La porta “nova” di Crotone detta “di Terra” (sec. XVII-XIX)
Le prime notizie relative all’esistenza di una porta della cinta muraria di Crotone posta nelle vicinanze dell’attuale piazza Duomo, emergono attraverso i conti erariali della città relativi all’annata 1516-17, che documentano l’esistenza de “la porta dela piacza”,[i] detta anche la “porta grandi dela cita”,[ii] nei pressi della quale esistevano: “la torre dela piaza”[iii] e l’orologio pubblico.[iv] In questo periodo, conseguentemente alla minaccia dei Turchi,[v] diversi interventi di riparo furono realizzati alle strutture di questa porta, protetta dai nuovi “rebellini”,[vi] che difendevano la parte bassa della città verso la campagna, mentre, nel maggio 1517, si fanno dipingere le “arme regali” sul suo frontespizio.[vii]
Essa risulta menzionata più volte in occasione dei grandi lavori di rifacimento della “fortezza” avviati al tempo del viceré Don Pedro di Toledo. Dagli inizi di settembre 1549, fino al principio del mese successivo, dalle calcare “del fosso” e da quella “delo timpone”, si scarica la calce “in nanti la porta dela Citta”,[viii] dove c’è un pozzo.[ix] Qui, infatti, accanto ai lavori di realizzazione del nuovo baluardo “Toledo”, furono avviati anche quelli relativamente alla porzione di cortina che collegava questo baluardo alla porta della città, in concomitanza all’adeguamento della porta e della cortina preesistenti, le cui mura giungevano fin nei pressi del baluardo “Marchese”, dotandole di nuovi terrapieni, di nuovi contromuri e di altre opere. Il primo giugno 1550, si anticipano ducati 66 “Ad Cola Joanni yacomino de Cotrone”, in relazione al fatto che egli si è impegnato con regia corte, per “fare lo Cavam.to del tor.ne Toledo et dela Cor.na de quello fino alla porta ad tutte sue dispese”,[x] come risulta documentato anche nel mese di novembre dell’anno successivo.[xi]
La porta della città
L’appalto relativo ai lavori di adeguamento e costruzione di questo settore delle fortificazioni, come nel caso anche di altre porzioni di lavori della “fabrica” cittadina, invece, se lo aggiudicò mastro Jo. Thomaso Yacino di Crotone che, a cominciare dalla metà del mese di ottobre dell’anno seguente, assieme ai mastri e ai manipoli alle sue dipendenze, troviamo al lavoro fino alla fine del mese di novembre, “in lo contramuro de la porta”,[xii] dove una trentina di lavoratori di Crotone, tra cui alcuni “quatrari”, erano stati precedentemente impegnati “Al cavam.to del contramuro de la cor.na de la porta”.[xiii]
Qui risulta trasportata la calce cotta dalle diverse calcare “del fosso”, necessaria per la costruzione,[xiv] che i manovali avvicinano con le “carrete”, dalla “cor.na de la porta ad canto s.to fran.co”, al “contra muro de la ditta cor.na”,[xv] mentre i perratori di Santa Severina e di Mesoraca provvedevano a diroccare “le mura vecchie dela porta dela Citta”, ovvero “le mura vechie de la citta avanti la porta”.[xvi]
Dalla metà di dicembre, intanto, i mastri e i manipoli alle dipendenze di Jo: Thomaso Yacino, erano passati a lavorare “in la cor.na de la porta”,[xvii] dove veniva fatta trasportare la calce necessaria alla costruzione proveniente dalle calcare “del fosso”.[xviii] Ai primi di gennaio del nuovo anno, mentre i perratori stanno sfabricando “li mura vechie de la porta de la cita”, iniziò la realizzazione del “terrapieno daretto lo contramuro de la porta de la citta.”[xix] In tale frangente fu realizzato un muro a secco (“sirarmaco”), tra “la cor.na et contramuro de la porta per tenere lo terrapieno”[xx] mentre un altro muro di questo tipo fu edificato lungo la stessa cortina, “per possere andare al torno de la muraglia”, “per lo parapecto”.[xxi] I “cantoni” ed i “quatrelle” tolti dalla “porta vechia”, furono portati al baluardo Marchese per essere qui utilizzati.[xxii]
Verso la fine di marzo del 1552 la regia corte stipulò con lo spagnolo Alonso Chiroga, abitante a Crotone, che già nel precedente mese di dicembre, durante i lavori alla cortina della porta, aveva fornito trenta pezzi di “cantoni” provenienti dalla cava di Alfieri,[xxiii] un contratto per la fornitura per tutto il prossimo mese di luglio, di seicento pezzi “de cantoni de misura” da utilizzare “per la porta dela citta”.[xxiv]
I lavori “in la cor.na de la porta” condotti dal mastro Jo: Thomaso Yacino e compagni, proseguivano ancora durante il mese di settembre dell’anno successivo,[xxv] mentre nel periodo di gennaio-febbraio 1554, fu realizzata una “casacza” per il corpo di guardia “de la porta dela cita”,[xxvi] e agli inizi di luglio di quell’anno, a spese della regia corte, furono acquistate “dui chiavature con loro catinaze et chiave”.[xxvii]
La porta nuova e quella vecchia
Dalla relazione fatta dall’ingegnere capuano Ambrosio Attendolo nel maggio 1573, a seguito della sua ispezione alla “fortezza” di Crotone, apprendiamo che, ancora a quel tempo, escludendo la porta di soccorso della Pescheria, si accedeva alla città solo attraverso la sua “porta vechia”, mentre quella “nova”, prevista dal nuovo progetto avviato nel 1541, risultava soltanto “incominciata”. Posta al centro della cortina, o rivellino,[xxviii] tra i baluardi Marchese e Toledo, e dotata di “contramuro et terrapieno”, questa nuova porta rivolta verso la “campagna”, andava a munire un settore delle mura particolarmente importante per l’assetto difensivo della città, in quanto, da questa parte, quest’ultima si trovava ad una quota sensibilmente più bassa rispetto alle fortificazioni che la proteggevano.[xxix]
Verso la fine del secolo però, la nuova porta prevista dal progetto di rifortificazione della città, elaborato a suo tempo dal barone della Caya, non era stata ancora realizzata, mentre continuava a rimanere in uso la vecchia porta cittadina detta anche “grande”. Il 15 maggio 1591, il S.r Gio. And.a de Nola, mastro giurato della “fideliss.a Città di Cotrone”, consegnava all’Ill.e S.r capitano Juan Urretta, giunto in città con la sua compagnia, “tre chiavi, quali sonno due dela porta grande di essa citta et una dela piscaria”.[xxx]
Le nuove opere
Agli inizi del Seicento, comunque, giunto da Taranto il commissario generale delle fortificazioni del regno, D. Diego de Ayala, con il regio ingegnere Giovanni Rinaldini Anconitano,[xxxi] i lavori alla nuova porta e al relativo ponte di accesso alla città, presero nuovo slancio.[xxxii] Le opere appaltate ad una società composta dai mastri Nicola Antonio de Vito, Minico de Messina e Petruczo de Franco, procedono sotto la vigilanza del soprastante alle fortificazioni di Crotone, lo spagnolo Alonso Corral.[xxxiii]
Nell’agosto 1613 si realizzava “un cavamento in quadro diece palmi da palmi quaranta in circa”, per la fondazione di “un pilastro dove si haverà da ponere sop.a la lamia, che haverà da venire sop.a la porta di detta Città”. Lo scavo, eseguito dove, in seguito, dovrà essere realizzato “il corpo di guardia”, fra “l’uno muro et l’altro della città et proprio dove è il terrapieno solito mettersi per fortificatione delle muraglie”, fu convenientemente approfondito a causa della scarsa consistenza del terreno, “tanto perche detto Pilastro haverà di sostentar il peso, et più che sostenera il pilastro si haverà da fare sopra il muro vecchio della Città a paragon del quale havera di venire”.[xxxiv]
Un atto del notaro G. A. Protentino del 15 aprile 1626 evidenzia, comunque che, ancora dopo una decina d’anni, i lavori della nuova porta non erano stati completati, e continuava a rimane in esercizio la vecchia “porta grande” della città, considerato che, a quel tempo, furono rifatte le sue parti lignee. Quel giorno, in Crotone, davanti al notaro, si costituì, da una parte, il m.co Pelio Pantisano, luogotenente del tesoriere della provincia di Calabria Ultra, agente per sé stesso ed in nome della regia corte, mentre dall’altra si costituirono “in solidum”: Colella Negro, Natale Grisafulli, And.a Varano e Gio. Dom.co di Squillace, mastri carpentieri della città di Crotone.
In virtù dell’ordine della regia Camera della Sommaria, con inserto un mandato del viceré, spedito in Napoli il 12 febbraio 1626, il 14 aprile successivo, il detto luogotenente aveva provveduto a fare accendere la candela nella piazza pubblica di Crotone, mettendo all’incanto “a chi volesse pigliare a partito a fare il ponte di legname della porta grande cioè la lettera della parte di fore li travi grossi et lunghi di sopra che hanno di tenere detto ponte mediante le catene di ferro e la porta di d.a Città cioè la lettera di d.o ponte come di sop.a de tavole di farna con lo tiraletto dellistesso di farna, chiodi novi con andar a benef.o del partitario li chiodi vecchi et lo legname, li travi lunghi di sopra di legno di vutullo et la porta di vutullo sbretato e lo asso di ilice et li sbarre di chiuppo”.
