Il convento dei Cappuccini di S. Maria degli Angeli di Crotone con chiesa di S. Maria di Portosalvo

Il convento dei cappuccini in una stampa di Crotone contenuta in Voyage Pittoresque di Jean Claude Richard Abbé de Saint-Non, Parigi 1781-86.

Il convento dei frati dell’ultima, in ordine di tempo, delle tre famiglie autonome del primo ordine francescano, distaccatisi dagli osservanti per condurre una vita regolata da principi di una rigida povertà, fu costruito all’inizio del Seicento, tra la città e l’Esaro, lungo “la strada del Ponte” e vicino alla spiaggia. La piccola costruzione con un piccolo orto, era sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli, e la chiesa ad una sola navata, era dedicata a Santa Maria di Portosalvo.

Facilitarono la nascita del convento i coniugi Lelio Lucifero e Ippolita Pipino che, nel dicembre 1579, avevano donato il terreno con la condizione che fosse utilizzato per costruirvi il convento.[i] Tuttavia, si incominciò la costruzione molti anni dopo, durante il vescovato di Carlo Catalano, il quale, ai cinque monasteri maschili già esistenti (conventuali, osservanti, paolotti, domenicani e carmelitani), aggiunse quello dei cappuccini.[ii]

Il convento dei cappuccini nella “Plan de Crotone” (sec. XVII), conservata alla Biblioteque Nationale Paris Part. 83; Div. 13 n. 1.

Infatti, il 18 aprile 1612, il vescovo ed i rappresentanti del governo cittadino si impegnarono, in presenza del regio capitano della città Don Alonso de Ribera, e del frate cappuccino Bernardino de Castello ad Mare, a fornire i mezzi finanziari per erigere il convento.

“Como essa città molti anni sonno have desiderato et desidera introdurse, erigerse et fundarse in essa lo monasterio di R.di Padri Cappuccini da longiss.o tempo ad questa parte, considerando et attendendo che tra l’altre opre di pietà, la precipua et principale è construerse et fundarse monasterii in una città quali come propugnaculi spirituali resisteno et defendeno la città dagli impetuosi et rabbiosi morsi et veleni del diavolo infernale inimico dell’humana generatione quale come rugiente leone de continuo va circuendo et cercando devorare l’anime christiane fatte ad imagine et similitudine et dalla potente mano di sua divina Maestà et attendendo ancora di quanto utile et beneficio sarà d.o monastero per l’exemplare et christiana vita, et continue orationi appo la divina misericordia di detti R.di padri cappuccini”, i sindaci e gli eletti della città ed il vescovo danno il consenso alla sua erezione impegnandosi a versare per la costruzione del convento ogni mese di maggio, a partire dal maggio 1612, i primi 200 ducati ed il secondo 100, mentre per il loro sostentamento i frati, in numero adeguato, faranno ricorso alle elemosine del popolo.[iii]

Localizzazione del convento dei cappuccini, in un particolare della carta americana 1:5000 intitolata “Porto di Crotone”, realizzata dal War Office (1943) modificando una carta italiana.

Passeranno ancora cinque anni dalla stipula di questo pubblico atto prima che i cappuccini prendano possesso del nuovo convento, composto oltre che dalla chiesa, da numerose celle, un refettorio, un chiostro, un orto, il pozzo ed un giardino.

La piccola comunità che alla metà di quel secolo, era formata da tre sacerdoti, un chierico e due laici professi, viveva con le elemosine ed i lasciti per le messe in suffragio, che venivano celebrate dagli stessi frati nella chiesa dove ben presto avevano trovato posto alcune cappelle di famiglie nobili.

La più importante era quella intitolata a Sant’Anna, fatta edificare a sue spese dal barone di Apriglianello Gio. Dionisio Suriano,[iv] dove troveranno dimora le spoglie del fondatore, il quale prima di morire aveva disposto di essere seppellito “con l’habito de capuccini, pregando al F.re guardiano de Padri del d. Ven.le convento, che si degnino honorare il mio cadavero et conducermi, quattro d’essi padri dalla mia casa a d.o ven.le monastero”,[v] la sua consorte Lucrezia Lucifero,[vi] ed i suoi discendenti che lasceranno al convento numerosi legati per dire messe in suffragio.[vii]

Crotone, resti del convento dei cappuccini.

