Vita di un mastro fabbricatore nella Cirò della metà del Cinquecento

Cirò (KR).

I mastri appartenevano al ceto della mastranza, che a Cirò, era costituito da un insieme di famiglie, spesso legate tra di loro, oltre che da interessi economici, anche da vincoli parentali, di mutualità e di assistenza. Pur essendo a volte annoverati tra i gli eletti e tra i “particolares et principales Cives”, ed alcuni di loro appellati anche col titolo di magnifico, essi, assieme agli onorati, occuparono una posizione marginale nelle cariche pubbliche.

Il “regimento” di Cirò era composto da un sindaco e dieci eletti. Numerose erano le casate dei magnifici domini e dei nobili, ma un ristretto numero di esse (Casoppero, Bisanzio, Papajoanne, Spolitino, Madalone, Malfitano, Piccolo) oltre a detenere gran parte delle terre e controllare il mercato del grano, aveva il monopolio del sindaco, del mastrogiurato e di quasi tutti gli eletti. In caso di approvazione di questioni gravi, che riguardavano tutta la comunità, i componenti del “regimento” erano “congregati et coadunati in publico regimine ad sonum campanae et ad vocem praeconis” nella pubblica piazza, “colla maggiore e più sana parte de’ cittadini”. In tale caso la partecipazione era allargata, oltre al sindaco e agli eletti, anche ai “particolares” (“m.ci D.ni, ac nobiles viri particolares, principales eiusdem t.rae … cives, maiorem et seniorem partem hominum dictae terrae facientes totam Universitatem”).

Anche in questi casi particolari erano esclusi dalla vita pubblica i braccianti, mentre limitata era la presenza degli onorati e dei mastri. Questi ultimi, specie i mastri fabricatori, come portatori di conoscenze nei vari campi di questa attività umana, che di generazione in generazione si tramandavano, con la loro opera tipicamente cittadina, rappresentarono una forza importante e creativa all’interno della società cirotana. Essi esercitarono un lavoro quotidiano di continua trasformazione del presente. Alcuni di loro modellarono l’aspetto urbano e sociale, lasciando segni tangibili e visibili ancora al presente.

Mastri, manipoli e i loro strumenti di lavoro.

Mastri, manipoli, discepoli

In Cirò appartenevano al ceto dei mastri i ferrari, i sartori, i bardari, i calzolai, i pignatari, i barbieri, i falegnami, i sellari e i fabricatori. Le occasioni di lavori continui e impegnativi in un abitato che, alla fine del Cinquecento, contava solo 474 fuochi, erano limitate alle commesse di pochi committenti, tra i quali la regia corte, il feudatario, la chiesa ed i nobili del luogo. Per tale motivo i mastri erano obbligati a integrare la loro maestria con le altre attività economiche proprie del luogo. Tra le importanti commesse di quegli anni, una riguardò l’appalto di alcuni lavori alla regia torre di Capo Alice.

Da un atto del notaio di Cirò Giovanni Alboccino della fine del Cinquecento, conosciamo i nomi di alcuni mastri fabricatori e manipoli. Dal documento risulta che il mastro (“magister”) fabricatore aveva alle sue dipendenze dei manipoli. Per la sua opera limitata nel tempo egli percepì carlini tre e mezzo il giorno (grana 35) “a sue dispese”, mentre al manipolo spettarono grana 15 il giorno “a sue dispese” ed inoltre, un carlino (10 grana) il giorno, se era accompagnato dalla “sua bestia con suo figlio”.

Cirò, 30 gennaio 1590. Il mastro Ferdinando Morello, Tommaso Candioto, Scipione Alboccino, Prospero Falcone, Marco Antonio Scavello, Giovanni Domenico deli Pira, il mastro Berardo Graciano e Sciarrotta Moniczano della terra di Cirò da una parte, e dall’altra, il sindaco Moricio Papajoanne.

I mastri ed i manipoli dichiarano di avere ricevuto del denaro dal sindaco per i seguenti lavori: “i mastri Ferrante Morello e Berardo Morello ducati cinque per il prezzo di t.a cento di calce servita per la fabrica per la regia torre del Capo di lalice ed inoltre carlini ventuno per giorni sei vaco alla frabica di ditta torre ad carlini tre et mezo lo dia ad sue dispese. Tommaso Candioto ha ricevuto carlini ventidue e mezzo, cioè carlini tredici e mezzo per nove giornate servio per manipulo alla frabica di detta regia torre a sue dispese e carlini nove ad complimento per la sua bestia con suo figlio vaco in detta frabica per carriare aqua et petra per servitio di detta frabica. Scipione Alboccino ha ricevuto carlini sedici e mezzo per giorni nove vaco alla frabica a ragione di grana quindici il dì ad sue dispese. Prospero Falcone ha ricevuto carlini venti due e mezzo per quindici giorni che vaco esso e la sua bestia che carrio petra et rena alla frabica di ditta regia torre. Marcantonio Scavello ha ricevuto carlini tre per mesurare et minare t.a cento di calce vergine di prima mano servio alla frabica di ditta torre. Gio. Domenico deli Pira ha ricevuto carlini sedici e mezzo per giorni nove vaco alla frabica di ditta torre servio per manipulo a ragione di grana quindici il di ad sue dispese. Mastro Berardo Graciano ha ricevuto carlini venti quattro e mezzo per giorni sette vaco alla frabica ad ragione di carlini tre et mezo lo di ad sue dispese. Sciarrotta Moniczano ha ricevuto carlini venti per la carriatura di t.a cento di calce portata alla regia torre del capo di lalice servio per la frabica di ditta torre”.[i]

Torre presso Capo Alice a Cirò Marina (KR).

Il ceto dei mastri

Oltre ai due mastri fabricatori Ferdinando Morello[ii] e Berardo Graciano, gli atti notarili di quegli anni documentano la presenza di altri mastri, che vissero ed operarono a Cirò. Spesso essi vi abitano, ma provengono da altri luoghi. Cirò, evidentemente, ancora non risente della crisi economica e della forte mortalità di fine Cinquecento, anche perchè è residenza del feudatario e del vescovo di Umbriatico, con le loro corti ed il loro seguito.

