Torri regie e feudali sulla costa Crotonese tra il Tacina ed il Neto

Sigillo della fedelissima città di Isola (“FIDELISS. CIVINSVLA”).

L’esistenza di torri lungo la fascia costiera tra i fiumi Tacina e Neto è segnalata fin dal periodo angioino e aragonese. La presenza di una torre nell’abitato di Isola già nel Trecento, è evidenziata dalla modifica del suo toponimo da “casale de lisola”, o “Insula Cutronis” (1269),[i] in “Turris Insule” (1292), nome conservato per tutto il Quattrocento ed anche in seguito.[ii]

Da alcuni documenti, risalenti al periodo successivo alla sconfitta del marchese di Crotone, Antonio Centelles, e alla conseguente confisca dei suoi possedimenti da parte del re Alfonso d’Aragona, veniamo a conoscenza di altre torri nel territorio considerato. Probabilmente esse sorsero con funzioni di controllo territoriale, in abitati che si erano dimostrati ribelli ed erano particolarmente esposti ad invasioni dal mare. Si trattava, infatti, di terre e casali ricaduti in demanio e, quindi, amministrati da ufficiali (capitani, castellani o governatori) di nomina regia. Così sappiamo che la torre del casale di San Mauro de Caraba, nel gennaio 1449 fu data dal re in custodia a Pietro de Bocca de Faro, castellano e poi governatore di Santa Severina. Il Bocca de Faro la custodiva con quattro “soci”, o aiutanti, stipendiati tramite il tesoriere del ducato di Calabria.[iii]

La torre aveva funzioni fiscali sulla vicina città di Santa Severina, tanto che nel febbraio 1466, i Santaseverinesi che si erano liberati del Centelles ed erano ritornati in demanio, tramite i loro sindaci chiesero al re Ferdinando tra le altre grazie, anche quella di distruggere la torre, perché inutile, costosa ed ostile: “la torre de S. Mauro Vostra M.ta la debbia tenere per vostro mero dominio e la torre pred.ta (…) la debia destruere attento la utilita nulla, si non spesa, et a la città bastia et disfact.ne”.[iv]

In un luogo strategico dominante la foce e la bassa valle del Tacina, sorgeva un’altra torre presso la collina chiamata San Luca, vicino all’attuale frazione di Steccato. La sua costruzione determinò il cambio del nome dell’abitato da “Tachina”, o “Tacina”, (1426)[v] in quello di “Turris Tacine” (1452),[vi] denominazione che la terra composta dalla torre, dal casale e dal “castro seu fortellitio”,[vii] conserverà fino alla sua distruzione, avvenuta tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Sempre poco dopo la metà del Quattrocento, tra il 1467 ed il 1469, Enrico d’Aragona, luogotenente e poi governatore di Calabria, otteneva dal padre, re Ferdinando, il permesso di poter edificare una torre con “l’officiali et altro” nel casale di Crepacore, abitato in spopolamento situato su una collina presso la marina in territorio di Crotone.[viii]

Cutro (KR), il “Timpone S. Luca” dove si trovava l’abitato di Tacina.

Di un’altra torre nella terra di Cutro c’è testimonianza in un atto stipulato poco dopo la metà del Cinquecento. Sappiamo che nelle sue vicinanze, si riunivano gli erari del duca per mettere all’asta gli affitti dei beni feudali.[ix] Tracce delle torri di Cutro, di San Mauro e di Isola, compaiono ancor oggi sui gonfaloni e nei vecchi sigilli degli atti delle università. Solamente dopo la metà del Cinquecento abbiamo invece notizie dell’esistenza di torri regie marittime sulla costa del Crotonese. Dai pagamenti fatti ai caporali e soci delle torri[x] negli anni 1579-1580, si rileva che nelle marine di Calabria Ultra, erano attive 49 torri regie, delle quali due tra il Crocchio ed il Neto in territorio di Isola: la torre di capo Ricziuto e quella di Manna.[xi] Quest’ultima a fine maggio 1580, era stata assalita dai Turchi che avevano ferito il caporale che la custodiva.[xii]

Sul finire del Cinquecento proseguiva la costruzione di torri[xiii] e tra queste, una alla foce del Crocchio,[xiv] e nel 1596 veniva emanato il bando per la costruzione di 14 torri: 13 tra il fiume Tacina e Capo delle Colonne, ed una alla foce del fiume Neto. Sappiamo che, dopo un primo incanto fatto dalla regia corte nel 1598, le torri furono riappaltate nell’autunno del 1600. All’inizio del Seicento, mentre esistevano le torri del Crocchio, di Capo Ricciuto e di Manna, tra i fiumi Tacina e Neto, era stata assegnata la costruzione di almeno nove nuove torri di guardia regie e precisamente: quelle di Tacina, Posteriore, Jacopio, Porcello, Civiti, Zirigotti, Pellegrino, Marrello e Neto.[xv]

