Schede relative alla costruzione delle torri regie costiere del Crotonese all’inizio del Seicento

Louis-Jean Desprez, La toré de la Cape Colonne, 56p, 1778. Stoccolma Kunglig Akademien för de fria Kosterna, P49:1, pp. 204-205 (da Lammers P., Il viaggio nel Sud dell’Abbé de Saint-Non, Electa Napoli, Napoli 1995, p. 236, fig. 223a)

Torre di Crocchio

Il tesoriere Camillo Romano assegna al mastro Dante Cafaro, partitario della torre, ducati 800 per procedere nella costruzione. Dopo la consegna dei primi ducati 400, il rimanente è versato il 28.01.1606 in Cutro, dal luogotenente del tesoriere a Pompeo Cito di Cropani, cassiere della torre, eletto dall’università di Cropani, sul cui territorio sorge l’opera.[i] Con il procedere dei lavori seguono altri versamenti. Il 2.05.1606 il luogotenente versa al cassiere duc. 382, ed altri soldi sono consegnati all’inizio del 1607.[ii]

La “T. del Crocchio” presso la foce del fiume Crocchio, evidenziata in un particolare della tavola N° 29 (1789) della carta di G. A. Rizzi Zannoni.

Torre di Tacina

La costruzione della torre di Tacina era stata aggiudicata nel 1598 al mastro napoletano Andrea Jannello, che aveva associato come suo procuratore il mastro Adante Cafaro. L’undici marzo 1599 in presenza del soprastante della torre, Paolo Cristella di Cropani, i due mastri stipulano un contratto con alcuni lavoratori di Cropani, per la fornitura di 32 canne e mezzo di pietra a carlini 32 e mezzo la canna cupa. I lavoratori ricevono dal cassiere della torre, Andrea Foresta di Cutro, 50 ducati di anticipo e altri 50 li avranno dopo 15 giorni. La pietra è portata sul luogo di costruzione e depositata a 40 palmi dalla spiaggia, mentre i mastri hanno già scavato le fondamenta e si apprestano a costruire.[iii]

Interrottisi i lavori, nell’autunno del 1600 la torre fu nuovamente appaltata, a carlini 29 e mezzo la canna, con alcuni patti e convenzioni, al mastro Ascanio Faylla, architetto e ingegnere pubblico di Bisignano,[iv] il quale associò come fideiussore, o cassiere, il dottor Gio. Francesco de Bona di Cutro.[v] Infatti, su ordine della Regia Audienza di Calabria Ultra del 2.12.1600, e del regio luogotenente del tesoriere, spedito da Monteleone il 7.12.1600, il 10.12.1600 l’università di Cutro elegge e deputa Joannes Francesco de Bona a cassiero della torre di Tacina.[vi] Per maggior sicurezza e per far fronte alle spese di costruzione, si associò anche Scipione Azzariti. Così i soci Ascanio Faylla, il dottor Gio. Francesco de Bona e Scipione Azzariti, stipularono tra loro un albarano il 5.2.1601, presso il notaio Gio Francesco Campanaro, in cui era previsto che del guadagno o perdita, derivante dall’opera, se ne facesse tre parti.[vii]

Frattanto cominciano i preparativi ed i finanziamenti. Il 14.2.1601 il cassiere de Bona afferma che ebbe dal sindaco di Cutro, Jo. Matteo Oliverio, ducati 300 da conservarsi separatamente perché li impiegasse per la costruzione della torre di Tacina, da edificarsi nuovamente dal partitario e mastro

Ascanio Faylla.[viii] Dovendosi incominciare a costruire, alla nuova società si aggregò anche il mastro Geronimo La Macchia, ma poi abbandonò perché si trovava “implicato in molti intrichi per i quali non può così sbrigatamente attendere al servitio di detta torre”; subentrò allora il mastro napoletano Andrea Jannello, che già aveva avuto in precedenza l’appalto dell’opera.