Sono ricordati i mastri Marco Antonio Lombardi,[iii] Vincenzo Urso di Crotone,[iv] Giovanni Antonio de Yugla di Cirò,[v] Luca Matteo Scavello di Rossano,[vi] Scipione Tigano di Cirò,[vii] Joannes Formagio di Cirò,[viii] Possidonio de Cotrono di Cirò,[ix] Joannes Petro Candioto,[x] Ioannes Joelis,[xi] Laurentio de Parisio,[xii] Desiderio Pignataro,[xiii] Petro Testa,[xiv] Giovanni La Pignola di Crucoli,[xv] Minico Ricca di Paterno,[xvi] Orasius Saccus di Verzino,[xvii] Salvatore e Marco Iovene di Tarsia,[xviii] Jacobo Deperre di Cirò, Donatus Gruppella “venetus”, Probalius Consentinus,[xix] Rentio de Parisio, ecc.

Mastri e manipoli impegnati nel cantiere di lavoro.

La vita del mastro fabricatore Gio. Petro de Parisio

La presenza a Cirò di questo mastro fabricatore appare per la prima volta in un contratto del notaio Baldo Consulo. Da un quest’atto rogato in Cirò il 16 agosto 1573 sappiamo che i “magnifici fabricatores Jo. Petrus et Rentius de parisio” furono incaricati di stimare le opere fatte per rifabricare un casaleno.[xx]

Il mastro risulta già vedovo e con figli, infatti, il 24 gennaio dell’anno seguente dota la figlia Dominica, che va sposa al nobile cirotano Gio. Battista de Consulo. Dal documento risulta, che il mastro è benestante, infatti oltre a case possiede anche terreni, vigne, orti[xxi] ed una discreta disponibilità finanziaria. Tra le doti promesse vi è “una casa terrana intro questa terra in quatro palmi vinti (quattro) de fabricarla detto Jo. Petro dove li piacerà da qua due anni futuri et dommentre esso Gio. Petro sia ottenuto tenere dicti coniugi à sua casa insin serà fabricata detta casa, senza salario alcuno gratis et stando altrove dicti coniugi esso Gio. Pietro sia ottenuto pagare lo alloherio de la casa locanda anno quolibet”.  Promette anche “dece tumulate di terre poste dove se dice allo monte”. Poi aggiumge una casa palaziata “sine stabulo al convicino de santa anne”, confine “le case vescopale”, la camera dotale di detto promissore una cum lhortale de fora le mura de la t(er)ra” ed altri confini. Beni che appartenevano all’eredità materna della sposa.

Dal documento risulta che Gio Petro de Parisio ha altre figlie da maritare.[xxii] Sempre in quell’anno, il 2 maggio 1574, si risposa con Donna Francesca Scaliota o De Galeoto,[xxiii] già vedova di Quinto Carosio e poi vedova di Francesco Grasso, abitante “in loco ubi dicitur S.to Cathaldo”.[xxiv] Da allora in poi il mastro andrà ad abitare nella casa della moglie presso la chiesa di San Cataldo.

Egli fa parte della confraternita dell’Annunziata. La confraternita, nella quale a volte esercita la carica annuale di procuratore, è composta da honorati e mastri, e si riunisce nella chiesa omonima situata fuori le mura.[xxv] In questi anni procede ad alcuni acquisti e vendite. Il 5 agosto 1577 compra un casaleno vicino alla sua abitazione dal nobile Marco Antonio Papandro,[xxvi] mentre la moglie vende una casa terranea,[xxvii] ed il mastro una casa terranea “in loco dicto lo capo de yilifalco”.[xxviii] Il mese successivo, come procuratore generale delle due confraternite dell’Annunziata e del Rosario, il Parisio interviene nell’atto di donazione di una “possessione arborata e vitata” fatta da Nardo Lamantia a favore delle due confraternite.[xxix]

Il 2 novembre 1579 fa da garante ad una vendita di un casalino in località “la via nova in convicino San Laurentio”.[xxx] L’anno dopo alcuni suoi beni sono messi all’asta pubblica per un debito contratto con la curia marchesale. Dall’elenco dei beni sequestrati si ricava che, oltre alla sua attività di fabricatore, egli esercita anche quelle tipiche del luogo, come la produzione del grano, dell’olio e del vino.

Nell’aprile dell’anno precedente aveva preso in affitto un mulino ed un giardino, appartenenti alla curia baronale, ma non aveva poi rispettato gli obblighi. Pertanto sono messe all’incanto la sua casa situata in località Santo Cataldo, confinante con la casa del presbitero Tommaso de Pace e con la casa di Croce Fiaccavento, la sua casa del centimolo con il centimolo, e la casa del trappeto col trappeto. Tutte le case del Parisio erano situate nello stesso luogo.[xxxi]

Nel gennaio successivo (1581) anche “uno spolveri et una cultra” del mastro, sono messi all’asta pubblica per sanare un debito nei confronti dell’università.[xxxii] Ritornato in possesso della sua abitazione in località Santo Cataldo, la amplia acquistando un casaleno vicino.[xxxiii] Pone poi fine ad una lite, che vede coinvolti dei parenti[xxxiv] e fa da garante ad alcune dichiarazioni.[xxxv] Morta la moglie, egli ne rispetta i legati, tra i quali la donazione di una casa terranea alla cappella di S. Silvestro, situata dentro la chiesa matrice di Santa Maria de Plateis.[xxxvi] Per le sue doti riconosciute pubblicamente, il 26 febbraio 1588, con l’accordo delle parti, egli è nominato ad intervenire in una lite, che contrappone i frati del convento di San Francesco d’Assisi ai De Morello, per il possesso e la stima di una casa. Il giusto prezzo sarà “stabilito et extimato per mag(ist)rum joem petrum de parisio fabro experto et ad id delegatum et de eorum voluntate electum”.[xxxvii]

Nei primi giorni di maggio 1588 dichiara all’erario che, nei mesi passati, aveva contratto nella città di Napoli con Virginia Characciola, madre e balia del marchese di Cirò Ferdinando Spinelli, “di fabricare a partito li spontoni del palaczo de la lice di d(ett)a Corte à ragione di quattro carlini la canna”.