Alla presenza del detto luogotenente e del capitano della città di Crotone Pietro de Strada, si aggiudicò il “partito” il detto mastro Colella Negro per la somma di ducati 84, obbligandosi a completare i lavori assieme agli altri predetti mastri carpentieri, per tutto il mese di maggio del presente anno, ed ottenendo di poter acquistare il ferro franco di “terzieria”, come era solito farsi per i lavori della regia corte, specificando che “la porta di legno di vutullo sbretato”, dovesse essere “fatta a cancello della maniera che e detta porta hoggi”.[xxxv]
Alcuni atti evidenziano che, alla metà del secolo, la nuova porta “maggiore” della città, con il suo “Corpo della guardia”,[xxxvi] era ormai stata completata. Dirimpetto ad essa si trovavano: la casa della regia corte,[xxxvii] dove risiedevano i capitani regi, e la regia dogana,[xxxviii] mentre, subito alla sinistra del suo ingresso, esisteva la piccola chiesa di San Giovanni Battista,[xxxix] o Decollato, detta volgarmente “S. Giovanni delli carcerati”,[xl] in quanto la chiesetta sorgeva di fronte alle pubbliche carceri per uso dei carcerati.[xli]
Capitani a guerra e mastri giurati
Il mastro giurato, uno degli eletti della città, assolveva la funzione di vigilare sull’ordine pubblico, esercitando la polizia notturna; durante la fiera prendeva in consegna dal castellano lo stendardo reale e, con guardie, lo custodiva giorno e notte, amministrando la giustizia. Faceva alloggiare i soldati delle compagnie che giungevano in città per presidiarla, aveva in consegna le chiavi della città, e comandava i cavallari ed i terrazzani: cittadini armati dall’università.
Mentre durante il giorno i cavallari battevano le marine con le loro cavalcature, alla sera, alzato il ponte levatoio e chiuse le porte, sedici terrazzani, in gruppi da quattro, armati dall’armeria cittadina, vigilavano nella porta maggiore e nelle garitte dei baluardi, andando di ronda per la città. Se a Crotone per presidiarla, arrivava un capitano a guerra di nomina regia con la sua compagnia, il mastro giurato doveva consegnargli le chiavi di tutte le porte cittadine e della munizione di guerra che, prima di ripartire, il capitano doveva riconsegnargli, in quanto al mastro giurato “spetta la guardia della città quando non vi è presidio”.[xlii]
Il 14 maggio 1643 il mastro giurato Mutio Berlingerio consegnava al capitano a guerra Francesco Messia le sette chiavi della città, cioè: “tres Portae maioris et duorum Rastellium et quatuor portae dettae delo soccorso seu dela piscaria et saracinae”. Il capitano le riceveva come al mastro giurato erano state consegnate “in anno preterito”, dal capitano a guerra Jo. Dom.co Munda il 6 ottobre 1642.[xliii]
La consegna delle quattro chiavi della porta “maggiore” da parte del mastro giurato della città, cui spettava la custodia della città in tempo di pace, ai capitani che assumevano il comando del presidio della piazza in periodo di guerra, risulta anche in atti successivi della seconda metà del secolo.
Il 12 marzo 1675, il capitano di cavalleria Bartolomeo de Silva notificava agli amministratori della città che il viceré, a causa della recente rivoluzione di Messina, oltre al governo della città, gli aveva conferito anche il comando delle armi. Dovendo provvedere alla guardia e alla custodia di Crotone, con la compagnia del battaglione venuto in città, e con altri soldati che sarebbero giunti, era necessario che avesse le chiavi delle porte. Il mastro giurato Felice Berlingerio consegna così al capitano le chiavi delle porte “et li rinuncia la potestà che in virtù di Amplis.mi Privileggi di S. M.tà Che Dio g.di concessi a d.a Città e suoi m(ast)rig.ti in temp.re che li spettava al dar il nome milit.re alle guardie che disponeva per custodia dessa Città”. Il capitano s’impegna a restituire le chiavi una volta cessato il suo comando.[xliv]
Il 14 febbraio 1679, il mastro giurato Francesco Suriano, in esecuzione di ordini del viceré, alla presenza del sindaco dei nobili D. Giuseppe Lucifero, di D. Ferrante Pelusio e Gio. Battista Barricellis, eletti dei nobili, di Ger.o Marzano, Isidoro Scarnera e Giuseppe Basoino, eletti del popolo, consegna al colonnello D. Emmanuel de Castro, regio governatore e capitano a guerra della città, le “quattro Chiave della porta maggiore di q.esta Città, et tre altri Chiavi della porta della Piscaria e più un’altra Chiave della monit.ne di Guerra”, che il capitano a guerra dovrà tenere e custodire, impegnandosi a riconsegnarle al mastro giurato una volta terminato il suo ufficio.[xlv]
Essendo tornata la pace, il colonnello D. Emhanuel de Castro, regio governatore e capitano a guerra di Crotone, in presenza del sindaco dei nobili Gioseppe Lucifero e del sindaco degli onorati Pelio Petrolillo, il 28 Marzo 1679 consegna al mastro giurato della città D. Fran.co Suriano: le “quattro Chiave della porta mag.re dessa Città, et tre Chiave della porta del soccorso detta della piscaria, et unaltra chiave della monit.ne di Guerra”, che aveva ricevuto al suo arrivo a Crotone.[xlvi]
Lavori di rifacimento
Risalgono alla seconda metà del Seicento alcuni documenti che attestano il rifacimento delle parti lignee della porta, realizzate con il legno di “farna” (Quercus robur L.), ovvero: “li dui Rastelli di fuora”,[xlvii] la “Porta” con “dui fallacchi per Ripetto”, il “ponte a levat.ro”, e “li Trava” su cui erano incernierati i due bracci a cui erano agganciate le catene del ponte levatoio. Questi ultimi, invece, erano fatti con il legno di “vutullo”, o “betullo”, ossia di pino laricio (Pinus nigra var. calabrica).
Il 5 febbraio 1662, in Crotone, davanti al notaro comparivano, da una parte, il m.co “Cap.n de Corazza Mighel dela Penna”, regio governatore della città di Crotone, assieme al m.co Fran.co Ant.o Barricellis, ufficiale della regia scrivania di ratione in detta città, castello e presidio di Crotone, in nome e parte della regia corte, mentre, dall’altra parte, compariva Gio: Dionisio Marturano “mastro Carpentieri” partitario della regia corte.
Dovendosi eseguire le disposizioni di S. E., date con ordine del 7 gennaio ultimo scorso, “di farsi il Ponte, Porta, dui Rastelli e Travame neces.ria”, si era provveduto a mettere all’asta a lume di candela il detto “Partito”, nella pubblica piazza di Crotone che, come ultimo licitatore, era stato liberato all’incanto al detto mastro Gio. Dionisio per ducati 400. All’attualità, dietro il pagamento di questa somma, il mastro si obbligava a consegnare per tutto maggio prossimo venturo, “li dui Rastelli di fuora novi nella forma che hoggi sonno di farna, con ponerci esso il ferro, et ogn’altra cosa, purche li sia dato il ferro franco di Terzeria, confor.e il solito, il Ponte di farna, la Porta dell’istessa legname, li Trava di dentro di farna, e q(ue)lli di sop.a di Vutullo, a tutte sue spese, cond.e che la legname et chiovame vecchia sia d’esso Partitario, et à mag.r Cau(te)la donò per suoi pleggi à Marcello Marturano, Pietro Abate, Gio. Fran.co di Franco, Honofrio di Sanda, e Gio. Lorenzo di Franco m(ast)ri Carpentieri di q(ue)sta Città di Cot.e.”[xlviii]
Il 12 gennaio 1677, in Crotone, davanti al notaro comparivano, da una parte, il m.co S.r cap.no D. Cristofalo de Olazaran y La Sarrayia, regio governatore e capitano a guerra della città di Crotone, assieme al m.co S.r D. Gioanne Duarte, ufficiale della regia scrivania di ratione in detta città, castello e presidio di Crotone, in nome e parte della regia corte, mentre, dall’altra parte, compariva Gio: Dionisio Marturano, “mastro Carpintiero” partitario della regia corte.
Essendo stato ordinato da S. E. e dalla Regia Camera della Sommaria, con precedente provvisione del 7 novembre 1676, “di farsi il ponte, Porta et Rastelli di q(ue)sta Città p(redi)tta, et altra Travame necessaria nella conformità che hoggi si trova”, si era provveduto a mettere all’asta a lume di candela il detto “Partito”, nella pubblica piazza di Crotone che, come ultimo licitatore, era stato liberato all’incanto al detto mastro Gio: Dionisio per ducati 400. All’attualità, dietro pagamento di questa somma, il mastro si obbligava a consegnare per tutto il 15 di giugno prossimo venturo, “li dui Rastelli di fora novi nella forma che hoggi sono di farna con ponerci il ferro et ogn’altra cosa purche li sia dato il ferro franco di Terzaria conf.e il solito, il ponte a levat.ro di farna dui fallacchi per Ripetto la porta dell’istessa legname li trava di dentro di farna e q(ue)lli di sop.a di Vutullo, et ogn’altra cosa neces.ria et utile”.[xlix]
Trasformazioni settecentesche
Nella seconda metà del Settecento, si registrano importanti trasformazioni a carico della cortina in cui si trovava inserita la porta di Terra, riguardanti la realizzazione di edifici privati da parte dei cittadini di Crotone, che ci forniscono preziose informazioni sulla struttura di questo settore delle regie mura. Tra le numerose botteghe e abitazioni edificate a quel tempo sfruttando quest’ultime, nelle vicinanze della porta, alla sua sinistra, dopo la chiesetta di San Giovanni e la stanza in cui era stato tenuto l’archivio dell’università,[l] furono realizzate le due botteghe di Rafaele di Perri con due camerini superiori, site dirimpetto alle scale della casa della regia corte, cui seguivano nella “fila”, le botteghe di Rafaele Suriano.[li]
Il 18 novembre 1787, Bernardino Suriano “degli antichi nobili patrizi di questa città”, raggiungeva un accordo con Salvatore Orsini, “collettore et incumbenzato dalla Real Sovrintendenza generale del Fondo della separazione de’ Lucri”. Attraverso tale accordo il Suriano otteneva la concessione enfiteutica, di “uno spazio, seu luogo di poterci fabricare” posto sopra il terrapieno, largo palmi 11 e lungo palmi 38, esistente subito entrando a mano sinistra della porta principale della città, “a fianco”, ovvero “avanti” e “attaccato” al corpo di guardia, di lunghezza pari a quella di quest’ultimo, dove s’impegnava a costruire a proprie spese, un nuovo “Corpo di Guardia” ad uso della “Guardia Militare”, con l’ingresso vicino a quello della porta “Maggiore” della città, con le finestre necessarie e con una copertura adeguata.
