Alle origini della contrada Farina di Crotone

Crotone, località Farina.

La presenza a Crotone del mercante Domenico Aniello Farina risale all’inizio del Regno di Napoli. Da un atto del notaio Pelio Tirioli sappiamo che Domenico Aniello Farina, originario della città di Nocera dei Pagani, il 17 marzo 1736 esercitava l’ufficio di regio cassiero del regio fondaco e dogana di Crotone.[i] Un ufficio particolarmente importante e redditizio, che egli aveva comprato all’asta e che aveva avuto l’assenso dalla Regia Camera.[ii]

La località “Tufolo-Farina” in un particolare del Foglio N.° 571 Crotone della Carta d’Italia 1:50.000 dell’IGM.

Il mercante Domenico Aniello Farina

L’anno dopo, il 4 maggio 1737, egli gode già di un certo prestigio tra i maggiori possidenti della città, infatti, presenzia assieme ai nobili davanti alla porta del castello alla consegna dello stendardo reale, che il castellano fa al mastrogiurato, per poter fare la fiera di Gesù Maria nel luogo detto S. Francesco d’Assisi dentro la città.[iii]

Egli ha sposato la crotonese Laura Asturi e si è accasato in Crotone. Alcuni documenti di questi primi anni di permanenza, evidenziano sia la considerazione della quale gode presso l’ambiente finanziario napoletano, sia la sua disponibilità di notevoli somme di denaro, in contante ed in cambiali, che utilizza per accaparrarsi grandi quantità di grano al raccolto, da vendere poi ai mercanti napoletani. Notevole è anche la sua attività creditizia con l’impiego di prestiti ad interesse.[iv]

Le condizioni economiche favorevoli e l’opportunità di svolgere proficui affari lo spingono a stabilirsi definitivamente a Crotone. Il 28 ottobre 1738 per atto del notaio Antonio Asturi, le clarisse gli vendono per ducati 1100 le case di Nola, situate in un luogo salubre e sicuro sulla cima della collina e vicino al castello.[v] Per curare particolarmente gli affari, decide come nel passato, di prestare particolare attenzione agli uffici del porto di Crotone: il luogo economico più importante della città, dove si imbarcano per Napoli il grano ed il formaggio di tutto il Crotonese.

Il 13 marzo 1740 ratifica l’atto con il quale il suo procuratore napoletano Pio Schiavone, il 16 gennaio, aveva preso in affitto dal proprietario Francesco Antonio Vitale per sei anni continui, “cioè quattro di fermo e due di rispetto”, iniziando dal primo maggio 1740 fino alla fine di aprile 1746, l’ufficio di Regio Vicesecreto del regio fondaco e dogana di Crotone. Con tale atto si obbliga a pagare l’affitto annualmente in tre rate.[vi]

La località “Farina” in un particolare del F. 238 III S. E Sez. D (1954-1959) 1:10.000 a cura della Cassa del Mezzogiorno.

Per incrementare ulteriormente l’attività del commercio e dell’esportazione del grano, decide assieme ad altri mercanti di costruire dei magazzini fuori la porta della città. Nei suoi magazzini egli conserverà il grano in attesa, che il suo corrispondente napoletano gli indichi il tempo più opportuno e favorevole, per venderlo, estrarlo ed imbarcarlo.[vii] Oltre ad incettare il grano prodotto dai coloni ai quali ha concesso dei prestiti, egli agisce anche in proprio prendendo in affitto terreni dagli enti ecclesiastici, che poi subaffitta ai coloni, obbligandoli al tempo del raccolto.[viii] Nello stesso tempo cerca di allargare i suoi possedimenti. Egli agisce in tali operazioni economiche assieme al parente, il nobile vivente della 2:a Piazza e regio notaio Antonio Asturi, ed al “regio sostituto cassiero del regio fondaco e dogana di Cotrone” Pietro Asturello.[ix] La sua ascesa e la sua importanza nella vita cittadina sono testimoniate dal fatto che, come appartenente e rappresentante del ceto dei nobili viventi, è incaricato di compilare il catasto onciario di Crotone del 1743.[x]

Crotone, località Farina.

