Il castello di Melissa e la torre di Torre Melissa

Melissa (KR).

Il castrum nei primi documenti angioini

Sembra che sul finire dell’età sveva, Melissa sia stata signoria della famiglia Amantea,[i] e che parteggiò per Raynaldo de Ypsigro, vicario di Corradino in Calabria, contro il re Carlo I d’Angiò. Con la sconfitta e morte di Corradino (29 ottobre 1268), essa ritornò sotto gli Angioini. A quel tempo la terra appare già fortificata. Il castrum, o la terra di Melissa, dai documenti risulta essere in diocesi di Umbriatico,[ii] ed appartenente al giustizierato di Val di Crati e Terra Giordana.[iii] Sempre in questi anni divampò una ribellione popolare alla quale parteciparono gli abitanti di Alichia, Cirò, di Melissa e dei paesi vicini. Essa ebbe origine dalle mutate condizioni in cui si trovarono a vivere gli abitanti per l’arrivo dei nuovi dominatori, quasi tutti militi provenzali che avevano prestato aiuto al re Carlo I d’Angiò nella conquista, ed ora volevano la loro ricompensa.

Cause della sollevazione furono probabilmente l’esazione di nuove tasse e l’imposizione di crudeli prestazioni, tra le quali quella dello jus primae noctis, e del diritto sul passo da coloro che transitavano con animali e merci, sulla antica strada regia della marina, che passava accanto al palazzo Alitio. Il regio palazzo, simbolo della oppressione regia e feudale, venne devastato e distrutto, tanto che nel 1275, il re Carlo I d’Angiò ordinava al giustiziere di Val di Crati e Terra Giordana, di perseguire gli abitanti delle terre e dei luoghi vicini, e di costringerli a riedificarlo a loro spese.[iv] Dopo la riconquista angioina, Melissa fu concessa dapprima ai militi Giovanni Pluvier de Trosilles,[v] Ade Morier,[vi] ed Odoardo de Ribecurt.[vii]

Melissa, KR (foto di Antonio Cosentino).

La guerra del Vespro e le vessazioni feudali

Scoppiata l’insurrezione in Sicilia (31 marzo 1282), e datasi l’isola agli Aragonesi, l’esercito di Pietro III d’Aragona invadeva la Calabria. Matteo Fortunato, capitano di duemila Almugaveri, saccheggiava i paesi della diocesi di Umbriatico, distruggendo i vicini casali di Santa Marina, San Nicola de Alto, e Marathia.

I successivi tentativi di rinascita e di ripopolamento non daranno i frutti sperati. Sia per le distruzioni subite a causa della guerra, che per la crudele tirannia dei feudatari, molte terre spopolarono. Oltre a quelle già citate, ricordiamo Lutrivio, Santa Vennera,[viii] e Alichia, che si trovavano nelle “pertinenze di Melissa et Ipsigrò”, e Tigano vicino ad Umbriatico. La stessa città di Umbriatico, sia per le distruzioni belliche, che per la crudele tirannia del feudatario, andò deserta, tanto che il papa Giovanni XXII, il 19 agosto 1317, incaricò l’arcivescovo di Santa Severina di trasferire la sede vescovile in un altro luogo insigne della stessa diocesi.[ix]

All’inizio del Trecento il castrum di Melissa, assieme a Cirò e Alichia, fa parte dei possessi feudali del milite Pietro Athelas, o Exalax, per poi passare in successione al figlio, il milite Pernotto. Quest’ultimo, ricordato per le disumane prestazioni che esigeva, vide i suoi feudi abbandonati dai suoi vassalli, tanto da dover richiedere l’intervento della corte angioina. Morto costui senza eredi, le rendite furono divise tra Americo de Possiaco e Druetto de Regibaio.[x]

In seguito, ne è feudatario Giordano de Amanthea detto Maniacasale, il quale lo aveva posseduto saltuariamente anche in precedenza. Come signore di Melissa esso compare in un ordine del 1317 di re Roberto, a favore del regio ostiario maggiore, Jaquetto de la Petina, al quale il sovrano in quell’anno, aveva concesso un feudo, che era stato della fu Flos de Aligis (Fiordaligi Fallucca, signora di Barbaro), ma si trovava usurpato dai feudatari di Melissa e di Umbriatico.[xi] Alla di lui morte passò in eredità alla primogenita Isabella dell’Amantea, nobile cosentina, la quale nel 1329 si accasò con Gerardo, signore di Sambiase altresì cosentino, recandogliela in dote.[xii] Melissa conservava allora ancora la lingua e la liturgia greca, come evidenzia la presenza del prothopapa Leo che, con altri tre ecclesiastici del luogo, versa nel 1325 la decima per la Santa Sede.[xiii]

Melissa, KR (foto di Ernesto Treccani).

