Il vescovo di Strongoli Antonio Maria Camalda

Strongoli cattedrale

Strongoli (KR) piazza Duomo.

La situazione era divenuta così precaria che, per il pericolo e l’umidità, non si celebravano più le funzioni sacre. Il vescovo Antonio Maria Camalda (1663-1690) nonostante che la mensa vescovile fosse gravata da una pensione annua di 200 scudi a favore del cardinale Lelio Piccolomini, all’atto della sua elezione si impegnò a riparare la cattedrale ed il palazzo vescovile. Dalle sue relazioni si apprende che egli aveva intenzione di riedificare il coro, riparare il tetto e togliere l’umidità, anche perché l’edificio sacro era così deteriorato che era pericoloso celebrarvi, ma egli non possedeva i 500 ducati e più che vi occorrevano, in quanto la cattedrale era di grande mole e le rendite della sua mensa anno dopo anno si stavano sempre più riducendo per il continuo fallimento dei raccolti, per lo spopolamento e per la mancanza di greggi e di coloni.

Egli era assillato perché doveva provvedere la chiesa del necessario, cioè di paramenti, di candele, di vino per le messe ed inoltre fare gli interventi più urgenti. Travagliato dalla malaria e dalla povertà, in una diocesi devastata e quasi in estinzione per la grave carestia e pestilenza, che l’aveva duramente colpita tra il 1670 e il 1674, il presule tuttavia riesce a fornire la chiesa di alcuni paramenti e di libri sacri (un parato di color violaceo, due cappe, quattro pianete, tre calici con coppe d’argento, tre messali, un martirologio, alcuni libri di canto gregoriano, un salterio, un antifonario ed un graduale) ed a rinnovare i calici, riparandoli ed indorandoli. Egli inoltre più volte deve intervenire a difesa della immunità ecclesiastica, messa a repentaglio dai comportamenti dei diaconi selvaggi, entrando così in lite con i ministri regi. Nonostante tutte queste sue buone intenzioni gli interventi che egli doveva compiere, per impegno preso all’atto dell’insediamento, dopo quasi trent’anni non sono ancora stati fatti e l’edificio, che è stato oggetto solo di piccoli ritocchi, si trova in stato pietoso.

Verso la fine del suo vescovato finalmente, passata la grave crisi economica, il vescovo interviene: la campana maggiore, incrinata e stonata, viene rifatta e sono risistemati il tetto ed il soffitto in legno quest’ultimo è anche decorato.

In questi anni di grande carestia, Domenico Pignatelli fa erigere nel 1687 la cappella gentilizia sotto il titolo di Santa Maria del Rosario e S. Domenico ed una cappella dedicata alla Santa Maria del Capo, il cui culto, a causa della siccità si era esteso da Crotone a tutto il vicino territorio.

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Beat.mo P.re

Li Canonici, e Capitolo della Catedrale di Strongoli hum.mi S.vi della S.V. gl’espongono, come Mons.r D. Antonio Camalda Vescovo di d.a Città con pessimo esempio di quella Città commette giornalmente eccessi de’ quali per hora se ne riferiscono l’infrascritti.

Primo. Have simoniacamente conferito un beneficio in persona del q. clerico Bartolomeo Campitelli per lo quale ne ricevé in precto un cavallo, e simoniacamente anche conferito l’ordini sacri à molte, e molte persone tanto cittadine, quanto estere sotto pretesto d’haverli dato un benefitio fictitio e sotto questo titolo l’have ordinati.

Secondo. Have publicamente, e con molto scandalo del popolo permesso, e non cessa di permettere, che il concubinato, e fornicatione si faccia lecita nella Città, mentre tutti quelli concubinarii, che han pagato e pagano per ciaschedun anno carlini quindici, e quelle donne libere che pagano carlini cinque si son confessate e communicate la Pasqua, e quelle che non han voluto pagare, son state trapassate con le censure di modo che si son risoluti tutti a pagare, e stati franchi, e vivere così libidinosamente senza timore di Dio, e corre pubblicamente nella Città, che si paga la fida delle puttane per mal affare.

Terzo. La tassa innocentiana non l’have osservata anchora, ne l’osserva anzi have accresciuto l’emolumenti dopo la publicatione di detta tassa, esigendo un terzo di più del dritto, che prima si pagava nelle materie men spirituali, et ecclesiastiche, come sono nelle cause matrimoniali, beneficiali et altri.

Quarto. La facilità nel proferire le censure per opgni causa, benche levissime, e quelche è peggio, che molte volte ingiustamente, et nulliter proferisce d.e censure con gran pregiudicio del Popolo senza monitione, e senza scrictura, non riguardando che esso med.mo quando fa questo, incorre nella censura lata nel cap. verum de Sacrum de sen. Excom.nis et signatem.te nell’irregolarità celebrando.