Il catasto così lo descrive: “Farina Domenico Aniello. Cittadino nobile vivente an. 34. Laura Asturi moglie an. 30. Francesco Antonio figlio an. 3. Giuseppe Antonio figlio an. 1. Maria Angela figlia an. 6. Libonia figlia an. 5. Vittoria Federico serva an. 30 Elisabetta Agresta serva an. 23. Francesco Califato servo an. 45. Gio. di Renzo napolitano servo an. 35. Francesco Antonio Matranga fattore di campagna an. 42. Abita in casa propria in par. S. Salvatore ed esercita la mercatura comprando grani e formaggi per conto dei mercadanti della città di Napoli. Possiede alcune abitazioni, che loca in detta sua casa. Possiede: Chiusa di terre, ed alberi luogo detto Gazzaniti di capacità tomolate 6. ¾ confine la vigna di Dionisio Galasso. Di più possiede 2 Magazeni per uso di conserva di grani, recentemente costruiti luogo detto Le Forche. Bovi aratori n. 28. Vacche d’armento tra figliate e stirpe n. 16. Somarre per uso di vatica n. 18. Bovi vecchi detti Mazzoni n. 2. Giovenchi indomiti infra l’anni 3 n. 2 cavalli n. 2 per uso di sella. Mule per uso di casa n. 2. Una somarra per uso di massaria. Deve pagare: All’arcipretato di questa Catedrale annui 1:50. Al convento di San Francesco di Paola an. 1:50. Al canonicato sotto il titolo di San Paolo an. 3:0. Per annui duc. 4 per capitale di duc. 50 al Capitolo di questa Città. Per il suolo dei due magazzini per annuo canone dovuto al semplice Beneficio dell’Immacolata Concezione famiglia Vezza annui carlini sedici e mezzo.”[xi]

Crotone, la vallata di Trafinello e in fondo quella di Tufolo.

Egli è ormai diventato uno dei maggiori mercanti di grano della città. Il primo agosto 1743 per ordine del conte Mahony, vicario generale delle Province di Calabria è fatta l’annona del grano in tomoli diecimila per la città di Reggio. Tra i 36 proprietari di grano, che devono contribuire spicca Domenico Aniello Farina, che ha nei magazzini 1600 tomoli di grano e ne deve versare tomoli 485. Egli è il sesto proprietario dopo Bernardino Suriano, che ne ha 2400 e ne deve 1031, Francesco Antonio Sculco che ne ha 2200 e ne deve 970, Pietro Zurlo che ne ha 2000 e ne deve 606, il duca di Santa Severina che ne ha 1800 e ne deve 546, e Giuseppe Grasso che ne ha 1650 e ne deve 500.[xii]

Sempre in questi anni trae profitto dalle ricorrenti carestie ed epidemie che colpiscono i raccolti e prestando denaro, ipoteca terreni. Nel novembre 1747 Domenico Aniello Farina concede un prestito anche al marchese Francesco Cesare Berlingieri, ipotecandogli due Gabelle ed un vignale.[xiii]

Crotone, località Farina.

Francesco Antonio Farina

La morte colse Domenico Aniello Farina nel periodo più florido, lasciando i figli non ancora in maggior età. Crescienzo Farina, il notaio Asturi ed il “Negoziante” Pietro Asturello, furono nominati curatori dei figli ed eredi e delle proprietà. Saranno questi curatori a gestire gli affari rimasti sospesi. Nel marzo del 1753 essi raggiungono un accordo con i fratelli Monteleone, ponendo fine ad una lunga lite, riguardante la costruzione di un fabbricato, che poteva impedire la vista del mare e dei monti al palazzo dei Farina.[xiv]

