Il casale di Scandale nel Medioevo

In evidenza le località “Casone di Scandale la Torre”, “Scandale la Torre” e “Scandale Vecchio”, in un particolare del F. 238 III N.O. “Scandale”, della Carta d’Italia 1:25000 dell’IGM.

Ancora oggi le località “Ruderi di Scandale la Torre”, “Casone di Scandale la Torre” e “Scandale Vecchio”, situate vicino alla “Serra di Gallopa”, alla “Serra di Campanaro”, ai luoghi di “Sant’Elia”, “Vaccarizzo di Zurlo”, “Valle dell’Orco” e “Serra di Fota”, indicano il luogo dove nel Medioevo, era situato il casale di Scandale. Altri toponimi come “Casone de Lupo” e “Boscarello” testimoniano il permanere di un ambiente silvestre e boscoso.

La località “Ruderi di Scandale la Torre” e quelle vicine, in un particolare del F. 238-III “Crotone”, della Carta d’Italia 1:50:000 (U.S. Army 1943, copiata da una mappa italiana del 1896).

In territorio di Santa Severina

Il casale di “Scandalio”, o “Scandalo”, è già esistente in età sveva. Il luogo dove è situato è nel territorio della città di Santa Severina, ai confini con quello della città di Crotone. La località è particolarmente adatta al pascolo delle greggi che d’inverno scendono dalla Sila, come evidenzia un privilegio concesso nel 1225 dall’imperatore Federico II, all’abate Milo ed ai monaci di Santa Maria di Corazzo. Tra i privilegi concessi “ante imperii nostri coronationem” (22 nov. 1220), vi è il “tenimentum Focae in territorio Sanctae Severinae cum omnibus pertinentiis suis, quod sic dividitur: ab oriente est tenimentum Leuc de Cutrone: ab occidente serrae de Scandalo: ab Aquilone tenimentum Sancti Pantaleonis: ab Austro tenimentum Leonis, et concluditur.”[i]

Pochi anni prima, nel marzo 1217, troviamo il baiulo di Santa Severina Guarrerius de Scandalio, il quale convoca alcuni testi giurati dei casali di San Giovanni de Monacho e di Cutro, e fa da questi tracciare i confini di un terreno a pascolo in località Feruluso.[ii]

Il feudo ed il casale di Scandale seguirono il destino di quelli di Torlocio, San Leone e Lutrivio, in quanto i quattro feudi costituirono una rendita unica. Nel 1269 Carlo I d’Angiò ordina di indagare sui proventi, redditi e diritti del casale di Torlocio e su quelli di San Leone, Scandale e Labonia. Nello stesso anno il re concedeva la metà delle entrate provenienti da detti casali a Giovanni de Notolio. Avendola quest’ultimo dopo poco restituita alla regia curia, è concessa al milite Giordano di San Felice.[iii] Giordano di San Felice dei conti di Corigliano, familiare di re Carlo I d’Angiò, nel 1272 sostenne le veci, in qualità di vicario generale, di re Carlo primo nell’isola di Corfù, e nel 1291 fu governatore in Basilicata.[iv] Giordano di San Felice, oltre ad avere ottenuto i quattro casali, ebbe anche i castelli di Pantosa e di Albidona, ed altre terre portategli in dote dalla moglie Rosata d’Albidona.[v]

Nella “Cedula subventionis in Iustitiariatu Vallis Grati et Terre Iordane” del 1276, il casale di “Scandali” è tassato per once 8, tari 18 e grana 12; esso fa parte degli abitati del giustizierato di Val di Crati e Terra Giordana e conta presumibilmente 400 abitanti.[vi] Assieme ad altre terre, nel 1280 “Sancta Severina cum casalibus suis”,[vii] tra i quali Scandale, va a far parte del giustizierato di Calabria. In quello stesso anno il re conferma l’altra metà delle entrate dei casali di sopra nominati a Manassaio, figlio primogenito del fu Stefano de Ramagio. Nel 1284 re Carlo dona il casale di Scandale assieme a Torlocio, S. Leone e Lutrivio, per metà delle loro rendite, al milite Petro de Filyos o Foliuso. A quel tempo davano una rendita annua di 34 once.[viii] In seguito il casale appartiene per intero a Giordano di San Felice.

