Lagani e Magropoli, storia di due casali scomparsi in territorio di Crotone

Crotone, località Acqua della Quercia.

“Lagani”, o “La Gana”, detto anche “Lachani”, toponimo che trova riferimenti nell’onomastica del territorio già durante il periodo svevo-angioino,[i] era un feudo abitato situato in territorio di Crotone, ai confini con quello di Cutro. Era anche detto “Cerqua” e “Capo di Ferro”. Confinava con i fondi “Campanaro”, “Salice”, “Pudano”, e “Acqua della Cerza”, o “Quercia”. A ricordo rimangono i toponimi: “torrente Gano”, “Vallone Gana”, fondo “Gano”, e “Acqua della Cerza”.[ii]

Assieme al vicino casale di Magropoli, esso compare tra gli abitati elencanti nella “Cedula subventionis in Iustitiaratu Vallis Grati et Terre Iordane”, come riferisce un atto del 13 febbraio 1276, in cui “Magropolum et Luppanum” (sic, ma Laganum), risultano tassati assieme per unce 9, tari 16 e grana 4.[iii] In questi primi anni della dominazione angioina (1275-1277), i due casali di “Mabrocolum et Laganum”, risultano anche in altri elenchi prodotti dalla cancelleria angioina di Napoli.[iv]

In seguito, entrambi andarono a far parte dei possedimenti concessi nel 1390 a Nicolò Ruffo, marchese di Crotone. Nel 1426, come luoghi abitati, “lachani” e “Mabrocoli” risultano ancora in potere del marchese, quando, l’undici luglio di quell’anno, papa Martino V convalidò al “nobilis vir Nicolaus Ruffus Marchio Cotronis”, la reintegra fattagli dalla regina Giovanna II, del marchesato di Crotone e della contea di Catanzaro, con le loro dignità, titoli ed onori. Città e terre, parte avute dal re Carlo III e dal figlio Ladislao, e parte provenienti dal suo patrimonio familiare.[v]

La località “Acqua della Quercia” in un particolare del foglio N.° 571 Crotone della carta 1:50.000 dell’IGM.

Lo spopolamento

La figlia di Nicolò, Errichetta, assieme ad altre terre del “Marchesato”, portò in dote i due casali ad Antonio Centelles ma, dopo la ribellione dei due coniugi a re Alfonso d’Aragona, questi furono confiscati e ricaddero in demanio regio. Sappiamo che re Alfonso concesse a Galeazzo di Tarsia, capitano a guerra di Cosenza e casali, barone di Belmonte, il tenimento “de la Gana”, assieme a quello di “Papanichiforo”. I due tenimenti erano stimati di produrre una rendita annua di 120 ducati.[vi] Il 26 luglio 1445, invece, il sovrano concedeva a “Galasio de tarsia”, scambiandolo con il “iure scambiagii Civitatis n(ost)re Rosani” ed il feudo detto “Scandelli”, o “Scammelli”, sito e posto nelle pertinenze della terra di Castrovillari, il “pheudum seu territoria vulgariter nominata lagani et la valle de perrocta situm et positum seu sita et posita in territoriis Civitatis n(ost)re Cutroni”, nonché la gabella della bagliva della terra di Amantea.[vii]

È in questo periodo, che il casale spopolò. Facilitò la sua distruzione il nuovo feudatario, vietando agli abitanti di esercitare i loro diritti sulle terre. Nel 1451 il barone con l’aiuto del viceré di Calabria Francesco de Siscar, impose al capitano di Crotone, Bonaccursio de Florencia, di intervenire contro alcuni cittadini di Crotone che, non contenti dei loro diritti, erano entrati e continuavano ad entrare nelle proprietà del barone, dette “Lagani et Li Valli de Perrocte”, arando, seminando e coltivando contro la volontà del feudatario.

In seguito, re Alfonso d’Aragona ordinò a Francesco de Siscar, di intervenire a favore del vescovo crotonese Cruchetto, i cui diritti erano stati usurpati dai due feudatari: “Galassus de Tarcia et Iohannes de Tappia”, detentori di feudi in territorio di Crotone. Entrambi erano accusati dal vescovo e dal capitolo della chiesa crotonese, possessori di terreni a pascolo ed a semina confinanti con detti feudi, di molestare e di dare impedimento a coloro che prendevano in fitto a pascolo i territori della chiesa.[viii] L’intento del feudatario era quello di trasformare il feudo in un grande latifondo, espropriando gli abitanti dei loro antichi diritti e delle loro proprietà, per espellerli così dal territorio.