Dopo alcuni anni, raggiunta la maggiore età,[xv] ereditò i beni paterni il primogenito Francesco Antonio, il quale proseguì ed incrementò l’attività economica paterna, che privilegiava il prestito ed il commercio del grano.[xvi] Durante la grave crisi agricola degli anni Sessanta egli imbosca il grano e pratica il mercato nero.[xvii] Il fallimento dei coloni e la lunga carestia aprono il periodo dei grandi affari, delle grandi occasioni e delle speculazioni. La elevata richiesta di grano fa lievitare il prezzo oltre ogni limite,[xviii] inoltre assieme ad altri speculatori riesce a vincere una lite contro l’università di Crotone, che gli aveva sequestrato il grano.[xix] Non solo Napoli ma anche le città della Calabria cercano di rifornirsi di grano a Crotone.[xx] Il Farina è diventato il mercante più importante della città,[xxi] oltre a possedere capitali, grano e magazzini, egli ha anche esteso le sue proprietà; inoltre è facilitato dagli importanti appoggi, che gode presso importanti mercanti e finanzieri napoletani, che lo mettono al riparo dalla legge.[xxii] Egli è riuscito ad allargare le sue proprietà, impossessandosi di una vasta area di terreni atti alla semina ed al pascolo nella vallata di Tuvolo. Il catasto di Crotone della fine del Settecento documenta il cammino economico del “barone”. “D. Francesco Antonio Farina di an. 55. Possiede un giardino luogo Ritondello. Più le terre dette l’Olivella, l’Oretta e Pirajno, più un vignale detto la Saccara. Più loca un quarto del suo Palazzo. Più un molino sfittato. Più una Gabella detta Merdotta, che comprò da D. Gio. Contestabile. Altra detta Mendolicchia. Più quattro magazzini luogo detto Le Forche. Danaro applicato a negozio 5000. Deve pagare annui 3:30 sopra i magazzini al beneficio della famiglia Vezza. Annui duc. 6 all’arciprete di questa Città sopra il palazzo ed al soppresso convento di S. Francesco di Paola delli quali se ne accorda soltanto annui 1:50 mentre il di più si considera sopra detto palazzo di sua abitazione”.[xxiii]

Crotone, località Farina.

Durante i moti del 1799 rimase fedele al re. Egli complottò contro il governo rivoluzionario e per tale motivo il 17 marzo 1799 fu arrestato ed imprigionato nel castello. In seguito, ospitò nel suo palazzo dal 25 marzo al 4 aprile 1799 il cardinale Ruffo.[xxiv] Ritornati i Borboni per la sua fedeltà fu incaricato dell’introito delle cauzioni versate dai rei di stato del Crotonese,[xxv] ed il 5 agosto 1799 col titolo di “barone”, compare in un contratto dove Michele Castellano di Monteleone, procuratore del Barone D. Luca Vincenzo di Francia, patrizio della città di Reggio e tesoriere Proprietario della Provincia di Calabria Ultra, a nome e per conto del Francia, dovendo destinare persona a Crotone “in qualità di commissionato per poter dissimpegnare le funzioni, introiti, e frutti di questo porto consistenti del nuovo dazio dell’ancoraggio e lanternaggio spettanti alla regia corte e per essa alla real tesoreria di carico di esso Sig. Barone di Francia, nonché di adempiere alle spese e pagamenti, che corrono di conto della Real Tesoreria med.ma in questa Piazza, Porto militare, e Cavallari di questa Città, e suo Paraggio”, concede l’incarico a Francesco Antonio Farina per ducati 16 al mese.[xxvi]

Crotone, località Farina.

In questi primi anni dell’Ottocento si dedica ad abbellire e restaurare il suo palazzo, salvaguardando la vista del mare e dei monti. L’otto gennaio 1800 raggiunge un accordo con le sorelle Anna, Benedetta e Bonaventura Marra. Le Marra possiedono una casa, o sia metà di una casa, consistente in una camera superiore e suo basso, o sia catojo, con vignano e scala di pietra dalla parte di fuori scoperti, in parrocchia di San Salvatore, poco distante dalla chiesa parrocchiale e molto vicina al palazzo di Francesco Antonio Farina, “e proprio nella punta del luogo chiamato il Fosso”. Le sorelle Marra vendono l’aere del vignano al Farina, obbligandosi per ducati 9 a non alzare nessuna fabbrica in questo vignano.[xxvii] Nel 1805 egli è ancora a Crotone.[xxviii] Dopo la conquista francese del 1806 egli ha già lasciato Crotone e nel suo palazzo abita il barone Luigi Barracco.[xxix]

Crotone, località Farina.