Durante il Trecento esso è ancora popolato, come testimoniano le decime pagate per la Santa Sede dal cappellano di Scandale il presbitero Deonisius (Donisius), il quale nel 1325 e nel 1327, versa tre tari,[ix] mentre, in occasione del pagamento dell’adoha nel 1378, esso risulta appartenere a “Raynaldus de Sanctofelice”.[x] Al tempo di Antonio Centelles, Scandale fu concesso dal marchese di Crotone al miles “Theseus moranus” di Catanzaro. Il 17 marzo 1441, da Gaeta, re Alfonso d’Aragona gli confermava il possesso del “feudum unum vocatus Sanctus Leo Turriccius (sic, ma Turrutius) et Scandalus”, sito in territorio e distretto di Santa Severina, con tutti i diritti e gli obblighi pertinenti, concessogli da Antonio Ventimiglia, alias Centelles, e da Enrichetta Ruffo di Calabria, marchesa di Crotone e contessa di Catanzaro.[xi]

Nel proseguo del Quattrocento il casale ormai spopolato, rimase un feudo rustico dei San Felice. Tra le cause dell’abbandono sono da ricordare il lungo conflitto tra Angioini ed Aragonesi e soprattutto, le vicende belliche legate alla ribellione del marchese di Crotone Antonio Centelles e le devastazioni che ne seguirono. Nei privilegi concessi da re Alfonso all’atto della resa della città di Santa Severina, il 20 novembre 1444, il casale, anche se spopolato, è ancora richiamato, segno evidente della sua recente distruzione. Si legge infatti che i casali di Santa Severina di “Sancto Mauro, Torlocio, Sancto Leo, Scandale, Sancto Stephano “non habitano ca so sfatti et depopulati in tuto”.[xii] Alla fine di quel secolo il feudo è detenuto da Giulio e Diomede di San Felice.[xiii] Confiscato assieme ad altri feudi da Consalvo di Cordoba, al nobile cosentino Giulio di San Felice per la sua milizia a favore dei Francesi, i feudi disabitati di Torrotio, S. Leone e Scandale vanno a far parte del dominio del conte di Santa Severina, Andrea Carafa,[xiv] al quale rimarranno nonostante i successivi tentativi dei San Felice di ritornarne in possesso.[xv]

Arme della famiglia San Felice (da biblioteca estense.beniculturali.it).

I confini del feudo di “Scandale”

Nel 1521 il conte di Santa Severina Andrea Carrafa, consigliere regio, ottenne dal viceré Cardona un delegato parziale per fare l’inventario del feudo e la reintegra dei beni e diritti. Fu incaricato il dottor Francesco Jasio, il quale descrisse cinque feudi rustici, che anticamente erano stati popolati, in territorio di Santa Severina, cioè S. Mauro, Scandali, Turlutio o Turrutio, Santo Leone e Santo Stefano.

Così è descritto il feudo di Scandale: “Incipiendo a parte vallonis Mauritii et per dictum vallonum ascendit versus boream et vadit et ferit ad eccl(esi)am S.ti Petri de Septem Portis et ab inde vadit et exit ad viam quae venit de lo Cantone et per viam viam ascendendo versus occidentem ferit ad fontem … de Luchie de Luchia et continuando per viam viam .. serras ferit ad collem dictam de la Ficarella et per viam viam continuando per easdem serras exit ad collem dictam de la Culipuda et continuando per dictam viam et serras serras vadit et ferit ad collem dictam de lo Cariglio et per ipsam viam et serras serras vadit et ferit ad collem dictam de la Petrosa et vadit ad vallem seu vallonem de la Gaudiosa et per dictum vallonem descendendo exit ad passum eiusdem valloni de Gaudiosa et prop.e ubi dicuntur lo mugana et descendit per vallonem et volvit et ascendit versus meridiem ad collem cupam et per dictam collem descendit per cavonum et vadit et ferit ad vallonum siccaneum q. venit de Troncone Nigro et per dictum vallonem siccaneum descendit et ferit ad Passum de Gullo ubi ponit vallonus dictus de Grisafi et per dictum vallonem ascendit ad Passum dictum de lo Cutugni et transit et volvit per viam quae venit de la Valle de La Fico Gullarica et vadit per viam viam et descendit et ferit ad vallonem et ad locum dictum Lo Passo de Maurice primum confinem et concludit.”[xvi]

Andrea Carrafa conte di Santa Severina.

Le gabelle del feudo

“In p.s Gabella una nominata Scandale piccolo et proprio ubi d.r lo passo di lo Cutugno salmatar. quatuor vel circa aratoriar. et partim incultar. ab oriente iux.a vallonem dictum de lo Cutugno a borea iux.a t.ras heredum Caroli Archomanni mediante termino ab occidente iux.a t.ras S.tae Mariae Magnae de ditta Civ.te termino mediante a meridie iux.a t.ras dictor. heredum et t.ras dictae ecc.ae S.tae Mariae mediante ter.no quae gabella solet locari cum sub.tis t.rris annuatim pro grano salmis tresdecim q.n plus et q.n minus quae petia t.rae sunt infra.

Petium unum t.rae salmatar. sex vel circa in loco dicto Trechi ab oriente iux.a t.ras heredum Caroli Archomanni termino mediante a borea iux.a vallonem descendentem de terris heredis q.o Petri Millesimi et a vallone ascendit per terminum dividentem t.ras dictae gabellae Annuntiatae et S.tae Catherinae ab occidente iux.a t.ras heredum q.o Nicolai de Sindico mediante ter.no a meridie iux.a vallonem siccaneum descendentem de Troncone Nigro.