In cambio di ciò, oltre al locale del corpo di guardia esistente, il Suriano otteneva anche di potere costruire sopra tutto il “corso” del “Boloardo della sudetta Porta di terra”, sito “anche a man sinistra nell’entrare detta porta maggiore, e sopra della medesima”, area di lunghezza palmi 132 e larga palmi 33, elevando la costruzione anche sopra quella del nuovo corpo di guardia da realizzare, fino al limite di palmi 15. Il tutto dietro il pagamento di un annuo canone perpetuo al Real Fondo di ducati undici, grana dieci e cavalli otto.[lii] Nel 1793 gli eredi di Bernardino Suriano “locano tre Botteghe nella fila della fù Chiesiola di S. Gio: Batt(ist)a”.[liii]
Subito a mano destra dell’ingresso della porta, invece, sopra il terrapieno, mastro Gioacchino Mazza aveva ottenuto dal “Fondo della Separazione de’ Lucri Reali”, la concessione “d’un casamento e bottega per prop.o uso, e comodo”, ottenendo di poterlo elevare fino a 28 palmi d’altezza,[liv] mentre sempre qui, vicino la porta, mastro Vincenzo Placcarà aveva edificato la propria bottega.[lv] Lungo la strada sottostante, invece, mastro Vincenzo Zurlo,[lvi] Michele Messina,[lvii] Gio. Spataro,[lviii] Gio. Domenico Siciliano,[lix] e il notaro D. Gerardo de Meo,[lx] avevano ottenuto di potere edificare le loro costruzioni di lunghezza variabile, appoggiandole al contromuro della cortina, per un’altezza di 22 palmi, fino alla “Cima del Muretto fatto sopra il Muro Reale”.
Il ponte levatoio
Il primo agosto 1803 Pasquale Governa, regio governatore politico e militare di Crotone, scriveva ai sindaci dell’università cittadina, evidenziando che, il 9 luglio ultimo scorso, il capitano del Corpo del Genio D. Francesco Maria Tanchi (o Zanchi), aveva “esaminato lo stato in cui ritrovasi il Ponte Levatoio della Porta di Terra di questa città”, avendolo “ritrovato così rovinato che devesi assolutamente rifarsi di nuovo”. Per tale opera, lo stesso capitano aveva previsto una spesa complessiva di ducati 243,60, a cui riguardo, comunque, il governatore faceva notare “che i ferramenti e legname dell’attual Ponte possa rimettersi in opera per economizzare la somma della spesa, prevenendola che se mai esistessero li ferramenti dell’Altalena, che mi si suppone essere stati dismessi dai passati Sindaci, in tal caso verrebbe a sgravarsi di molto la somma d’una tal spesa.” Sempre il governatore chiedeva ai sindaci di ricevere riscontro “se gli ferramenti dell’Altalena che devono esistere, in potere di chi sono, e se una tal costruzione volesi fare per appalto oppure per economia”, rimettendo agli amministratori cittadini il computo della spesa calcolata dal detto capitano.
Dal “Dettaglio e Calculo prudenziale della Spesa che occorre, per costruirsi il nuovo Ponte Levatojo nella Porta di Terra della città di Cotrone”, compilato in questa occasione, dove sono descritti tanto il legname, quanto la ferramenta necessaria per rimettere in sesto detto ponte, sappiamo che il “piano del Ponte” lungo palmi 26 e largo esattamente la metà, era costituito da un tavolato di 26 “Fallacche”, “grosse” un palmo e lunghe 12 palmi, inchiodate con 156 chiodi su quattro “correnti”: travi a sezione quadrata di un palmo, lunghe palmi 22. Due altre travi della stessa sezione, ma lunghe 13 palmi, costituivano invece il “capezzale” del ponte levatoio che, quando quest’ultimo era abbassato, poggiava sul battiponte in muratura mediante quattro “battefianchi”, mentre altri due aderivano al profilo della porta quando il ponte veniva alzato. Tutte queste componenti erano realizzate con legno di “quercia”.
Il movimento di discesa e risalita del ponte, invece, era assicurato da un “altaleno” costituito da 2 travi di “Rosso”, ovvero di abete rosso (Picea abies (L.) H. Karst.), lunghe palmi 46 con una sezione di once 18 x 18, incernierate mediante due grossi “perni reali”, che costituivano “l’asse dell’Altaleno”, e quattro “Verzelle”, sul “pileggio dell’Altaleno” situato all’interno della porta che, nell’occasione, fu realizzato reimpiegando i due “dormienti” e i “due legni del capezzale” del vecchio ponte.
“Dettaglio e Calculo prudenziale della Spesa che occorre, per costruirsi il nuovo Ponte Levatojo nella Porta di Terra della città di Cotrone.
Legname
Due travi quercia, che servir debbano per correnti, cadauno palmi 22, 12, 12 a grana 50 il palmo D.i 22,00
Fallacche dello stesso legname pel piano del Ponte palmi 26, lunghe palmi 12, grosse once 12, a carlini 15 il palmo D.i 39,00
Due travi dello stesso legname pel capezzale, cadauno palmi 13, 12, 12, a grana 50 il palmo D.i 13,00
Sei costane dello stesso legname per battefianchi, cadauno palmi 26, 6, 6, a grana 13 il palmo D.i 17,16
Due travi di Rosso cadauno palmi 46, 18, 18 per l’Altalena a grana 60 il palmo D.i 55,20
Ferramenti
Chiodi N. 156 cadauno once 6, quali servir debbono per chiodare sopra i correnti le Fallacche, che formano il piano del Ponte, calcolati a rotoli 26, ed a grana 30 il rotolo D.i 7,80
Due mezze sequatre (sic, ma squadre), e due gaffe, del peso in tutto rot. 30 per lo stesso altaleno, alla sudetta ragione D.i 9,00
Verzelle N. 4 che servir devono per dove fatica il perno reale dell’altaleno, lunghezza cadauno palmi 8; e grosse, come ritrovansi considerate in tutto del peso rot. 48 a grana 18 il rotolo D.i 8,64
Chiodi lunghi un palmo N. 32, cadauno del peso di un rotolo, quali servir debbano per chodare dette Verzelle a grana 30 il rotolo D.i 9,60
Cerchi, gaffe e chiodi per il pileggio dell’Altaleno rotola 50 alla suddetta ragione D.i 15,00
Due perni reali di lunghezza palmi 3 ¼ ed once 2 di diametro considerato ognuno rotola 10, quali servir debbano per l’asse dell’Altaleno alla suddetta ragione D.i 6,00
Gaffe con gangi per i Battefianchi N. 12 cadauno rotola 2 alla suddetta ragione D.i 7,20
Accomodi di tutti i ferramenti, che attualmente si trovano in servizio, e si possono rimettere in opera D.i 6,00
Magistero
Maestria, e ponitura in opra di detto Ponte, si considera D.i 28,00
Somma in tutto Ducati 243,60.
Legname e Ferramenti che si possono rimettere in opera
“Due correnti, e l’altri due, che debonsi cambiare devono servire per rifare i dormienti, giacchè quelli che vi sono non servono. I ferramenti del Ponte sono tutti servibili con piccioli accomodi, che si praticano. I dormienti, ed i due legni del capezzale si devono impiegare per il pileggio dell’altaleno. Le catene del detto Altaleno sono di servizio. Dei chiodi vecchi si possono ricavare i chiodi che occorrono per le cerniere, e gaffe del Ponte medesimo. Cotrone 1° agosto 1803”.[lxi]
La demolizione
La porta di Terra, con il suo ponte levatoio,[lxii] opportunamente barricata con pietre e con botti piene di terra, fu duramente bersagliata dalle batterie francesi, in occasione dell’assedio che la città subì nel luglio 1807, come risulta segnato sulla carta intitolata “Descrizione della Piazza, e castello di Cotrone, e de’ lavori di attacco eseguiti dal nemico”,[lxiii] mentre dalla sua sommità e dai due baluardi che la fiancheggiavano “rispondevasi al fuoco nemico”.[lxiv]
In seguito, però, l’importanza militare di Crotone diminuì rapidamente, anche se ancora nel 1864 la città risultava essere classificata “piazza forte di quarta classe”, così, a seguito della speculazione edilizia condotta dal ceto cittadino più facoltoso, in combutta con le autorità comunali,[lxv] nell’estate-autunno del 1867, al tempo del sindaco Raffele Lucente, la porta “principale” della città, detta “di Cotrone”, fu demolita. A quel tempo, ad essa si accedeva ancora attraverso il suo ponte levatoio ed un ponte di fabbrica, sorretto da quattro “volte” poggianti su quattro pilastri, che troviamo raffigurato in una veduta della città disegnata da Thoma Dessoulavy (XIX sec). Fino al 1830, invece, aveva continuato ad esistere “sull’architrave” dell’“arco di proprietà Municipale” realizzato sopra la porta, lo stemma dell’università di Crotone, raffigurante l’immagine del suo santo patrono S. Dionigi, con il motto “Sum signum et Praesul Dionisius ipse Crotonis”.[lxvi]
In occasione dei lavori di demolizione della porta, quando non mancò il ritrovamento di qualche antichità,[lxvii] la delibera di Giunta Comunale di Crotone, licenziata nella seduta del 14 agosto 1867 che ne autorizzò l’avvio, ci consente di mettere in luce qualche altro particolare relativo alla sua struttura.