5.o La tirannide che usa colla sua sposa chiesa cated.le essendo quella rovinosa senza darci principio di alcun riparo non ostante che lui si ha goduto esigendo li frutti di d.a chiesa per lo spatio di anni 17 che ascendono a scudi mille e cinquecento l’anno , beneficiandone li suoi nepoti senza fare scrupolo di coscienza che la chiesa e cadente, paramenti per la messa non ne tiene, poiché quelli pochi che vi sono sono talmente laceri che han perso totaliter la forma, e senza scrupolo non ci si celebra, calici son tutti guasti, esso med.o per l’esercitio de Pontificali ne meno tiene param.ti, anzi havendone fatto Far quell’esercitio e non attendere alla Chiesa. Caminando per la Città entrando et uscendo da case di puttane e pizzicherie senza rossore e circa le frenate voglie di detto prelato in tanto pubbliche che hanno nappestato la città e per modestia si tralasciano, onde per reprimere tanta audacia et abolici eventi cosi scandalosi genuflessi alli piedi della S.V. con vero zelo di ecclesiastici, e non per livore alcuno la supplicano humilmente dell’opportuni remedi, esibendosi pronti à giustificare con prove veridiche gl’esposti capi. Che il tutto.

Notizie distinte che si donano

Al P.o Cap.lo Si dice che le rendite della Mensa Vescovile di Strongoli effetivam.te in q.sto anno 1680 ascendono à docati milli e trecento cinquanta, come destram.te si è havuto notitia dal libro del suo Procuratore, e nell’anno passato docati milli duicento cinquanta però nell’altri anni ha renduto più o meno ssecondo la quantità di grani e prezzi di quelli che have esatto, ma effettiv.te sempre hanno hanno avanzato li milli docati.

Al 2.o La Chiesa Cathedrale tiene bisogno di pronto riparo, et in particulare nel muro dell’ala sinistra, chè contiguo nell’orto di D. Pietro Caparra per esser quello tutto scavato, à segno che vi son romasti solam.te li pietre, ne vi appare segno di calce, per lo che da d.ta parte l’inverno l’acqua entra à copia in chiesa à segno che vi si fa un lago grande, et empie tutte le sepolture. Tiene anco bisogno preciso di esser reparata nella coperta, mentre con farcisi il suffitto facilm.te si può quella accommodare, mentre per l’altezza sua non cosi facile si arrischiano li maestri che l’accomodano, e l’inverno oltre dell’acqua che dà più parti riceve quando neviga si alza d’un palmo la neve et in specie vicino l’altare maggiore e sedia vescovale, per lo che si rende impratticabile: Circa la spesa per potersi accomodare in parte nelle più necessarii vi bisognariano dui cento, ò trecento docati in circa, poiché oltre delli bisogni cennati vi bisognano ancora s’accomodassero dui travi, uno nell’ala destra, e l’altro nell’ala sinistra et alcune borde, e tijlli rotti sopra il fonte baptismale, et a dirimpetto di quello; tiene anco bisogno di ripararsi l’organo che Mon.re a tempo della sua venuta lo trovò di tutto punto perfetto, e dopò per non haver voluto dare la provisione all’organista quello andò in rovina à segno che non vi son romasti canni, che di ness.a cosa s’è scandilizzata la Città tutta, come di questa. Deve ancora esser riparato il choro nelle sedie, mentre non vi è dove sedere li Preti, e si deve ancora proveder d.to choro di Graduale, Salterio, et Antifonario, per non v’essere cosa alcuna à segno che in alcuni giorni le messe si cantano in aria e con molta dissonansa.

Al 3.o Questo Mons.r Vesc.o quando p.ma venne che son hoggi 18 anni trovò il Choro di d.a Chiesa che minacciava rovina per essersi fatta una apertura nel muro per causa che essendo d.to choro fatto a volta di lamia, e quella tutta messa di pietre per lo troppo peso d.to muro s’aperse; questo mons.re subbito venuto havendo fatto buttare d.ta lamia à terra, e risarcita d.ta fissura vi fece la coverta di tegole seu ciaramidi, et il suffitto di tavole, nel qual riparo ad summum haverà speso docati cento, ò cento cinquanta.