Petium aliud t.rae salmatar. trium aratoriar. in loco dicto sotto la valle de la Corte ab oriente iux.a t.ras heredum Petri Millesimi et heredum Nicolai de Sindico mediante termino a borea t.ras S.tae Mariae Magnae t.ras heredum Caroli Archomanni et t.ras heredis Petri Millesimi ab occidente iux.a t.ras eiusdem haredis termino mediante descendente a valle de la Corte a meridie iux.a vallonem descendentem da Gaudiosa.

Petium aliud terrae thumulatar. tresdecim vel circa aratoriar. in loco dicto l’Aire ab oriente iux.a vallonem descendentem de Gaudiosa a borea iux.a torrentem descendentem a valle de … et t.ras heredis Petri Millesimi mediante termino … per serram ab occidente iux.a t.ras heredum Nicolai de Sindico mediante cavono siccaneo et termino magno a meridie iux.a vallonem de Guadiosa. In quo petio terrae sunt quatuor pedes piror. fructiferar.

Item petium aliud t.rae salmatar. sex vel circa pro maiori parte boscusar. in loco dicto Le serre de Casale Vecchio quod servit pro prato bovum sup.tae gabellae ab oriente iux.a vallem nominatam de L’Orco ubi est cavonum a borea iux.a vallem Curiae dictam de Cannavarca ab occidente iux.a t.ras Curiae iux.a collem arenosam a meridie iux.a vallonem siccaneum descendentem ad cavam nominatam de Geogio et a ditta cava ascendit ad t.ras ecc.ae S.ti Ioanni Bap.tae dictae Civitatis.

Qua nominata supradictarum t.rar. petia includuntur cum gabella p.ta de Scandale Piccolo.

Item Gabella nominata Lo Prato de la Torre de Scandale salmatar. viginti quinque vel circa cultur. et incultar. et partim nemorosar. cum multis et diversis quercuum arboribus ab oriente iux.a vallonum de lo Passo de lo Cutugno et per dictum vallonem ascendendo versus boream ferit ad passuum dictum de lo Iardino et per dictum vallonem seu vallem vallem de la Torre exit ad cugnum dictum de lo Salice et exit ad viam publicam et transit dictam viam et descendit ad vallem dictam de Cannavana versus occidentem a meridie iux.a frontes vallis dictae de L’orco et per frontes descendit ad gructas dictas de Scandale et ferit ad vallonem dictum de la Fico dolce et per dictum vallonem vadit et concludit ad passum p.tum de lo Cutugno primum confinem quae gabella solet locari anno quolibet ad usum massariae pro salmis decem grani q.n plus et q.n minus.

Item terra quae dicuntur li Communi de Scandale salmatar. quinquaginta vel circa boscosar. nemorosar. et incultar. quae sic confinantur. Incipiendo a parte orientis ubi iuguntur vallonus de Melicochi et vallonus veniens et descendens ab ecc.a S.ti Petri de Septem Portis et ascendendo per vallonem p.tum ferit ad dictam ecc.am S.ti Petri et exit ad viam pu.cam venientem da Lo Cantone et continuando dictam viam viam a parte borea ferit ad aquam de Lucita et a dicta aqua per cristas cristas ferrati confinat cum feudo S.ti Stefani et ferit ad colle de S.to Salvatore et per dittas cristas cristas exit ad collem de la Culipuda sequendo dittas cristas cristas versus occidentem et ferit ad collem de lo Ca(ntone) et descendendo deorsum versus meridiem ferit ad vallonum de Cucuzzo descendendo per dictum vallonum de Cucuzzo ferit ad cavam de Georgio et a dicta cava sequendo per Valloctam ferit ad collem arenosum ubi confinat cum Casale Vecchio et a dicta colle arenosa ferit a parte meridiei ad vallem de Cannavarca et ascendendo dictam vallem ferit ad collem de li Travi et descendendo per eamdem vallem vadit et ferit ad locum ubi iunguntur vallonus S.ti Salvatoris et Vallonus de la Torre et ascendendo per dictum vallonum S.ti Salvatoris ferit ad locum nominatum Le Vaule de S.to Senatore et a dictis vaulis ferit ad locumdictum de Malicochi. Intus quas t.ras est petium unum t.rae Nobilis Io. Fran.ci Susannae et f.rum quod dixit emisse a Stefano Millea et Petium unum t.rae ecc.ae S.ti Petri de Septem Portis.