Il feudo di Lagani rimase per molti anni ai De Tarsia, finché, morta nel 1577 Beatrice di Tarsia, passò al figlio ed erede Giovan Paolo di Gaeta, e poi al nipote Giacomo di Gaeta e, quindi, a Filippo Badolato, barone di Cropalati. Devoluto in seguito alla regia corte, fu venduto nel 1693 a Gennaro Petrucci di Cutro, e poi al figlio ed erede Giuliano Petrucci, il quale lo vendette nel 1728, a Giovanni Andrea Papasodaro e poi, alla figlia ed erede Prudenza Papasodaro, la quale lo vendette a Luca Francesco Orsini e poi, alla sua morte, nel 1778 passò al figlio ed erede Raimondo Orsini.[ix]

A seguito del suo spopolamento, il territorio del casale fu suddiviso in terze parti, come rileviamo attraverso i catasti onciari di Crotone del 1743 e del 1793, dove il territorio detto “il Campanaro”, confinante con “S. Sosto” della Mensa Vescovile,[x] risulta suddiviso tra i Raimondi, gli Oliverio e i De Bona di Cutro.[xi]

La viabilità nella località “Acqua della Centa” (sic). Particolare della carta austriaca del Regno di Napoli Sez. 12 – Col. IX (1822-1825).

L’Ordine di Malta

Magropoli, come Lagani, non risulta più tra i possedimenti concessi il 24 giugno 1462, da re Ferdinando d’Aragona al marchese di Crotone, conte di Catanzaro e di Belcastro, Antonio de Viginti Miliis de Centelles, e a sua moglie, la contessa e marchesa Errichetta Ruffo, al tempo della loro reintegra da parte del sovrano.[xii] Il territorio del casale, ormai spopolato, ricompare in una platea dei beni della Prioral Corte di Santa Eufemia compilata nel 1614, quando veniamo a conoscenza che esso apparteneva alla grangia di Crotone della Sacra Religione Gerosolimitana: “Item detta Balial Corte tiene in d.o terr.o, un’altro terr.o detto Magropoli iux.a le t(er)re deli Mag.ci Fabritio, e Marcello luciferi, che furo prima deli q.am Pompeo e Petruzzo luciferi, e iux.a le t(er)re del Mag.co q.am Cola Gio: Iacomino, se suoleno affittare anno quolibet grano tumola decidotto.”[xiii]

Agli inizi del secolo successivo, però, come potevasi rilevare dalla platea, o cabreo, fatta nel 1705-1706 dal balì di S. Eufemia F. Stefano de’ Conti di Sanvitale, risultava che, a quell’epoca, “già erano andati perduti per abusivo possesso di altri, e debolezza de’ titolari nel rivendicarli, i territori detti: la Ritonda e Magopoli”,[xiv] come conferma anche il castasto onciario di Crotone del 1743, dove questi possedimenti non risultano.[xv]

Tali circostanze sono riprese anche da un atto del notaio Raffaele Labonia del 17 aprile 1795, in cui si riferisce che “la detta Balial Corte di S. Eufemia ha posseduto in d.o Territorio di Cotrone una Tenuta di Terre nel luogo detto la Rotonda giusta l’antepassata Platea”, ma pur con “molte diligenze fattesi, e coll’accesso fatto da Noi, ed Esperti, ed altre persone antiche nel med.mo luogo della Rotonda non è stato possibile ritrovare detto Terreno”, mentre un’altra dichiarazione contenuta sempre “in d.a Vecchia Platea”, riferiva che “detta Balial Corte ha posseduto un Vignale nel luogo detto Magopoli, seu Campanaro, che q.a tenea a cenzo Francesco Lucifero per annui docati sei, e doppo decaduto, e descritto nell’antepassata Platea fra i demaniali juxta li beni di Marcantonio di Vono. Dalle quali terre il D.r Antonio Peluso di Cotrone in tempo del Sig.r Principe di Castiglione tenne l’affito del Baliaggio”.[xvi]

Il luogo in cui sorgeva il casale di Magropoli. Particolare del F. 238-III “Crotone”, della Carta d’Italia 1:50:000 (U.S. Army 1943, copiata da una mappa italiana del 1896).