Al 4.o La Sachristia di d.ta chiesa sta non solamente sprovista di suppellettili sacre per le messe pontificali, e messe conventuali, ma ancora affatto destituta di param.ti per le messe quotidiani, essendono quelli tutti laceri e consumati, come si può vedere dalla nota di d.te suppellettili che si manda; detta sachristia deve esser riparata attualm.te in un arco de q.lla che minaccia rovina per esser aperto. Vi si deve ancora riparar la coverta per esservi alcuni travi rotti, e vi si devono fare il lavatorio e quello provedersi di tovaglie, et il bancone per riponersi et conservare li paramenti q.do vi ne saranno.

Al 5.o Tutti li Vescovi Predecessori han sempre provisto la Chiesa di d.a sacra suppellettile ne mai vi si sono intrigati li Preti, onde anche spetta à questo Vesc.o il reparare, e proveder quella di d.ti param.ti tanto per le messe Pontificali, quanto per le messe quotidiane e conventuali.

Al 6.o Vero è che questo mons.r Vesc.o hodierno non ha dato scandalo preciso di vita sua, però ancora è verissimo che per esser troppo familiare, vive senza decoro à segno che non si fa stima, mentre continuamente si vede entrare et uscire dalle case che sono vicino il suo palazzo senza veste, e col barettino rosso in testa; alle volte si è visto in piazza, e nelle taverne, et in part. nel macello, e nelle forgie, e continuam.te si vede caminare senza decoro per la Città senza mantello col bastone in mano, che par denigrasse la dignità sua. Dall’effetti appresso alcuni si va discorrendo di qualche vitio d’incontinenza per vederlo attualm.te medicinare per la gonorrea, e dui anni sono si vi andò in Casabona nel conv.to di quei PP. Osservanti à pigliar l’untioni del mercurio.

Al 7.o La facilità che ha questo Mons.re in fulminare le censure, e cosa grande, non trovandosi in bocca sua altra pena che la scomunica per ogni cosa leggiera vedendosi attualm.te in un muro del suo giardino che lui ricontrò l’iscritt.e fatta col proprio dito sotto pena di scomunica che ness.o buttasse mondezze in quella parte, et per ogni causa leggiera sempre vi pone la pena della censura.

Al 8.o Anni sono che saranno da quatt’anni a questa parte havendo questo mons.re Vesc.o fatto fulminare scomunica contro quelli che l’havevano rubbato robbe di casa, fra l’altri capi vi pose il capo contro quelli che l’haveano rubbato la sdangha, seu varra del portone, et ogn’anno tenendosi lui sempre rubbato fulmina la censura per ogni cosa leggiera che perde da casa, come si vidde l’anno passato nella notte del S.to Natale che ne fulminò una, che destram.te s’è procurato d’havere per vedersi le leggeresse, à segno tale che facendosi ad istansa d’altri monitorii per cose gravi non si ha rivelaz.ne alcuna per esser le censure venute quasi in vilipendio.

Al 9.o Fu verissima la censura fulminata l’anni passati contro quelli li danneggiavano la vigna del Bruchetto, e l’affissione del cedolone nel pero, e fu anche vero che quel ramo dove fu affisso d.to cedolone seccò, che di suo ordine poi fu tagliato, et hoggi detta censura stà maggiormente aggravata havendone riserbata l’assolut.ne à N. Sig.re come si vede dall’accluso cartello fatto affiggere di suo ordine nella sachrestia, che prohibisce d.ta assolut.ne alli confessori.

Al 10.o Indifferentemente si serve di censure tanto contro li debbitori di d.a mensa vescovale, quanto contro li debbitori suoi per causa di negotio, et attualm.te si ne vede l’editto che giorni sono fu affisso nella Chiesa Cathedrale, che sotto pena di scomunica cosi li debbitori per l’una causa come per l’altra paghino per tutta la primo d’agosto, e si suppone fra puochi giorni venghi alla dichiaratione conf.e ha fatto l’anni passati.

All’11.o Essendoli stato riferito che tanto nella vigna quanto nella sua massaria havea havuto danno di bovi, à tre di giugno passato, dopo haver gridato, e parlato molto avanti la chiesa cathedrale fece scrivere da D. Pietro Caparra un cartello che nessuna persona ardisse à far danni in detti luoghi sotto pena, che vi saranno uccisi l’animali senza restitut.ne della carne e del coijro, qual cartello essendo stato sottoscritto di sua propria mano lo fece affiggere nella porta della Città in presenza di molte persone ecclesiastiche e secolari, nel qual tempo mandò l’altro suo nepote chiamato Oratio Camalda nella vigna per uccidere tutti l’animali che havesse ritrovato ivi.

Al 12.o Nel med.o giorno dopò l’affissione di d.to cartello Giuseppe Camalda suo nepote che si trovava fuori facendo mietere la massaria uccise un buove del sig.r D. Titta Pignatelli sotto pretesto che l’haveva trovato danneggiando, e mandò la carne nel macello a vendere.