Come da accordi il mastro metterà la sua maestria ed i manipoli, mentre la Corte marchesale tramite l’erario, dovrà fornirgli tutto il materiale necessario per la costruzione e provvedere al suo pagamento. Egli ora come appare per lettera scritta della Characciola, si accorda con l’erario della Curia Marchesale Philippo Bisantio e “per effectuire d(et)to partito, hogi p(redit)to dì sono venuti alli infr(ascri)tti patti : che esso m(ast)ro Gio. Pietro promette et s’obliga subbito minata sarà la calce fabricare li spontoni di d(et)to palazzo à ragione di quattro carlini la canna a spese di manjipoli et mastria di esso mastro Gio. Pietro, et la d(et)ta Corte sia tenuta donarli la calce di prima mina, arena, petra et acqua et tutti tavolani et ligname necessari à d(et)ta fabrica et sporte, baiardi, scifelle et altre cose appartenente à tenere, pigliare et fabricare d(et)te quaranta palmi di d(et)ta fabrica et lo più di quaranta palmi et ogne dom(eni)ca d(et)o erario sia tenuto pagare d(et)a fabrica fatta per ogne settimana et d(et)to m(agnifi)co er(ari)o li debbia di dare ogne sorte di ferram(en)ti necessari a d(et)ta fabrica far fare manganelli et altri necessarii e d(et)o Gio. Pietro faccia d(et)ta fabrica con sua mastria et manipoli et li altri sia tenuta ministrarli d(et)ta corte”.[xxxviii]

Per far fronte alle spese e condurre a compimento l’opera avuta in commissione dalla marchesa, il mastro prende a prestito del denaro da Marco Antonio Casoppero, dandogli in pegno alcune sue case “cum pistrino et tappeto in loco dicto S.to Cataldo consistentes in uno palatio et duas domos terraneas”. Poco dopo sana il debito e ritorna nel pieno possesso della sua abitazione.[xxxix]

Cirò Marina (KR), il palazzo Alitio oggi detto castello Sabatini.

Le classi sociali di Cirò nella seconda metà del Cinquecento

Sindaci

Joannes Casoppero (29.3.1562), Joes M.a Spolitino (10.1.1563), Egr. Not. Cesare Cadea (21.7.1569), Joannes de Bernardo (20.10.1574), Marcello Casopero (1.11.1574 – 2. 5. 1575), Marcello Casopero (18.9.1575, sindaco praeterito – sindaco 18.10.1575), Ascanio Carusio (8.11.1575 – 16.9. 1576), Francesco Bisantio (6.10.1576 –14.4.1577), Mauritio Papajoanne prosindaco (29.6.1577), Carolo Cesare Bonaiuto (11.8.1577), Francesco Bisantio (30.12.1577 – 16.2.1578), Francesco Madalone (8.11.1578), Joannes Papajoanne prosindaco di Cesare Tegano sindaco (21.9.1580), Cesare Tegano (28.1.1581), Antonino Matalono (18.7.1583), Francesco Malfitano (17.10.1585), Julio Cesare Malfitano (29.9.1588 – 11.9.1589), Mauritio Papajoanne (30.1.1590), Joanne Hieronimo Casoppero (1.5.1591 – 2.9.1591), Fabritio Spolitino (4.1.1592 – 3.9.1592), Joanne Petro Spolitino (8.1.1593 – 3.9.1593), Joannes Hieronimo Casoppero (6.1.1594 – 28.6.1594), Joanne Thomas Trusciglio (20.12.1594), Quinto Piccolo (27.10.1595)

Eccellenti

Egr.o Ill.e D.no Exte Not.o Joe Alboccino, Joe Vinc.o Perrone, Petro Perrone, Claudio Mannarino U.J.D., Ansideo Curto U.J.D., Cap.o Jo. Matteo, Not.o Baldo Consulo, Not. Joe Albocino, Not.o Julio Ces.re de Sole, Cap.o Detio de Troianis, Joe Thoma Leone, Octavio La Auria, Joe Fran.co Falanga Cap.o, Joe Dom.co Ingleseo, Horatio Clavo U.J.D, Bernardino de Simone U.J.D. Vicemarchione.

Domini (“D.no”)

Petro Perrono, Hieremia Durante U.J.D., Francesco Carlino U.J.D., Mario Arnono, Mutio Susanna, Hieronimo Ricca, Detio Pirrone de Neap., Jo.e Petro Plesterà (Presterà), U.J.D.,Petro Vinc.o Arnono, Fran.co Susanna, Mauritio Papajoanne, Julio Cesare Malfitano, Fran.co Malfitano, Joe Petro Spolitino.

Magnifici (“M.co”)

Baldasarre de Jo.e U.J.D., Fabio Barbusia, Martinico Durante, Petro Antonio Spolentino, Cesare de Lilio, Marco Antonio Casoppero, Joe Papajoanne, Joe Frugello, Joe Petro Spolentino, Joe Ant.o de Joanne, Petro Curto, Marco Thegano, Cariolo Caponsacco, Jac.o Salvato, Joe Petro Suriano, Fabritio Spolentino, Marcello Casoppero, Ansedeo Curto de Verzino U.J.D., Senso de Turso, Jo.e Silvio, Fer.de Ferrario, Jacobo Maldotto Chirurgiae doctori, Quinto Coluctia doctore fisico, Possidonio Bisantio, Pompeo de Joe, Antonino Csusanna, Ph(ilipp)o Bisantio, Troylo Barba maiore, Joe Casopero, Julio Cesare Malfitano, Georgio Guerra, Ant.o Madalono, Joe Hieronimo Casopero, Lelio Susanna.