Quel giorno il sindaco e presidente Antonio Lucente, considerato che, quattro giorni prima, era stata intimata all’assessore comunale G. Scicchitano Francesco, una ordinanza rilasciata dallo stesso sindaco, con la quale, era “ingiunto per motivi d’igiene e sicurezza pubblica la demolizione fra giorni tre della parte del muro di cortina che giace tra i fabbricati di Bruno e Messina; e precisamente quello ove trovasi la porta d’ingresso della Città”, e non potendosi riunire il Consiglio Comunale, invitava la Giunta a deliberare nel merito “per urgenza”.
La Giunta Comunale considerato tra l’altro, che “dovendosi per tutti i negozi della vita ingredere ed egredere dalla sola porta esistente, che appena offre la larghezza di metri due”, deliberava “la demolizione del muro di cortina in parola, come delle fabbriche che vi si trovano addossate, cioè cameretta dei dazi, Corpo di G. N. appartenenti al Municipio, Scala di Gaetano Bruno, e volte allo interno ed esterno della porta”, nonché di eseguire le opere di scavo e riempimento necessarie per realizzare “il passaggio”, come da “progetto e disegno” fatto dal muratore Giuseppe Russo, ossia approvava la “demolizione del muro di cortina tra i due bastioni della Immacolata e S. Francesco per quella porzione che giace tra i fabbricati di Bruno e Messina, addossati al quale si trovano la cameretta per L’Esatt. dei Dazi Comunali, il corpo di G. N. e l’arco di proprietà Municipale, come la scala del Sig. Bruno Gaetano”, la “demolizione del ponte in legno e dello arcato in fabbrica inseguito per mezzo di cui si egrede ed ingrede ora dalla Città”, e di portare “a livello della piazza il largo esterno della porta circoscritto dai fabbricati di Minatolo ed Adamo, dal giardino di Messina, dalla strada traversa, da quella del ponte, magazzini e marina vicina, ribassandone il terreno per servire questo materiale pure come riempimento del fossato esterno al muro suddetto di cortina in surroga degli archi e per le piazzette”.
Il corpo di guardia della porta, poi posto della Guardia Nazionale, con il suo “carcere nomato Carbonella ch’era addossato alla Porta di Terra”, dalla quale “si scende per ripida strada selciata nella piazza Duomo”, tempo dopo, sono ricordati da Nicola Sculco.[lxviii]
Note
[i] 2 ottobre 1516. “Item ad uno che inbuctao la t(er)ra al muro novo deli rebellini in fronti la porta dela piacza per non andare intro le fosse hebe grana Cinque d. 0-0-5.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 13.
[ii] 26 agosto 1516. “Item ho liberato ad sansone valenti per chovi per chavare certe tabule sopra la porta grandi dela cita per dubio delarmata turchisca grana doi et mezo d. 0-0-2 ½.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 10.
[iii] 3 settembre 1516. “Item a di iij septembris v.e ind(ictionis) pono havere liberato ad d(omi)nico de accurso Carreri per havere ayutato uno iorno Con lo suo Carro ad conzare la torre dela piaza se annectao grana dece ad soi dispise et grana dudichi ad minico ricitano et Ant.o nig.o che ayutaro manualm.te deli quali sendi hebero coronato uno deli potigari restano pagati per la uni.ta grana undici dico d. 0-0-11.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 11v.
[iv] L’esistenza del “relogio” universale, destinato “de sonare lo parlam.to” per convocare i cittadini nella pubblica piazza, è documentata già nell’annata 1516-17, quando risulta che fu regolarmente manutenzionato. ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, ff. 12, 13v, 15, 15v, 16v, 28. Agli inizi del Settecento, questo orologio era inserito in un torrione sito in parrocchia di Santa Margarita, a destra entrando dalla porta principale, vicino all’ospedale e convento dei Fatebenefratelli (ASCZ, busta 497, anno 1710, ff. 123-125). Dal catasto onciario compilato nel 1743, risulta che il mastro ferraro Dionisio D’Oppido possedeva una bottega sotto l’orologio universale, dove esercitava il suo mestiere (ASN, Catasto Onciario, Cotrone 1743, f. 55v). Da un atto del 10 settembre 1759 sappiamo che il mastro Martino di Sole ottenne dal re la concessione di poter fare una bottega sotto il torrione dell’orologio della città (ASCZ, busta 1267, anno 1759, f. 256.). L’edificio che aveva ospitato il Pio civico ospedale di S. Giovanni di Dio, sormontato da una torretta con l’orologio pubblico, confina con la facciata principale sul corso Vittorio Emanuele e dagli altri lati con via Archita e Vico Municipio (Proprietà comunali, 1936).
[v] “Item ho liberato ad sansone valenti per chovi per chavare certe tabule sopra la porta grandi dela cita per dubio delarmata turchisca grana doi et mezo d. 0-0-2 ½.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 10. “Item ho liberato ad m.ro urlando de altom.te per parte dela ligname posta alla / logia nante la porta grandi dela cita Coniunta ad quella / del dacio in la quale sendi serve la uni.ta in lo dare dele guardie grana quindici dico d. 0-0-15.” Ibidem, f. 15. “Item ho liberato ad ambrose de xparo per dui rotuli de ferraczo per fare li anelli / dela porta dela cita grana octo dico d. 0-0-8. Item ad mastro luca Calabrise ferraro per havereli facti li dui anelli g.ana / dudici dico d. 0-0-12. Item ad mast.o jo schipano mastro de assa per havere posto li supradicti / anelli alla porta supradicta et quella acconczata che era fragas / sata grana dece dico d. 0-0-10.” Ibidem, f. 16
[vi] 7 aprile 1517. “Item pono havere liberato da francischino de pasca Carlini nove per resto de uno Centinaro de calce venduto seu imprestato nello t(em)po delo sindicato del nobile not.o fran.co xiglano q.ale fo fabricato allo muro se ruynao deli rebellini davanti la porta dela Cita Como appare per decla(rato)ria del dicto not.o fran.co ad 29 marcii 1517 dico d. 0-4-10.” “Eodem die pono havere liberato ad m(esser) Dionise pipino ducati dui tari dui et / grana undichi Correnti czo e li ducati dui et tari dui per lo prezo de doi Centinara de cauczi ad ragione de tari sei lo Centinaro q.ali la uni.ta piglao per nome de impresto et dapo non havendo la comodita renderelalila pagao Al supradicto prezo dela q.ale sende fe parte delo muro ruynato deli rebellini dela cita infronti la porta dela piacza et li g.ana undici per lo prezo de una Carrata de lig.i necessaria per lo I. S.re Vicere d. 2-2-11.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, ff. 20 e 20v.
12 novembre 1516. “Denari recip.ti deli infrascripti apoteghe deli rebellini / dela uni.ta v(idelicet) / a di 12 novembris v.e ind(ictionis) 1516. / Imprimis da mastro jo de stilo per la sua apotega tari dui dico d. 0-2-0. / Item da agacio delova per la potiga de m.ro victorio tari tre dico d. 0-3-0. / Item da mast.o fantaguczo per la sua apotega Carlini Cinque so d. 0-2-10 / Et in alia dal dicto Carlini Cinque altri dico d. 0-2-10. / Item da m.ro fran.co de Julio grana dece dico per la potiga de jo de stilo supradicto d. 0-0-10. / Item da georgi scavone dela potiga tari tre dico d. 0-3-00. / Item pono havere recip.to da fran.co guerczo in due volti per la potiga ad 17 aprilis / Carlini tre dico d. 0-1-10. / Item da mastro fantaguczo impiu partiti tari tre dico et gr(ana) sey d. 0-3-6. / Item da mariano vitello tari uno et grana Cinque et mezo dico d. 0-1-5 ½. / Item da mastro jo de stilo et fran.co de julio tari dui dico d. 0-2-0. / Item da georgi scavone tari quact.o et grana dui quact.o d. 0-4-4. / Item da mastro fran.co armeri per la potiga del supradicto georgi tari dui g(rana) sey d. 0-2-6. / Item dalo supradicto mariano vitello ad 26 aprilis per la potiga Carlini / Cinqui dico d. 0-2-10. / Item 5 maii da georgi scavone imparti dela potiga grana deci dico d. 0-0-10. / Et piu da fran.co guerczo per la sua apotiga ad 14 junii d. 0-0-10. / 6-1-11 ½.” ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 3.
[vii] “Spesa facta al pingere dele arme regali dipinti supra la porta dela piacza per mastro Angelo Agacio de s(an)to Angelo ordinato per lo I. S. Vicere provinciale Come appare per conmissione v(idelicet)”. ASN, Dip. Della Sommaria, Fs. 532, f.lo 10, f. 23v.
[viii] 8 settembre 1549. “Ad Cola Joanne Petrolillo de Cotrone per havere descar.to la p.a Calc.a del fosso et portato la Calce in nanti la porta dela Citta d. 2-3-0. Ad Stefano fort.no de Cotrone per havere descar.to la 6.a Calc.a delo fosso et portato la Calce in detto loco d. 2-3-0.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 1, f. 11.
15 settembre 1549. “Ad Daino rotundo de Cotrone per havere descar.to la 3.a Calc.a delo fosso et portato la Calce innanti la porta dela Citta d. 2-3-0. Ibidem, f. 13v.
22 settembre 1549. “Ad Stefano fortino de Cotrone per havere descarricato la vj.a Calc.a delo fosso et portato la Calce innanti la porta dela Citta d. 2-3-0. Ad Cola Joanne petrolillo de Cotrone per haver descar.to la p.a Calc.a delo fosso et portata la calce in detto loco d. 2-3-0. Daino rotundo de Cotrone per havere descar.to la Calc.a delo timpone et portato la Calce in detto loco d. 2-3-0.” Ibidem, f. 17.
8 ottobre 1549. “Ad Daino rotondo de Cotrone per havere descar.to la v.a Calc.a delo fosso et portato la Calce innanti la porta dela Citta d. 2-3-0. Al detto per havere descar.to la vj.a Calc.a delo fosso et portato la Calce in detto loco d. 2-3-0. Ibidem, f. 21v.
[ix] 5 aprile 1550. “Li sotto scritti anno fatig.to de annettare lo puzo de avante la porta dela Cita dalo ult.o de marzo fino a di 4.o de aprile”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 1, f. 121.