Item continentia una t.rarum salmatarum quinquaginta vel circa sita et posita in tenimento p.to Scandali quae conservatur uno prato pultror. p.ti Ill. D. Andreae Carraphae Comitis dictae civitatis et confinatur sic ab oriente incipit a loco ubi ponit vallonus Siccaneus de Vocoleo et ascendendo per dictum vallonem ferit ad cavam de Georgio ubi iuguntur vallonus Siccaneus de Culipreda et vallonus Cucuziae et ascendendo ferit ad collem de lo Cariglio et exit ad viam qua itur ad S.tum Maurum et sequendo dictam viam a parte boreae ferit ad collem de la Petrosa et a ditta colle descendendo ferit ad vallonem de Gaudiosa et discurrendo per dictum vallonem deorsum ferit et vadit ad machias de Gaudiosa a parte meridiei et volvendo per frontis frontis confinat cum terris heredum Nicolai de Sindico et discurrendo per dittos frontes confinat cum terris illor. de Infusinis et descendit et ferit ad aquam de Voculeo et a dicta aqua vadit ad dictum vallonem siccaneum de Vocoleo primum confinem et concludit.

Item gabella nominata de S.to Helia capacitatis salmatar. sexaginta vel circa cultar. et incultar. quam tenet in feudum a p.to Ill. D. Comite Nob. Ant. de Gallutio de Civitate Neapolis et confinatur sic ab oriente incipit a colle dicta de la Fico Gullarica et per viam viam exit ad passum Mauritii et per vallonem Mauritii exit ad collem de la Ficarella versus boream et descendit per vallem dictam de la Torre ab occidente ferit ad passum nominatum de lo Iardino et vadit et ferit ad passum dictum de lo Cutugno et per viam viam vadit a parte meridiei et concludit ad dictam collem de la Fico Gullarica quae solet locari anno quolibet pro grani salmis viginti vel circa q.n. plus et q.n minus.

Bona noviter reintegrata ditto feudo Scandalis sunt ista.

Petium unum t.rae thumulatar. quatuor vel circa cum una gructa positum in loco dicto lo Iardino de Scandale iux.a gructas Curiae reddititias quas tenet Paris Salvatus et f.res et iux.a t.ras ipsius feudi Scandalis ex o.i latere.”[xvii]

“Censualia Curiae Civitatis Sanctae Severinae”[xviii]

“Bap.ta Arcomannus dixit cum iur.to tenere gructam unam in tenimento Scandalis iux.a vallonum descendentem à Valle d’Orco t.ras ipsius Bap.tae et viam pub.cam qua itur Cotronum cum annuo redditu granor. quinque 0 – 0 – 5.”[xix]

“Paris Salvatus et F.res haredes Nardi Salvati cum iuramento dixerunt havere et possidere duas gructas cum certo terreno ab dictas gructas ad usum ipsarum gructarum positas in tenimento Scandalis territorio dittae Civitatis S. Severinae iux.a vallonem currentem Scandalis iux.a Iardinum desertum Com.lis Curiae et alios fines cum annuo redditu gr. decem 0 – 0 – 10.

Baptista Maniscalcus dixit cum iuramento tenere duas gructas et petium unum t.rae contiguae supra dictas gructas thumulatar. duar. et medie vel circa cum certis oleastris positas in tenim.to feudi Scandalis prope vallonem de Gaudiosa et limitatur sic ab oriente iux.a viam p.cam ascendentem à colle de Petrosa et transit dictam viam et vadit ad frontes timpae valloctae aqua fundente versus borea seu gructas p.tas iux.a t.ras gabellae dictae de Troncone Nigro et abinde descendit per derictum et ferit ad vallonem dictum de gaudiosa et transit dictum vallonem et ascendit per dirictum versus occidentem ad cristas serrae terrae p.tae aqua fundente versus meridiem et per cristas vadit et ferit t.ras gabellae dictae de Moganà qua tenet D.na Antonella Carrapha uxor Nob. Pyrrhi Loysii Novellisii ab Ill. Comite mediante termino et per terminum ferit ad viam p.tam a parte meridiei et concludit cum annuo censu granorum quindecim 0 – 0 – 15.

Hier.mus de Sindico et F.res dixerunt cum iur.to habere et possidere vineale unum positum in tenimento p.to Scandalis ubi noviter est plantata vinea iux.a t.ras ipsorum ex omni latere cum annuo redditum gr. decem 0 – 0 – 10.

Idem F.res dixerunt cum iuramento habere petium unum terrae quartucciatarum trium vel circa nemorosum in q.o sunt duas arbores pirorum ab oriente borea et occidente iux.a terras ipsorum a meridie iux.a vallonem de Gaudiosa cum annuo redditum gr. quinque 0 – 0 – 5.”[xx]

Scandale (KR), il paesaggio visto da Santa Severina.