Il 10.9.1602 in Cutro, presso il notaio Francesco Terranova, i quattro soci si impegnano a dividere il guadagno, o perdita, in quattro parti. Il nuovo socio Jannello promette di lavorare di persona per tutto il tempo della durata dell’opera, con la condizione che se mancherà dovrà pagare 8 carlini al giorno e non tirerà parte del guadagno, mentre quando lavorerà avrà un salario di tre carlini al giorno. Egli, inoltre, mette a disposizione la pietra che aveva portato sul luogo.[ix]

I lavori proseguono a rilento ed il mastro Ascanio Faylla cerca nuovi operai. Il 26 agosto 1603 Francesco Surdano, abitante in Mesoraca, “loca la sua persona” accordandosi a servire fedelmente il partitario della nuova regia torre di Tacina per un anno, a cominciare dal primo settembre 1603. Il Faylla si impegna a versargli ducati 44 in rate mensili, seminandogli con i suoi buoi e col suo grano due tomolate di terra in Mesoraca.[x]

Torre di Tacina. “Luoco detto Bocca del fiume di tacina territorio di Cutro bisognaria / farse la sopra disignata torre per guardia del fiume dalla / parte di levante dritta al fiume Canni deci, et dalla marina / alla torre canni cinquanta sogliono in questo luoco più volte / l’anno dismontare infedeli per fare acqua et dannegiano le / massarie di quelle marine Andaria di fabrica Canni mille / che a ragione de d.ti doi la Canna per non esserci ne pietra ne / Calce sarriano d.ti domilia D. 2000.” Codice Romano Carratelli n.o 49.

Torre di Posteriore

Fatto l’incanto delle torri nel 1598, un ordine della Regia Udienza di Calabria Ultra, comanda a Fulvio Antonio Leone, luogotenente del tesoriere di Calabria Ultra nella città di Crotone, di versare ai sindaci ed eletti di Cutro ducati 500, per il partito della torre di Posteriore fatto col mastro Jo. Battista Fico di Cutro.[xi] Il primo luglio 1598 i sindaci Marco Fera e Jo. Matteo Oliverio e gli eletti di Cutro, non potendo andare di persona a Crotone a ricevere il denaro, delegano Lutio Oliverio, che si recherà per loro conto da Fulvio Antonio Leone.[xii]

Dopo gli ordini della Regia Camera della Sommaria del 23.3.1600 e del 31.8.1600, diretti a Sancio de Miranda, auditore di Calabria Ultra e commissario delle nuove torri che la regia corte fa edificare dal fiume Tacina al Neto, quest’ultimo procede all’incanto dei lavori “con li patti, capitoli e conventioni apposti nell’ultimo incanto fatto per le medesime torri nell’anno 1598”. Il 12.11.1600 in Catanzaro, vince l’appalto della torre di Posteriore, offrendo carlini 23 e mezzo per ogni canna di fabbrica, con alcune condizioni e capitoli, il mastro Gio. Battista Fico di Cutro. Il Fico, al quale all’atto della stipula del contratto di costruzione è consegnato il disegno della torre firmato dall’ingegnere militare Vincentio de Rosa, si impegna tra l’altro, a nominare per sicurezza della regia curia un fideiussore, approvato dall’università di Cutro, e di iniziare i lavori non appena gli saranno consegnati ducati 100 di acconto.

Nominato come proprio fideiussore Gio. Battista Oliverio e questo approvato dall’università di Cutro il 5.12.1600,[xiii] Gio Battista Fico fa istanza all’auditore di Calabria Ultra per ricevere l’acconto. Il 9.12.1600 l’auditore Sancio de Miranda da Catanzaro, comanda Camillo Romano, tesoriere di Calabria Ultra, di versare i ducati 100 di anticipo al mastro prendendoli dalle imposizioni sulle torri. Prendendo atto di ciò il 9.1.1601 in Cutro, Serafino Cavarretta di Policastro, per parte di Ioannes Alfonso Cerasaro, luogotenente di Camillo Romano, consegna al Fico i ducati 100.[xiv]

Non passano molti giorni che, nello stesso mese di gennaio, un nuovo ordine del Miranda al tesoriere, gli chiede di versare altri ducati 300 al mastro, perché i duc.100 versatigli non sono sufficienti per dare inizio ai lavori della torre. Così altri ducati 200 sono consegnati dal luogotenente di Camillo Romano, Io. Alfonso Cerasaro, al sindaco di Cutro, Io. Matteo Oliverio, da spendersi per il servizio della fabbrica della regia torre.[xv]