In seguito, la carta di Fabio Magini (1602/1620) indica l’esistenza di queste torri: Alla foce del Nascaro (Crocchio), Tacina, Capo Rizzuto, Mannà, Scifo e Capo Colonne. La carta di Mario Cartaro (1613) segnala queste: Cropani, Tacina, La Carsia, Iacopani, Castelle, Capo Ricciuto, Mannà, Civette, Capocolonna, Crepacore e Nieto. Dalla relazione del vicario G. T. Blanch (1638) si ricavano:[xvi] Crocha, Catenela, in territorio di San Leonardo, di cui hanno cura i Gesuiti, Castella, posta nel castello,[xvii] possesso della feudataria, la principessa di Scilla, Capo Rizzuto, Capo Mannà e le due torri a Capo Colonne. Nel 1696 vi erano le torri regie marittime di Crocchia, Capo Rizzuto, Capo Mannà, Scifo e Mariello.[xviii]

Alla metà del Settecento funzionavano ancora le torri regie di Nao detta il Mariello e di Scifo in territorio di Crotone,[xix] di Caporicciuto e di Manna, in territorio di Isola,[xx] di Le Castella,[xxi] e di Crocchia in territorio di Cropani.[xxii]

La “T. del Crocchio” presso la foce del fiume Crocchio, evidenziata in un particolare della tavola N° 29 (1789) della carta di G. A. Rizzi Zannoni.

Riassumendo, e partendo dal fiume Crocchio fino al Neto, possiamo indicare le torri marittime regie, nella maggior parte a base quadrata e di forma tronco piramidale, con corpo a parallelepipedo, precisando che alcune furono terminate, mentre altre, solo iniziate, andarono per varie cause in abbandono, o furono distrutte.

1) La torre del Crocchio, situata alla destra della foce del fiume in territorio di Cropani, fu edificata dal mastro fabricatore Adante Cafaro della città di Cava. In costruzione dal 1594, è indicata dal Cartaro come torre di Cropani. Della torre rimangono ancora i ruderi.[xxiii]

2) La torre di Tacina, a sinistra della foce del fiume, presso il casale di Santa Maria Maddalena, o di Torre di Tacina. La costruzione venne aggiudicata una prima volta nel 1598 al mastro napoletano Andrea Jannello, il quale associò il mastro Adante Cafaro. Nuovamente appaltata nel 1600 ad Ascanio Faylla, architetto di Bisignano, la torre risultava ancora in costruzione nel 1603, ma molto probabilmente non fu mai finita.[xxiv]

3) La torre di Posteriore, a sinistra della foce del torrente Dragone, in località la Cersa, poi Torrazzo, di cui rimangono le massicce mura di fondamenta, sopra le quali è stata successivamente costruita una chiesetta. Aggiudicata nel 1598 al mastro Jo. Battista Fico di Cutro e riappaltata nel 1600 allo stesso, la torre nel 1604 è ancora in costruzione, e non risulta che in seguito sia entrata in guardia. Indicata dal Cartaro come Carzia, come Cazzia dal De Rossi (1717) e poi, erroneamente, come torre di San Leonardo dal Guerra (1789). Il Marafioti così identifica il luogo: “Lasciati li Castelli (…) Appresso incontra nel mare il promontorio Posteriono, dopo il qual’entrando nella terra occorre una habitatione chiamata Cutro”.[xxv]

Cutro (KR), località Torrazzo, ruderi della chiesetta eretta sui resti della torre di Posteriore.

4) La torre Jacopio nel capo Iacopino in località Campolongo, indicata ora come Brasolo, i cui resti sono evidenti e parte precipitati in mare. Aggiudicata nel 1600 al mastro Marino de Syo della città di Cava. Nel 1611 è ancora in costruzione ma non entrerà in guardia.

5) La torre di Porcello di cui non si è trovata traccia, ma è ancor oggi individuabile la località Porcello, che è situata a nord dell’abitato di Le Castella, presso il vecchio porto. Tra le torri pro­gettate dal Tortelli ce n’era una al porto delle Castella, indicata come torre delle Castella dal Cartaro, la località è indicata sia dal Magini che nel catasto di Le Castella del 1742. Aggiudicata nel 1598 al mastro Carolo Greco. Non risulta riappaltata nel 1600.[xxvi]

6) La torre di Capo Rizzuto, costruita e già in guardia nella seconda metà del Cinquecento[xxvii] è ancora oggi evidente.