[x] ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 1, f. 141.
[xi] 1 novembre 1551. “Ad Colla Jo: yacom.no de cotroni d. cento vinti uno tt.i duy et sonno ad comp.to de d. mille duycento sissantacinq.e per havere fatto c.ne mille cinq.o cento ottanta una ¾ de cavam.to in lo tur.ne dicto tolle.do et in lo cavam.to de la porta dopo la 3.a misura fatta addi [ ] per me donno cataldo Squillatio deputato per lo s.or barone de la caya mesuratore de la fabrica et cavam.to de cotrone quale cavam.to lo dicto colla joanne a fatto ad staglio a ragione di car.ni otto la c.na che sonno d. 121-2-0.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 14.
[xii] 19 ottobre 1551. “Ad M.tro joan thomaso yacino et c.o de cotrone per haver.o fatigato cum loro mastranza et manipuli in lo contramuro de la porta”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 11. 9 novembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.i de cotrone per haver.no lavorato cum loro mastranza et manipuli in lo contramuro de la porta”. Ibidem, f. 28v. 15 novembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.o de cotrone per haver.o lavorato cum loro mastranza et manipuli in lo contramuro de la porta”. Ibidem, f. 26v. 22 novembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.i de cotrone per haver.no fatigato cum loro mastransa et manipuli in lo contra muro de la porta”. Ibidem, f. 26. 27 novembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.o de cotrone per haver.o fatigato cum loro mastransa et manipuli in lo contra muro de la porta”. Ibidem, f. 26. 29 novembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.o de cotroni per haver.no fabricato cum loro mastransa et manipuli in lo contra muro de la porta”. Ibidem, f. 23v.
[xiii] ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 7v.
[xiv] 11 ottobre 1551. “Dayno rotundo de cotrone per havere discarrigato la v.a calcara del fosso et portato la calce al contramuro de la cor.na de la porta”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 8v. 18 ottobre 1551. “Thomaso pisano de cotrone per havere discarrigato la p.a cal.a del fosso et portato la calce in lo contra muro de la porta de la citta.” Ibidem, f. 10v. 22 novembre 1551. “Dayno rotundo do cotroni per havere descarrigato la p.a calc.ra de lo fosso et la calc.ra de lo timponi et portato la calce ynanti la porta de la citta d. 5-1-0. Ibidem, f. 24v. 29 novembre 1551. “Dayno rotundo de cotroni per havere discarrigato la 3.a et 4.a cal.a de lo fosso et portato la calce in lo contra muro de la porta.” Ibidem, f. 22v.
[xv] 28 ottobre 1551. “Ad Simone de marso lucca de cucco marco de aprigliano et aurelio de giglio de cotrone per havereno chino le carrete che pigliano la calce de la cor.na de la porta ad canto s.to fran.co et la portano al contra muro de la ditta cor.na per giorni 20.” “Ad Bestiano bayo turco de belcastro et Gier.mo mazula de cotrone per haver.no portato dita calce cum le carrette per giornate 23 fra tutti.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 12v.
[xvi] 1 novembre 1551. “Ad Bap.ta cimino et Julio fodericco de s.ta sever.a per haver.no fatigato gioni sey per uno in derrocare le mura vechie de la porta de la citta.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 13v. 8 novembre 1551. “Perraturi che anno derrocato le mura vechie de la citta avanti la porta ad grana 15 lo giorno. Bap.ta cimino, Julio fodericco, Fer.te cocco, Matheo veles. Ibidem, f. 29. Si dà la paga “Alli perratore che hanno deroccato le mura vecchie dela porta dela Citta”, lavorando dal 9 al 15 novembre 1551. Ibidem, ff. 17-18. 15 novembre 1551. “Bap.ta cimino”, “Fer.te cocco de pol.tro”, “Domitio marrola”, “Minico ficuso de s. sever.na”, “Cesaro capiciano”, “Ant.no Schipano”, “Cesaro de naro”, “Perraturi che anno derrocato le mura vecchie de la porta dela Citta.” Ibidem, f. 26v. 22 novembre 1551. “Ad Ferranti cocco de pol.tro et minico ficuso de santa sever.na per haver.no fattigato giorni 6 per uno per derrocare li mura vechie de la porta de la citta”. Ibidem, f. 26. 29 novembre 1551. “Masi Schipano”, “Jacobo admirato”, “fer.te cocco”, di Mesoraca “Perraturi in derrochare le mura vecchie de la porta dela citta.” Ibidem, f. 24. 13 dicembre 1551. “Ad Masi Schipano bap.ta de roperto et c.i perraturi di misuracca per haver.no derrocato muro vechio inanzi la porta de la citta”. Ibidem, f. 38v. 20 dicembre 1551. “Ad Masi Schipano bap.ta de roperto et colla Joanni de giglio de misuracca per haver.no derrocato le mura vechie de la porta”. Ibidem, f. 39v. 27 dicembre 1551. “Ad Masi Schipano bap.ta de roperto et c.i perraturi per haver.no derrocato le mura vechie de la porta de la citta”. Ibidem, f. 41.
[xvii] 13 dicembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.o de cotroni per haver.no fatigato in la cor.na de la porta”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 38v. 20 dicembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino de cotrone et c.i per haver.no fatigato cum loro mastransa et manipuli in la cor.na de la porta”. Ibidem, f. 39v. 27 dicembre 1551. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.i de cotroni per haver.no fatigato cum loro mastranza et manipuli in la cor.na de la porta”. Ibidem, f. 41.
[xviii] 20 dicembre 1551. “Dayno rotundo de cotrone per havere discarrigato la 2.a et 3.a cal.a de lo fosso et portato la calce in la cor.na de la porta.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 40. 27 dicembre 1551. “Dayno rotundo de cotroni per havere discarricato la 6.a cal.a de lo fosso et portato la calce in la cor.na de la porta.” Ibidem, f. 41v.
[xix] 10 gennaio 1552. “Salva.re de gierace petro ungaro lucca belhomo et fran.co mayorana de cotrone per haver.no fatigato giorni 5 per uno in fare lo terrapieno daretto lo contramuro de la porta de la citta.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 52v. 17 gennaio 1552. “Perraturi et h(omi)ni che hanno derrocato le mura vechie et fatto il terrapieno daretto in contram.ro de la porta de la cita.” “Masi Schipano di misuracca”, “Bap.ta de roperto de ditto loco”, “Fer.te cocco”, “Salva.re de yerace”, “Petro de yerace”, “Petro ungaro”. Ibidem, f. 53v. 29 gennaio 1552. “Perraturi in li mura vechie de la porta de la cita.” “Masi Schipano di misuracca”, “Ferranti cocco di pol.tro”, “Julio favara”, “Salva.re de yerace”, “Petro de yerace”. Ibdem, f. 55v.
[xx] 23-29 novembre 1551. “Al Cerarmaco sie fatto fra la Cor.na dela porta et lo cont.a muro Alli perratori hanno deroccato le mura vecchie dela porta”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 20. 29 novembre 1551. “Ly sottoscripti anno fatigato in fare lo sirarmaco de petra in la cor.na et contramuro de la porta per tenere lo terrapieno”. “M.tro anto.no pistoya”, “Bap.ta oliver.o”, “Joanne bruno”, “Fran.co novellise”, “Fran.co de cropani”, “Consalvo daprigliano”. Ibidem, f. 24.
[xxi] 3 gennaio 1552. “Ad M.tro alexandro de verzini et c.i de cotroni per haver.no fatto uno sirarmacco di petra in la cor.na de la porta per andare per lo parapecto.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 42v. 10 gennaio 1552. “AD M.tro mercurio Scallamognia, m.o alex.dro de versini et c.i de cotrone per haver.no facto uno muro sicco seu cierarmacho in la cor.na de la porta per possere andare al torno de la muraglia”. Ibidem, f. 52.
[xxii] 3 gennaio 1552. “Ad Jo: ant.o valentiniano per haver.no fatigato giorni tre cum lo carro per portare gli cantoni et quatrelle de la porta vechia in lo spontone marchese.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 42v.
[xxiii] 14 dicembre 1551. “Al detto (Alonso Chiroga spagnolo) per havere fatto portare dal ditto tenimento (Alfieri) in la cor.na de la porta peze nu.ro 30 de diti cantoni.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, f. 39.
[xxiv] 27 marzo 1552 “Ad Alonso chiroga spagnolo habitante in cotrone d. 149 tt.i 2 gr.na 10 per lo prezo de peze nu.ro 600 de cantoni de misura li quali averanno di servire per la porta dela citta et sonno tanto per tagliatura como per la portat.ra ala solita ragione si averanno di portare per tutto julio.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 2, ff. 110v-111.
[xxv] 10 settembre 1553. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.i de cotrone per haver.no fatigato cum loro mastransa et manipuli in la cor.na de la porta”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 3, f. 11v. 17 settembre 1553. “Ad M.tro jo: thomaso yacino et c.i de cotrone per haver.no fatigato cum loro mastransa et manipuli in la cor.na de la porta”. Ibidem, f. 12. 10 settembre 1553. “Ad Colla Joanne petrolillo de cotrone per havere descar.to la p.a cal.a del fosso et portato la calce ala cor.na de la porta. Ibidem, f. 12. 17 settembre 1553. “Ad Dayno rotundo de cotrone per havere descar.to la p.a cal.ra de lo timpone et la v.a de santa chater.na et portato la una ala cor.na de la porta et l’alt.a al tur.ne tolledo”. “Ad Colla Joanne petrolillo de cotrone per havere descar.to la 2.a cal.a de melino et la 2.a del fosso et portato la calce in ditta cor.na et al tur.ne tolledo. Ibidem, f. 12v.