I pagamenti proseguono a rilento. In aprile 1601 il mastro protesta perché non può pagare i fornitori di calce e pietra, per iniziare le fondamenta della torre, ed essendo gli scavi sotto una rupe, facilmente i Turchi potrebbero riempirla. Il primo maggio vengono versati al cassiere della torre duc. 100 a complemento dei ducati 300, che il mastro doveva avere.[xvi] Protraendosi i tempi di costruzione per il ritardo dei pagamenti, il mastro ottiene l’aumento di un carlino per canna di costruito. Il 18.1.1604 Pietro Iacomino fa la prima misurazione della torre che risulta canne 112 e mezza di scavo, da pagarsi a ducati 4 la canna cuba, e canne 434 di fabbrica, a carlini 24 e mezzo la canna, per un totale di ducati 1063, tari 1 e grana 10. Al partitario, che aveva avuto di acconto duc. 950, il luogotenente del tesoriere il 9.2.1604 versa in Cutro ducati 513, tari 1 e grana 10.[xvii]

Cutro (KR), località Torrazzo, resti della torre di Posteriore.

Torre di Jacopio

Come da ordini spediti da Catanzaro il 12.7.1600 dall’auditore Miranda, commissario destinato per la Regia Camera della Sommaria per la fabbrica delle regie torri, e dagli ordini inviati dal tesoriere di Calabria Ultra, Camillo Romano da Monteleone il 16.8.1600 ed il 7.9.1600, l’università di Cutro il 23.9.1600, elegge Andrea Foresta di Cutro a svolgere la funzione di cassiere della torre di Jacopio, di cui è partitario il mastro Marino de Syo della città di Cava.

Ad Andrea Foresta il sindaco di Cutro, Matteo Oliverio, il 28.9.1600 anticipa con soldi dell’università ducati 200, affinché li conservasse, come da ordini, e li spendesse per la costruzione

della torre, per i lavoratori e gli operai che vi lavorano a ogni ordine e volontà del mastro de Syo. Il 5 aprile 1601, un ordine del tesoriere Camillo Romano diretto all’università di Cutro, comunica che la Regia Audienza ha ordinato che si paghino a Marino de Syo, partitario della torre, ducati 200. L’università deve consegnare al cassiere Andrea Foresta per il terzo di Pasqua ducati 100, affinché il cassiere possa spenderli per la torre. Il pagamento avviene il 15.5.1601, quando il sindaco Marcello di Bona consegna al cassiere i 100 ducati per spenderli per la fabbrica della torre di Jacopio, per gli operai e i lavoratori, a ogni ordine del mastro de Syo.[xviii]

Il 5.5.1603 Antonio dela Motta Villegas, castellano di Crotone e sopraintendente alla fortificazione della città e castello di Crotone, nonché delle 14 torri che si edificano nelle marine del Marchesato, su richiesta di Marino de Syo, il quale fa presente di avere già speso per la torre i ducati 100, concessigli in passato, e di avere fatto molti altri lavori, per i quali deve avere una grossa somma di denaro ed, inoltre, ha pronti i materiali per procedere, ordina a Camillo Romano, tesoriere di Calabria Ultra, che dei 1500 ducati, ultimamente messigli a disposizione dalla Regia Camera della Sommaria, ne paghi al mastro de Syo duc. 50 come anticipo, e altri 150 li versi al cassiere, scelto dalla università di Cutro, affinché li spenda in beneficio della torre.

Cornelio Sanguinetto, luogotenente di Camillo Romano, da Monteleone il 7.5.1603, ordina a Jo. Battista Oliverio, luogotenente del tesoriere nel Marchesato, di pagare al cassiere della torre i 150 ducati e di darne altri 50 al mastro de Syo. Il 18.5.1603 in Cutro, Jo. Battista Oliverio consegna i ducati 150 al cassiere della torre Joanne Matteo Oliverio ed i ducati 50 al de Syo.[xix]

Su certificazione e richiesta del castellano di Crotone, Antonio dela Motta Villegas, inviate in Monteleone al tesoriere, quest’ultimo ordina il 23.10.1603 al suo luogotenente nel Marchesato, Gio. Battista Oliverio, di consegnare al mastro Marino de Syo, partitario della torre di Jacopio, ducati 175 tari 1 e grana 1 e 1/3, a complemento dei ducati 1472 tari 2 e grana 5 e mezzo, che competono al mastro per la fabbrica della torre. Il pagamento avviene in Cutro il 5.11.1603.[xx]