7) La torre di Capo Mannà costruita e già in guardia nella seconda metà del Cinquecento[xxviii] sul capo omonimo, ancora esistente nel 1696,[xxix] ed i cui resti sono ancora visibili.

8) La torre di Civiti alla marina di Manna[xxx] sul capo anticamente chiamato Antiopuli, o Antiopoli, poi Civiti ed ora Cimiti, alla quale forse sono da attribuire alcuni ruderi all’inizio del capo sulla sinistra. Aggiudicata a Marcantonio Sbarra di Catanzaro, fu da questo ceduta nel 1607 ai mastri Ippolito Jordano di Cava e Joanne Andrea Mannella di Monteleone. In quell’anno era in costruzione ma non risulta che poi sia entrata in guardia.[xxxi]

9) La torre di Zirigotti in località Domine Maria, sulla costa in territorio di Isola, presso il confine con Crotone. Della torre non c’è traccia ma il luogo è in comunicazione visiva con la torre di Scifo. La torre fu appaltata a Marcantonio Sbarra di Catanzaro, che in seguito cedette l’appalto ai Pallone. Dagli atti non risulta la costruzione della torre.

Isola Capo Rizzuto (KR), resti attribuibili alla torre di Manna presso capo Cimiti.

10) La torre di Scifo ancora esistente nella località omonima,[xxxii] è la torre di Capo Pellegrino. Il Nola Molise così descrive il luogo: “Seguendo il camino verso la punta di detto capo delle Colonne passato Scifo viene un altro piccolo capo detto Pellegrino”,[xxxiii] mentre il Tortelli, tra le torri da costruire, una la pone al capo “della fontana di Siffo”.[xxxiv] Appaltata a Gio Bernardino de Sena di Catanzaro, nel 1602 è in costruzione ed in seguito entrò in guardia.

11) La torre di Marrello “alla punta di Maricello”,[xxxv] in località Nao, o Capo delle Colonne,[xxxvi] di recente restaurata. Appaltata nel 1600 a Minico de Messina di Crotone, che cedette nel 1602 l’appalto al facoltoso spagnolo Alonso Corrales, ed al mastro Renso Pecoro di Crotone. La torre in seguito entrò in guardia.

12) La torre di Crepacore è indicata solo dal Cartaro.[xxxvii]

13) La torre di Neto alla destra della foce del fiume, in territorio di Crotone. Della torre non rimangono resti visibili, ma essa è localizzabile sul vecchio corso. Appaltata a mastro Petruczo de Franco, nel 1606 risulta ancora in costruzione, ma non ci sono documenti dai quali risulti che sia entrata in guardia.

Crotone, torre di Scifo.

A queste torri sono da aggiungere una torre smantellata dai Turchi prima ancora di essere finita a Capo delle Colonne e, sempre nello stesso capo, la progettazione di un’altra torre consigliata dal Tortelli, ma mai costruita come rilevava il Blanch.[xxxviii] Inoltre, a Capo Rizzuto sarà costruita poco dopo la metà del Settecento, un’altra torre regia che verrà denominata “Nuova”, o “Fortino”,[xxxix] per distinguerla dalla prima.[xl] C’è anche da ricordare che le torri furono più volte riparate ed alcune modificate, e che tra la torre del Marrello e quella di Crepacore, vi era la vecchia torre Marchesana, posta dentro il regio castello di Crotone.[xli]

Oltre alle torri di guardia marittime, costruite ed amministrate dalla Regia Corte, esistevano sul ter­ritorio considerato anche altre torri.

1) La torre di Magliacane costruita sul feudo omonimo, è ancora attualmente visibile, anche se in degrado. Essa è situata alla destra e presso la foce del Tacina, in territorio di Belcastro.[xlii]

2) la torre del casale di Torre di Tacina. Nel 1644 il casale è distrutto e spopolato a causa delle invasioni, rimane una torre dove vi sono ancora due o tre soldati, per segnalare col fuoco l’avvicinarsi dei Turchi.[xliii]

3) La torre di San Leonardo nell’abitato omonimo. La costruzione fu iniziata nel 1597 dai mastri Adante Cafaro, Decio de Mauro e Ippolito Giordano per conto dei Gesuiti,[xliv] ancora abitata alla metà del Settecento è ancora oggi in stato discreto.[xlv]

4)La torre detta di Paparone, o Papalione, nel feudo omonimo in territorio di Cutro, tuttora esistente. Essa è già segnalata all’inizio del Settecento.[xlvi]

5) La torre di Ritani sulle terre che appartenevano alla mensa vescovile di Isola. La torre esisteva già nel 1648.[xlvii] Ultimamente è stata in parte distrutta.