Un paesaggio selvoso e pastorale

All’inizio del Cinquecento il territorio di Scandale era in gran parte boscoso e selvoso, come lo era stato anche nel passato. I toponimi riflettevano la predominante presenza di un paesaggio agreste e pastorale che, dal lontano passato, era rimasto quasi immutato fino al presente. La descrizione dei confini, così labili e imprecisi, aveva come riferimenti territoriali la natura fisica dei luoghi ed il paesaggio boschivo. Valli, valloni, creste, “cavoni”, colli, passi, sorgenti, alberi particolari, vie pubbliche, sentieri, ecc. costituivano i riferimenti principali per distinguere un territorio di un proprietario da un altro, un pascolo da quello vicino, ecc.

Alla natura del luogo appartengono i toponimi “Colle de la Petrosa”, “Vallone Siccaneo”, “Colle Arenosa”, “Colle Cupa”, ecc.; all’ambiente boschivo “Colle de la Ficarella”, “Colle de lo Cariglio”, “Passo de lo Cutugno”, “Vallone de Melicochi”, “Vallone de Cucuzzo”, “Cugno de lo Salice”, “Malicochi”, “Colle de la Fico Gullarica”, “Machia de Gaudiosa”, ecc.

Fin dall’antichità il paesaggio era stato segnato dalla continua presenza dei pastori con le loro greggi. Il loro andare e venire, con il passare del tempo, aveva modellato il territorio secondo le loro esigenze economiche e vitali. Le trazze ed i sentieri, ai quali era collegato e che attraversavano il territorio di Scandale, facevano parte di quel circuito economico, che univa i pascoli della Sila a quelli della marina, stagionalmente percorso dai pastori con le greggi transumanti.

Altri toponimi come “Valle dell’Orco”, ci dicono che questa attività umana era proseguita interrottamente durante tutto l’alto Medioevo. I primi disboscamenti risalgono molto probabilmente al periodo bizantino come farebbe pensare la presenza di toponimi di santi propri della liturgia orientale, particolarmente venerati nei monasteri greci locali: “Le Vaule de S.to Senatore” (Vaule = recinti per pecore), la gabella (luogo coltivato) di “S.to Helia” (Lo Speleota), colle e vallone “de S.to Salvatore”.

In tale periodo temporale è certa l’esistenza della città di Santa Severina e molto probabilmente dei suoi casali, insediamenti agricoli nel territorio della città, dove avvennero i primi grandi disboscamenti e la messa a coltura di vaste aree. Col passare del tempo il sistema viario oltre a collegare i pascoli della marina a quelli della montagna, unì i nuovi centri del potere: le città, i casali, i monasteri, ecc. Scandale fu così unito a Crotone, a San Mauro, a Santo Stefano, a Santa Severina, ecc. Al periodo medievale risale anche la presenza dei grandi proprietari terrieri locali, sia religiosi che laici: “Passum de Gullo”, “Vallonus de Grisafi”, “Passo de Mauritio”, “Fonte de Luchia de Luchia”, “Valle de la Corte”, “Cava de Georgio”, “Aqua de Voculeo”, ecc.

Confini del Comune di Scandale, KR (F. 570 Petilia Policastro e F. 571 Crotone, della carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM).

Le origini di Scandale: “Il Casale vecchio”

All’inizio del Cinquecento, al tempo del conte Andrea Carrafa, il casale di Scandale non esisteva più, ma la toponomastica dei luoghi conservava ancora numerosi riferimenti al piccolo insediamento umano formatosi nel Medioevo. “Casale vecchio”, “La Torre di Scandale”, “Li Communi de Scandale”, “Le Gructe de Scandale”, “Lo Iardino de Scandale”, “Lo Prato della Torre de Scandale”, “Gabella di Scandale Piccolo”, “La Valle de la Torre”, “Colle de li Travi”, “L’Aire”, ecc., ci indicano la nuova organizzazione del territorio, che il formarsi del nuovo casale determinò in un ambiente completamente boschivo.

I nuovi abitanti, vassalli dediti al lavoro dei campi, attuarono vasti disboscamenti, formando attorno al casale un insieme di terre aratorie e di coltivazioni. Il territorio, che prima era modellato in funzione pastorale, dovette essere riorganizzato tenendo conto anche delle esigenze dei coloni. Il potere feudale, particolarmente presente nelle campagne, è evidenziato dalla torre, che è richiamata più volte nel documento (“Valle de la Torre”, “Vallone de la Torre”, “Lo Prato de la Torre de Scandale”), e che dovette svolgere più che una funzione difensiva dell’abitato, quella fiscale di esigere il pedaggio da coloro che passavano per il casale con il bestiame e le merci.

Il luogo dove era situato il casale manteneva i toponimi “Scandale”, “Casale Vecchio” e “Le Serre de Casale Vecchio”. Esso era attraversato dalla via pubblica che veniva da Crotone e si dirigeva verso San Mauro; altri numerosi sentieri risalivano le valli ed i valloni, collegati dai numerosi passi, verso Santa Severina e gli altri casali vicini.