Dopo una misurazione della fabbrica della torre fatta il 1.3.1605, il 22.11.1605 l’ingegnere Vincenzo de Rosa comunica al capitano Baltasar Calderon che ha rifatto lo scandaglio della torre, certificando che nel frattempo, si erano costruite altre 37 canne di fabbrica. Il 14.1.1606 il partitario Marino de Syo riceve da Carlo Nicotera, luogotenente del tesoriere G. B. Bonfanti, ducati 70 tari 3 e grana 5.[xxi] Il 26.3.1611 sono consegnati a Marino de Syo della città di Cava, altri ducati 150 di acconto “per essere il camino lungo et acciò la fabrica p.tta camini avanti”.[xxii]

Le Castella di Isola Capo Rizzuto (KR), località Campolongo, resti della torre di Jacopio, indicati ora come “T.re Brasolo”.

Torre di Porcello

Su richiesta di Mastro Carolo Greco, partitario della torre de Porcello, il 16.5.1598 la Regia Udienza comanda ai sindaci di Cutro, Marco Fera e Jo. Matteo Oliverio, di comprare tre paia di buoi e tre carri, affinché il partitario possa usarli per la costruzione della torre. Il 14.06.1598 i sindaci comprano dal prete Jo. Francesco Florillo e da Andrea Foresta, due paia di buoi e due carri ferrati, al prezzo di ducati 50 il paio i buoi e di duc. 6 e carlini 6 il carro. La somma di duc.113 e tari uno è versata da Jo. Battista Oliverio di Cutro, cassiere del denaro regio della torre, ai venditori che consegnano i buoi ed i carri al mastro.[xxiii]

Le Castella di Isola Capo Rizzuto (KR), in evidenza la località “Porcello”, particolare del foglio N° 577 Isola di Capo Rizzuto della Carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM.

Torre di Civiti

Marcantonio Sbarra alias de Gasparro di Catanzaro, vince l’appalto della torre di Civiti in territorio di Isola, offrendo carlini 22 la canna ma, non trovando fideiussori, deve accordarsi con i potenti Julio e Joanne Antonio Pallone, stipulando con loro speciali patti e condizioni.[xxiv]

Eletto e convalidato dall’università di Isola per cassiere della torre Prospero Marino, comincia lo scavo e poi il gettito delle fondamenta della torre. Il 7 aprile 1604 questa è in costruzione e l’ingegnere Vincenzo de Rosa prende le misure che risultano, rispettivamente, canne piccole 250 di cavamento a ducati uno, e canne 117 e 1/3 di “fabrica delli pedamenti” a carlini 22; il tutto importa ducati 514 tari 3 e grana 15. Il 13.5.1604 il luogotenente del tesoriere Gio. Battista Oliverio di Cutro, consegna al cassiere della torre ducati 150;[xxv] un successivo versamento di altri 100 ducati avviene l’undici ottobre.[xxvi]

Frattanto, trovandosi nell’impossibilità di portare a termine l’opera, lo Sbarra cede ai Pallone l’appalto di costruzione della torre, con la condizione che siano sostituiti i mastri costruttori, e si liberino lui ed i fideiussori da ogni pendenza con la regia corte. Per cautelarsi, lo Sbarra si fa versare dai Pallone 40 ducati, che egli deposita presso il mercante Francesco Sacerdote. Ai primi di agosto 1607 i Pallone nominano come nuovi mastri fabbricatori della torre di Civiti, Ippolito Jordano della città di Cava e Joanne Andrea Mannella di Monteleone, rientrando così in possesso dei loro 40 ducati dati in pegno.[xxvii]

Capo “Civiti” detto anche “Capo di Mezzo”, oggi Capo Cimiti di Isola Capo Rizzuto (KR).

Torre di Zirigotti

Marcantonio Sbarra vince l’appalto della torre di Zirigotti. Essendo il luogo dove deve sorgere la torre nel territorio di Isola in località Domine Maria nelle proprietà dei Pallone,[xxviii] egli è costretto a costituire con questi una società.[xxix] Successivamente lo Sbarra cede l’appalto della torre ai Pallone.