Nobili (“No.”, “Nob.”, “Nob.le”)

Jac.o Salvato, Jo.e Simone Albocino, Joe Antonio Melito R. J., Nic.o M.a de Sergio, Joe Perrecta R. J., Joe M.a de Bono, Salvatore de Curto, Marco Antonio Carusio, Hermolao de Melita, Manilio Barbuscia, Natale Truscello, Virgilio Murruma R. J., Joe Ferranti R. J., Jacono Salvato, Scipione Tacone, Francesco de Paris, Federico de Amato, Joe Ant.o Ricchia R. J., Parisio de Franza, Flaminio de Sergio, Carolo Tecce, Vin.o de Urso, Geogio Guerra, Joe Curto, Antonello Mascambrone, Nicola Mascambrone, Herasmus Gritti germanus musice Doctor (15.8.1574).

Onorabili (“Ho.”, “Hon.”)

Petro de Martino, Prospero de Martino, Joe Maria Lamantia, Jac.o Necastro, Ber.no Vetero, Fran.co Castrovillaro, Joe Maria Polito, Joes Bern.nus Politus, Fabio Ferro, Nic.o Greco, Donato Trovato, Horatio Mancuso, P. Paulo Russo, Divico Calvo, Prospero de Falcone, Julio de Melfi, Fran.co Margiocta, Cola Joe Siciliano, Joe Marro, Lutio Lacava, Min.co Cardi, Petro Leto, Cesare Siciliano, Petro de Linardo, Mandriano Pignataro, Marco Antonio Vetero, Joe Petro Polito.

Mastri (“M.ro”, “Mag.ro”)

Hier.o Alboccino, Cruce Tegano, Scipione Tegano, Mattheo de Acri de Calop.to, Jac.o de Felice, Anibale de Cunsulo, Natale Truscello, Antonino Casacza, Francesco Riolo, Vincenzo de Turso (Durso), Jac.o de Perri, Julio Lamotta, Jo.e Corazza de S.to Lucito, Matteo Salus Deo, Jo.e Formagio, Cathaldo Rigineo civitatis Rossani, Vincentio de Artusio, Fran.co Riolo, Cesare Pelusio, Mario Risafi de Crogliano, Ferrante Morello, Bernardino Gratiano, Petro Candioto, Joanne Joeli.

M.o (“Signum Crucis propriae Manus”) – Idioti

Jacopo de Jardino, Natale Truscello, Placido de Sanda, Francesco Riolo, Cesare Pelusio ecc.

Presbiteri

R.do D. Thoma Fiscaldo, D. Silvestro Cosentino (Vic.o Foraneo), D. Prospero Furnaro (archispresbitero), D. Joe Franco Ferrario, D. Marcantonio Morello, D. Petro Turano, D. Alfonso Cunale, D. Antonino Abbate, D. Nic.o Joe Gislerio, D. Franco Ferraro, D. Cesare Strafaceo, D. Marcello Ferraro. D. Ant.o Falcone, Vespasiano Arcurio, Didaco Trussello (archidiacono), Marco Antonio Spoletino (decano e rettore della chiesa matrice di S. Maria de Plateis),

Diaconi

Fabio Bisanti, Demostene Falcone, Vespasiano Alicio, Epiphanio Inglisio, Fran.co Schito, Sebastiano Rovito, Fran.co Schito.

Subdiaconi

Paulo Policastro, Pyrrho de Luca, Alphonso Carravetta

Clerici

Fran.co de Leo, Januario de Orofino, Julio Fili, Camillo Casoppero, Sebastiano Bruno, Pompeo de Franza, Alfonso Carravetta, Fran.co Morello, Carluccio Caputo, Andreocto Guerra, Iac.o Corta, Cipriano Falcone, Joe Dom.co Sarletto, Joe Casoppero Bern.do Jacobino, Gabriele Cisteni , Ovidio Matalone, Camillo Casoppero, Joe Casoppero, Pbro Detio Taranto, pbro Epifanio Inglesio.

Note


[i] ASCZ, Not. Giovanni Alboccino, Busta 13, ff. 546-547.

[ii] Cirò, 21.11.1582. Laurentio Nicaster vende ai no: Jacobo e Valerio Nicaster, la domus terranea e casaleno, sita dentro la terra di Cirò loco “la cuccuvia” che ora era diruta, confine la domus dell’erede di Joannes Maria Castrovillari, il casaleno “tangentem” di detti Jacobo e Valerio, la “moenia t(er)rae p.tae psycrò”, la domus nova che abita il magister Fer.do Morello ed altri fini (ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 552v-553v). Cirò, 13.10.1578. Donna Rosa de Parisio vedova del quondam Nicolao Crispi della terra di Crucoli, assieme a Jo: Dom.co, Jo: Paulo e Bettuza Crispi suoi figli, e a Donato Gratiano della terra di Scala, loro genero e cognato, vendono al no: Marco Ant.o Carusio, la domus palaziata sita in loco e convicino “porte cuccuviae”, confine la domus dell’erede di Nicolao de Parisio, la domus dell’erede di Jo: Maria Castrovillari, la domus del magister Fer.di Morelli, la via pubblica ed altri fini (ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 8, ff. 301v-302v).

[iii] Cirò, 12 agosto 1576. Contratto di vendita di un casalino da parte della vedova Dianora di Petra Paula a Gio. Paolo Riczo. È procuratore di Dianora il mastro Marco Antonio Lombardo. ASCZ, Not. Alboccino Giovanni, Busta 13, f. 9.