Il territorio del feudo di Scandale era formato in maggior parte da colline (“de la Ficarella”, “de la Calipuda”, “de lo Cariglio”, “de la Petrosa”, “Cupa, de S.to Salvatore”, “Arenosa”, “de li Travi”, “de la Fico Gullarica”), da valloni (“de Mauritio”, “de la Gaudiosa”, “Siccaneo”, “de Grisafi”, “de la Fico Dolce”, “de Melicochi”, “de Cucuzzo”, “de lo Passo de lo Cutugno”, “de S.to Salvatore”, “de la Torre”, “Siccaneo de Vocoleo”, “Siccaneo de Culipuda”), da valli (“de la Fico Gullarica”, “de Cannavarca”, “de l’Orco”, “de la Corte”, “de la Torre”), da passi (“de Gullo”, “de lo Cutugno”, “de Maurice”, “de lo Iardino”), da cavoni (“Siccaneo”), dalla “cava de Georgio”, dalla “Vallocta”, dal “Cugno de lo Salice” e dalla “timpa Vallocta”. Vi erano alcune sorgenti (“Aqua de Lucita”, “Aqua de Voculeo”, “fonte de Luchie de Luchia”), ed alcuni torrenti (“Torrens descendens a valle”, “Vallonem currentem Scandalis”). Il territorio era per la maggior parte selvoso e boscoso; vi erano alcuni alberi di pero, degli oleastri e molti e diversi alberi di quercia.

Reperto proveniente dal territorio di Scandale (KR) rinvenuto da Giuseppe Giovinazzi (da scandale-kr.it).

Le grotte

Anche dopo lo spopolamento rimanevano nel feudo di Scandale delle grotte a ricordo del vecchio casale. Alcune erano situate vicino alla gabella “Lo Prato de la Torre de Scandale”, nel luogo dove era situato il casale (“gructas dictas de Scandale”); altre nelle località “Iardino de Scandale” e “vallone de Gaudiosa” (“gructa in loco dicto lo Iardino de Scandale iux.a gructas Curiae”, “vallis dictae de L’orco et per frontes descendit ad gructas dictas de Scandale”).

Il feudatario ne possedeva alcune, su altre esigeva un censo annuo. Baptista Maniscalcus possedeva due grotte ed un piccolo terreno, dove vi erano alcuni oleastri, situati presso il vallone di Gaudiosa e pagava un censo di 15 grana. Baptista Arcomannus aveva una grotta vicino al vallone discendente dalla valle d’Orco, che era gravata da un censo di grana cinque. Paris Salvatus e fratelli, eredi di Nardo Salvato, detenevano due grotte ed un piccolo terreno vicino al “Iardinum desertum Comitalis Curiae”, sui quali pagavano annualmente dieci grana. Anche la chiesa di San Marco di Santa Severina ne possedeva alcune con un piccolo terreno (“Unus petius t.rae a Scandale cum gructis”).[xxi]

Il Giardino

Nei pressi del casale e vicino alla torre, vi era “Lo Iardino de Scandale”: Un pezzo di terreno sottratto alla selva situato accanto ad un torrente, dove vi erano numerose piante da frutto. Più volte nel documento è richiamato “Lo Iardino de Scandale”. Esso era situato vicino al “Vallonem currentem Scandalis”, alle grotte appartenenti al feudatario, al passo detto “de lo Iardino de Scandale”, ed al “vallone de la Torre de Scandale”. Il giardino, che apparteneva al feudatario, era situato vicino alla via pubblica, al vallone del “Passo de lo Cutugno”, al “Passo de lo Iardino” e alla “Valle de la Torre”. Al tempo del conte Andrea Carrafa esso era in completo abbandono (“Iardinum desertum”).

Panorama di Scandale e San Mauro Marchesato visto dalla strada che collega Cutro a Papanice.

“Li Communi de Scandale”

La gabella per la maggior parte coperta da selve e boschi era aperta a tutti gli abitanti del casale, i quali potevano liberamente pascolare il loro bestiame ed esercitare gli usi di attingere l’acqua, pernottare, farsi un ricovero, tagliare legna, ecc.

“Lo prato de la torre de Scandale”

Il prato, situato vicino alla torre del casale, era un luogo disboscato, a volte recintato, particolarmente adatto al pascolo specie degli agnelli.