La località “Domine Maria” in un particolare del foglio N° 577 Isola di Capo Rizzuto della Carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM.

Torre di capo Pellegrino

Il 15 agosto 1602 il capitano Antonio dela Motta Villegas, castellano di Crotone e sopraintendente alla fortificazione della città e castello, nonché delle nuove torri che si stanno costruendo nel Marchesato, fa presente al tesoriere di Calabria Ultra, Camillo Romano, residente in Monteleone, che il partitario della torre di capo Pelegrino (o Pellegrino) in territorio di Crotone, Gio. Bernardino Desena di Catanzaro, ha chiesto ducati 50 anticipati, come pattuito, per poter iniziare la costruzione della torre, “poiché tiene alcuni materiali in ordine et atti a fabricare”, e vuole che siano versati altri ducati 100 in potere di una persona scelta dall’università di Crotone, come cassiere della torre, per più comodità del partitario e per facilitare la costruzione della torre.

I ducati dovevano essere presi dall’entrate della imposizione della fabbrica delle torri e mancando questi da quelli della guardia. Il 24 agosto il tesoriere Camillo Romano ordina al suo luogotenente Gio. Battista Oliverio, di pagare duc. 50 di anticipo al De Sena, e di consegnare altri ducati 100 al cassiere, da scegliersi dall’università di Crotone, affinché siano spesi per la costruzione della torre. Il 6 settembre in Cutro, il De Sena riceve dal luogotenente Oliverio i ducati 50, che deve avere di anticipo.[xxx]

Il 23 dello stesso mese il governo dell’università di Crotone (sindaco dei nobili Aniballe Montalcino, del popolo Cola Jo. Jacomino, eletti Gio. Andrea Pelusio, Mario Lucifero, Aniballe Pipino, Giulio Pignataro e Gio. Francesco Rigitano), elegge come erario e cassiere della torre di capo Pellegrino il notaio Gio. Francesco Rigitano al quale, nello stesso giorno, presso il notaio Joanne Galatio di Crotone, Lutio Oliverio di Cutro, come rappresentante di Jo. Batt.a Oliverio, luogotenente di Camillo Romano, consegna i 100 ducati.[xxxi]

Crotone, torre di Scifo o di Capo Pellegrino.

Torre del Marrello

L’otto novembre 1600, presso il notaio Annibale Juzzolino in Catanzaro, Minico de Messina di Crotone stipula un contratto con la Regia Corte, per l’appalto dei lavori di costruzione della torre del Marrello in località Nao territorio di Crotone. Il contratto prevede la costruzione della torre a ragione di carlini 27 la canna di fabbrica, e di ducati quattro la canna di cavamento, più altre clausole e condizioni.

Ritrovandosi impedito, sia per infermità che per altri motivi, a eseguire l’opera come e nei modi pattuiti, il 10 ottobre 1602 il Messina cede l’appalto della torre allo spagnolo Alonso Corrales, abitante in Crotone e persona esperta e facoltosa, e al mastro fabricatore Renso Pecoro di Crotone.

Questi ultimi si impegnano a costruire la torre con gli stessi patti e condizioni sottoscritti dal Messina. All’atto della cessione, quest’ultimo si assicura che tutta l’opera fatta, sia di cavamenti che di fabbrica, come anche di materiali che si trovano nella torre fino al nuovo contratto, vadano a suo beneficio.

Inoltre, poiché il Messina al tempo che ebbe l’appalto, “fece molte spese di scripture, perdita di tempo, et altri interessi”, si conviene che i nuovi conduttori Alonso Corrales e Renso Pecoro, debbano versargli ducati 50 dai primi denari che perverranno loro per la torre e, tuttavia, nel caso che la Regia Corte non accetti la cessione dell’appalto, il Messina rimane obbligato ad assistere di persona alla fabbrica, mentre il Corrales ed il Pecoro si obbligano a pagargli le giornate, a ragione di carlini tre e mezzo il giorno, finché non finirà l’opera.[xxxii]

Crotone, la torre del Marrello “alla punta di Maricello”, in località Nao o Capo delle Colonne.