[iv] Cirò, 23 agosto 1576. Contratto di vendita di una casa palaziata tra il mastro Vincenzo Urso di Crotone abitante a Cirò, e donna Verardina Pane Albo (ASCZ, Not. Giovanni Alboccino, Busta 13, f. 10). Cirò, 22.6.1578. A causa dei debiti e della povertà, la ho: donna Bella Formagia, moglie del magister Vincentio D’Urzo “corbosiero”, vende al no: Jo: Ant.o Richia, l’“Apoteca” di suo marito e sua dotale, sita in loco “la valle”, confine la “Apoteca”, o “catoggio”, di Ant.o Marangoli, o Marango, la via pubblica e l’“Aerem superiorem Nardi Murgiottae”, ovvero sotto la casa di Nardo Murgiotta, ed altri fini (ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 275v-276v).

[v] Cirò, 22 settembre 1576. Contratto di vendita di una vigna tra il mastro Giovanni Antonio de Yugla di Cirò, e il providus Puccio Imaserdo (ASCZ, Not. Gio. Alboccino, Busta 13, f. 12). Cirò, 10 ottobre 1577. Giovanni Antonio de Yugla di Cirò possiede una casa palaziata nel luogo detto “sotto ingravilla”; la vende all’erario Malvaso (ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 69v).

[vi] Contratto di vendita di un casaleno vicino alle mura ed un orto appena fuori le mura, tra Giovanni Leonardo de Necastro e l’acquirente, il mastro Luca Matteo Scavello della città di Rossano abitante a Cirò. ASCZ, Not. G. Alboccino, Busta 13, f. 21.

[vii] Cirò, 9 settembre 1577. Contratto di vendita di un pezzo di terra in località “la rotta” tra il magnifico Giovanni Gregorio Galati di Longobucco e il mastro Scipione Tegano di Cirò (ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, ff. 45v-46). Cirò, 15 maggio 1593. Il mag.r Scipio Theganus fa parte dei “particolares et principales cives” (ASCZ, Not. Durande B., Busta 36, f. 122).

[viii] Cirò, 20 dicembre 1579. Il magister Johannis Formagius di Cirò vende una vigna situata il loco “la marina seu sotto lo palaczo”, al magister Antonius Murangus di Cirò per ducati 21. ASCZ,Not. Consulo B., Busta 8, f. 119.

[ix] Cirò, 9 aprile 1582. Il mastro Possidonio de Cotrono di Cirò e donna Margarita de Agiamo vedova di Mimico la Fontana. La vedova deve dare al mastro ducati dieci. ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 159.

[x] Cirò, 22.06.1582. La domus del magister Joannes Petro Candioto, loco detto “s.to cataldo”, confine la domus dotale del magister Joannes Joelis, i casaleni dell’ecc.a di Jesu Maria della città di Crotone, ed altri fini. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 511v-514.

[xi] Cirò, 22.06.1582. La domus del magister Joannes Petro Candioto, loco detto “s.to cataldo”, confine la domus dotale del magister Joannes Joelis, i casaleni dell’ecc.a di Jesu Maria della città di Crotone, ed altri fini. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 511v-514.

[xii] Cirò, 27 luglio 1582.  Il mastro Laurentio de Parisio di Cirò e la moglie Donna Paula Vona, vendono per ducati undici una casa terranea situata “sotto gravilla” ad Anselmo de Simeri della terra di Crucoli (ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, f. 524). Cirò, 19.02.1579. Il R.do d. Ant.no Galeoto procuratore del venerabile ospedale di Cirò, vende a Laur.o de Parise la domus terranea sita “sub loco ingravillae”, confine la domus dotale di Fr.co Bosco, la domus di Betta de Risolo, la domus dotale di Ant.o de Amato, e la via pubblica “qua itur ad viam novam de gravilla” ed altri fini. Domus che era stata legata per testamento a detto ospedale, dalla quondam donna Catherina Consentina della città di Strongoli (ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 331-331v). Cirò, 27.7.1582. Il magister Laur.o de Parisio e donna Paula Vona sua moglie, vendono ad Anselmo de Simari della terra di Crucoli, la domus terranea sita “subter gravilla”, confine la domus dotale di Fr.co Boscho, la domus dotale di Ant.nio de Amato, la domus di Betta de Risolo, la via pubblica “qua itur in gravillam” ed altri fini, redditizia alla curia di Cirò (ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 518-518v).

[xiii] Cirò, 22.01.1583. L’hon: Fr.co Pilusio, assieme a Cesare e Joannes Ant.o Pilusio, padre e figli, vendono a Salvatore de Cutro alias Megna della città di Strongoli, incola in Cirò, il “mezanile et catogyum” siti “in platea s.ti mennae”, confine la domus dotale del magister Desiderio Pignatario, l’“apotecam superiorem” del convento di S.to Francesco d’Assisi, la vinella pubblica da due lati e la platea pubblica. Cappella di S.to Marco posta nella chiesa di S.to Francesco d’Assisi. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 9, ff. 7v-8r.

[xiv] Cirò, 31 agosto 1583. Il mastro Petro Testa vende a Giovanni Matteo de Rossano una casa terrana “in loco ditto la valle” (ASCz, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 186). Cirò, 30 settembre 1582. Il mastro Petro Testa possiede una vigna in località “Brisi” che vende a Marco Pandolfo (ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 252).

[xv] Cirò, 2 luglio 1580. Mastro Giovanni la Pignola di Crucoli abitante a Cirò. ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 233.

[xvi] Cirò, 13 maggio 1584. Mastro Minico Ricca di Paterno abitante a Cirò. ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 254v.

[xvii] Cirò, 24 aprile 1584. Mastro Orasius Saccus di Verzino abitante a Cirò. ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 274.