Da Francesco Antonio Farina a Contrada Farina

Da una “Lista di Carico” della Cassa Sacra sappiamo, che il monastero di Santa Chiara possedeva i vignali Mendolicchia di tom. 9 e Granato di tom. 16 “di terre rase e nobili atte a semina per un triennio e per l’altro ad uso di pascolo”. Entrambi confinavano con i terreni di Francesco Antonio Farina.[xxx] Questi terreni appartenenti alle clarisse saranno ripartiti per intero nel Decennio francese.[xxxi] Di questa ripartizione e dei coloni, che ne beneficiarono, non rimarrà traccia. In una risposta ad una circolare del Vice Prefetto riguardante notizie sulla divisione e suddivisione dei demani, il 20 maggio 1863 il Consiglio Comunale di Crotone all’unanimità dichiarava: “che i demani assegnati furono tutti ripartiti. Non si è al caso di potersi conoscere se le quote furono vendute dai quotisti incontrosenso della legge. Però deve supporsi, che tale fatto non sia avvenuto; in contrario ogni interessato ne avrebbe reclamato. Ciò non pertanto volendo il Consiglio esaurire la parte pubblica interessa il V. Sindaco ripetere dai Notai di questo Comune di loro attestati per le schede, che conservano dei notai defunti dall’anno 1811 al 1821, decennio nel quale le vendite non potevano essere eseguite.”[xxxii]

Le terre che appartenevano a Francesco Antonio Farina erano situate nella vallata di Tufolo e precisamente tra le colline della Vrica, la gabella di San Iacopo ed il torrente Tufolo. Già all’inizio dell’Ottocento parte di esse erano in possesso dei Berlingieri.[xxxiii] Alla fine dell’Ottocento una parte del “comprensorio” di Tufolo sarà conosciuta genericamente come Fondo Farina e vi predomina la proprietà dei Berlingieri.[xxxiv] In un censimento del 1930 troviamo, che ci sono due proprietari del Fondo Farina: Torchia Giuseppe ne possiede 100 ettari (seminatorio) e Berlingieri Giulio 140 ettari. Una parte del Fondo sarà poi negli anni Cinquanta espropriata dall’OVS,[xxxv] e saranno costruite e assegnate delle case coloniche. Nel 1960 la chiesa parrocchiale dedicata al Santo Cuore serve le frazioni di Farina e di Poggio Pudano.

Crotone, calanchi a Farina.

Note


[i] ASCZ, Not. Pelio Tirioli, Busta 665, anno 1736, f. 47.

[ii] “Pannette dell’emolumenti che si hanno da esigere dal Regio Guardiano del Porto della Città di Cutrone formata dalla Regia Giunta conforme al patto posto nell’offerta fatta per la compra di detto officio, accettata dalla Regia Camera della Summaria e sono cioè P.mo Per ciasch.no tomolo di grano che da detto Porto siestrae, così per infra, come per estra Regno cavalli quattro. 2.o per ciasch.o tomolo d’orgio e legumi cavalli cinque. 3.o per ciasch.o cantaro di Biscotto tornesi cinque. Eccettuandosene dal pagamento sud.o li legumi e biscotto che si concedono a padroni de navi, vascelli, barche, tartane e felluche per la mesa per uso e vitto di essi e loro marinari in conformità degl’ordini generali sopra ciò dati dalla Regia Cam.a della Som.a.” ASCZ, Not. Pelio Tirioli, Busta 665, anno 1739, ff. 106-108.

[iii] ASCZ, Not. Pelio Tirioli, Busta 665, anno 1737, f. 53.

[iv] Il 4 ottobre 1737, il notaio Serafino Labonia della città di Rossano, abitante da anni a Crotone, dichiarava che, all’inizio di giugno, aveva ricevuto una lettera inviatagli da D. Vincenzo Schipani di Catanzaro, con la quale gli chiedeva di trovare del denaro per darlo di caparra per l’acquisto alla voce di tomoli 300 di grani forti e tomoli 300 di majorche. Cercato tra i vari negozianti della città, chi potesse dargli tale somma, alla fine si offrì Domenico Aniello Farina della città di Nocera de Pagani, “casato e commorante in questa predetta Città, publico Negoziante”, il quale gli concesse ducati 400 in polizze di cambio e denaro contante e ducati 100 in cambiali. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, anno 1737, ff. 3v-5.