6) La torre del Vescovo presso la cattedrale di Isola, costruita nella seconda metà del Cinquecento,[xlviii] è utilizzata attualmente come campanile.

Isola di Capo Rizzuto (KR), torre fatta costruire alla fine del Cinquecento dal vescovo Annibale Caracciolo (1562-1605).

7) La torre presso il casale San Pietro di Tripani. Nel 1648 rimanevano solo i ruderi dell’abitato e la torre del barone Catalano.[xlix] In seguito, passata alla famiglia Barracco, è stata ultimamente restaurata.

8) La torre di Massanova. Nel 1648 il casale di Massanova è distrutto, vi è solo la torre del barone Doria. Della torre rimangono ancora oggi alcuni ruderi.[l]

9) La torre di Buciafaro nel territorio del vescovo di Crotone. Alla fine del Seicento “vi è una torre e dui magazeni che servono per uso di porci”. Pochi anni dopo la torre ed i magazzini sono distrutti.[li]

10) La torre di Apriglianello. Esistente già alla metà del Seicento nel feudo omonimo.[lii]

A queste bisogna aggiungere la torre di Steccato nel feudo di Tacina dei Doria,[liii] che compare in alcuni atti della metà del Settecento, e che forse non è altro che la vecchia torre dell’abitato di Torre di Tacina.

Oltre a queste torri che, per quanto riguarda la proprietà, possiamo definire feudali, vi erano numerose torri di uso colonico.

Ricordiamo quella di Bonace[liv] presso l’abitato di Isola, quella di Racchio presso Alfieri,[lv] e la torre costruita dall’arcidiacono di Crotone accanto al suo casino vicino alla chiesa di Capo Colonna.[lvi]

Sempre in territorio di Crotone, altre torri di uso colonico sorgevano tra la foce dell’Esaro, le colline ed il mare, sulla pianura a sinistra del fiume,[lvii] e lungo la valle Lamposa che, al tempo del Nola Molise, era “piena di bellissime vigne, vaghi giardini, forte torri, acque fresche”.[lviii]

La località con terreni buoni e facilmente irrigabili, era divisa in piccoli poderi, chiusi con fossi e siepi, coltivati a vigneto, orto ed alberi da frutto. Quasi sempre accanto alla torre vi era anche una casella ed il pozzo. Parte di queste torri furono costruite tra la fine del Cinquecento[lix] ed i primi anni del Seicento e parte dopo la crisi seicentesca nella prima metà del Settecento. Le numerose divisioni e riaggregazioni delle proprietà, il mutamento toponomastico, le finte vendite, o donazioni, la esiguità edilizia, la scomparsa per decadenza, o per inglobamento, in altre strutture abitative, rendono spesso difficile tracciare la storia di molte di esse. Sono documentate:

  1. Torre della Campitella
  2. Torre di Zinfano (poi Torretonda)
  3. Torre di Mortilletto
  4. Torre di Maccuditi
  5. Torre degli Schulchi in località Cipolla
  6. Torre della Pignera
  7. Torre Li Cudi
  8. Torre di Potighella
  9. Torre dei Mangioni

Note

 

[i] Reg. Ang. IV (1266-1270), p. 159. Maone P.-Ventura P., Isola Capo Rizzuto, Rubettino 1981, p. 89.

[ii] Nel 1292 Carlo II concede ad Andrea de Pratis la custodia de Turris et Insule, Reg. Ang. XXX (1289-1290), p. 55. Nel 1426 Turris Insule è tra le proprietà di Nicolò Ruffo. ASV, Reg. Vat. 355, f. 287.

[iii] Fonti Aragonesi, I, pp. 72-73.

[iv] Scalise G. B. (a cura di), Siberene, Cronaca del Passato per le diocesi di Santaseverina – Crotone – Cariati, p. 167.

[v] ASV, Reg. Vat. 355, f. 287.

[vi] Fonti Aragonesi II, pp. 134, 207.

[vii] L’undici novembre 1487 re Ferdinando, per necessità di difendere il regno, possedendo le terre confiscate al ribelle Giovanni Pou, vende Torre di Tacina, con torre, casale e “cum castro seu fortellitio, hominibus vaxallorumq. …”, ed i feudi di Campolongo e Ferulusello, per 7000 ducati, a Paolo Siscar, conte di Ayello. Processo grosso di fogli cinq.cento settanta due della lite, che Mons. Ill.mo Caracciolo ha col S.r Duca di Nocera per il Vescovato, ff. 69-76.