Torre di Neto

L’auditore Sancio de Miranda alla fine del 1601, emana alcuni ordini diretti ai partitari affinché si faccino pagare l’anticipo spettante, come previsto dalla capitolazione da essi fatta con la Regia Corte, che prevede anche la consegna di altro denaro ai cassieri scelti dalle università, sul cui territorio si edificheranno le torri.

All’inizio di agosto 1602 alcuni di questi ordini avevano già avuto il loro effetto. Il mastro Petruczo de Franco, partitario della torre di Neto in territorio di Crotone, presenta al castellano Antonio dela Motta Villegas, un ordine emanato dall’auditore Miranda il 29 ottobre 1601, che gli permette di incassare i ducati 100 di anticipo, così il Villegas ordina che altri ducati 150 si debbano consegnare al cassiere della torre di Neto, da scegliersi dall’università di Crotone, per essere spesi ad ogni ordine del mastro, per il servizio della torre di cui ha l’appalto.

Avendo già incassati i ducati 100 di anticipo, ora il mastro vuole utilizzare gli altri ducati 150. Avendo già pronti i materiali nel luogo dove deve essere costruita la torre, è sua intenzione iniziarne quanto prima i lavori, essendo il tempo favorevole per la costruzione delle fondamenta, che devono essere scavate dentro il letto del fiume, conforme al disegno consegnatogli dal regio ingegnere. Il castellano Don Antonio dela Motta Villegas, sopraintendente delle torri che si costruiscono nel Marchesato, il 9 agosto 1602 scrive perciò al tesoriere Camillo Romano, ordinandogli di consegnare ad Alonso Corrales, pregio di Petruczo de Franco e deputato cassiere della torre di Neto, i ducati 150 da prendersi, o dai pagamenti delle imposizioni per la fabbrica delle torri o, mancando questi, da quelli della guardia.

Il tesoriere il 14 agosto 1602 da Monteleone, ordina al suo luogotenente nel Marchesato di Crotone, Gio. Battista Oliverio, di pagare ad Alonso Corrales i ducati 150. Il 23 settembre 1602, Lutio Liveri a nome di Jo. Battista Oliverio, consegna in Crotone i ducati 150 ad Alonso Corrales, spagnolo abitante in Crotone e deputato cassiere, affinché possa spenderli ad ogni ordine del mastro Petruczo de Franco, per il servizio della torre di Neto.[xxxiii]

Ai primi di aprile 1604 l’ingegnere Vincenzo De Rosa con il tesoriere Camillo Romano ed il soprastante della torre, Vincenzo Scigliano, si reca a misurare la torre: “neli cavamenti per il pedamento si son fatti canni piccoli n. 487 et meza, cioè canni 298 e palmi 54 per lo cavamento del pedamento e canni 188 e palmi 42 che de mio ordine d.o m.o ha cavato atorno atorno detta torre più del cavamento ordinato …  per non fare spesa d’impelliciata che forno palmi 4 larghi atorno atorno. Et più ha fatto de fabrica in detti pedamenti canni 195 e palmi 46”, maturando un totale di ducati 1054, tari 4 e grana 13.[xxxiv]

Il mastro chiede che gli si aumenti il prezzo della canna di fabbrica da 29 carlini a 39 e l’ottiene. Il 24.2.1605 il De Rosa fa un’altra misurazione, ed il 13.3.1605 il mastro ottiene dal tesoriere il saldo di ducati 334 e grana 19.[xxxv] Vincenzo De Rosa il 19.11.1605 rifà le misurazioni e certifica che, nel frattempo, il mastro aveva costruito canne 84 e 1/4 di fabbrica, aveva scavato un pozzo all’interno della torre per 10 canne piccole, e fatto un terrapieno nella torre di canne 174, maturando ducati 478 e grana 10. Essendo il mastro debitore verso la tesoreria di ducati 47 e tari 4, per l’interesse del 10 per cento su un anticipo di ducati 200, il luogotenente Carlo Nicotera di Nicastro lo salda in Cutro il 17.1.1606, versandogli ducati 430 e carlini 3.[xxxvi] I lavori proseguono e nel maggio dello stesso anno, su ordine di Baltasar Calderon, il mastro riceve dal luogotenente del tesoriere un altro acconto di ducati 200 per procedere nella costruzione.[xxxvii]

La “T. di Nieto” evidenziata nella carta della Calabria Citeriore di Tommaso Aceti (1687-1749).