Poggio Pudano

I toponimi: “Pudano”, confinante con “Capo di Ferro”, “Misericordia”, “Destra dell’Agliastro” e “Campanaro”, “Vallone di Pudano”, “Destra di Pudano”, confinante con “Salice”, “Passo di Pudano”, confinante con “Traffinella”, “Capo di Ferro” e “Misula di Pudano”, a sua volta confinante con “Farcusa”, “Farcusella e “Campanaro”, ci indicano i luoghi in cui si estendeva il territorio del casale di Magropoli.

Dalla sommità della collina, o “poggio” (1950), dominante il passo sul corso del fiume Esaro, durante il Medioevo, il casale controllava il “Passo di Pudano”, accesso a Crotone da sud, similmente al “Passovecchio” che, invece, controllava quello che consentiva di raggiungere la città a quanti provenivano da settentrione. In questo luogo, salito il “vallone di Pudano”, esisteva il vignale della chiesa del SS.mo Salvatore di Crotone,[xvii] mentre, presso il “passo di Pudano”, si trovava quello della parrocchia di Santa Margherita[xviii] e, nelle vicinanze, un vignale appartenente al convento di San Francesco d’Assisi di Crotone.[xix]

Note


[i] I fratelli “Michaele”, o “Michilottus”, e “Nicolaus de Lagani”, compaiono in occasione di una lite riguardante il monastero di Sant’Angelo de Frigillo (1224). Pratesi A., Carte Latine di Abbazie Calabresi provenienti dall’Archivio Aldobrandini, 1958, pp. 314-321. “Mandat Fabiano Manduce et Lancellocto de Lachano, statutis super reparatione castri Cutroni, ut sollecite consulant operis sibi commissis.” Reg. Ang. VIII, (1271-1272), p. 161.

[ii] Il territorio detto L’Acqua della Cerza era situato nel distretto e tenimento della città di Crotone, e confinava col feudo nominato Capo di ferro e con le terre dette la Gana. ASCZ, Not. Felice Antico, B. 857, 1754, f. 327v. Loco detto “Lagani” confine le terre di Dionisio Foresta di Cutro dentro il territorio detto “Campanaro”. Carte della famiglia Piterà di Cutro, senza collocazione.

[iii] Minieri Riccio C., Notizie Storiche tratte da 62 Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, 1877. Reg. Ang., XLVI (1276-1294), p. 204.

[iv] Elenco delle terre appartenenti al giustizierato di Valle Crati e Terra Giordana: “… Misitrello, Papaniceforo, Mabrocolo, Lagano, casale delle Torri, Aprigliano, …”. Reg. Ang., XIII (1275-1277), p. 267. “Responsales de receptione quaternorum. XXVIII apr. V ind. ap. Brundusium. Scriptum est eidem Iustitiario Vallis Gratis et Terre Iordane  etc. Noverit f. t. quod Thesaurari Camere nostre receperunt XXVIII die pres. mensis aprilis  ap. Brundusium quaternos quos eis sigillatos sigillo tuo misisti de particulari taxatione pres. gen. subventionis imposita in terris et locis iurisdictionis tue et tibi ad recolligendum commissa. Quarum terrarum et locorum nomina sunt hec, vid. : … Misitrellum, Papanichiforum, Mabrocolum et Laganum, Crepacorium, Casale Turrium, Aprilianum …”. Reg. Ang., XVII (1275-1277), pp. 57-58.

[v] “… Cotroni cum marchionatus ac Catanzarii civitatis, cum comitatus dignitate / titulo et honore huiusmodi quae marchionatus et comitatus dignitatis titulos et honores, necnon Cotroni marchionatum et catanzarii comitatum / intregros ipsiusque et cotroni Civitatem predictarum Casalia districtus jura / jurisditiones et pertinentias universa ac ypsigro cum pertinentiis Aligii melixe / feudi s(an)cti stephani et policastri Rochebernardi mesurace castellorum / maris Tacine et s(an)cti mauri de Caraba Roche s(an)cti Juliani Gimiliani / Tirioli et Rosauni terras (cum Cutri s(an)cti Johannis de monacho papanichifori Cromiti Apriliani mabrocoli misicelli lachani Crepa / coris massanove et turisinsula Casalibus) necnon castri maynardi / Barbari cum Cropano ac sancti niceti Baronias cum pertinentiis / et fortellitiis earumdem. Item quoque Castrivetus cum membro / tenimento placanice Et cultura s(an)cti fili ac favato et pellacano Ad / terram roccelle s(an)cti victoris di provincia calabria citra et ultra nec / non Cabellam sete predicte civitatis Catanzarii et aliorum locorum / eidem marchioni iam dudum per Carolum iij Bonamemorie concessas et / Concessa Ac ladizlaum eiusdem regine germanum sucessive Jherusalem et / sicilie dive memorie reges confirmatas et confirmata, … necnon / eadem marchioni terram que dicitur taberna Catacen(sis) dioc(esis) …”. ASV, Reg. Vat. 355, ff. 287-287v.