[viii] Falanga M., Il manoscritto da Como fonte sconosciuta per la storia della Calabria dal 1437 al 1710, in Rivista Storica Calabrese, n. 1-2, 1993, p. 251.

[ix] L’otto giugno 1578, nella terra di Cutro, gli erari del duca mettono all’asta l’affitto dei mulini della Canosa “subtus turrim dicte terre”. ASCZ, Busta 12, anno 1578, f. 181.

[x] In ogni torre vi erano un caporale ed un socio. Il primo percepiva ducati 4 al mese, il secondo ducati 2-2-10. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri.

[xi] La torre di capo Ricziuto era stata custodita dal settembre 1579 ad agosto 1580, dal caporale Adeco Romano (che era in servizio alla torre fin dall’11.3.1576), e si erano susseguiti i soci Jo. La Monica, Cosimo Pantisano e Antonio Gagliardo. Sempre nello stesso periodo si erano avvicendati alla custodia della torre di Manna i caporali Jo. Perez de Raguso e Antonino Ruben, ed i soci Alfonso de Luca, Jo. delo Petrobo e Joannes Aquino. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri.

[xii] Al caporale Jo. Perez de Raguso subentrò Antonino Ruben perchè Jo. Perez “fuit vulneratus a turcis et descessit a custodiendo sup.tam turrim de manna”. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri.

[xiii] Il 14.2.1596 era stato fatto bando per l’appalto di quattro torri: due nel territorio di Cetraro, una in quello di Tropea e l’altra in quello di Pizzo. Aveva proceduto alla visita e alla misura di tre di esse l’ingegnere della Regia Corte Gabriel Sances. Strazzullo F., Documenti del ‘500 per la storia dell’edilizia e dell’urbanistica nel Regno di Napoli, in Napoli Nobilissima n. 5/6 – 1976. Nel 1598 veniva appaltata, ma solamente nel gennaio 1601, iniziava la costruzione di una torre nella marina di Bianco in località “a pigliano”. Essa era stata appaltata a Gio. Cesanti e aveva come soprastante Marco Antonio Franco, ambedue di Bianco. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 550, ff. 114, 136.

[xiv] Mazzoleni J., Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno (1503-1734) esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1968, p. 345.

[xv] Camposano L., Pesavento A., Vincenzo de Rosa e le torri regie tra il Tacina ed il Neto, in Cutro da scoprire, Soveria Mannelli 1994, pp. 159-196.

[xvi] Valente G., Difesa costiera e reclutamento di soldati in Calabria Ultra al tempo del vicario Giovan Tomaso Blanch, in Atti del 3° Congresso Storico Calabrese, 1963, pp. 620-621.

[xvii] La presenza di un castello (non quello attuale) con una torre alle Castella è segnalata già in periodo aragonese. Su ordine del Duca di Calabria per la sicurezza delle marine, il tesoriere Venceslao Campitelli comanda il 15.3.1487 di riparare il castello delle Castella. Nella primavera dello stesso anno il castello viene munito e si costruisce “lo astraco della turri delo spiruni delo castillo dele Castelle”. ASN, Dip. Som. Fs. 552, I Serie, f.lo 1, ff. 41-45.

[xviii] Algranati G., Le torri marittime in Calabria nel periodo viceregnale, in Calabria Nobilissima n. 33, 1957, pp. 74-75.

[xix] Cotrone 16.6.1740. “qualmente sendo giorni sono capitato in questa città il cavalier D. Geremia Dean, coronello degli eserciti di S. M. colla carica di ispettore generale delle marine di questa ed altre Province del Regno il medesimo tra gl’altre ordinanze e stabilimenti ordinati espressamente comandò dotassimo le regie torri di guardia di questa città e site in territorio della medema di polvere, palle, miccio, ed altro, cioè nella regia torre di Nao detta il Mariello polvere rotola trenta, nella regia torre di Scifo polvere rotola cinque e libre due a ciascheduno delli cinque cavallari che devono battere la marina di questa città, ed inoltre palle di cannoni per detta regia torre di Nao n. venti”. Dovendo eseguire gli ordini, i sindaci ed il mastrogiurato si recano presso la munizione di guerra della città, posta presso il convento di S. Francesco d’Assisi, per estrarre la polvere e le palle. ASCZ, Busta 854, anno 1740, ff. 72-73.