In potere dei Ruffo

Poi andò a far parte dei vasti possedimenti dei Ruffo. Nel 1378 il conte di Catanzaro Antonello Ruffo risulta tassato “Pro Castro Melisse milites tres uncias triginta unam cum dimidia.”[xiv] Nella lotta tra Carlo III di Durazzo e Luigi d’Angiò Nicolò Ruffo, conte di Catanzaro, si schierò dalla parte dei Durazzo, per questo il figlio e successore di Carlo III, Ladislao, gli concesse nel 1390 il titolo di Marchese di Crotone. Ma in seguito il marchese di Crotone si schierava per Luigi II d’Angiò. Alla fine di giugno 1404, il re Ladislao di Durazzo mosse con l’esercito da Napoli verso la Calabria, ed in breve privò il marchese dei suoi possedimenti comprendenti più di 15 terre e 40 castelli.[xv]

Le terre facenti parte del marchesato di Crotone furono concesse dal sovrano al capitano di ventura e conte di Belcastro, Pietro Paolo de Andreis da Viterbo, detto Braca. Concessione rinnovata, dopo la morte di Ladislao avvenuta nel 1414, dalla sorella la regina Giovanna II. Schieratosi contro la regina per Giacomo de La Marche, le terre del conte di Belcastro nell’estate 1417, furono devastate dalle milizie della regina al comando del luogotenente del regno, Antomizio de Camponeschi.

In seguito, nella lotta tra Luigi III d’Angiò e Alfonso d’Aragona, il Ruffo si schierò dalla parte dell’angioino. Riconciliatosi poi con la regina, rientrò in possesso delle sue terre. “Milixa” è tra le terre confermate dalla regina Giovanna II al marchese di Crotone e conte di Catanzaro Nicolò Ruffo, come è evidenziato dall’assenso datone l’undici luglio 1426 da papa Martino V.[xvi]

Alla morte di Nicolò passò nel 1435 alla figlia Giovannella Ruffo, moglie di Antonio Colonna, principe di Salerno, e, morta costei, l’anno dopo è della sorella Errichetta. Il 5 novembre 1436 Errichetta Ruffo di Calabria, figlia di Nicolò e di Margherita de Poitiers, marchesa di Crotone e contessa di Catanzaro, presso il castello di Catanzaro, concedeva “all’egregio huomo” catanzarese Teseo Morano, suo compagno carissimo, per i servigi da questi fatti, il castello e la terra di Melissa, con la possibilità di trasmetterli anche ai suoi diretti discendenti.[xvii] Sempre in questi anni, il Morano veniva privilegiato dal re Alfonso d’Aragona, di essere esente dalle collette e da qualsiasi altro tributo dovuto per il possesso del castello di Melissa.[xviii]

Melissa (KR).

La rivolta di Antonio Centelles

In seguito, ritroviamo Melissa tra i possedimenti del marchese di Crotone, Antonio de Centellas y de Veintemilla, figlio di Gilabert de Centellas e di Costanza de Veintemilla contessa di Golisano, cavaliere che, nella passata guerra, aveva conquistato per gli Aragonesi la maggior parte della Calabria e, mandato dal re per concordare il matrimonio tra Inigo de Avalos e la marchesa di Crotone, aveva trattato per sé il matrimonio, sposando nel 1441 Errichetta Ruffo. L’importanza del suo castello, situato a vigilanza della via e della marina ionica, è evidenziata da alcuni documenti della metà del Quattrocento, relativi alla ribellione del marchese di Crotone, il quale, oltre ad avere disubbidito al re, si rifiutava anche di pagare il tributo sui fuochi per le sue terre, e si era impossessato delle saline di Neto presso la città di Santa Severina.