Al 13.o Dopò l’uccisione di detto buove ritrovandosi il Sig.r Principe in Melissa dal med.o Sig.r D. Titta fu fatto carcerare d.to Gius.pe Camalda et havendone d.to Monsig.re scritto a d.to Prencipe da quello fu abbilitato à pleggieria in una camera del Castello, e fu rescritto à d.o monsig.re che per la venire non havesse corso tanto in favori ma che lui col suo esempio dovea indrizzare gl’altri alla patientia, gli dava con ciò speranza che quietato d.to Sig.r D. Titta da quella furia ne l’haveria rimandato a casa. Da li à quattro giorni di notte se ne fuggi, et hoggi si ritrova refuggiato nel Palazzo Vescovale, ben vero che dopò la sua fuga fu ricusata la fideiussione e furono astretti al pagamento li fideiussori.

Al 14.o Gl’anni passati e proprio nell’anno 1675 d.to Prelato per la med.a causa fece uccidere in d.a vigna del Bruchetto un buove di un albanese di S.to Nicola chiamato Fran.co Gambisetra, e l’uccisore fu Pompeo crediadio di fagnano suo parente.

Nel campanile vi bisogna una scala per il che non si può sonare una campana, e questo pure spetta à Monsig.re.

 

Nota di Suppellettili che al p.nte si ritrovano in Sachristia per servitio tanto delle messe quotidiane come conventuali come pontificali.

In p.s Una mitra lavorata di perle antica che non si sa il Vesc.o la fece.

Un’altra di tela d’oro con l’armi di Mons.re Giustiniano.

Un’altra di terzanello bianco fatta da Mons.re Carlo Diotiallevi in anno 1644 quale è la più moderna.

Due pianete cioè una verde e violeta con trena d’oro di Mons.re Salustio Bartoli Vesc.o in anno 1636.

Un’altra Pianeta bianca e rossa di tarzanello ondato con trena d’oro con l’armi dell’istesso Monsig.re Bartoli tutta lacera.

Una dalmatica et una tonicella bianca fatta dal med.mo d’armosino tutta lacera.

Una dalmatica et una tonicella d’armosino rosso con l’armi di Monsig.re Ghislerio in anno 1624.

Un paio di sandali bianchi con le calzette di seta laceri.

Un calice d’argento col suo piede d’ottone indorato fatto da d.to Mons.re Bartoli.

Una sottocoppa d’argento piccola per le caraffine.

Quattro palliotti nell’altare maggiore fatti dal Procuratore del SS.mo dove prima stava la custodia laceri.

Un altro palliotto violato fatto da Mons.re Ghislerio con le sue armi laceri.

Un altro palliotto bianco fatto per elemosina da Dom.co Rogano mercante in questa Città per haver havuto licenza di tener la bottega aperta in giorni festivi.

 

Nota delle robbe servono per le messe quotidiane e Conventuali

In P.s due cappe piccole di velluto rosso vecchie e laceri fatte da Mons.re Timoteo Giustiniani, che fu Vesc.o in anno 1584.

Due tonicelle del med.mo velluto rosso laceri con li focchi di seta verde fatte dal med.mo Vesc.o sud.o.

Due tonicelle di camellotto verde con l’armi di Mons.re Piccolo che fu Vesc.o in anno 1630.

Due tonicelle di damasco bianco fatte da Mons.re Carlo Diotallevi laceri.

Due tonicelle di damasco violato fatte da questo hodierno Mons.re Vesc.o dal Palio che li fece L’università nel suo p.mo ingresso.

Quattro pianete di quattro colori fatte di q.sto med.mo Vesc.o in anno 1670, quali per esser fatte di drappo di seta e lino, subbito si logororno e son tutte lacere.

Un incensiero d’argento fatto son hora cento anni, e più, senza piede, con le catene di ferro filato e tutto rotto.

Tre missali vecchi e tutti laceri.

Dui pianete di ciambellotto violato vecchie e tre calici, cioè dui novi et uno puoco buono; quali cose si fecero dopo successo l’incendio della cassa nella sachristia, per il Capitolo vi pose docati venticinq. Et il sachristano maggiore docati sedici e trentatre oncie di argento erano in thesereria della Chiesa, havendosi compromesso Mons.re fare vestimenti superbi e calici galanti, e consignato il danaro e l’argento di suo ord.ne a suo nepote Giuseppe Camalda, si n’andò in Messina, da dove mandò asolutam.te queste due pianete e questi tre calici.


Creato il 17 Febbraio 2015. Ultima modifica: 18 Febbraio 2015.

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