[xviii] Contratto tra il correttore del monastero della SS. Annunziata dell’ordine di San Francesco di Paola di Cirò ed i mastri Salvatore e Marco Antonio Iovene di Tarsia. Il 5 ottobre 1612 presso la Curia della terra di Tarsia e davanti al capitano, personalmente si costituiscono i mastri Salvatore e Marco Antonio Iuvene, padre e figlio. Con giuramento essi promettono di obbligarsi alla pena di oncie d’oro 25 d’applicarsi alla marchesale corte di detta terra, di fare e fabbricare nel monastero della SS.ma Annunziata della terra di Cirò dell’ordine di San Francesco di Paola, come è previsto nei capitoli, patti e convenzioni stipulati tra essi mastri e fra Clemente Caputo, correttore del monastero, tanto in nome suo quanto in nome dei futuri correttori, e di tutti i frati che pro tempore saranno in detto monastero. “Essi mastri in solidum promettono conferirsi in detta terra delu Zirò per fabricare la nova Chiesa di d.o convento, cossi come nelli infra.tti capituli v(idelicet) In p.s ad ogne requisitione di detto Padre ò ogni altro superiore di detto convento che pro tempore sara siano tenuti essi mastri presentarsi et constituirsi nella terra de lu Zirò al convento preditto à fabricare la nova chiesa, verum che siano tenuti detti Padri avesare detti mastri quindici giorni prima, quale fabrica sono remasti d’accordio à lavorarla à raggione di canna dela mensura napolitana con mettere li vacanti per pieni, et darla ben fatta, et ben condittionata, et rivoccata che sara, seu à cazza chiana, et li detti mastri non hanno à mettere altro che l’opera, et arte loro, e, li manipoli à loro spese cossi delle persone, nel vitto e nel salario dela fatiga: et il simile s’intenda di essi mastri, et il detto Padre fra Clemente promette pagare detta fatiga à raggione di carlini otto la canna perche cossi sono convenuti tra essi, et de piu promette stantia et letto per uso di essi mastri et uno letto per li manipoli cio è uno salleni ò casu et tutti li stigli necessarii alla fabrica, lhabia à mettere il monasterio, e che le forme delle cappelle non passino per fabrica, et che le forme grandi dela chiesa siano pagati à ragione di car.ni cinque la canna, et essi mastri siano tenuti sformare verum che volendosi scarpellare ò rivoccare le lamie, resta a dar di pio delli Padri, et occorrendo farli à giornate siano pagate le giornate à detti mastri à carlini cinque lo giorno per tutti d.ti cio, è à venticinque grana, per uno il giorno à spese del monasterio. Promettino de più essi mastri che occorrendo ò volendo detti Padri fabricare altre fabriche cio è residui in detto monasterio farli alla medesma raggione di grana venticinque lo giorno à spese di detto monasterio; et havendo manipoli detti mastri che siano pagati come si pagano li altri allo paese: et che le toniche siano pagate à grana undici la canna: promette detto Padre reducere tutto lo ammanamento della fabrica intorno et dentro la chiesa e da quaranta palmi incirca lontano et de piu detto padre consigna hoggi docati vinti presentialmente et manualmente alli detti Salvatore et Marco Antoniio à buon conto dell’opera facienda dela chiesa ut s.a et hano voluto per patto expresso che li detti docati vinti non loro seli scomputino insino alla fine dell’opera, et mancando de venire, e prosequire la detta opera, e fabrica insino al fine sia licito ad essi Padri di detto monasterio chiamare altri mastri à spese et interessi di essi Salvatore e Marco Antonio, et accordarli à fabricare detta opera ad ogni prezzo che si potra etiam à maggiore dela presente cautela, qualiter dato à spese , danno et interessi di essi mastri Salvatore et Marco Antonio et anche promette pagare tutte le forme dele cappelle et ogni altra lamia che havessero da fare à carlini cinque la canna, avertendo che quelle vacanti se habia da dare per pieni quelli che non arrivano à dudici palmi, et quando se mandano à chiamare che habiano da fatigare almeno uno mese …”. ASCZ, Not. Cesare Cadea, Busta 6, ff. 173-174.

[xix] Cirò, “intus cellarius dicti castri”, 10 ottobre 1583. I mastri Jacobus de Perre di Cirò e Donatus Gruppella,“genere venetus”, “fabri lignarii periti”, su richiesta dell’erario della curia baronale, dichiarano che delle tre botti fatte nell’anno passato 1582 dal mastro Probalius Consentinus”, “dui  botti creporno octo circhi da mezo insino alla testa de detti botti et ad una delli tre botti creporno tre circhi”. ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 9, ff 70v-71r.

[xx] Cirò, 16 agosto 1573. Contratto tra Donna Vera Riza, vedova di Santo Shafati di Crucoli, e Blandonia Serafina di Crucoli. Santo Shafati negli anni passati comprò un casalino da donna Desposta Serafina, sorella di Blandonia. In seguito il casaleno fu promesso in dote a Blandonia e fu rifabricato da Santo Shafati. Per detto aumento Santo mandò due ducati “ut istimatum fuit per magnificorum Jo. Petrus et Rentius de parisio fabricatores”, ASCZ, Not. B. Consulo B., Busta 8, f. 29v.

[xxi] Cirò, 3 luglio 1574. Giovanna vedova di Nicola Veteri ha una possessione “alboratam cum sicomis arbore una pini malisaureis et aliis arboribus loco dicto lirodii juxta possessionem dotalem Jois Petri de Parisio” (ASCZ, Not. B. Consulo Busta 8, f. 57v). Cirò, 18 luglio 1574. Jo. Petro de Parise di Cirò da una parte e, dall’altra, Antonio Madaloni, procuratore della società del SS.mo Sacramento. Il Parisio afferma che, essendo sorta una lite tra lui e la congregazione del SS.mo Sacramento, “super quadam parte viridarii positi in loco dicto le rodie”, per cessare la lite, la dona al procuratore (ASCZ, Not. B. Consulo Busta 8, f. 60v). Cirò, 4 maggio 1582. Possidonio de Cotrone di Cirò e Andrea Carravetta di Cirò, per nome e parte del figlio il chierico Alfonso Carravetta. Il Cotrone vende al Carravetta un pezzo di terra in località “Bobolario” confinante Juxta  terras her.m petri de Cotrone: terras Jois petri de parisio : juxta vallonem delo sterrello viam p.cam” (ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 8, f. 503v). Cirò, 13 giugno 1583. Giovanni Paolo Grasso possiede una continenza di terre “in loco ubi dicitur la cultura di sutto lo palaczo delalice iusta terras clerici Ioannis casoppari, iusta pastinas scipionis capuli, iusta pastinas Ioannis Petri de de parisio, …” (ASCZ, Not. F. Alboccino, Busta 13, f. 182). Cirò, 15 maggio 1593. Gio. Battista Casopero possiede delle vigne in località “de conticello juxta vineas mag.stri Jois Petri de Parisio et viam pp.cam” (ASCZ, Not. Gio Durando, Busta 35, f. 125). Cirò, 5 giugno 1593. Donna Cassandra delalice ed il marito Joannes Paulus Lequagli dichiarano che, negli anni passati, tra gli altri beni al momento del matrimonio fu consegnato “quasdam siccomoros seu celsos cum quodam hortale loco dicto sotto lo Castello, juxta hortale Jois Petri de Parisio et hortale siccomorum m.ci Jois Bap.stae Casopperi” (ASCZ, Not. Gio. Durando, Busta 36, f. 127).