Nell’autunno 1444, il re Alfonso d’Aragona scese con l’esercito in Calabria per stroncare la ribellione. Penetrato nelle terre del marchese, pose l’assedio a Cirò e a Melissa. Conquistata dapprima Melissa, la pose in demanio regio, concedendo agli abitanti l’immunità per 10 anni dalle tasse sui fuochi.[xix] Mentre continuava l’assedio a Cirò, per assicurarsi un sicuro controllo della zona, l’otto novembre 1444 concedeva “vita sua durante”, la castellania del castrum, o fortillizio della terra di Melissa, al suo “secretario” Blasio di Stephano, con uno stipendio mensile per lui di un’oncia, e per gli altri dodici soci, o aiutanti, di tari 15, di un tomolo di grano, e di un barile di vino per persona al mese, da prelevarsi dalle rendite su tutti i corsi d’acqua, i boschi, i campi ed i vignali coltivati, o incolti, della stessa terra, e dagli altri diritti pertinenti alla regia curia, e alla stessa devoluti a causa della ribellione del marchese di Crotone, e poi nuovamente assegnati al Di Stefano.[xx]

La presenza di un presidio regio nel castello di Melissa, composto da un castellano e da 12 aiutanti, è segnalata anche negli anni seguenti alla sconfitta del marchese di Crotone. La sua importanza strategica, soprattutto per fronteggiare possibili incursioni dal mare da parte dei Veneziani e dei pirati, lo fa primeggiare tra le altre fortificazioni “quae in maritima Cutroni sita sunt”. Sarà proprio perché il re era venuto a conoscenza che a Venezia si armavano alcune galere, ed era voce pubblica che ciò avveniva su richiesta dell’ex-marchese di Crotone, Antonio Centelles, che per il timore di un probabile sbarco sulle coste della Calabria, specialmente in quelle vicino a Crotone,[xxi] che Alfonso nell’estate del 1447, provvederà a rinforzare soprattutto il castello di Melissa, prevedendo uno sbarco proprio in quelle marine.

Tutto ciò lo si evince da un ordine del re Alfonso del 25 luglio 1447, diretto al tesoriere nel ducato di Calabria, Gabriele de Cardona. Con esso il sovrano, nonostante gli ordini dati in precedenza di diminuire gli addetti alla custodia dei castelli, posti nelle vicinanze della costa crotonese, confermava invece il soldo a tutta la guarnigione del castello di Melissa, affinché esso fosse ben custodito e difeso.[xxii]

Sempre tra la fine di luglio e l’inizio di agosto di quell’anno, il sovrano ordinava al tesoriere di riparare il castello di Melissa, e di fortificare e provvedere al castello di Crotone, e agli altri castelli vicini, in previsione di uno sbarco sulle coste del Marchesato, che si tramava dal Centelles con l’appoggio veneziano. Infatti, il 26 luglio dava ordine al tesoriere di provvedere a far riparare una muraglia del castello di Melissa, e di rifornirlo delle cose necessarie, come richiesto nella relazione inviatagli dal castellano.[xxiii]

In seguito, l’acuirsi delle ostilità tra la Repubblica di Venezia ed il Regno di Napoli, determinò da una parte l’espulsione dei mercanti veneziani dal Regno, e dall’altra un’azione di rappresaglia della flotta della Serenissima che, al comando di Luigi Loredan, saccheggiò le coste ioniche calabresi.[xxiv] In tale frangente, per assicurarsi la fedeltà e l’aiuto della guarnigione del castello di Melissa, il re il 9 maggio 1449, sollecitava il tesoriere a pagare il castellano ed i suoi dodici aiutanti, nonostante che una precedente disposizione imponesse di versare tutto il denaro, proveniente dalle tasse sui fuochi e dalle altre entrate, che la curia regia esigeva in Calabria, nel banco napoletano di Iohanne de Miroballis.[xxv]

Alla morte di Alfonso (27 giugno 1458) Melissa, dove “la baglya, li tenimenti et vinye”, erano ancora in potere della corte,[xxvi] Cirò ed altre terre si ribellarono al nuovo re Ferdinando, dapprima seguendo le parti del Centelles, e poi quelle di Marino Marzano, duca di Sessa e principe di Rossano, del principe di Taranto e di altri baroni. Sul finire del 1461 sarà lo stesso Centelles, passato dalla parte del re, a recuperarle togliendole ai ribelli. Esse saranno tenute da Galeotto Baldaxino[xxvii] finché, ottenuto il perdono per la sua ribellione, il marchese di Crotone e sua moglie Errichetta Ruffo, non verranno reintegrati, il 24 giugno 1462, da re Ferdinando nei loro antichi feudi.[xxviii]

