono parte del grano per la nuova semenza e per il loro vitto et alla magior parte anche li manca questo, si che si vede chiaramente che nel mese di agosto il grano passa tutto in potere de mercanti e pochi ritengono il loro bisognevole”.[i]

In caso di carestia poi “non vi è cittadino, che per campare miserabilmente con la sua famiglia, non sia stato costretto vendersi a baratto tutto il suo avere, per comprare a caro prezzo il grano per proprio sustentamento, e a chi non è bastato il vendersi li beni di fortuna, hanno pignorato le proprie persone a creditori e li rustici astretti dalla necessità per non restare dell’in tutto insementati li campi, non si sono curati soggiacere a qualsivoglia patto vantaggioso verso li loro creditori e perché la maggior parte non solo de cittadini ma del marchesato tutto, che circa il negotiare dei grani siegue la norma di detta città, si sono accredenzati il grano con patto di doverlo pagare a quel prezzo che si vende nel mese di maggio nel qual tempo si suole ordinariamente alterare più del dovere, … di modo che dovendo un povero huomo pagare diece tumola, se lo volesse ricompensare in tanto grano nuovo …, non li basterà tutta la sua massaria per pagarli o dovendoli pagare in denaro, dovrà stare per più anni schiavo con li suoi creditori per estinguere con le sue fatiche il debito”.[ii]

Squadre di donne raccolgono il grano nel Crotonese.

Il prezzo del grano

I coloni prendono in prestito il grano al prezzo corrente che, sul tardo autunno, è molto più alto che al raccolto. A volte essi sono costretti ad obbligarsi pagandolo alla voce di maggio, quando cioè esso raggiunge il prezzo più elevato, dando in pegno al creditore oggetti ed animali, che verranno restituiti al raccolto, quando cioè essi venderanno il loro grano al prezzo più basso e, con i soldi ricavati, pagheranno i creditori.

Ciò comporta che, per saldare, spesso i coloni dovevano vendere, o consegnare, anche il triplo o il quadruplo del grano avuto. Sempre che l’annata non sia stata particolarmente arida, altrimenti il creditore si rivaleva sui pegni ed i pochi averi, facendoli mettere all’asta pubblica e, se ciò non basterà, manderà in prigione il malcapitato.

A causa dell’oscillazione del prezzo del grano, che al raccolto è minore e poi cresce fino alla nuova mietitura, i coloni si obbligavano per poter vivere a restituire nel giorno della Maddalena quantità di grano di gran lunga maggiore di quello avuto in prestito. Per questa sua particolare collocazione il giorno della Maddalena è spesso scelto nei contratti, dove almeno una delle parti è costituita da coloni o massari; cadendo subito dopo il raccolto, essi possono col grano, o col denaro ricavato dalla vendita, estinguere i debiti e gli obblighi contratti durante l’annata.

Il 18 novembre 1693 in Crotone, i fratelli Dionisio e Cristofalo Giaquinta ed Antonio Rinaldo di Crotone, si obbligano a pagare all’aristocratico Annibale Berlingieri “alla madalena” prossima ventura 1694, ducati 140, tari 3 e grana 11, che sono a completamento di maggior somma relativa a tutti i loro conti fino ad oggi, sia di denaro avuto sia di altro, ed in più pagare sempre al Berlingieri nello stesso giorno, il prezzo di 140 tomola di grano, che sono per altrettanti a loro consegnati, pagando detto grano “conforme si pagaranno l’altri grani dati comunemente a credito”.[iii]

Sempre nello stesso giorno Antonino Zupo ed i fratelli Francesco e Domenico Papasodaro di Crotone, si obbligano a consegnare al cantore della cattedrale di Crotone, Diego Berlingieri, “alla Madalena” prossima ventura 1694, tomola 82 di grano, i quali sono per l’affitto per un anno continuo di 14 giovani buoi. Essi affermano di averli ricevuti mesi addietro, sani e perfetti e promettono restituirli nella stessa condizione, una volta che sarà finita la raccolta prossima, ed in caso che qualche bue morisse per loro negligenza, si impegnano a pagarlo al prezzo che sarà stabilito da esperti.[iv]

Il mercante crotonese Domenico De Laurentiis, corrispondente del barone Ignazio Barretta, all’inizio del 1719 anticipa ad alcuni massari del denaro come caparra, obbligandoli a consegnargli stabilite quantità di grano e maiorche al prezzo della voce, che sarà fissata al raccolto a Crotone. Venuto il dì della Maddalena, 22 luglio 1719, i massari per la scarsa raccolta non consegnano il grano pattuito, e “fanno li sordi, poco curandosi del danno”, che patisce il De Laurentiis, il quale deve mandare il grano a Reggio per fare il pane alle milizie regie.[v]