[xxvi] 15 gennaio 1554. “le sobto scripti anno fatigato in lo cavamento dela casacza de la guardia de la porta dela cita dali 15 fia li 21 ditti. Di Cotrone: “Jo: Tosto”, “Taviano mannara”, “Jo: maria castelliti”, e “Cola russo”; “figlioli”: “Stefano piluso”, “vito de yirace”. ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 3, ff. 17-18v. 28 gennaio 1554. “Le sobto scripti anno fatigato al cavamento dela casacza de la guardia de la porta dela cita dali 22 fi a di 28 ditto.” “Cola russo”, “Pet.o de yirace”, “Taviano mannara”, “Cola piamunte”, “Fran.co piamunte”, “Gir.mo macciota de xiglano”, “Matteo panivino de pulicastro”, “Liuni novellisi”, “Jo: bruno”, “Antoni de stilo”, “Gir.mo greco de aprigliano”, “Jo: cuduto”, “stefano piluso”, “Jo: tavernisi”. Ibidem, f. 19. 4 febbraio 1554. “Le subro scripti anno fatigato al cavamento dela casacza de la guardia de la porta dela cita dali 29 de jenaro fi a di 4 de frebaro. “Jo: bruno”, “Jo: cuduto”, “Taviano mannara”, “Jo: maria castelliti”, “Cola piamunte”, “Matteo panivino de pulicastro”, “Jo: nico midiglino”, “Cola russo”, “Liuni novellisi”, “Stefano piluso”. Ibidem, f. 20. 11 febbraio 1554. “Ad M.tro Jo: Tumasi Jacino et comp.i de cotrone per averno frabicato con loro mastranza et manip: in la casacza de la guardia de la porta dela cita fi a di xj detto per cunto delo partito de lo staglio”. Ibidem, f. 20v. 18 febbraio 1554. “Le subro scripti anno fatigato al cavamento dela casacza de la guardia de la porta dela cita dela parte dentro fra ditti jorni. “Jo: cuduto”, “cristaldo sarago”, Gir.mo piamunte”: Figlioli: “Rinzo deli pira”, “Ria varano”, “Jac.o asturello”, “Alfonso panchare” e “Julio siciliano”. Ibidem, f. 21.
[xxvii] 2 luglio 1554. “Ad M.o beneditto lo massaro de cotroni per dui chiavature con loro catinaze et chiave consig.ti al detto monittionero d. 0-2-12 ½.” ASN, Dip. Somm. I serie, Fs. 199 f.lo 3, f. 73.
[xxviii] ASCZ, Not. Protentino G. A., 1622, f. 128v.
[xxix] “Lo detto belguardo B stà sopra la porta vechia che serve al presente (…) La cortina che seque fin’ all’altro belguardo terzo segnato C, e quella dove stà la detta porta vechia de detta citta, et la nova incominciata. Et in essa cortina stà incominciato il contramuro et terrapieno, ma cene manca gran parte, et è di molta importanza, perché in faccia dela campagna et la citta da la parte di dentro è bassa et la muraglia de ditta cortina è alta.” Archivo General de Simancas, E. 1065-62, “Relatione de la fortezza de la citta di Cotrone de Ambrosio Attendolo.”
[xxx] ASCZ, Busta 49, anno 1591, f. 102.
[xxxi] 4 luglio 1613, Crotone. Compare “Jo(ann)e Rinaldino Anconitano Regio Ingegnero Fortificationum Fabricarum et Turrium Provintiarum huius Regni”. ASCZ, Busta 108 anno 1613, f. 97. Conclusione, che non si devono fare le piazze basse nelli fianchi delle fortezze. All’Illustrissimo et Eccellentiss. signor conte di Lemos. … del sig. Giovanni Rinaldini Anconitano. Intrattenuto da Sua Maestà Cathol. per le cose di fortificazioni di Rheggio, Cotrone, Lipari, e della Provinzia di Calabria Ultra. E di tutte l’altre Provinzie del Regno, In Messina nella stamperia di Pietro Brea, 1610.
[xxxii] ASCZ, Busta 108 anno 1613, f. 98.
[xxxiii] 4 agosto 1613, Crotone. Davanti al notaro si costituiscono Joanne Dom.co Pantisano, luogotenente nella predetta città di Crotone di Don Didaco de Ayala, generale commissario alle fortificazioni di questo regno per sua Maestà Cattolica, agente tanto per sé quanto per la regia curia da una parte, e dall’altra, il magister Nicolao Antonio de Vito, partitario della Fabbrica di questa città di Crotone, nonché i magistris Minico de Messina e Petrutio Franco, obbligati in solidum con il predetto Nicolao Antonio, relativamente al partito del “novi Pontis p(raedi)ttae Civitatis”. I detti partitari Cola, Minico e Petruzzo, e compagni, asseriscono che essendosi “obligati a fare il novo ponti di q.esta Città”, avendo ricevuto dalla regia corte molta quantità di denari, “quali denari servirno tanto per far condurre in detto novo ponte calce, pietra, arena, et altri materiali, come per mastria di quelli operarii che giornalmente andavano fatigando in detto ponte”, ma al tempo in cui da Taranto, erano venuti a Crotone il detto commissario con l’ingegnere Giovanni Rinaldini, il detto D. Diego non si era accorto che “detto denaro non era per bastare alla opera preditta, et non potendosi l’opera finirse cossi presto confor.e l’ordine, et intentione dell’Ex.a del Regno”, che non potendosi trattenere a Crotone per i suoi impegni, deliberò di far loro pagare altri ducati 500 e non potendo assistere di persona deputò a ciò il detto Gio. Dom.co Pantisano nominando suo luogotenente e sostituto “in q.este fabriche, et precise del ponte”. E poiché il detto ingegnere “in virtù d’istruttioni lasciò loro ordinato le fabrichi, cavam.ti, et altri materiali che s’hanno da fare”, non essendo loro bastato il denaro, chiedevano che gli fossero dati dal detto Gio Dom.co ducati cento in conto dei detti ducati 500, in maniera “acciò havessero potuto dare principio alli sudetti ordini”. Così qualora “si mancasse da fabricare” ciò non s’intenda per colpa e difetto di detti partitari. ASCZ, Busta 108 anno 1613, ff. 100-101.
[xxxiv] 4 agosto 1613, Crotone. Davanti al notaro si costituisce il magister Nicolao Antonio de Vito, partitario delle fortificazioni di questa città di Crotone, assieme con i mastri Minico de Messina e Petrutio de Franco, soci ed obbligati in solido, ed alla presenza di Gio. Dom.co Pantisano, luogotenente di Don Diego de Ayala, commissario generale delle fortificazioni di questo regno, di D. Alonso Corral “soprastante delle Fabriche di Cotroni” e di Horatio Venturi sindaco della città, asserendo che: “havendo d’ordine del sig.r Giovanni Rinaldini Regio Ingegnero cavato un cavamento in quadro diece palmi da palmi quaranta in circa per farsi un pilastro dove si haverà da ponere sop.a la lamia, che haverà da venire sop.a la porta di detta Città, et perché l’ordine del Regio Ingegnero fu che cavassero insino alla pianezza del terreno di fuora la Città, et dal detto terreno in poi, da sei, o, otto palmi in circa, il che non solo hanno exeguito quanto detto Regio Ingegnero l’ha ordinato, ma tredici palmi incirca più, poiche han tanto cavato che hanno trovato acqua, che sono palmi trentaquattro, et mezzo mesurati in n(ost)ra p(rese)ntia colla mezza canna oltra li cantoni che han trovato per li quali non si può cavar più, sendove detti Cantoni, et acqua tali che l’impedisce, che con facultà si possono cacciare, che a pena senci ponno ponere l’impalazate, et come ocularmente si vide le timpe inconmenciano a rompersi et cascare che più non si può cavar più, ne si trova persona che scenda abasso intro tanto profondo cavam.to, et perciò stante le cose p(redi)tte, et che a loro pare si debba appedamentare, et darci principio a d.o pilastro, l’ha parso facto intendere alle SS. LL. acciò dicano quello l’occorre parire in quant a lloro pare che si debbia dare principio a d.o pilastro non potendosi cavar più per le rag.ni p(redi)tte, et succedere danno della Regia Corte.” Affermato ciò, il detto partitario e i suoi compagni chiesero che il soprastante si esprimesse nel merito come persona pratica; così questi affermò che “come havendosi fabricato nel novo ponte di d.a Città confor.e all’ord.e di Sua Ex.a molti materiali, cossi come l’ha lassato ordinato ultimatam.te Il Regio Ingegnero Giovanni Rinaldini, come da dette fabrichi appari”, i detti partirari per ordine del detto ingegnere “hanno fatto cavamento della parte di dentro, et prop.o dove ha da venire il corpo di guardia per farsi un pilastro, sopra il quale se nce haveranno di fabricare alcune lamie per lo corpo di guardia p(redi)tto, quale pilastro è stato cavato frà l’uno muro, et l’altro della Città, et prop.o dove è il terrapieno solito mettersi per fortificatione delle muraglie, et per quanto detto cavam.to ne mesura palmi trentaquattro et mezzo, et sibene alloro parere non doversi cavare più et perché hanno trovata acqua, et molti scogli a basso, come anco per il pericolo che v’è di cascare il tereno con grave pericolo di chi vi va dentro per cavari, che percio li pareria doversi appedamentare il detto pilastro, et proseguire l’opera p.tta tutta … ditto Alonso sopra stante loro dice, che non debano in modo alcuno appedamentare detto pilastro insino a tanto, che non troveranno terreno fermo, dovendo quello tenere una machina così grande di lamie, et essi mastri non si devono regolare alla poco acqua, che hanno trovato, ne alle petri perche in quanto all’acqua si può facilmente levare, cossi parimenti le dette petri, quali non sonno naturali, ma buttatici à tempo si facevano le mura della Città, che da qui si può congetturari esser tutto terreno mobile havendonosi di detti petri levato fuori, et parti rimasti dentro, et in quanto che il cavam.to sia fatto profondo, et che potria cascare con pericolo di genti dentro, se dice che conforme il solito in d.o cavam.to senci ponno ponere puntilli di man’à mano, che di questo modo si veneria a Cavarsi quanto si vole, et non dire che hà trovato acqua di poco momento, petra, et che casca il terreno, vogliono appedamentare detto pilastro, nella quale appedamentationi esso Alonso, come soprastante mai acconsentì insin’a tanto, che con effetto haveranno cavato essi Colant.o Minico et Petruzzo, et trovato il terreno fermo perche altrim.te fandono esso soprastante si protesta di tutti danni spesi, et interesse, tanto perche detto Pilastro haverà di sostentar il peso, et più che sostenera il pilastro si haverà da fare sopra il muro vecchio della Città a paragon del quale havera di venire”, così che “dopo trovato detto terreno fermo inconminciare a fare il detto pedamento”, in quanto “da molti s’ha informato, che detto pileri deve cavarsi più”, “riquedendoli anco, che la petra si haverà da fabricare nel detto Pilastro al pedam.to sia petra nova, et non di quella che s’è sfabricata, atteso è tutta piena de calce vecchia, et potria fare mutivo allo buttare di alto à basso”, raccomandando comunque che la pietra vecchia “sfabricata l’habia di mescare con la detta petra nova cioè una parte di petra vecchia sfabricata, et tre altre parti di petra nova altrim.ti si protesta contro li detti del modo ut s.a et quando volessero procedere ad appedamentare non debbano farlo senza che p.a non ci poneno l’impalezzata” per più sicurezza e cautela della fabrica, “et quando poneranno detta palezzata debbano farmi pp.co atto”. ASCZ, Busta 108 anno 1613, ff. 120-121.