Rientrato in possesso anche della terra di Melissa, il marchese di Crotone e Principe di Santa Severina, dopo aver soffocato la ribellione dei suoi suffeudatari, per la particolare importanza che rivestivano il castello e la terra di Melissa, a vigilanza della via della marina, luogo obbligato di passaggio di eserciti nemici, ed in segno di gratitudine, per l’aiuto avuto dal suo fedele Joanne de Michele o Micheli di Catanzaro, il 29 dicembre 1463 glieli concedeva in signoria, “in remissione dei suoi servitii per esso prestiti in ogni tempo che molti servitori si rebellarono contra esso Principe, eccetto detto Joanne”.[xxix] Il De Micheli ne manterrà il possesso fino alla scomparsa del Centelles.[xxx] Con la cattura e fine del marchese, avvenuta all’inizio del 1466, Melissa con il suo castello ritornava in demanio regio e, come nel caso di altre terre similari, vi sarà un governatore che eserciterà le cariche sia di capitano che di castellano.

Melissa (KR).

Dai Campitelli ai Pignatelli

Con l’affacciarsi del pericolo turco e l’intensificarsi della pirateria, le fortificazioni vennero rinnovate e potenziate. Nella primavera del 1484, per fronteggiare razzie veneziane sulle coste ioniche, specie del Crotonese, il re Ferdinando ordinava a Giacomo Tolomeo di provvedere alla sicurezza degli abitati prossimi alla marina, ed al nipote Ferdinando di andare a perlustrare e fortificare, tutte quelle terre, con particolare attenzione al castello di Crotone.[xxxi] L’anno dopo il sovrano vendeva Melissa con il suo castello per 3000 ducati, al regio tesoriere di Calabria Vinceslao Campitello.[xxxii]

Con questo atto cessava definitivamente la presenza di un presidio regio nel castello di Melissa, che da regio diverrà per sempre baronale, e sarà custodito da un castellano e da guardie del feudatario. Alla morte del barone di Melissa Vinceslao Campitelli, avvenuta nel settembre 1493, seguì Lorenzo, figlio di Vinceslao e di Lucia Contestabile, al quale nel 1505, il re Ferdinando il Cattolico confermò il possesso. Alla morte di Lorenzo ereditò il figlio Giovanbattista che, nel giugno 1516, risulta il 3° barone di Melissa e morirà il 26 gennaio 1561, lasciando il feudo al nipote Giovanni Maria. A Giovanni Maria seguì Giovanbattista Campitelli, che fu il 5° barone, e dal 1591 il primo conte di Melissa. Alla sua morte avvenuta il 28 luglio 1602, il feudo pervenne al figlio Annibale, che fu 2° conte di Melissa, e dal 1620 primo principe di Strongoli, per concessione fatta dal re di Spagna Filippo III.[xxxiii] I Campitelli manterranno il feudo di Melissa, finché nel 1668 non passerà ai Pignatelli.[xxxiv]

Melissa (KR), ruderi del castello (foto di P. Pugliese).

Fu durante il periodo in cui Melissa apparteneva in feudo ai Campitelli, che compare anche la “turri delo barone de Melissa”. Nel 1541/1542 esso è un luogo dove si imbarca il legname, tagliato in territorio di Umbriatico, che viene utilizzato per la costruzione delle fortificazioni di Crotone.[xxxv] Anche se non abbiamo documenti sull’anno di costruzione di questa torre, possiamo ipotizzare che la sua realizzazione avvenne durante il periodo aragonese, quando vennero costruite anche altre torri in luoghi, terre e casali, presso la marina, a difesa degli abitati dai Veneziani, e dai pirati, o per scopi fiscali. Ricordiamo quelle di torre di Tacina, di torre delle Castella, e di Crepacore, presso Crotone (di quest’ultima c’è la richiesta di costruzione tra il 1467 e il 1469).[xxxvi]

In seguito, la torre di Melissa verrà potenziata per la difesa contro i turcheschi, e con il venir meno del pericolo, sarà utilizzata come luogo di soggiorno per i principi di Strongoli, quando verranno in Calabria. Essa detta anche torre di Perticaro, con i magazzini, rimarrà in possesso dei Pignatelli per tutto il Settecento.[xxxvii]

“Nell’abitato di Melissa non si offre altro di antico che un rovinato castello baronale, luogo di dissolutezze e di barbarie, di cui si conserva un monumento nella prossima chiesa parrocchiale di S. Giacomo. Ivi trovasi il busto in marmo del conte Francesco Campitelli disteso sopra una tavola anche di marmo”.[xxxviii] Il castello, con i suoi sotterranei e le sue tetre carceri, circondato da precipizi, si eleva sul colle a dominio dell’abitato. Esso con la vicina chiesa di S. Giacomo, già di iuspatronato dei Campitelli, rimane il simbolo più vivo del triste passato feudale. I Melissesi raccontano ancor oggi, tra storia e leggenda, le disumane prestazioni alle quali erano costretti e tra queste, quella dello “Jus primae noctis”.[xxxix]

La torre di Torre Melissa (KR).