[vi] “Galasso de Tarsia à de gratia li tenimenti de la Gana et Papanichiforo, valeno D. CXX”. Pontieri E., La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, 1963, p. 281.

[vii] ACA, Cancillería, Reg. 2908, ff. 5-6.

[viii] Fonti Aragonesi, II, 54, 220-221.

[ix] Pellicano Castagna M., Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, II, pp. 22-24.

[x] La Mensa Vescovile di Crotone possiede un “Territorio d.o S. Sosto, confine le Terre d.e il Campanaro, e Ramondino di Capacità tt.e 370”. ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 204v.

[xi] Francesco Antonio Gabriele di Rogliano, come marito, e legittimo amministratore di Lucrezia Rajmondo di Cutro, figlia ed erede di Domenico, possiede in territorio di Crotone “La terza p(a)rte del Terri.o d:o il Campanaro di tt.e 380, con altro vignale di tt.e 12 (…) delli quali ded.e l’altre due terze parti, spettantino a Gio: Pietro di Bona, e Giuliano Oliverio di Cutro (…)”. ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 258. Giuliano Oliverio di Cutro possiede “La terza parte del terri.o d:o il Campanaro di tt.e 380, confine Ramondino”. ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 260. Gio: Battista di Bona di Cutro possiede “La terza parte del Terri.o d.o il Campanaro di tt.e 380”. ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 259.

D. Marcantonio Raimondi di Cutro possiede la terza parte della gabella detta il Campanaro. D. Domenico di Bona e per esso il di lui erede possiede la terza parte della gabella del Campanaro. D. Giuliano Oliverio di Cutro e per esso il di lui erede possiede la terza parte della gabella detta il Campanaro. AVC, Catasto Onciario 1793.

[xii] In quella occasione il sovrano concesse loro: “Marchionatum et civitatem cutroni, cum tit.o et honore Marchionatus, que per Ill.em Principem tarantinum in p(rese)ntiarum tenetur Civitatem catanzarii, cum Titulo et honore comitatus, civitatem sancte severine, ac terras Misurache, castellorum Rocche bernalde Policastri taberne Rocce fallutum et Tirioli que per nos et offitiales n(ost)ros in p(rese)ntiarum in demanium retinentur civitatem belcastri, cum honore et tit.o comitatus ac baroniam cropani et zagarisii, t(er)ramque guimilliani his prope diebus post v(ost)ram v(idelict) reductionem per Ill.m Principem bisignani, et masium marrese vobis occupatas et per nos detemptas, nec non Terras Ipcigri, et mellisse baroniam castri menardi cum moctis sive terris montis Sori, montis russi atque pollie, Terram Rosarni, ac baroniam sancti lucidi, cum moctis sive terris sancti Jo(ann)is et montis belli per vos recuperatas retemptas, atque possessas ac terras castri veteris, et roccelle que per galeoctum de baldexino tenentur cum omnibus et singulis eorum, et earum castris, turribus et fortellitiis, casalibus atque locis, populatis, et depopulatis, hominibus vaxallis Incolis et habitantibus utriusque sexus Xtianis et Judeis vel alterius cuiuscumque septe fuerint …”. AVC, Processo Grosso di fogli cinquecento settanta due della lite che Mons.re Ill.mo Duca di Nocera per il detto Vescovato dell’anno 1564, ff. 41-41v.

[xiii] Notamento et Plathea delle Robbe, et Entrade, Renditi, e Censi, che la Prioral Corte della Terra de Sant’Eufemia Membro della Sacra Religione Hierosolimitana tiene, e possiede nella Città di Cotrone, e suo Territorio detta la Grancia, National Library of Malta, Volume AOM 6196, f. 52.