La chiesa

Nella descrizione dei confini del feudo di Scandale si trova che, salendo per il vallone “de Mauritio”, si giunge alla chiesa di San Pietro delle Sette Porte e quindi, alla via pubblica che viene “de lo Cantone”: “Locum dictum lo Cantone usque ad viam publicam quae ascendit ad ecclesiam S.ti Petri de Septem Portis”. La chiesa possedeva un piccolo terreno dentro la terra detta “Li Communi de Scandale”. In seguito tra le “Chiese e titoli per i canonici della Metropolitana” di Santa Severina, troviamo: “Personatus cum Theologali praebenda sub titulo S. Petri de Septem Portis”, il titolo della chiesa campestre diroccata ed abbandonata.[xxii]

Reperto proveniente dal territorio di Scandale (KR) rinvenuto da Giuseppe Giovinazzi (da scandale-kr.it).

Vie e sentieri

La via pubblica segna per buona parte il confine del feudo di Scandale: “ad eccl(esi)am S.ti Petri de Septem Portis … ad viam quae venit de lo Cantone et per viam viam ascendendo versus occidentem ferit ad fontem … de Luchie de Luchia et continuando per viam viam … serras ferit ad collem dictam de la Ficarella et per viam viam continuando per easdem serras exit ad collem dictam de la Culipuda et continuando per dictam viam et serras serras vadit et ferit ad collem dictam de lo Cariglio et per ipsam viam et serras serras vadit et ferit ad collem dictam de la Petrosa et vadit ad vallem seu vallonem de la Gaudiosa”.

La via pubblica passa vicino alla chiesa di San Pietro delle Sette Porte: “vallonus veniens et descendens ab ecc.a S.ti Petri de Septem Portis et ascendendo per vallonem p.tum ferit ad dictam ecc.am S.ti Petri et exit ad viam pu.cam venientem da Lo Cantone et continuando dictam viam viam a parte borea ferit ad aquam de Lucita”.

Una via va verso il luogo dove era il casale di San Mauro: “ascendendo ferit ad collem de lo Cariglio et exit ad viam qua itur ad S.tum Maurum et sequendo dictam viam a parte boreae ferit ad collem de la Petrosa”. Una via passa per la Torre del casale ed il giardino: “ab oriente incipit a colle dicta de la Fico Gullarica et per viam viam exit ad passum Mauritii et per vallonem Mauritii exit ad collem de la Ficarella versus boream et descendit per vallem dictam de la Torre ab occidente ferit ad passum nominatum de lo Iardino et vadit et ferit ad passum dictum de lo Cutugno et per viam viam vadit a parte meridiei et concludit ad dictam collem de la Fico Gullarica”.

La via che conduce alla città di Crotone passa vicino al vallone che scende dalla Valle dell’Orco: “a vallonum descendentem à Valle d’Orco t.ras ipsius Bap.tae et viam pub.cam qua itur Cotronum”.

La viabilità che collegava Scandale ai centri vicini. Particolare della carta austriaca del Regno di Napoli Sez. 12 – Col. IX (1822-1825).

Le terre del feudo all’inizio del Cinquecento

Il feudo era composto dalle tre gabelle: “Scandale Piccolo”, “Lo Prato de la Torre de Scandale” e “S. Helia”, dalle due terre dette “Li Communi de Scandale”, da una continenza di terre e da “Lo Iardino de Scandale”; il tutto per l’estensione di poco più di 200 salmate di terra.

Le tre gabelle, circa cento salmate di terra, quando venivano affittate ad uso “massaria”, davano una rendita annua, quando più e quando meno, di circa 40 salme di grano. La gabella più redditizia era “Scandale Piccolo” che, assieme ad altri quattro piccoli terreni, formava un possedimento unico di circa 15 salmate e dava una rendita annua di circa 13 salme di grano. Essa si estendeva lungo la via pubblica e presso l’antico casale e costituiva un insieme organico, in quanto comprendeva ed era adeguata a tutte le esigenze che richiedeva il ciclo della “massaria”.

Il possedimento era formato dalla gabella “Scandale Piccolo”, di circa quattro salmate di terre, parte aratorie e parte incolte, da “Trechi” di circa sei salmate, da “La Valle de la Corte” di tre salmate di terre aratorie, da “L’Aire” di tredici tomolate di terre aratorie, e da “Le Serre de Casale Vecchio” di circa sei salmate, per la maggior parte boscose, utilizzata per il pascolo dei buoi, necessari per coltivare il possedimento.

Seguiva la gabella detta “Lo Prato de la Torre de Scandale” di circa salmate venticinque, parte coltivate, parte incolte e parte selvose con molti e diversi alberi di querce, particolarmente adatti per l’allevamento dei maiali, veniva affittata per salme dieci di grano annue. Vi era poi la gabella detta “S.to Helia” di circa 60 salmate parte coltivate e parte incolte. Il conte l’aveva concessa in feudo al nobile napoletano Antonio de Gallutio e ricavava una rendita annua di venti salme di grano.

Per quanto riguarda le due terre, entrambe di cinquanta salmate, “Li Communi de Scandale” era completamente incolta, boscosa e selvosa, l’altra il conte l’aveva destinata ad uso di “prato pultrorum”. Completava il feudo “lo Iardino de Scandale”, che era un piccolo terreno con una grotta di tomolate quattro, che era stato usurpato.