Note

[i] Da alcuni documenti risulta che il casale di Cotronei ed il tenimento di Coczuli, furono confiscati al monastero di S. Maria la Nova al tempo di Corrado IV (1250-1254), e furono abusivamente occupati da Guidone de Amanteya. Guidone ed il fratello Iordano detto Maniacasale, sono ricordati come signori di Melissa. Essi si mantennero fedeli agli Svevi partecipando per Corradino, perciò Carlo I d’Angiò, con provvisioni dirette al giustiziere di Val di Crati e Terra Giordana, ordinava nel 1271 e nel 1272, la confisca delle terre occupate illecitamente e la loro reintegra all’abbazia. Reg. Ang., VII (1269-1272), p. 161; VIII (1271-1272), p. 16; IX (1272-1273), p. 271; XII (1273-1276), pp. 161, 354.

[ii] Nel 1271 re Carlo I d’Angiò concede al vescovo di Umbriatico di poter riscuotere le decime sulle baiulazioni di Tigano, Alichia, Umbriatico e Melissa. Reg. Ang., VII (1269-1272), p. 207.

[iii] Come terra appartenente al Giustizierato di Valle di Crati e Terra Giordana, nel 1276 era tassata per unc. 36 tar. 4 e gr. 4, per una popolazione di circa 1800 abitanti. Le terre vicine: Tigano per unc.33 tar. 25 gr. 16; Ypsigro unc. 72 tar. 9 gr. 12; Umbriatico unc. 3 tar. 4 gr. 4; Lucrivium cum Sancta Venera unc. 3 tar. 20 gr. 8; Alichia unc. 46 tar.18 gr.12. Minieri Riccio C., Notizie storiche tratte da 62 registri angioini dell’archivio di stato di Napoli, Napoli 1877, p. 215.

[iv] Dito O., La storia calabrese, Cosenza Rist. 1979, p. 137.

[v] Giovanni Pluvier de Trosilles (de Croisilles, de Ercusilles, de Norillis), ebbe in concessione da re Carlo I d’Angiò Cerenzia, ma nel 1270 la ritornò ed ebbe in cambio il castrum di Melissa. Reg. Ang., III (1269-1270), pp. 199- 201.

[vi] Reg. Ang. VI (1270-1271), p. 153.

[vii] Petro Flamingo, castellano di Crotone, e Helia di Petrapaula, ricevono l’incarico di porre fine alla lite per i confini dei territori di Odoardo de Ribecurt, milite e signore di Melissa, e Giovanni Turbecto, signore del castrum di Ipsigro. Reg. Ang., XI (1273 -1277), p. 143.

[viii] I feudi rustici di Lutrivio, o Trivio, e S. Venera, al tempo di re Ferdinando erano di Giannotto Morano signore di Cotronei. Zangari D., Le colonie italo – albanesi di Calabria, Napoli 1941, pp. 135 sgg.

[ix] Russo F., La guerra del Vespro in Calabria nei documenti vaticani, in ASPN, 1961, pp. 207 sgg

[x] Maone P., Contributo alla storia di Cirò, in Historica n. 2/3, 1965, pp. 106-107.

[xi] Maone P., San Mauro Marchesato, Catanzaro 1975, p. 80.

[xii] Russo F., Regesto, I, p. 342.

[xiii] Fiore G., Della Calabria Illustrata, III, p. 240. Maone P., Notizie storiche su Cotronei, in Historica n. 4 /1971, p. 218.

[xiv] Biblioteca comunale di Bitonto, Fondo Rogadeo, Ms. A 23 (secondo ASNA, ex Reg. ang. 373, f. 85 a t.).

[xv] Della Marra F., Discorsi delle famiglie, Napoli 1641, p. 330. Barone N., Notizie storiche tratte dai Registri di Cancelleria del re Ladislao di Durazzo, ASPN, fasc. III, 1887, pp. 24-25.

[xvi] ASV, Reg. Vat. 355, f. 287.

[xvii] BNN, ms. X, A, 8, f. 211.

[xviii] BNN, ms. X, A, 2, f. 99.

[xix] Tra le terre franche di fuochi che furono del marchese di Crotone, “Melisa habet immunitatem pro focis CXVIII”. Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 277.