Il 29 aprile 1731, davanti al notaio Stefano Lipari di Crotone ed in presenza di testimoni, Domenico Arcuri, figlio di Massenza di Cruce e fratello di Antonia Arcuri, dichiarava che assieme alla madre ed alla sorella nel 1729, prese a credito dal mercante Pietro Asturello quattro tomola di grano alla ragione di carlini 15 il tomolo, tale era infatti il prezzo al quale si vendeva il cereale in quel momento. Non avendo denaro, gli acquirenti diedero in pegno all’Asturello un corpetto di velluto e una gonnella di amuer neri usati, promettendo di pagare nel dì della maddalena di quell’anno 1729.

Venuto però il momento del pagamento, riuscirono a dare al creditore solo una parte e cioè 15 carlini dei ducati 6, ai quali si erano obbligati. Il mercante, non avendo ricevuto tutto il denaro, si rivalse sui pegni, e per i restanti ducati quattro e mezzo, che avanzava, voleva ottenere il mandato dalla regia corte di Crotone perché fossero messi all’asta il corpetto e la gonnella, ma poi, accogliendo le preghiere dei debitori, fece apprezzare i pegni da un mastro e li vendette direttamente ricavando ducati cinque, anche perché erano particolarmente consumati. I debitori tuttavia furono molto contenti, in quanto riuscirono ad avere indietro cinque carlini.[vi]

Nel dicembre 1772 il primicerio della cattedrale di Crotone Diego Zurlo concede a credito grano ad alcuni coloni. Il prezzo del grano ceduto è concordato per quello “che attualmente si vende e si compra in contanti”. Essendo a fine anno esso è già aumentato rispetto a quanto valeva al raccolto. I coloni si impegnano a pagare nel giorno della Maddalena dell’anno seguente, cioè al momento del raccolto quando il prezzo del grano è al suo minimo.[vii]

Squadre di donne raccolgono il grano nel Crotonese.

Il giorno dei pagamenti

In una città in cui il tempo è quello scandito dalla coltura del grano, e dove la vita sociale ed economica degli abitanti dipende dall’andamento dei raccolti, nel giorno della Maddalena giungono a termine anche relazioni e scambi non direttamente legati alla produzione cerealicola.

Infatti, non solo questo giorno è indicato dai coloni, i quali venduto il prodotto, possono avere il denaro liquido, per poter saldare debiti di varia natura contratti durante l’anno, ma in esso trovano conclusione anche pagamenti ed obblighi che riguardano in genere la vita sociale degli abitanti. Segno evidente del ruolo primario, che ebbe la cerealicoltura fin dall’antichità a Crotone, tale da condizionare profondamente ogni aspetto della vita e da far assumere a questo giorno un significato, che va ben oltre la sua valenza originaria, quella cioè di regolare i rapporti economici tra coloni e possidenti, per farlo assurgere a tempo di riferimento per tutta la collettività.

Il 21 gennaio 1614 in Crotone, l’aristocratica Lucretia Ormazza, vedova di Gio. Geronimo Berlingeri, avendo i suoi beni gravati da censi e debiti, ne vende una parte al figlio Gio. Andrea Berlingieri. L’Ormazza, che possiede una continenza di case, un palazzoto con due case terranee, una vigna con case, torre, pozzo e giardino, cede al figlio il tutto, trattenendosi solo la metà della continenza di case, per il prezzo di ducati 700. Il figlio si obbliga a pagare i creditori ed a consegnare alla madre la somma rimanente di ducati 235 “al di della Madalena p. futura del presente anno 1614”.[viii]

L’otto aprile 1620 in Crotone su richiesta della clarissa Gesimunda Susanna, il notaio Francesco Rigitano con un folto gruppo di testimoni costituito da ecclesiastici e nobili, tra cui Gio. Battista de Nola, si reca davanti le grate di ferro nella chiesa del monastero di Santa Chiara. La clarissa con il consenso della badessa Lucrezia de Mandile e della vicaria Lucrezia de Nola, dichiara che negli anni precedenti, ispirata da Dio, decise di abbandonare il mondo e farsi monaca. Perciò entrò nel monastero e con l’aiuto dei fratelli Gio. Alfonso e Camillo Susanna, consegnò la dote spirituale ed in tal modo le fu possibile dare la professione. Oggi, perciò, per l’aiuto avuto, fa un atto di rinuncia in favore dei fratelli, di ogni diritto su beni o eredità che le potrebbero spettare. Per converso il fratello Alfonso, anche a nome dell’altro fratello Camillo, per l’amore che nutre verso la sorella, si obbliga a consegnarle cinquanta ducati in due volte: ducati 25 “in die madalenae primae futurae” e altri ducati 25 ”in die madalenae secundae venturae” dell’anno entrante 1621.[ix]