Scandale (KR), visto dal campanile della cattedrale di Santa Severina.

Proprietari e censuari

Oltre al conte Andrea Carrafa vi erano alcune proprietà di laici e di religiosi, quasi tutti di Santa Severina. Tra i laici sono nominati: gli eredi di Carolus Archomannus, gli eredi di Petrus Millessimus, gli eredi di Nicolaus de Sindico, il nobile crotonese Io. Franciscus Susanna, Paris Salvatus et Fratres, e i De Infusinis.

Tra i religiosi figurano le due chiese parrocchiali di Santa Maria La Magna e di San Giovanni Battista e quelle di Santa Caterina, dell’Annunziata e di San Marco, tutte di Santa Severina; vi era inoltre, la chiesa del luogo dedicata a San Pietro delle Sette Porte. A queste proprietà bisogna aggiungere quelle dei censuari del conte, i quali avevano ottenuto dei terreni, quasi sempre con grotta, nei pressi del vecchio abitato. Essi erano: Hieronimus de Sindico, Baptista Arcomannus, Paris Salvatus et Fratres, e Baptista Maniscalcus. Tra questi sono da segnalare Hieronimus de Sindico e fratelli, i quali possedevano un “vineale”, dove da poco avevano piantato un vigneto. Completano il quadro i beneficiati del conte: Donna Antonella Carrafa, moglie del nobile Pyrrho Loysius Novellisius, che ha la gabella di Moganà, ed il nobile napoletano Antonius de Gallutio che ha in feudo la gabella di S.to Helia.

Note

[i] BAV, Vat. Lat. 7572, f. 46v.

[ii] Pratesi A., Carte latine di abbazie calabresi provenienti dall’Archivio Aldobrandini, 1958, p. 261.

[iii] Maone P., San Mauro Marchesato e le sue vicende attraverso i secoli, Mancuso Catanzaro, 1975, pp. 73, 90.

[iv] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, pp. 94, 97, 110.

[v] Dito O., La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, 1989, pp. 101-102.

[vi] Minieri Riccio C., Notizie storiche tratte da 62 registri angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1877, p. 215. Pardi G., I registri angioini e la popolazione calabrese del 1276, in Archivio storico per le provincie napoletane, Ser. NS, vol 7 (1921), p. 27 sgg.

[vii] Reg. Ang. XXXVI (1290-1292), p. 81.

[viii] Reg. Ang. XXVII (1283-1284), p. 61 sgg.

[ix] Russo F., Regesto, I, 4914. Scalise G.B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le Diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, 1999, p. 307.

[x] “Casalibus Labenie et (sic, ma de) Vallis Gratis et Smandali (sic, ma Scandali) de Calabria militis quarti unius.” Biblioteca comunale di Bitonto, Fondo Rogadeo, Ms. A 23, frammento del distrutto Registro angioino 373, f. 94. Il 7 marzo 1445, nel castello di Cosenza, re Alfonso d’Aragona, per successione del nobile “Cubelli de sancto felice”, genitore del nobile “Carolo de sancto felice”, gli conferma il possesso del feudo di Bisignano e dei “cassalia sancti Leonis torleti et sancti leo motte sandalis (sic) in territorio Sancte Severine”, concessi al trisavolo di detto Carolo da re Carlo I d’Angiò e confermati al padre da re Giacomo di Borbone e dalla regina Giovanna II d’Angiò in Napoli il 23 dicembre del 1415. ACA, Cancillería, Reg. 2904, ff. 242v-243v.

[xi] ACA, Cancillería, Reg. 2905, ff. 74v-75r.

[xii] Capitoli concessi “pro Universitate Sancte Severine” dati “in n(ost)ris felicibus Castris apud Sanctam Severinam” il 20 novembre 1444 indizione VIII. ACA, Cancillería, Reg. 2903, f. 179.

[xiii] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, p. 327.

[xiv] Maone P., San Mauro Marchesato e le sue vicende attraverso i secoli, Mancuso Catanzaro, 1975, p. 106.

[xv] Caridi G., Chiesa e società in una diocesi meridionale, Falzea Ed. 1997, p. 108.

[xvi] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, ff. 45-45v.

[xvii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, ff. 45v-48v.

[xviii] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, f. 10v.

[xix] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, ff. 15v-16v.

[xx] AASS, Fondo Arcivescovile, volume 1A, ff. 21-21v.

[xxi] AASS, Fondo Arcivescovile, cartella 16B, Acta Sanctarum Visitationum S. Sv.ae, Roccae Bernardae, ecc. (1559).

[xxii] Scalise G.B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le Diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, 1999, p. 155.


Creato il 23 Febbraio 2015. Ultima modifica: 17 Maggio 2023.

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