[xx] Fonti Aragonesi I, pp. 38-39. Sempre al De Stefano saranno concessi il feudo detto il corso di S. Andrea e l’ufficio di catapano della terra di Ipsigro. Falanga M, Il manoscritto da Como, in Riv. Stor. Cal., n. 1-2 1993, p. 24.

[xxi] Zurita J., Annales de la Corona de Aragon, Zaragoza 1980 Rist., Lib. XV, p. 47.

[xxii] Fonti Aragonesi, I, p. 74.

[xxiii] Fonti Aragonesi I, p. 69.

[xxiv] Miceli di Serradileo A., Sul temuto assalto veneziano alle coste ioniche della Calabria nel 1447 e 1449, in ASCL 1972, p 124.

[xxv] Fonti Aragonesi I, p. 75.

[xxvi] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 279.

[xxvii] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 285.

[xxviii] AVC, Processo grosso di fogli cinq.cento settanta due della lite, che Mons. Ill.mo Caracciolo ha col S.r Duca di Nocera per il Vescovato, 1564, ff. 74 sgg.

[xxix] Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, p. 252.

[xxx] Sembra che il De Michele avesse già ottenuto il possesso del feudo di Melissa dal Centelles tra il 1441 ed il 1444. Miceli di Serradileo A., Sul temuto assalto veneziano alle coste ioniche della Calabria nel 1447 e 1449, in ASCL 1972, p. 121.

[xxxi] Barone N., Notizie storiche raccolte dai Registri Curiae della Cancelleria Aragonese, ASPN., fs. IV, 1888, p. 762 sgg.

[xxxii] ASN, Arch. Pignatelli Ferrara, f.lo 75, inc. 83.

[xxxiii] Pellicano Castagna M., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Frama Sud 1984, pp. 119-120.

[xxxiv] Nel 1605 il conte di Melissa Giovan Battista Campitelli aveva acquistato dal principe di Bisignano Nicola Bernardino Sanseverino, anche il feudo di Strongoli per ducati 70.000. A Giovan Battista succede il figlio Annibale, che muore il 27 gennaio 1624, ed a questi il fratello Francesco, che sposò Francesca Pisciotta. Morto questo senza figli l’undici maggio 1668, gli succede il nipote Domenico Pignatelli, figlio della sorella Giovanna Campitelli, sposata con Girolamo Pignatelli. Morto anche Domenico senza figli, gli succedette la sorella Lucrezia Pignatelli, sposata con Giovan Battista Pignatelli, duca di Tolve. A costei seguì il figlio Girolamo, di cui fu figlia ed erede altra Lucrezia Pignatelli. Nel 1719 Lucrezia Pignatelli di Girolamo andò a marito con Ferdinando Pignatelli, secondogenito della duchessa di Monteleone. Dalla unione nacque Salvatore che, come primogenito, ereditò tutti i beni. Morto Salvatore nel 1792, gli succedette il primogenito Ferdinando, morto nelle vicende del 1799, e quindi il fratello di costui e secondogenito Francesco. Il primo ottobre 1831 Francesco Pignatelli, principe di Strongoli, vendeva le proprietà ai fratelli germani Nicola e Leonardo Giunti. Tra i beni in territorio di Melissa vi erano Perdicaro con torre e magazzini, ed il vignale della Ponta con torre diruta. ASN, Relevi Vol. 383, f. 29; Arch. Pignatelli Ferrara, f.lo 75, inc. 83.

[xxxv] ASN, Dip. Som. Fs. 196, n. 4 a 6.

[xxxvi] Falanga M., Il manoscritto da Como fonte sconosciuta per la storia della Calabria dal 1437 al 1710, in Rivista Storica Calabrese, n. 1-2 1993, p. 251.

[xxxvii] 25 aprile 1764. Il ten. Salvatore Diaz prende da un cassone del castello di Strongoli, delle “robbe” per ordine di Carlo Giurando, agente del principe di Strongoli, per mandarle alla torre di Melissa per servizio del conte per sua venuta. ASN, Arch. Ferrara Pignatelli di Strongoli, f.lo 75, inc. 83.

[xxxviii] Pugliese G. F., Descrizione ed istorica narrazione dell’origine, e vicende politico-economiche di Cirò, Napoli 1849, II, pp. 266-267.

[xxxix] Barberio G., Il castello di Melissa, Rubbettino 1989.


Creato il 4 Marzo 2015. Ultima modifica: 4 Giugno 2023.

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