Quale fosse la motivazione che spingeva alcuni a vestire l’abito, lo possiamo intuire da un fatto accaduto pochi anni dopo la sua fondazione. “Essendo successo l’homicidio in persona di Gio. Fran.co Mangione si fornì informatione et inquisitione contro don Michele d’Ayerbe de Aragonia tanto in questa Regia Corte di Cotrone come anco nella Regia Audientia di Calabria Ultra et gia corte della Vicaria, dalle quali fu citato, reputato contumace, fu bandito et finalmente fu giudicato de homicidio detto don Michele”. Perseguitato dalla famiglia rivale, per non essere ucciso, Michele d’Ayerbe si offrì di farsi cappuccino e di ritirarsi in monastero.

Ma i familiari del Mangione non sono soddisfatti e, “sempre hanno cercato di perseguitarlo et per tanto tempo hanno durato nell’istesso odio, romore et intensa volontà di vendetta”. Alla fine “essendo stati moniti et riprovi da diverse persone religiosi”, si accontentano del fatto che l’Aragona si sia fatto cappuccino.[viii]

Crotone, resti del convento dei cappuccini.

Posto fuori ma poco lontano dalla città, lungo la via che andava verso il ponte sull’Esaro, nelle sue vicinanze furono costruiti, poco dopo la fondazione del convento, alcuni magazzini per la conservazione del grano.[ix] La sua posizione era inoltre ritenuta favorevole per coloro che avevano debiti con la giustizia. In esso, contando sul fatto che vi si godeva il diritto d’asilo, trovavano ospitalità numerosi banditi e ricercati,[x] ed in esso all’occasione si rifugiavano coloro che temevano la vendetta degli avversari, o i coloni che a causa di un’annata scarsa, non avendo il denaro per far fronte ai debiti contratti, cercavano di sfuggire al carcere.[xi]

Crotone, resti del convento dei cappuccini.

Tra i vari episodi legati al godimento di questo diritto, ricordiamo quello che nel 1753, ebbe per protagonista Antonio Le Pera, che si rifugiò nella chiesa dei cappuccini per aver commesso un delitto nei confronti di Gregorio Garasto, figlio di Michelangelo. Durante il periodo in cui fu costretto a vivere nella chiesa, egli mantenne i contatti con l’esterno tramite un suo amico, il mastro barbiere Francesco Liotta che, di continuo, si recava a trovarlo, fornendogli tutto ciò che gli era necessario per poter continuare a vivere nel rifugio. Passando il tempo e divenendo sempre più oneroso trovare i mezzi per potersi sfamare, un giorno il Le Pera invitò il mastro a recarsi a suo nome presso una ragazza di nome Rosa Caruso, con la quale aveva avuto una relazione, per chiederle di aiutarlo. La Caruso tramite il mastro, inviò al Le Pera dapprima dei maccheroni, e poi più volte il cibo necessario per potersi sfamare e così rimanere nel rifugio.

Frattanto il Le Pera riusciva ad accordarsi, e così, un giorno, sempre tramite il mastro, chiese alla ragazza di impegnare dei preziosi, affinché con quel denaro, egli avrebbe tacitato coloro che lo perseguitavano e, risolta la sua situazione, avrebbe potuto abbandonare senza pericolo il rifugio, promettendole che, non più perseguitato, l’avrebbe poi sposata. La ragazza si fidò della promessa ed impegnò tutti i suoi gioielli presso lo strozzino Tommaso Soda, e poi invio i soldi al Le Pera che così riuscì a tornare libero, ma non mantenne la promessa di matrimonio.[xii]

Crotone, resti del convento dei cappuccini.

Sempre in questi anni i cappuccini sono richiamati da una testimonianza che li vuole implicati, anche se non direttamente, in alcuni furti commessi dai marinai della tonnara di Bernardino Suriano, che è stata piantata a Capo delle Colonne. I marinai, secondo queste accuse, rubano di continuo dello sgombrino salato e lo scambiano con i cappuccini, ricevendo “tabbacco di pippa, minestra e pane”.[xiii]

Nella primavera del 1701 esso fu al centro dell’attività del frate Antonio dell’Olivadi, “missionario apostolico dell’ordine dei cappuccini”, il quale appena giunto in città, piantò le croci lungo la strada “de capuccini” e nella chiesa, “tra diluvi di lacrime”, tenne affollatissime prediche quaresimali serali. Per la devozione che la popolazione portava alla chiesa dei cappuccini, egli vi fece erigere una nuova cappella, abbellendola con quattro statue, rappresentanti un crocifisso spirante, la madre SS.ma dei Sette Dolori, S. Francesco e S. Antonio da Padova. Prima di abbandonare la città, l’Olivadi donò la cappella e le statue alla città di Crotone e per essa, al sindaco dei nobili Gio. Battista Barricellis con la condizione che, qualora si dovesse togliere una delle statue per trasportarla in città, essa non potesse rimanere fuori della sua cappella più di 24 ore.[xiv]

Crotone, resti del convento dei cappuccini.