[xx] Nel l735 Clemente Morrone e Antonino Pauci sono torrieri rispettivamente delle torri di Caporicciuto e di Manna. ASCZ, Busta 840, anno 1740, f. 5.

[xxi] Nel 1755 vengono appaltati “li ripari delle regie torri di Marielli, Scifo, Capo Ricciuto e Castelle”, secondo il piano elaborato dall’ingegnere Adamo Romeo. ASCZ, Busta 1125, anno 1755, ff. 60-81.

[xxii] Nel settembre 1719 D. de Laurentis manda i suoi uomini alla torre di Crocchia, dove viene ammassato il grano che i soldati tedeschi con la forza portano via dalle campagne vicine. ASCZ, Busta 662, anno 1727, f. 126v.

[xxiii] La torre “Crocchia” della quale si era aggiudicato l’appalto il mastro fabricatore Adante Cafaro, risulta in costruzione già all’inizio del 1594. ASCZ, Busta 49, anno 1594, ff. 204-206.

[xxiv] Camposano L. – Pesavento A., Vincenzo de Rosa e le torri regie tra il Tacina ed il Neto, in Cutro da scoprire, Soveria Mannelli 1994, pp. 159 sgg.

[xxv] Camposano L. – Pesavento A., Vincenzo de Rosa e le torri regie tra il Tacina ed il Neto, in Cutro da scoprire, Soveria Mannelli 1994, pp. 159 sgg. Marafioti G., Croniche et Antichità di Calabria, Padova 1601, p. 211.

[xxvi] Il fondo Porcella di proprietà del capitolo di Isola, nel 1838 confinava verso tramontana ed oriente con il mare. AVC, Cart. 140, Proprietà del Capitolo di Isola, 1838.

[xxvii] Il primo caporale, o castellano, della torre di “capo Ricziuto” di cui abbiamo notizia è Adeco Romano, spagnolo, nominato a quell’incarico il 23 febbraio 1576. ASN, Tesorieri e Percettori Fs. 506, f.li I-II, f. 37, Cunto del R. Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580 per la guardia delle torri.

[xxviii] Il primo caporale della torre di Manna di cui abbiamo notizia è lo spagnolo Lopez de Raguczo, già in guardia alla torre il primo marzo 1578. ASCZ, Busta 12, anno 1578, f. 156.

[xxix] Algranati G., Le torri marittime in Calabria nel periodo viceregnale, in Calabria Nobilissima n. 33, 1957, pp. 74-75.

[xxx] Il 28.10.1736 naufraga una tartana “nella marina di Manna loco d.o Civiti”. ASCZ, Busta 840, anno 1738, f. 5.

[xxxi] ASN, Dip. Som. Fs. 552, I serie f.lo 1, ff. 1-15. Camposano L. – Pesavento A., Vincenzo de Rosa e le torri regie tra il Tacina ed il Neto, in Cutro da scoprire, Soveria Mannelli 1994, pp. 159 sgg.

[xxxii] D. de Silva possiede “la metà del territorio … denominato Scifo Vecchio sito in loco d.o il Capo delle Colonne seu Nao entro il qual territorio si attrova edificata la Regia torre di guardia detta di Scifo”. ASCZ, Busta 860, anno 1760, f. 109.

[xxxiii] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 64.

[xxxiv] Pasanisi O., La costruzione generale delle torri marittime ordinata dalla R. Corte di Napoli nel sec. XVI, in Studi di Storia Napoletana in onore di Michele Schipa, Napoli 1926, p.435; Nell’agosto 1698 la tartana di O. Cota inseguita dai Turcheschi, approda sotto la torre di Scifo. I marinai con tutto ciò che è possibile portare, si rifugiano nella torre, mentre la tartana è portata via dai Turchi. ASCZ, Busta 338, anno 1698, ff. 94-97.

[xxxv] “Dall’altra parte verso tramontana vi è un’altra fontana in uno loco particolare, che si chiama il Mariello, e questo nome l’è proprio, perché vi è un piccolo porto, dove possono stare alcuni vascelli, quest’acqua è bellissima ancora che perciò pochi anni sono, e in questa fontana, e in quella sopra detta Scifo sono fatte due nove torri fortissime per quardia di tutto questo capo, e terre convicine a spese della Regia Corte”. Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 64. Più volte riparata, nel 1756, durante i lavori di costruzione del porto di Crotone, i mastri muratori e manuali fanno gli accomodi necessari alla torre detta “Mariella”. ASN, Dip. Som. Fs. 521, fs.lo. 1, f. 2.