[xxxv] ASCZ, Not. Protentino G. A., Busta 117, anno 1626, ff. 26v-27v.
[xxxvi] 26 gennaio 1651, Crotone. “prope januam p(redi)ttae Civitatis in loco ubi d.r lo Corpo della guardia”. ASCZ, Busta 229, anno 1651, f. 10v. ASCZ, Busta 334, anno 1677, f. 4.
[xxxvii] ASCZ, Busta 664, anno 1733, f. 173.
[xxxviii] 2 agosto 1657, Crotone. Alfonso Giuliano dona alla figlia Portia, “per potersi più commodamente maritare”, alcuni immobili posti in parrocchia di Santa Margherita, tra i quali “uno palazzotto posto in d.a Parocchia confine le case della R.a Doh.a affacciante sop.a le poteche delli Barberi alla Porta della Città, confine un’altra casa simile promessa in dote a d.o Mutio Bernale dopo la morte di esso Alfonso, et altri confini”. ASCZ, Busta 229, anno 1657, f. 107v. La “porta di questa Reg.a Dohana di Cotrone frontespitio la porta mag.re di questa Città”. ASCZ, Busta 663, anno 1729, f. 104v.
[xxxix] “Tandem de Visitatione Ecclesiunculae sub titulo S. Jo(ann)is Bapt(ist)ae ante portam Civitatis.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo D.no Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 confecta, f. 17v.
[xl] 9 novembre 1622. Il capitano della città abita “iuxta Domos et Cortile ep.le domum Regiae Dohanae Rebellinum S.ti Jo.is in Parochia S.ti Petri”. ASCZ, Not. Protentino G. A., 1622, f. 128v. 22 maggio 1631. “Se trovò morto nella cappella di S. Giovanni delli carcerati mano di ferro di messina.” AVC, Libro dei morti, ad annuum.
[xli] “Tertia demum satis parva ecclesia est sub titulo S. Joannis decollati antiquitus e conspectu publicarum carcerum, excitata p. q. nullus quidem habet redditus, sed tamen diebus dominicis, ac festis in ea commudum carceratorum celebratur missa ex elemosyna a piis fidelibus oblata”. AVC, Dalla Vis. Lim. Joseph Capocchiani, 18 aprile 1774, f. 353v.
[xlii] ASN, Provvisione e Cautele vol. 258, ff. 169-170; vol. 273, f. 297.
[xliii] ASCZ, Busta 119, anno 1643, ff. 33-33v.
[xliv] ASCZ, Busta 334, anno 1675, ff. 43v-44.
[xlv] ASCZ, Busta 334, anno 1679, f. 24.
[xlvi] ASCZ, Busta 334, anno 1679, ff. 43-44.
[xlvii] L’esistenza di due rastelli risulta confermato anche nel caso della porta di soccorso della Pescheria, dove troviamo un primo rastello “di mezzo”, ed un secondo “toccante mare”. 24 ottobre 1670. Il mastro fabbricatore Gioseppe Messina, il mastro carpentiere Mario Marturano ed il mastro “ferraro” Domenico Squillace, vincono l’appalto dei lavori alle fortificazioni della città, riguardanti: “di fare dui rastelli di farna nel soccorso di questa città nell’istesso modo che al presente sono et di accomodare uno di quello alla porta del d.o soccorso toccante mare et di ferrar dui rastelli cio è all’ultimo rastello li chiodi bisogneranno, et a quello di mezzo accomodar il ferro vecchio et fare tutto quello bisognerà, et di fare una porta di farna nella munitione di guerra afferrata dentro et ponerci tutti li ferri che vi bisognano”. ASCZ, Busta 334, Not. Antonio Varano, anno 1677, ff. 93-94. L’esistenza di un “rastello” fuori la porta di Terra cittadina, si rileva ancora in una “Memoria sulla piazza di Cotrone” di Carlo Afan de Rivera del 10 giugno 1807, nella quale afferma che: “Non vi è altra comunicazione principale, che una porta, che comunica con la campagna per mezzo di un ponte di Fabbrica, fornito di un ponte levatojo. Alla testa di tal ponte dalla parte della campagna, non v’è altra opera, che un cattivo rastello.” Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Cronaca Municipale, Cotrone Stabilimento Pirozzi, 1922, pp. 331-335.
[xlviii] ASCZ, Busta 229, anno 1661-62, f. 60.
[xlix] ASCZ, Busta 334, anno 1677, ff. 3v-4.
[l] Nel 1793 Rafaele di Perri di anni 65, caffettiere, “possiede una Bottega nella fila della fù chiesa di S. Gio: Batt(ist)a”, “poggiata alle Reg.e mura”, per la quale “deve pagare ogni anno nel mese di Maggio a favore di questa Città d. 5, li med.i sono per aversi Censuato la Bottega dove prima vi era l’Archivio dell’Uni(versi)tà, ed ora serve per Cafetteria d. 5.” AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 116v.
[li] 2 novembre 1771. Il Mag.co Rafaele di Perri possiede “due Botteghe à sue proprie spese edificate entro q(ue)sta Città in solo universale, ed attaccate alle Muraglie della Città di rimpetto alle scale della Casa della Regia Corte, ed al Portone del Palazzo Vescovile, Una che è la più piccola attaccata all’Archivio di q(ue)sta Università, e l’altra ch’è la più grande appresso, ed attaccata alla stessa dà un lato, et dall’altro ad alcune Botteghe edificate nello stesso luogo, e fila, dal Sig.r F. Rafaele Suriano di q(ue)sta Sud.a Città, Sopra delle quali due Botteghe di d.o di Perri, vi sono edificati pure due Cameriuli”. Trovandosi in molte necessità per vari debiti contratti, vende la bottega più grande, “che attacca à quelle di d.o Sig.r Suriano escluso però il Camerino di Sopra”, al Sig.r D. Giuseppe Micilotto. ASCZ, Busta 1344, anno 1771, ff. 94v-95.
Il 12 ottobre 1773, munito del decreto d’expedit e del regio assenso, Rafaele di Perri ottiene dagli amministratori cittadini l’uso di una piccola stanza addossata alle regie mura, usata in passato come “Archivio” universale. La “picciola stanza terranea fabricata ab antico, e di sopra voltata a lamia per uso, e comodo dell’università sudetta, attaccata alle Reali muraglie, ed ad una picciola Cappella del Glorioso S. Giovan Battista à man sinistra nell’entrare la Porta di Terra di q.a sud.a Città, e dirimpetto al Palazzo ove regge Corte, ed abbitano i Governadori Regii pro tempore. Della quale picciola stanza si ne servevano l’Amminis.ri per conservare le scritture universali; che poi fu la medema abbandonata sul riflesso, che le scritture si perdevano per l’umidità dell’acqua, che scaturiva dalla detta muraglia, e restò inabitabile per moltissimi anni”. Stanza “che attacca ad altre due stanze una appresso l’altra, e defilate dal medemo di Perri del suo proprio danaro, in virtù di permesso avuto pochi anni sono, di appoggiare le fabriche a detta Real muraglia”. Il Perri si impegnava a versare all’università di Crotone cinque ducati annui perpetui, con l’intento di unire le tre costruzioni e, utilizzando le regie mura, fare “un’abitazione di casamento per suo commodo, ed uso.” ASCZ, Busta 1326, anno 1773, ff. 192-196.
[lii] Il luogo, destinato alla costruzione del nuovo corpo di guardia, in precedenza, con strumento del primo gennaio 1778, stipulato dal quondam notaro Gerardo De Meo, era stato concesso dalla Reale Soprintendenza a Vincenzo di Perri, il quale si era impegnato ad accomodare il vecchio corpo di guardia. Il Di Perri, tuttavia, non aveva proceduto né a riattare quest’ultimo, né a costruire sul luogo concesso ma, in vigore di un altro strumento del notaro Gerardo De Meo, ne aveva fatto cessione in beneficio di alcuni “Patrizi di questa sudetta città”, il marchese D. Giuseppe Maria Lucifero, D. Raffaele Suriano, D. Annibale Montalcini e il Cav. D. Tomaso Sculco, che si erano assunti l’obbligo di corrispondere alla Reale Soprintendenza lo stesso canone perpetuo a cui si era obbligato il Perri. Questi, a loro volta, non avendo trovato utile l’impresa, avevano rivenduto la concessione al Suriano. Il Suriano, appena subentrato, si era messo subito all’opera per riparare il vecchio corpo di guardia. Successivamente però, avendo stimato che il vecchio corpo di guardia non era molto comodo per svolgere tale funzione, aveva ritenuto di tenerselo e di fabbricare un nuovo edificio meglio adatto a quest’uso accanto al primo. ASCZ, Busta 1666, anno 1787, ff. 64-71. Valente G., Marina e porto di Cotrone nei sec. XVI-XIX, V. Ursini Ed. 1989, pp. 221-225.