Poco dopo la metà del Settecento, la chiesa e l’unito convento si presentavano in ottimo stato e non avevano bisogno di restauri. I monaci, che niente possedevano se non un piccolo orto, attiguo al convento, vivevano con le elemosine delle messe e con le donazioni dei fedeli.[xv]

Nella chiesa vi erano sei altari curati dagli stessi religiosi: Madonna degli Angeli libero, Immacolata Concezione gentilizio della famiglia Oliverio, Madonna di Porto Salvo gentilizio della famiglia Berlingieri, Sant’Anna gentilizio della famiglia Suriano, SS. Crocifisso libero, e San Fedele Martire gentilizio della famiglia Lucifero.[xvi] Soppresso dopo il terremoto del 1783 ed amministrato dalla Cassa Sacra, nella chiesa erano rimasti cinque altari (tre a sinistra e due a destra), essendo venuto meno quello del SS. Crocifisso.

Il convento era costituito dalla chiesa, dal chiostro, da quattro dormitori, da un piccolo orto con pila, pozzo e canalette, da un giardinello e vaglio, e dal magazzino, composto da due stanze terranee.[xvii] Dopo la soppressione, in base ad una clausola donativa e con dispaccio del 16 aprile 1796,[xviii] il convento, l’orto ed il giardino, ritornarono di proprietà dei discendenti di coloro che a suo tempo avevano donato il terreno, cioè dei Lucifero. Nel 1805 esso risulta “abbandonato a militare”.[xix]

Crotone, presso i resti del convento dei cappuccini.

All’atto della soppressione il convento è così descritto:

“- Chiesa. In d.a una porta grande con suo catenaccio, e sbarra al Didentro. Altare mag.e tutto spogliato di sacri aredi, solo vi è un cancello di legname vecchio. A man sinistra vi sono tre cappelle, ed a mano destra altri due tutti spogliati come sopra. Un pulpito. Al altare mag.re ai laterali vi sono due porte vecchie, che conducono alla sacrestia, ed in detta vi sono travi vecchi n.sette. A mano destra evvi altra porta vecchia. La copertura di detta chiesa è fatta a lamia. Quadri di diverse effigie n. quindici. Pavimento di mattoni, che bisogna di restazione.

– Chiostro. In detto vi è una porta vecchia, chiusa con sbarra al didentro. Il medemo è composto di quattro corritori. Al di dentro un vaglio con sua cisterna. A mano destra tre magazini in uno de quali manca la porta, e vi sono travi vecchi e li altri fatti a lamia. In d.o chiostro vi è una porta, che conduce al quarto di sopra a mano sinistra. Li angoli di d.o chiostro sono coperti di canali porzione rovinati. A mano destra evvi altra porta senza legname, che si va al refettorio. Il pavimento del med.o tutto rovinato. Finestre con cancelli n. due di legname. Nella copertura vi sono travi n. tredici. In detto vi sono altre due divisioni, che servivano per dispensa, ed in detta vi esistono due cancelli di legname vecchi, e nella copertura travi n. nove, ed il pavimento tutto guasto.

– Salita del chiostro. Evvi una scala di legname buona.

– Primo dormitorio. A mano sinistra vi esistono sei celle con loro rispettive porte, in una di esse vi è un altarino sfornito di sacri aredi con piccole finestre, mancando ad una di esse due finestre, ed una porta. A mano destra vi sono due fenestre, senza chiudende.

– Secondo dormitorio. A mano sinistra verso la città vi sono cinque celle con porte e finestre vecchie.

– Coro. Il medemo è sfornito di legname de sedili, e vi sono tre finestre vecchie nel pavimento poche tavole, un leggio, ed una orchesta di legname.

– Terzo dormitorio. In detto vi sono due porte vecchie.

– Quarto dormitorio. In detto vi sono sette celle con sue porte vecchie, tre finestre una altra cella senza porta. Un luogo commune con due stanziolini. Il pavimento distrutto.”[xx]

Note

[i] Con atto del notaio Gio. Galasso del 18.12.1579. Vaccaro A., Kroton, Mit 1965, Vol. II, p. 246.