[xxxvi] T. Rinaldo è imprigionato per aver ferito con una schioppettata, sparata da sopra la torre di “Nau”, il mandriano A. Merenda. ASCZ, Busta 312, anno 1664, ff. 3v-4.

[xxxvii] La costruzione di una torre nel luogo, o feudo detto Crepacore, in territorio di Crotone, con officiale ed altro, è documentata in periodo aragonese. Tra il 1467 ed il 1469 Enrico d’Aragona ottiene da re Ferdinando il permesso di costruzione. Falanga M., Il manoscritto da Como in Riv. Stor. Calab. n. 1/2, 1993, p. 251.

[xxxviii] Il 26 luglio 1803, su proposta del sindaco di Crotone, furono nominati torrieri Gaetano Lettieri, per la torre del Mariello, e Francesco Saverio Lettieri per quella di Scifo. Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Cotrone 1922-24, pp. 91-92.

[xxxix] Il 20 ottobre 1754, nella piazza di Crotone, veniva emanato il bando per la costruzione di una nuova torre di guardia, o fortino, a capo Rizzuto, e per il restauro delle regie torri di Mariello, Scifo, Capo Rizzuto e Castella. Dopo vari contrasti i lavori furono aggiudicati ad una società composta dai mastri Michele Messina, Dionisio D’Oppido e Nicola Lucente. I mastri si impegnarono a riparare le torri di Scifo, capo Rizzuto e Castella, e a costruire la torre nuova di capo Rizzuto, secondo il disegno fatto dall’ingegnere militare Adamo Romeo, e le istruzioni dell’ingegnere Sbarbi. ASCZ, Busta 1125, anno 1755, ff. 60-91. Nel maggio 1758 la nuova torre di Capo Rizzuto, a cui avevano prestata la loro opera il mastro fabricatore Domenico Cortese di Cutro e altri, è quasi finita. ASCZ, Busta 1372, anno 1760, ff. 147-148.

[xl] “Promontorio di Caporizzuto, il quale contiene un’altra torre di guardia, ed un fortino che fu edificato per ordine della gloriosa memoria del Re Cattolico Padre del nostro invittissimo Regnante”. Alfano S. M., Istorica descrizione …, Napoli 1795, p. 102.

[xli] La torre Marchesana deve il nome ai Ruffo, marchesi di Crotone. In parte demolita e ristrutturata nel 1543, fu più volte riparata. ASN, Dip. Som. Fs. 196, n.4 a 6. ASCZ, Busta 335, anno 1681, f. 42; Busta 611, anno 1714, ff. 77-87. ASN, Torri e castelli Vol. 47, f. 352.

[xlii] Il feudo di Magliacane passò dai Lazaro ai Matera (1543-1616), ai Mannarino (1648), agli Anania e ai De Nobile (1692). Mazzoleni J., Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno (1503-1734) esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1968, pp. 9 sgg.

[xliii] “Baronatus Tacinae fideicommissum Principis ab Auria, in quo solum nunc adest turris, in qua adsunt duo vel tres milites, ut possint ignibus signum dare Turcis advenientibus”. ASV, Rel. Lim. Insulan.,1644.

[xliv] ASCZ, Busta 17, anno 1597, ff. 199- 200. San Leonardo, “rus sub forma casalis cum turri”. ASV, Rel. Lim. Insulan., 1648.

[xlv] Il “qm. fratello Berardino Vitale” risiedeva nella torre di S. Leonardo dei Gesuiti. ASCZ, Busta 694, anno 1738, f. 37v.

[xlvi] Il feudo di Paparone appartenne a Domenico Gangis (1466) poi fu dei Buondelmonte, dei Firrao e quindi, degli Oliverio (1629). Nel 1723 Giuseppe Antonio Oliverio vendette alcune terre, facenti parte del feudo, al principe Giovan Battista Filomarino. Da questa vendita restarono fuori e quindi in possesso degli Oliverio, la torre del suffeudo di Paparone, situata nel Piano della gabella di Pascale, con i casalini adiacenti, e quattro tomolate di terra vicino alla torre. ASN, Ref. Quint. Vol. 218, ff. 1-13v.

[xlvii] La chiesa cattedrale di Isola possiede il territorio di Ritani che “sta fondato in tre terzi in uno de’ quali vi sta edificata una torre”. AVC, Cart 139, Visita, Isola 1648, f. 14.