[xxii] ASCZ, Notaio Consulo B., Busta 8, ff. 40-40v.

[xxiii] Cirò, 2.05.1574. Promessa di matrimonio. Donna Francesca Scaliota, vedova di Francesco Grasso, con il consenso di Nicola de Consulo di Cirò, promette di sposare Joes Petrus de Parisio di Cirò. I beni dotali secondo il costume greco (“more graecorum”), sono costituiti da “dui letti di panni nobili duc.ti cinq.ta de moneta una botte de salmi cinq. vacua due cascie usate”. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, f. 51v.

[xxiv] Cirò, 5 .5.1561. I coniugi Gio. Francesco Grasso e Francesca de Galeoto abitavano in località S. Cataldo “jux.a domum no. Marc.ant.o Bisanti, domum hon.lis adominici vinella mediante et domum presbiteri thomae de pace via m.te.” La Galeota già vedova di Quinto Carusio e poi nuovamente vedova di Francesco Grasso, rimase con tre figlie “in pupillari aetate”: due del primo matrimonio (Rosa e Brigida) e l’altra (Gazia) dal secondo. A queste si aggiungeva la figliastra Theresa. ASCZ, Not. Cadea C., Busta 6, f. 111.

[xxv] Cirò, 18 settembre 1575. Procuratori e confrati della SS.ma Annunziata di Cirò: m.s Fr.s Bizantius, Joes Petrus de Parisio, Nicolaus Joachinus, Petrus Antonius de Castellis, Caesar M…nus, Nardus Murgiotta. F.s Malvasius, Agatius Cali, Jo. Battista de Consulo, Vin.s de Vona, Nicolaus Brunus “terrae Melissae”. ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 8, f. 133.

[xxvi] Cirò, 5 agosto 1577. Il nobile Marco Antonio Papandro vende per 30 ducati un casaleno al mastro Gio Petro de Parisio. Il casaleno è situato “in loco ubi dicitur Sancto Cataldo justa domum presbiteri Thomae Moricio de pace versus borea ex alia parte vinella publica versus domum francisci de lalice iusta ex alio latere iusta domum Johannis Candioti et francisci bisanti et johannis pauli grassi”. ASCZ, Not. Alboccino F., Busta 13, f. 26.

[xxvii] Cirò, 14.04.1578. Donna Fr.ca Galeota (Francesca Scaliota), moglie di Jo: Petro de Parisio, con il consenso del genero Scipione Caputo, vende per ducati 6 a Jo: Paulo Grasso, la domus terranea, che era stata casaleno, sita “in convici.o s.ti Cathaldi juxta domum Hortentiae de Renda, juxta casalenum Scipionis Caputi, vinellam qua itur ad S.tum Cathaldum, viam pp.cam, qua itur ad propugnacula seu spontonos” ed altri fini, redditizia in grana due e mezzo sub feudo del m.co Ant.ni Madaloni. Tra i presenti c’è il “mag.ro Jo: petro de parisio”. ASCZ, Not. Consulo B, Busta 8., f. 267.

[xxviii] Cirò, 9 agosto 1578. Il magister Joannes Petrus de Parisio di Cirò vende a Nicolaus Ferrarus di Terra Vecchia una domus terranea “in loco dicto lo capo de yilifalco justa domum francisci momiczani justa casalenum aracanis papajoanni moenia tarrae viam p.cam et alios fines, cum ortale extra muros dictae terrae contiguo praeditta domo justa suos fines, redititiam anno quolibet eclesiae S.ti Joannis battistae dittae terrae granos decem”. La vende a Nicola Ferraro per ducati 27. ASCZ, Not. Alboccino F., Busta 13, f. 95v.

[xxix] Cirò, 30 settembre 1578. Da una parte Nardo Lamantia di Cirò e dall’altra Jo. Petrus de Parisio di Cirò, procuratore generale della SS.ma Annunziata e del Santo Rosario di Cirò, assieme a Hermolaus de Melita e Hieronimus Albozinus, “procuratori annuali della Santa Annunziata et alii infr.ti confrates: Jacobus Nicaster, Minicus Mazuca, Jo. Maria Ferrarius, Jo. Dominicus Mesianus, Caesar Tribusazio, Vestuctius Vivacqua in solidum agentes nomine aliorum confratruum S.tae Annuntiatae et S.ti Rosarii”. Il Lamantia dona una sua possessione “arboratam et vineatam sita in loco salvugari”. ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 8, f. 295.

[xxx] Cirò, 2 novembre 1579. Antonio Galeotto procuratore generale di Blasio Cosentino e Gio. Maria Vona, da una parte, e dall’altra, Dianora Papagioanne vedova di Laurentio Mascambroni. Blasio Cosentino possiede un casaleno in località “la via nova” in convicinio San Laurentio, che intende vendere a Dianora Papagiovanni, la quale anticipa ducati 24. Sono garanti il magnifico Jo. Petrro de Parisio e Stefano Coluto. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 350-354.