[liii] AVC, Catasto Onciario Cotrone, 1793, f. 50v.
[liv] 19 novembre 1775. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, si conferiscono “sopra queste Regie mura à man dritta nell’entrare la Porta mag.e di q.ta Città vicino dell’istessa”, per apprezzare l’annuo censo che dovrebbe essere corrisposto al detto ente, da mastro Gioacchino Mazza, uno degli eredi del fu mastro Salvatore suo genitore, per “edificio fatto, e faciendo d’un casamento e bottega per prop.o uso, e comodo di lunghezza pal. Novanta quattro, larghezza palmi venti due, e fino a palmi venti otto d’Altezza”, luogo di “cattiva aere per caggione del spuziore che vene dalle Beccherie vicine per l’animali, che si macellano”. ASCZ, Busta 1327, anno 1775, f. 228.
[lv] 20 maggio 1776. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, al fine di stabilire l’annuo censo che dovrà essere corrisposto al detto ente, si conferiscono “sopra il Sito, o sia Fondo Reale a man deritta nell’entrare la Porta magg.e di q(ue)sta med.a Città, vicino l’istessa per valutare le fabriche edificate dall’Armiere M(ast)ro Vincenzo Placcarà, consistente in una Bottega di sopra la med.a; una Camera, e due piccioli Camerini laterali in palmi quaranta di lunghezza, e palmi ventidue di larghezza in quadro”. Il “Sito appartiene totalm.te al pred.o Fondo Reale”. ASCZ, Busta 1327, anno 1776, f. 145.
[lvi] 15 gennaio 1776. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, si conferiscono nel “picciolis.mo spiazzo di terreno appartinente il suolo a questa Università dietro la bottega di fabrica edificata dal Mag.co Michele Messina che stà appoggiata alle Reale mura, a man dritta nell’entrare la porta Mag.re di q.a pred.a Città”, per valutare l’entità del censo che dovrebbe pagare mastro Vincenzo Zurlo, per edificarci “una bottega di barbiere nel suo mestiere ò per altr’uso.” ASCZ, Busta 1327, anno 1776, f. 26.
[lvii] 15 febbraio 1776. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, al fine di stabilire l’annuo censo che dovrà essere corrisposto al detto ente, si conferiscono nel luogo dove il Mag.co Michele Messina possiede “due botteghe appoggiate alla Reale Muraglia d’irimpetto à quelle locande da q.o Ospedale di S: Gio: di Dio; cioè una appresso la prima à man dritta nell’entrare la Porta mag.re di q.a sud.a Città, e l’altra, che viene ad essere la quinta nella fila delle med.e; Situate nel Suolo Uni(versa)le”, per valutare “l’equivalente di d.o appoggio”, ed “avendo misurata una di esse, cioè la seconda appresso la prima, l’an ritrovato, che ascende l’appoggio sud.o di lunghezza pal. quattordeci, e sua altezza sino alla cima del Muretto sopra il muro Reale, pal. venti due”, “e l’altra ch’e la quinta, l’an ritrovato palmi dodeci, ed un quarto di lunghezza, e dell’istessa altezza”. ASCZ, Busta 1327, anno 1776, f. 67.
[lviii] 15 febbraio 1776. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, al fine di stabilire l’annuo censo che dovrà essere corrisposto al detto ente, si conferiscono nel luogo dove il Mag.co Gio: Spataro possiede “una Bottega appoggiata al Real Muro, e situata nel Suolo U(ni)v(ersa)le, che viene ad essere la quarta nella fila della Botteghe appoggiate a detto Muro Reale a man deritta nell’entrare la Porta magg.e di q.a pred.a Città dirimpetto a quelle locande dell’Ospedale di S: Gio: di Dio”, che risulta “lunga palmi dodici, ed un quarto, e sua altezza, palmi ventidue da Terra sino alla Cima del Muretto fatto sopra il Muro Reale”. ASCZ, Busta 1327, anno 1776, f. 73.
[lix] 15 febbraio 1776. Francesco Saverio Mazzeo, Carlo Juzzolino e Giuseppe Gerace, mastri muratori della città di Crotone, su richiesta del Sig. D. Carlo Luceti Genuese, commorante in Crotone, “incumbensato” da Sua Ecc.a il Cavalier D. Angelo Fernandens, soprintendente generale del Fondo della Separazione de’ Lucri Reali della città di Crotone, al fine di stabilire l’annuo censo che dovrà essere corrisposto al detto ente, si conferiscono nel luogo dove il Sig.r Gio. Domenico Siciliano possiede “una Bottega per uso di Curia, che viene ad essere la terza nell’entrare la Porta maggiore di q(ue)sta sud.a Città, appoggiata al Real Muro, e situata nel suolo Un(iversa)le, dirimpetto a quelle locande de’ Ospedale di S: Gio: di Dio, per giudicare l’annua corrisponz.e di d.o appoggio, ed avendola misurata, l’an ritrovata di lunghezza palmi quattordici, ed altezza palmi ventidue dal suolo sino alla Cima del muretto edificato sopra il Muro Reale”. ASCZ, Busta 1327, anno 1776, f. 79.
[lx] 3 aprile 1779. Essendo stati concessi dall’università di Crotone al regio notaro D. Gerardo de Meo di Crotone, “palmi Venti di Suolo, per fabbricare una bottega per uso di Curia, ed appoggiare al Real muro in altritanti palmi, dirimpetto il V(enera)b(i)le ospedale di S: Gio: di Dio framezzata a q(ue)lla del Sig.r Michele Messina, e Felice Giglio”, ed avendo i periti ispezionato il luogo, che “lo ritrovarono come sop.a di lunghezza palmi Venti, e tirare l’altezza di d.a fabrica sino a palmi Ventidue”, il Sig. D. Carlo Luceti Genovese, commorante in Crotone, “incumbenzato” dal Real Fondo della Separazione de’ Lucri Reali, dietro l’impegno del De Meo al pagamento di un annuo censo enfiteutico di carlini 15 il 15 agosto di ogni anno, gli concede di “appoggiare la fabrica facienda nel Fondo Un(iversa)le concessali”, “al detto Real muro, ed alzarla sino a palmi Ventidue, conforme gli altri Edificii fatti appresso in esso luogo da più persone”. ASCZ, Busta 1131, anno 1779, ff. 22-23.
[lxi] Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Cronaca Municipale, Cotrone Stabilimento Pirozzi, 1922, pp. 94-98.
[lxii] “H. Entrie de la Ville avec son pont levis.” Croquis de la ville, Chateau et Port de Cotrone, disegno di Carlo Afan de Rivera (1810), conservato presso la Biblioteca Reale di Torino, in Carmelo G. Severino, Le città nella storia d’Italia, Crotone, 1988, p. 74.
[lxiii] “N. Porta di terra della Città barricata con botti piene di terra, e con un urtante di pietre.” “d. Batteria di cinque pezzi da 24, che bersagliò i Torrioni B e C e la Porta N della Città.”
[lxiv] “Dal Castello e dalle batterie poste sulle mura dette delle Armi, sulla porta di terra e sul bastione detto di Suriano, rispondevasi al fuoco nemico”. Lucifero A., Cotrone dal 1800 al 1808, Cronaca Municipale, Cotrone Stabilimento Pirozzi, 1922, p. 270.
[lxv] Pesavento A., La città senza storia. Sviluppo urbano e nuova immagine della città di Crotone (1860–1900), www.archiviostoricocrotone.it
[lxvi] “Lucente Dott. Raffaele, Sindaco di Cotrone, inspirato a sentimenti di civiltà, con ferreo buon volere, e sfidando le ire di pochi paurosi, nel 1867, abbattè i baluardi dell’antica porta e ne formò un portico, e dei bastioni a tramontana ne fece una delle più belle e ridenti strade, nomandola Margherita. Nel 1864 la città era piazza forte di quarta classe, cinta da alte e grosse mura. Vi erano tre porte nomate porta di Cotrone, della Conigliera e Pescheria. Dalla prima ch’era la principale, vi si accedeva per lungo e largo viale fiancheggiato da sedili in muratura, e sottostanti vi erano delle volte col ponte a levatoio. Dal prospetto esterno della porta sull’architrave era scolpita l’immagine di S. Dionigi col motto Sum signum et Praesul Dionisius ipse Crotonis, monumento di patria tradizione, che durò fino al 1830.” Sculco N., Ricordi sugli Avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, pp. 53-54.
[lxvii] “Nel 1867 Leonardo Riganelli, nel togliere terra in una batteria dell’antica porta del paese, trovò oltre duecento monete di rame antiche, ossidate.” Sculco N., Ricordi sugli Avanzi di Cotrone, Cotrone 1905, p. 62.
[lxviii] “Dal tratto largo si va in piazza, il portone della batteria con terreno fittato a D. Raffaele Vatrella (…) il posto della Guardia Nazionale un tempo era degli Urbani, con carcere nomato Carbonella ch’era addossato alla Porta di Terra. Era costruita secondo le regole di architettura militare. Dalla porta di Terra, si scende per ripida strada selciata nella piazza Duomo;” “La Porta di Terra, detta Porta di Cotrone, ha un solido e ferrato ponte levatoio; fiancheggiano due mura a forma di ferro di cavallo con sedili. Quattro grandi volte a lamia sorreggono detta mole, chiamati: i “Voli”. Maone Giovambattista, Crotone, Editrice Graficart, 1992, pp. 96, 99 (Dal manoscritto di Nicola Sculco, Topografia della Crotona Antica pagg. 5-12, presso il nipote Dott. Alfeo Sculco).
Creato il 17 Marzo 2024. Ultima modifica: 12 Maggio 2024.