[xlviii] Costruita prima del 1594 presso la cattedrale dal vescovo Annibale Caracciolo (1562-1605), per proteggersi dai Turchi. Il vescovo con la sua famiglia poteva accedervi direttamente e facilmente, dal palazzo vescovile attraverso un ponte di legno. Nel 1842 fu in parte abbattuta dai mastri Vitaliano Asteriti e Vincenzo Scaramuzza, incaricati di ridurre “la vecchia torre detta del vescovo” a campanile con quattro campane. AVC, Visita fatta per il decano di Catanzaro Nicolao Tiriolo, vicario generale di d.o Mons. Caracciolo nell’anno 1594 consistente in carte scritte cento e cinq., f. 24. ASV, Rel. Lim. Insulan. 1606-1673. AVC, Cart. 118, Contratto sistemazione delle campane da parte di mastri, Isola 2 maggio 1842.

[xlix] ASV, Rel. Lim. Insulan., 1648.

[l] ASV, Rel. Lim. Insulan., 1648.

[li] AVC, Atti della visita di Marco Rama, 1699, ff. 67v, 74v; Atti della visita di Anselmo La Pena, 1720, f.119.

[lii] Il feudo rustico di “Brigliarello” fu venduto nell’aprile 1640 da Francesco Campitelli a Gio. Dionisio Suriano, che ottenne il privilegio di poterlo ripopolare e vi costruì un palazzo o torre. Alla sua morte (1647) passò al figlio Diego e quindi alla figlia di costui Antonia. Il feudo disabitato “cum eius palatio seu fortellitio”, fu acquistato nel 1698 da Fabritio Lucifero, che nel 1700 lo ripopolò, e tre anni dopo ottenne il titolo di marchese di Apriglianello. Apriglianello con la sua torre, o palazzo, e altri piccoli edifici, con le sue terre coltivate e incolte, essendo morto Fabritio nel 1731, passò al figlio Francesco. ASCZ, Busta 229, anno 1654, ff. 109-114; Busta 335, anno 1687, ff. 13-14. ASV, Rel. Lim. Crotonen., 1700. ASCZ, Busta 497, anno 1704, f. 62v; Busta 664, anno 1732, ff. 38, 43; Busta 913, anno 1752, f. 122.

[liii] B. Grattella di Cutro prende in fitto un vignale dell’abbazia di S. Nicola di Iaciano, situato nel corso della gabella della Petirta. Mentre lo sta arando viene impedito da G. Siryanni, che ha in fitto la gabella, col pretesto che il vignale fa parte della gabella. Il Siryanni si reca inoltre nella torre dello Steccato e fa calare il governatore della Baronia di Tacina e Massanova, il quale minaccia di carcerare il Gratella nella torre dello Steccato. ASCZ, Busta 1070, anno 1757, f. 34. Nel 1765 il vescovo di Isola segnala l’esistenza dell’abitato di “Turris Steccati”. ASV, Rel. Lim. Insulan. 1765. Le torri di Steccato e Massanova all’interno della baronia, sono citate anche in un documento del 1746. ASCZ, Busta 1124, anno 1746, ff. 24-25.

[liv] Nel 1759 N. Marzano, erede di L. Marzano, arciprete di Rocca di Neto, vende una vigna con torre e terre poste a Bonace a F. de Bona. ASCZ, Busta 1126, anno 1759, f. 70.

[lv] Nel 1761 A. Pipino cede delle terre con un “diruto casino seu torre, chiamato volgarmente Racchio”, vicino ad Alfieri a G. Micilotto. ASCZ, Busta 1342, anno 1761, f. 2.

[lvi] Nel 1764 l’arcidiacono R. Torromino possiede il territorio di Capo delle Colonne, con chiesa della B. V. del Capo e “torre e casino per servizio dell’istessa”. In seguito, la torre e casino passarono all’arcidiacono M. Messina che nel 1779 vi faceva alcuni lavori. ASCZ, Busta 862, anno 1764, f. 144; Busta 917, anno 1770, f. 67. AVC, Cart. 160, Spese dell’arcidiacono Michele Messina, Cotrone 8.8.1779.

[lvii] “Pianura detta Palazzo dove sono bellissime vigne e giardini con ogni sorta di alberi (…) con torre e acque sorgenti”. Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 59.

[lviii] Nola Molise G. B., Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, Napoli 1649, p. 59.

[lix] La prima notizia di costruzione di una torre colonica in questa località risale al 1582. Usurpando un terreno dell’abbazia di Altilia in località Manca di Cane, Gio Teseo Scigliano vi costruì una torre. ASCZ, Miscellanea 529, 659, B. 8, Notamento delle rend.te di S. M. di Altilia, MDCLXI, f. 18.


Creato il 15 Marzo 2015. Ultima modifica: 23 Aprile 2024.

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