[xxxi] Nel castello di Cirò, 19 novembre 1580. Marco Margiocta di Cirò, nunzio ordinario della curia del governatore di Cirò, per nome e parte della curia baronale da una parte, e dall’altra, il nobile Marco Antonio Casoppero della città di Crotone abitante a Cirò. Il Margiocta dichiara, che il mastro Gio. Pietro Parisio di Cirò è in debito con Ansideo Curto, generale procuratore e percettore della curia baronale, in virtù di una obligazione di ducati 60 per l’affitto di un mulino e del giardino detto “delo Canale”, affitto iniziato il 10 aprile 1579 e finito il 10 aprile 1580. Vengono messi all’asta pubblica i beni del Parisio, tra i quali la casa situata in località Santo Cataldo, confinante con la casa del presbitero Tommaso de Pace e con la casa di Croce Fiaccavento, la casa del centimolo con il centimolo e la casa del trappeto col trappeto. Tutte le case del Parisio sono situate nello stesso luogo. Le case sono aggiudicate al Casoppero per ducati 100. ASCZ, Not. G. D. Durande, Busta 35, ff. 4-7.

[xxxii] Cirò, 28 gennaio 1581. Il serviente della curia Nardo Murgiotta dichiara con giuramento al notaio Baldo Consulo, che bandì “per tria loca solita”, chi voleva comperare le seguenti cose “compara mo alla piaza de S.ta Maria de Plateis che se venderanno per lo m.co Jacobo delega com.o destinato per lo ecc.te S.or Ant.o Belmusto R.o thesaurerio de Calabria”; “quale robbe se vendeno sonno per lesigentie, che deveno li sotto scritti per la sotto scritta quantita de denari alla universita de detta terra del cirò mediante le sig.rie a loro espedite per lo m.co Rationale gattola bona: … significatione … Jo. Petro de Parise executo uno spolveri et una cultra per ducati quattro grana dece otto et minuti … 4 – 0 – 18 5/6”. ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 8, f. 428.

[xxxiii] Cirò, 21.11.1582. Il R.do p. Dominico Puglisio, correttore del venerabile monastero di S.to Francesco di Paula di Cirò, vende al magister Joannes Petro de Parise (Parisio), il casaleno sito nella terra di Cirò in loco “S.to Cathaldo”, confine i casaleni di detto magister Joanne Petro, la domus dell’erede del quondam Joannes Petro Candioti, la “viam pp.cam de s.to cathaldo” ed altri fini. Casaleno che era stato precedentemente donato per la fabbrica del monastero dal convento di Gesù e Maria di Crotone. ASCZ, Not. Consulo B., Busta 8, ff. 554v-555.

[xxxiv] Cirò, 22 gennaio 1582. Donna Dianora Papagiovanni, vedova del nobile Stefano de Consulo della terra di Melissa, col consenso di suo figlio Annibale de Consulo da una parte, e dall’altra, il magister Gio. Pietro de Parisio di Cirò. La Papagiovanni ebbe dal Parisio ducati 24 ma ne reclama altri ducati sei per interessi maturati e spese. Il tutto riguarda la vendita di un casalino che apparteneva a Gio. Maria Vona. Essendo poi sorte delle liti tra le parti, il Parisio versa i ducati 6 alla Papagiovanni per un totale di ducati trenta, per porre fine ad ogni lite. ASCZ, Notaio Consulo B., Busta 8, f. 496v.

[xxxv] Cirò, 9 agosto 1583. Isabella Marczana, vedova di Vasilio Arnono, col consenso e volontà del suo procuratore Gio. Petro de Parisio da una parte, e dall’altra, Giovanni Alfonso Scarnato. La Marczana dichiara “qualmente essa se retrova in massima necessità tanto di camparsi come ancora per la salvacione de suo onore per maritarsi massime per ritrovarsi jovene se dubita per la poverta predetta non venisse ad macularsi lo suo onore massime che intende assentarsi di ditta terra et andarsene in la città di cariati dove spera accasarsi”. ASCZ, Not. Alboccino G., Busta 13, f. 219.

[xxxvi] Cirò, 7 maggio 1586. Il magister Jo. Petrus de Parisio dichiara, che nel suo ultimo testamento la fu moglie donna Francesca Galeota, tra i vari legati, uno prevedeva che suo marito, finchè lei vivrà, potrà possedere una sua casa terranea, situata in concivicino di Santo Cataldo, ma che dopo la sua morte, subito questa casa sia della venerabile cappella di Santo Silvestro, cappella situata dentro la chiesa di Santa Maria de Plateis, “in destero latere orientem versus”. La rendita della casa sarà a favore del sacerdote, che servirà detta cappella per un oratorio perpetuo per la sua anima. Volendo ora soddisfare le volontà della defunta moglie, il Parisio dona la casa alla cappella, e per essa al parroco di detta cappella donno Spezano Alitia. ASCZ, Not. B. Consulo, Busta 9, ff. 171v-172.

[xxxvii] ASCZ, Not. G. D. Durande, Busta 35, ff. 473-474.

[xxxviii] ASCZ, Not. G. D.  Durande, Busta 35, a.1588, f. 478.

[xxxix] Cirò, 5 settembre 1588. Marco Antonio Casoppero e la moglie Joannella Griffis della città di Crotone, abitante a Cirò, da una parte, e dall’altra, il m.ro Gio. Pietro de Parisio. I coniugi acquistarono dal Parisio alcune sue case “cum pistrino et tappeto in loco dicto S.to Cataldo consistentes in uno palatio et duas domos terraneas iux. domum Crucis Fiaccaventi, iux. domum Felicis Susannae, domum S.ti Fran.ci de Paula, vinellas pp.cas et alios fines”, per cento ducati. All’attualità avviene la retrovendita. ASCZ, Not. G. D. Durande, Busta 35, f. 60.


Creato il 14 Maggio 2023. Ultima modifica: 14 Maggio 2023.

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