[v] Nell’atto di acquisto le case sono così descritte: “una pertinenza di case sita e posta entro questa sudetta Città nella parrocchia del SS.mo Salvatore, nel luogo detto il Largo del Castello, consistente detto comprensorio in più e diverse case e casette tutte unite, che formano un casamento grande, isolato, senza confinanza di mura d’altre case, ma tutte connesse e concatenate l’una coll’altra, confine dalla parte di tramontana la strada e chiesa d’essa venerabile Parocchia, via mediante, dall’altra parte di levante confine colla muraglia della Città e prospettiva del castello, ampla strada mediante. Dalla parte di mezzogiorno con il largo e veduta del detto castello e dalla parte di ponente con le case furono del q.m Rever.do D. Carlo Bonelli, oggi del Pio Monte de’ Morti di questa già detta Città, via mediante, volgarmente detto il comprensorio sudetto: Le case di Nola”. Dall’atto risulta che il comprensorio di Case è “solamente ippotecato et obligato alla servitù d’annui docati sei enfiteutici perpetui”, cioè carlini trenta dovuti al canonicato di San Paolo, carlini 15 al convento di S. Francesco di Paola e carlini 15 all’arcipretura della cattedrale. È inoltre stabilito “che il piggione di detto comprensorio di case ut s.a vendute a detto Sig. Farina, che al presente si ritrovano affittate debba correre dalli tredici del prossimo passato mese di settembre anno corrente mille settecento trenta otto intieramente à beneficio di esso Sig. Domenico Aniello Farina”. il denaro è consegnato dal Farina alle suore “di suo proprio denaro, in tanta moneta d’oro, et argento nel presente Regno Corrente, nella nostra presenza prontamente numerata , e valutata”. Nello stesso giorno il Farina ne prende il reale possesso, recandosi assieme al notaio nelle case. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, anno 1738, ff. 23-30.

[vi] ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, anno 1740, ff. 18, 23.

[vii] Il 28 novembre 1741 Nicola Gallucci, clerico beneficiato del semplice beneficio sotto il titolo dell’Immacolata Concezione della famiglia Vezza, eretto dentro la cattedrale, concede un vignale di capacità di circa una tomolata, situato fuori le porte della città, nella località “li furchi”, confinante col “Vallone detto delli Mattoni, e circondato dalle terre comuni d’una parte verso la marina e dall’altra la publica strada detta delli Pignatari” ad annuo canone perpetuo,”seu enfiteutico”, di ducati dieci, da pagarsi nel mese di agosto, a Domenico Aniello Farina, Pietro Asturelli ed a Francesco Gallucci, perché possano costruirvi 12 magazzini, cioè quattro magazzini Domenico Aniello Farina, cinque Francesco Gallucci e tre Pietro Asturelli. Da Francesco Gallucci per i cinque magazzini, annui ducati quattro, grana sedici e cavalli otto, da Domenico Aniello Farina per quattro magazzini, annui ducati tre e grana grana trentatre e cavalli quattro, e da Pietro Asturelli per i tre magazzini, annui carlini venti cinque, a ragione di grana ottanta tre e cavalli quattro per ogni magazzino. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, anno 1741, ff. 18-21.

[viii] Nel 1743 prende in fitto per tre anni dal Capitolo la gabella Li Bonelli di salme venticinque, obbligandosi a pagare ogni settembre ducati 70. AVC, Platea del R.mo Capitolo di Cotrone 1743-1747, f. 1v.

[ix] Il 14 novembre 1742 in casa di Domenico Aniello Farina si trovava Pietro Asturello, regio sostituto cassiero del regio fondaco e dogana di Crotone. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 911, anno 1742, f. 165v.

[x] Compilatori furono: Il sindaco dei nobili Carlo Berlingieri, il sindaco della regia piazza Onofrio Sezza, due rappresentanti dei nobili (il marchese di Apriglianello Francesco Lucifero e Francesco Sculco), due del ceto dei nobili viventi (Domenico Aniello Farina e Girolamo Cariati), e due cittadini del popolo (Gaspare Cavalieri e Dionisio Curcio). ASN, Catasto Onciario dell’Università di Cotrone del 1743, Vol. 6955.

[xi] ASN, Catasto Onciario dell’Università di Cotrone del 1743, Vol. 6955, f. 67.

[xii] ASCZ, Not. Giuseppe Cimino, Busta 793, anno 1743, ff. 2-14.

[xiii] ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 912, anno 1747, f. 190.