[ii] ASV, Rel. Lim. Crotonen. 1621.

[iii] Erano sindaci della città Peleo Pipino ed Antonio Laporta. ASCZ, Busta 49, anno 1612, ff. 12-13.

[iv] Nel 1663 Fra Francesco Suriano, cavaliere gerosolimitano e figlio di Gio. Dionisio, fa testamento e promette delle donazioni ai fratelli, con l’onere di celebrare tre messe alla settimana in perpetuo, nella cappella di suo padre esistente dentro il monastero dei cappuccini, nella quale intende farsi seppellire se morirà in questa città. ASCZ, Busta 253, anno 1663, ff. 37-38.

[v] ASCZ, Busta 229, anno 1655, f. 144. “Adi 5 febraro 1647 passò da questa a miglior vita il signor Gio. Dionisio Suriano barone di apriglianello et si sepellì al monastero de padri Capoccini et pagò.” AVC, Libro de Morti.

[vi] Il 24.10.1665 muore Lucretia Lucifero ed è sepolta nel monastero dei padri cappuccini. AVC, Libro de Morti.

[vii] Clarice Suriano, figlia di Gio. Dionisio, desidera essere seppellita nel sepolcro di famiglia dei suoi antenati, posto nella chiesa dei cappuccini, e lascia duc. 60 affinché, con il loro frutto, si dica una messa alla settimana per la sua anima nella cappella. ASCZ, Busta 334, anno 1671, f. 68. Lo stesso fa Giacinto Suriano, che lascia duc. 50 per far celebrare dai cappuccini messe in suffragio. ASCZ, Busta 333, anno 1674, ff. 53-58. Anna Suriano lascia duc.15 annui per tre messe settimanali perpetue nella cappella di S. Anna, nella chiesa dei cappuccini, in suffragio dell’anima del padre Annibale. ASCZ, Busta 1343, anno 1770, f. 79.

[viii] ASCZ, Busta 108, anno 1634, ff. 126-127.

[ix] Alla metà del Seicento nel luogo detto “li magazeni delli Capoccini”, vi erano i due magazzini di Dionisio Suriano, quello dei Caparra, che confinava con l’orto del convento, e quello di Gio. Bernardino Longobucco. ASCZ, Busta 229, anno 1657, f. 69.

[x] Alcuni ricercati si rifugiano nella chiesa del Carmine ma il governatore li fa arrestare e portare nelle prigioni del castello. Interviene il vescovo ed essi devono essere rilasciati ma, nel frattempo, sono fuggiti e si sono rifugiati nel monastero dei cappuccini. ASCZ, Busta 333, anno 1674, f. 84.

[xi] Nello scontro tra le famiglie Barricellis e Suriano, il comandante tedesco su ordine del regio giudice, cerca di carcerare Domenico Barricellis, ma il regio governatore riesce ad uscire in carrozza dalla città e a metterlo al sicuro nella chiesa dei cappuccini. ASCZ, Busta 664, anno 1733, ff. 173-174.

[xii] ASCZ, Busta 1266, anno 1754, f. 45.

[xiii] ASCZ, Busta 793, anno 1743, f. 15.

[xiv] ASCZ, Busta 338, anno 1701, ff. 112-112v.

[xv] ASV, Rel. Lim. Crotonen. 1774.

[xvi] Nel 1777 era superiore il P. Fr. Francesco Antonio da Guardavalle. AVC, Nota delle Chiese e Luoghi pii Ecclesiastici e secolari esistenti nel distretto della giurisdizione del Regio Governatore della città di Cotrone, Cotrone 31 ottobre 1777.

[xvii] AVC, Stato attuale delle fabbriche de monisteri, conventi e luoghi pii della città di Cotrone, che si consegnano al Regio amministratore D. Giacomo D. Aragona li due giugno 1790.

[xviii] Vaccaro A., Kroton, Mit 1965, Vol. II, p. 246.

[xix] AVC, Elenco dei luoghi pii laicali, Cotrone 16 marzo 1805.

[xx] AVC, Stato attuale delle fabbriche de monisteri, conventi e luoghi pii della città di Cotrone, che si consegnano al Regio amministratore D. Giacomo D. Aragona li due giugno 1790.


Creato il 10 Marzo 2015. Ultima modifica: 13 Ottobre 2022.

No Responses

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

*