Il 2 giugno 1627 in Crotone viene stipulato il contratto matrimoniale tra Dianora Capicchiano e Gio. Francesco Cerrello, entrambi di Crotone. Il matrimonio è stato trattato da comuni amici e fu fissata una dote del valore di ducati 400. La madre della futura sposa promise ducati 150 di mobili da consegnarsi nel dì dell’affidare, e ducati 80 in contanti da versarsi il giorno otto settembre prossimo 1627; la nonna si impegnò a dare una casa in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis del valore di ducati 70, ed il fratello ducati 100 in contanti, da consegnare nel dì della Maddalena prossima futura 1627.[x]

Il 5 febbraio 1628 in Crotone l’aristocratica Adriana Berlingieri, vedova di Fabrizio Lucifero, anche a nome dei suoi figli minori Mutio e Giovanni, figli ed eredi del padre Fabrizio, per pagare alcuni debiti ed estinguere degli obblighi, vende due casette terrane con la possibilità di alzarle fino all’altezza del loro confinante palazzotto, situato in parrocchia di Santa Maria Prothospatariis, al chierico Scipione ed ad Alfonso Protospatari per ducati 70. Gli acquirenti pagano subito ducati 15, per i restanti ducati 55 asseriscono di doverli riscuotere il dì della Maddalena 22 luglio prossimo 1628 da Manilio Mulè, un colono originario di Pentidattilo ma abitante a Crotone, al quale hanno venduto una mula di tale valore.[xi]

Il 13 novembre 1645 in Crotone, Dianora, vedova di Petro Antonio Criace, vende a Mario Rullo una casa situata “in ribellino”, nella parrocchia di S. Maria de Prothospatariis, per il prezzo di ducati 35, dei quali l’acquirente ne pagò ducati 10 in contanti e per i rimanenti 25, si impegnò a versare alla venditrice ducati 15 “in die magdalenae” 1646, ed i rimanenti 10 “in die magdalenae” del seguente 1647.[xii]

Note

[i] ASN, Prov. Caut. Vol. 328, f.62 (1709).

[ii] ASN, Prov. Caut. Vol. 103, ff. 15-16v, (1720).

[iii] ASCZ, Busta 337, anno 1693, f. 138.

[iv] ASCZ, Busta 337, anno 1693, f. 150.

[v] I massari che avevano ricevuto la caparra erano Isidoro Messina per tomoli 200, Mimmo Suriano per tomoli 116, Domenico e Gaetano Capocchiano per tomoli 371 e ½, Matteo e Francesco Arrighi tomoli 62, Leonardo e Francesco Avarelli tomoli 65 e ½, Domenico Manfreda per tomoli 6 ½, Domenico Barbieri tomoli 16, Antonio Marino tomoli 50, Isidoro La Nocita e Diego Miscianza tomoli 25, e Antonio Paglia tomoli 15. ASCZ, Busta 612, anno 1719, ff. 84v-85.

[vi] ASCZ, Busta 614, anno 1731, ff. 25v-26.

[vii] Il 2 dicembre 1772 Michele Viscono ottiene dal primicerio tomola 12 di grano che, a ragione di carlini 12 e grana 7 ½ il tomolo, fanno ducati 15 e grana 30, che il Viscono si obbliga a dare nel giorno della Maddalena 1773; Michele d’Amico il 7 dicembre 1772, riceve tomola 100 di grano che, a ragione di carlini 12 e grana 5, fanno ducati 125 che consegnerà nel giorno della Maddalena 1773; Il 18 dicembre 1772 Pietro Toscano riceve 16 tomola di grano che, a ragione di carlini 12 e grana 5, fanno ducati 20 che egli consegnerà nel giorno della Maddalena. ASCZ, Busta 1665, anno 1772, ff. 5-6.

[viii] ASCZ, Busta 108, anno 1614, f. 167.

[ix] ASCZ, Busta 49, anno 1620, ff. 4-5.

[x] ASCZ, Busta 118, anno 1627, ff. 32-34.

[xi] ASCZ, Busta 118, anno 1628, ff. 20v-21.

[xii] ASCZ, Busta 119, anno 1646, ff. 98-99.


Creato il 13 Marzo 2015. Ultima modifica: 24 Ottobre 2022.

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