[xiv] “XXXI. Cotrone. Questa commenda di cui fu investito il comm. F. Antonio Lombardo il primo maggio 1791, che ne formò cabreo nel 1795 si compose dei territori in Tenimento di Cotrone detti: la Volta della Scafa, li prelati di Neto già Mortelletto Grande, Ciurrio, Castellaneta, Prioratello di Lampusa, li Prelati, Lenza seu Coppola e Lampoamaro; e de’ Vigneti, li Patrimoni, il Vignale delli Prelati e Ferrara. Inoltre il marchese don Giuseppe Lucifero, quale erede e successore di don Fabrizio Lucifero corrispondeva un censo di ducati 18 per i territori: Cacciavia, Gallo e le Macchie di Giardiniello di Apriglianello. Don Annibale Montalcino ducati 6 per una casa e due botteghe in Cotrone. Il Marchese don Francesco d’Ippolito ducati 5 per due pezzi di terra detti li Piscitelli. E Nicola Rizzo carlini cinque per il feudo Coppola. I beni tutti della Commenda erano tenuti in fitto dal Marchese Lucifero per ducati 1170, dai quali si deducevano ducati 66 e grana ventiquattro per imposta di Bonatenenza alla città di Cotrone. Dal folio dodicesimo di detto Cabreo si rileva che altre volte questo gruppo di cespiti formavano una fiducia a parte, e che dal cabreo fatto nel 1705-06 dal balì di S. Eufemia F. Stefano de’ Conti di Sanvitale, resultava che a quell’epoca già erano andati perduti per abusivo possesso di altri, e debolezza de’ titolari nel rivendicarli, i territori detti: la Ritonda e Magopoli, ed i seguenti canoni: carlini quattro dovuti dagli eredi di Antonio Giuliano di Zirò, grana quarantacinque dovuti da don Decio Suriano per la vigna delli Crudi, e grana trenta dovuti da Francesco Rizzo per la vigna detta lo Priorato.” Gattini M., I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme nelle Provincie Meridionali d’Italia prima della caduta di Malta, Napoli 1928, p. 130.

[xv] ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, ff. 274v-275.

[xvi] ASCZ, Not. Labonia Raffaele, Busta 1667, ff. 29-29v.

[xvii] Tra i beni della cappella, o parrocchiale, del SS.mo Salvatore, vi è “Un Vignale salito il vallone di Pudano, cioè il secondo confine, il territorio detto il Camparo (sic) di Domenico Raymondo. Si sole affittare doc.ti tridici in circa l’anno.” Il vignale è occupato da “Dom.co Raymundo domino territorii dicti il Campanaro”. AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 Confectae, f. 116. Tra i beni della chiesa parrocchiale del SS.mo Salvatore vi è “Un vignale salito il vallone di Pudano, cioè il secondo confine, il Terr.o detto il Camp.ro dell’Eredi del q.m Dom.co Raimondo di Cutro in denaro d. 13 q.li non si percipono per esser occupato da d.i di Raimondo, e si stà proseguendo lite.” AVC, Anselmus de Pena, visita, 1720, f. 31. La parrocchia del SS.mo Salvatore possiede un “Vignale confine il Campanaro, che pe esser litiggioso, non si rubrica la rendita.” ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 279v.

[xviii] La parrocchia di Santa Margherita possiede “un vig(na)le nel terr.o detto il passo di Pudano tra la gabella traffinella di Nicolò Oliverio di Cutro, e la Misula del Ven(erabi)le Monast.ro della Concettione di Cutro.” AVC, Acta Sanctae Visitationis ab Ill.mo ac R.mo Episcopo D. Marco Rama, A. D. 1699 Confectae, f. 119. La parrocchia di Santa Margherita possiede “Un vignale nel Pozzo (sic) di Pudano tra Trafinella di Nicolò Oliverio di Cutro, e la Misola del monas.ro della Concez.e di Cutro.” AVC, Anselmus de Pena, visita, 1720, f. 33.

[xix] Il convento di San Francesco d’Assisi possiede un “Vignale di tt.e 9, confine Campanaro di D. Carlo, e F(rate)lli d’Albano”. ASN, Camera della Sommaria, Catasto Onciario Cotrone, 1743, vol. 6955, f. 239v.


Creato il 25 Agosto 2023. Ultima modifica: 28 Agosto 2023.

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