[xiv] Cotrone, 23 marzo 1753. Crescienzio Farina, Antonio Asturi e Pietro Asturelli, curatori dei figli, eredi ed eredità del fu Domenico Aniello Farina, raggiungono un accordo con i fratelli Antonino, Consalvo e Nicolò Monteleone. Dopo che Domenico Aniello Farina aveva costruito il suo palazzo, anche i fratelli Monteleone cercarono di restaurare e modernizzare le loro case, che confinavano con le case palaziate del Farina. Appena i Monteleone ebbero iniziati i lavori, ad essi si oppose il Farina. Dopo una lunga causa finita nella Gran Corte della Vicaria, per non andare incontro ad altre spese, le due parti raggiungono un accordo, stabilendo alcuni patti e condizioni. ASCZ, Not. Giovanni Tirioli, Busta 1266, anno 1753, ff. 100-103.

[xv] Crotone, 13 luglio 1756. Anna Barricellis, vedova di Antonio del Castillo, possiede “un Giardino seù Podere chiamato la Botteghella, consistente in terre vacue, orto, vigne, alberi fruttiferi, Torre di fabrica, pozzo e pila anche di fabrica per uso di detto Orto, e circondato di fossi e siepe sito e posto in questo Territorio di Cotrone di là il fiume Esaro, confine da una parte colla Gabella chiamata anche la Botteghella dall’altra col Giardino dell’Eredi del q.m Domenico Aniello Farina strada ampia mediante”. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 914, anno 1756, ff. 111-113.

[xvi] Il marchese di Valle Perrotta Carlo Berlingieri nel dicembre 1759 fitta la gabella “La destra di Berlingieri” per tre anni dal 15 agosto 1759 al 15 agosto 1762, il primo anno franco di pagamento al massaro Giuseppe Falbo, il quale si impegna a pagarlo in tomola 260 di grano al raccolto (tt.a 130 alla raccolta del 1761 e tt.a 130 alla raccolta del 1762). A sua volta il Berlingieri si impegna a cedere il grano al mercante Francesco Antonio Farina, dal quale ha ottenuto una caparra di ducati settantotto. Per mancanza delle piogge e per la sterilità il massaro rinuncia al raccolto e scinde il contratto, così il Berlingieri si indebita col mercante. ASCZ, Not. Nicola Partale, Busta 1342, anno 1761, ff. 17-19.

[xvii] Nel febbraio 1764 sotto la spinta della fame, sono scassati i magazzini di Giuseppe Orsini, Orazio Montalcini, Francesco Antonio Farina e Giuseppe Micilotta, e si sequestrarono 5228 tt.a di grano, che fu trasportato in altri magazzini per uso dell’annona della città. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 916, anno 1764, f. 63. ASCZ, Not. Felice Antico, Busta 862, anno 1764, ff. 74-80. ASCZ, Not. Nicola Partale, Busta 1343, anno 1766, ff. 35-38.

[xviii] Il 14 giugno 1766 il negoziante Francesco Antonio Farina vende al capitano di pinco, A. Pesante di Marsiglia, tomola 1200 di grano della raccolta 1765 a carlini 16 il tomolo. Il Farina si impegna a portare il grano fino all’imbarco. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 916, anno 1766, ff. 53v-54. Francesco Antonio Farina, tramite il suo internunzio di Napoli, si impegna a consegnare in agosto tomola 3000 di grano di fermo e 1000 “meno e non più” di rispetto della prossima imminente raccolta, agli amministratori dei posti di Costanza e di Chiaia, da consegnarsi in Napoli per il prezzo di carlini 4 di più al tomolo della voce. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 916, anno 1767, ff. 50-51.

[xix] Nel maggio 1766 Anibale Montalcini, Giuseppe Orsini, Giuseppe Micilotto, Francesco Antonio Farina, Nicola Zurlo, Dionisio Ventura e Dionisio Silva, ottengono dall’università carlini 24 per ogni tomolo sequestrato ed in più 500 ducati per le spese sostenute per la lite. ASCZ, Not. Nicola Partale, Busta 1343, anno 1766, ff. 34-38, 41-43.