Note

[i] ASCZ, Busta 59, anno 1606, f. 11. “Cropano, il quale essendo alla falda della montagna, soprastà a bellissimi territorii che si stendono fino al mare, dov’è una bellissima torre della Regia Corte per defensione di quelle marine e terre convicine”. Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 84.

[ii] ASCZ, Busta 59, anno 1606, f. 48; Busta 59, anno 1607, ff. 1-2.

[iii] ASCZ, Busta 69, anno 1599, ff. 11v-12.

[iv] Ascanio Faylla di Bisignano, architetto e ingegnere, lavorò alla fine del Cinquecento per il duca di Nocera, riparando e fortificando i mulini della Canosa sul Tacina. ASCZ, Busta 58, anno 1600, f. 6v.

[v] ASCZ, Busta 58, anno 1602, ff. 474v-476.

[vi] ASCZ, Busta 61, anno 1601, f. 49.

[vii] ASCZ, Busta 58, anno 1602, ff. 474v-476.

[viii] ASCZ, Busta 61, anno 1601, f. 49.

[ix] ASCZ, Busta 58, anno 1602, ff. 474v-476.

[x] ASCZ, Busta 61, anno 1603, ff. 53-54.

[xi] All’inizio di ottobre 1604 i mastri Jo. Battista Fico e Hieronimo la Macchia di Cutro fanno la stima delle spese occorrenti per finire il convento dei Riformati del SS. Salvatore, dichiarando che per completare la nave della chiesa ed i due dormitori, appena iniziati, abbisognavano più di 1000 ducati. ASCZ, Busta 62, anno 1604, ff. 118v-119.

[xii] ASCZ, Busta 58, anno 1598, f. 582v

[xiii] ASCZ, Busta 61, anno 1601, ff. 17-25.

[xiv] ASCZ, Busta 61, anno 1601, ff. 25v-26.

[xv] ASCZ, Busta 61, anno 1601, ff. 38-39.

[xvi] ASCZ, Busta 69, anno 1601, ff. 85-86.

[xvii] ASCZ, Busta 59, anno 1604, ff. 14-15.

[xviii] ASCZ, Busta 61, anno 1600, ff. 80v-82; Busta 61, anno 1601, ff. 166v-167.

[xix] ASCZ, Busta 61, anno 1603, ff. 20-21.

[xx] ASCZ, Busta 61, anno 1603, ff. 81-82.

[xxi] ASCZ, Busta 69, anno 1606, f. 2.

[xxii] ASCZ, Busta 69, anno 1611, f. 1.

[xxiii] ASCZ, Busta 58, anno 1598, f. 583.

[xxiv] ASCZ, Busta 82, anno 1607, ff. 36v-37.

[xxv] ASCZ, Busta 69, anno 1604, ff. 12-13.

[xxvi] ASCZ, Busta 69, anno 1604, f. 21.

[xxvii] ASCZ, Busta 82, anno 1607, ff. 36v-37, 40-41.

[xxviii] Il territorio di Domine Maria confinava con il feudo rustico di Le Valli di Pirrotta, pervenuto ai Pallone per vendita fatta da Jo. Batt.a Passalacqua a Tiberio Pallone, come da contratto del 21.12.1567. ASCZ, Busta 497, anno 1703, ff. 31-33, 44-45.

[xxix] ASCZ, Busta 82, anno 1607, ff. 36v-37.

[xxx] ASCZ, Busta 58, anno 1602, f. 472v.

[xxxi] AVC, Not. J. Galatio, Cotrone 23.9.1602, Fs. 1602, ff. 330-332.

[xxxii] AVC, Not. J. Galatio Fs. 1602, ff. 350-352.

[xxxiii] AVC, Not. J. Galatio, Cotrone 23.9. 1602, Fs. 1602, ff. 328-329.

[xxxiv] ASCZ, Busta 69, anno 1604, ff. 10-11.

[xxxv] ASCZ, Busta 69, anno 1605, ff. 47-48.

[xxxvi] ASCZ, Busta 57, anno 1606, ff. 7v-8.

[xxxvii] ASCZ, Busta 69, anno 1606, f. 7v.


Creato il 16 Marzo 2015. Ultima modifica: 23 Aprile 2024.

Latest Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*