[xx] Il 28 agosto 1768 Gregorio Cimino e Francesco Antonio Farina, vendono al Duca di S. Agata tt.a 3000 di grano del raccolto 1768, impegnandosi a portarlo a loro spese fino alla marina di Tropea, alla ragione di carlini 19, grana 2 e cavalli 6 il tomolo. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 916, anno 1768, ff. 65-66. Il 27 agosto 1771 i negozianti Francesco Antonio Farina e Gregorio Cimino del secondo ordine, possiedono dentro i loro magazzini “più migliaia di tumula di grano nuovo della presente raccolta di tutta bontà, qualità, perfezzione cascati e crivellati col crivello napolitano, bullato e zeccato dalla Regia Zecca”. Ne vendono tumula mille alla città di Tropea. ASCZ, Not. Antonio Asturi, Busta 917, anno 1771, ff. 77-78.

[xxi] Galanti G. M. Giornale di Viaggio in Calabria, Rubbettino 2008, p. 60.

[xxii] Cotrone, 23 dicembre 1800. Francesco Antonio Farina dichiara che, nel mese di maggio del 1798, spedì con la polacca del patrone Andrea Capozza di Vicoequense, tomoli 5800 di grano diretti al marchese Francesco Saverio Manes di Napoli, per venderli. ASCZ, Not. Nicola Partale Busta 1347, anno 1800, ff. 61-62.

[xxiii] Catasto di Cotrone 1793, f. 62.

[xxiv] Lucifero A., Il 1799 nel Regno di Napoli in generale ed in Cotrone in particolare, Cotrone 1910, pp. 178-179, 207-227.

[xxv] Cingari G., Giacobini e Sanfedisti in Calabria nel 1799, Messina 1957, p. 267.

[xxvi] ASCZ, Not. Nicola Partale, Busta 1347, anno 1799, ff. 41v-46.

[xxvii] ASCZ, Not. Nicola Partale Busta 1347, anno 1800, ff. 1v-4.

[xxviii] Il 29 novembre 1804 Francesco Antonio Farina è ancora a Crotone. Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Pirozzi 1922, p. 118. Compare ancora nel Catasto di Cotrone del 1805. Il Seminario esige da Francesco Antonio Farina un annuo censo Sopra la Gabella Oretta 4.50 e Sopra gli effetti annui 1:50 (ff. 165-166.)

[xxix] Francesco Antonio Farina oggi D. Luigi Barone Barracco istr. del 17 dicembre 1799 notaio Nicola Partale. Sopra il palazzo 18 agosto dal 1806 al 1838. AVC, Carte Santa Chiara, Nome e cognomi dei debitori/ Scadenza del pagamento/ numero delle annualità arretrate.

[xxx] C. S. 1790 D’Aragona Lista di Carico, ff. 6v, 8.

[xxxi] “il Vignale detto Granato e Mendolicchia di Tom. 9 fu ripartito per intiero, Il vignale detto Granato di tom. 14 confine la Mendolicchia fu ripartito per intiero”. Platea Monastero Santa Chiara, 1820, ff. 3, 4.

[xxxii] L’atto porta la firma di Morelli Gaetano, Raffaele Lucente e Michele Labonia.

[xxxiii] “Territori censuiti dall’abolita cassa sagra. D. Carlo Ventura per essersi censuita la Gabella detta Tuvolo, come per Ist.o di Not.o Dom.co M.a Calyò de’ 18 Giugno 1795: oggi posseduta da D. Pietro Berlingieri, pagava a 18 Giugno duc. 29: 42 detto Canone fu affranchito dal d.o Sig.r Berlingieri presso la Cassa d’Ammortizazione come da Ist.o stipolato in Napoli a 14 Giugno 1817 presso il not. D. Rafaele Servillo.” Platea Monastero S. Chiara, 1831, f. 4.

[xxxiv] “A Farina, ora fondo Berlingieri, fu dissepolta una piccola pietra con iscrizione.” Sculco N. Ricordi sugli Avanzi di Cotrone, Pirozzi 1905, p. 15. “Epigrafe funeraria di un tale Ameto, “servus item colonus” della casa imperiale morto a fine I/ inizio II secolo”. Corrado M., La città senza memoria, Reggio Calabria 2014, p. 281.

[xxxv] Il Fondo Farina di Ha 417.89.48 è espropriato dall’OVS.


Creato il 14 Luglio 2025. Ultima modifica: 14 Luglio 2025.

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